Pescara-Inter 0-3: bene ma non bene bene.

E’ un Inter che va di fretta quella che sbanca l’Adriatico e riconquista la vetta della classifica, seppure alla prima di campionato, a distanza di ventitre mesi.
Veloce, infatti, è l’uno-due con cui cancella un inizio di partita insidioso, e veloce è anche la facilità con cui taluni difetti cronici affiorano ad oltranza.
Basterebbe spostare una virgola che l’equilibrio fra sorriso e disappunto va a farsi benedire.
Sia chiaro, la vittoria di Pescara è da prendere, infiocchettare e portare a casa perché, nonostante qualche piccolo incidente di percorso, l’Inter che sta plasmando Stramaccioni è una squadra che prova sempre a far gioco con la palla incollata al suolo, a mantenere umane le distanze fra i reparti, a gestire i momenti chiave della partita, soprattutto quelli a sfavore, con l’astuzia dei suoi uomini.      
E poco importa se di fronte c’è una neopromossa che si scioglie in men che non si dica e non solo per l’afa agostana.
Il merito, possiamo dirlo, è anche nostro, a partire dalle scelte dell’allenatore.
Cassano dall’inizio e libero di svariare su tutto il fronte dell’attacco e soprattutto Gargano vertice basso del terzetto in mediana, con Cambiasso spedito a fare l’interno di sinistra.
Testa e gambe, insomma.
A pompare sangue e ad armare il braccio, nell’ennesimo replay del Triplete, ci pensano i soliti Sneijder e Milito: il primo disegna arcobaleni e il secondo li colora o li lascia completare ai piccoli che stanno venendo su, riccioluti, pieni di classe e affamati di calcio vero.

Passato il primo quarto d’ora di agitazione (il contatto fra Zanetti e Weiss poteva costarci caro), Wes ha preso in mano il volante e ha