Inter-Cesena: non ci resta che vincerle tutte.

Può sembrare pretenzioso ma non ci resta che vincerle tutte. E sperare.
Perché fare i conti con i numeri è sempre rischioso e oggi la matematica dice che, anche nel caso facessimo filotto, al Napoli resterebbe comunque una possibilità per superarci sul filo di lana. Prospettiva amara e purtroppo assai probabile.
E quindi conviene mettere da parte carta e penna e ancorarsi al presente che resta difficile ma decisamente più roseo di un mese fa.
Infatti, e la sfida con il Cesena ne è stato un esempio lampante, le rimonte danno grandi motivazioni ma sanno essere labili come un foglio di carta velina.
E così, nonostante il trend sia positivo (in 6 giornate + 7 su Napoli ed Udinese, +10 sulla Lazio), le ultime tre giornate ci metteranno di fronte una rivale nella corsa Champions, i cugini ancora in lotta per lo scudetto e il Parma, una delle due formazioni ad aver fatto più punti di noi nell’era Stramaccioni.
Arrendersi ora sarebbe delittuoso e guardando i ragazzi negli occhi credo che sia un'ipotesi da scartare a priori.
Se c’è una costante in questa annata zoppicante è la sicurezza che Stramaccioni  ha trasmesso alla squadra: scendere in campo con la convinzione di far propria l’intera posta in gioco.
Poi ci si può riuscire o meno. L’importante è essere sul pezzo, giocarsi le proprie carte non dandosi mai per sconfitti. Cinismo e fortuna vengono da sé.
Che Inter sarebbe stata senza l’errore di Handanovic o la sfortuna deviazione di Von Bergen?
Chi può dirlo. Forse sarebbe più corretto chiedersi che Inter avremmo visto senza la calma che contraddistingue i forti e le idee chiare in testa.
La ruota gira una, due volte nel verso giusto poi tocca metterci del proprio.

Inter-Cesena ha solo confermato alcune sensazioni.
Certo, doveva essere la partita di Pazzini e non lo è stata, ma le difficoltà supposte alla vigilia si sono palesate tutte.
Avversario redivivo, molti uomini dietro la linea della palla e assenza di esterni capaci di buttarsi nell’uno contro uno e guadagnare il fondo, soprattutto quando davanti hai una punta che vive prettamente di cross e sfida ad alta quota.
Ad essere onesti i problemi incontrati ieri pomeriggio vanno oltre i soliti limiti nel dialogo con i partner d’attacco dell’avanti toscano, per altro profondamente bloccato a livello mentale.
Il primo tempo dell’Inter è stato buono, con un Alvarez svelto non solo di testa, ma giocato con qualità e ritmo alterni: corti, reattivi nel recupero e nella circolazione della palla nei primi e negli ultimi dieci, quindici minuti mentre nella fase centrale della frazione si è cercato esclusivamente lo sfondamento per via centrali, proprio nella zona in cui il Cesena faceva maggiore densità e Guarin faticava un po’ a trovare la gamba giusta.
Sicuramente più viva la fascia sinistra nerazzurra, preservata dai pericoli dall’ottima prova di Obi e consumata dai su e giù di Nagatomo fra una ficcante capatina in area avversaria e una chiusura sull’altrettanto attivo duo formato da Ceccarelli e Santana.
Gol cesenate incluso, la ripresa ha avuto uno svolgimento diametralmente opposto.
Per un Alvarez più largo a destra ma meno convincente ecco uno Sneijder versione diesel.
Per un Nagatomo bloccato ecco salire in cattedra Guarin, con le fondamentali costanti Cambiasso e Obi in qualità di sradica-palloni e pesi della bilancia atti al mantenimento di un certo equilibrio che si stava facendo precario con il diminuire delle forze fisiche.
Inoltre, a furia di provare a dar testate nel mezzo, abbiamo sfondato proprio nel punto in cui il Cesena si era difeso meglio, con due linee strette a tre, trovando di contro meno soluzioni sugli esterni, se si eccettuano un paio di sgroppate di Poli nel finale di partita.
Non è un caso che il subentrante Zarate si sia collocato fra le linee, in posizione di seconda punta alle spalle del manovriero Milito, e che abbia realizzato il gol vittoria con un’inzuccata nel pieno dell’area piccola.
Sarà un dettaglio ma è una mossa che si rivelerà vincente nel momento in cui Beretta ne fa un’altra, l’ingresso di Marquinho con il conseguente passaggio al 3-5-1-1 (o 4-4-1-1), deleteria per i romagnoli.
Il resto lo ha fatto la testa, la nostra.
Quella che un tempo vagava mesta per il campo alla ricerca di chissà cosa e che ora viaggia ritta sul collo con tanto di sguardo di sfida rivolto verso l’alto della classifica.

Le pagelle

Castellazzi: in partite come queste il compito più arduo per un portiere è restare concentrati, in attesa di una chiamata. Al primo squillo del Cesena, però, appare troppo molle e deve raccogliere il pallone in fondo al sacco, l’unico movimento in tutta la sua giornata. 5,5

Maicon: si inserisce con efficacia e continuità, ritrovando in alcune occasioni lo scatto d’altri tempi, calando abbastanza nella ripresa. Fuori posizione nell’azione dello 0-1. 6

Lucio: inizialmente si limita a coadiuvare Ranocchia nel rattoppo difensivo. Chiude il tempo con un paio di sortite non disprezzabili. Fondamentale nel momento in cui la squadra va sotto e il ritmo cala, pur soffrendo gli avversari negli spazi larghi. 6+

Ranocchia: in ripresa ma tutte le volte che Lucio lo lascia da solo soffre Iaquinta più del dovuto. 6

Nagatomo: gli unici affondi del Cesena partono dalla sinistra e anche se a segnare è il suo dirimpettaio lui è sfortunato nella deviazione ma come movimento non può di più. Utile pendolino. 6+

Guarin: difetta di condizione, soprattutto sul breve ma forza e piedi sono da top player. Confeziona un assist al bacio per i tre punti. 6.5

Cambiasso: gioca come se in panca ci fosse Mou, nel senso di play posizionale. Recupera un’infinità di palloni e tiene l’Inter corta per quasi tutti i novanta minuti. Il passo sarà quello che è ma quando si tratta di saggezza tattica il Cuchu ha pochi rivali, non solo in serie A. 7+

Obi: grinta e lavoro sporco, facendo l’elastico fra Cambiasso e Sneijder. Trova un meritato e fortunato goal. Se avesse un pizzico di tecnica collettiva in più, giocherebbe titolare di fisso. 7

Alvarez: repertorio da campione e gambe che girano come dovrebbero. Uno dei pochi a creare superiorità numerica con l’1 vs. 1 e a intuire i movimenti dei compagni. Cresce l’intesa con Wes e Maicon e da trequartista si rende utile anche in fase di non possesso. Prevedibile e inefficace quando parte dall’esterno. 7

Sneijder: se prende in mano la bacchetta lui è tutta un’altra musica. A differenza di Ricky carbura sulla distanza. Da un suo lancio nasce il raddoppio nerazzurro. 7

Pazzini: la nota stonata del giorno. Stenta a ritrovarsi e a muoversi in sincronia con la squadra.  Purtroppo al momento costituisce un peso e non un’alternativa e la cosa dispiace perché come punta di scorta avrebbe il suo perché. 4.5

Milito: è il centro boia ideale per chi ama il fraseggio e gli scambi rapidi a limite d'area. Di sponda o dettando il passaggio in verticale lui c’è e si vede. 6.5

Zarate: segna un goal importante dopo cinque minuti dal suo ingresso. La partita finisce lì. Utile nella melina finale e poco più. Un premio alla sua caparbietà ma se non dovesse essere riscattato non mi strapperei le vesti, ancor più alle cifre pattuite. 6+

Poli: non difetta d’agonismo e il suo lavoro lo fa sempre. Aiuta il mantenimento del risultato raddoppiando gli sforzi quando Guarin accusa un fastidio muscolare a cambi finiti. Sfiora il gol nel finale. S.v.

AL82 

Nella foto (inter.it), Zarate mostra a tutti che two is meglio che one.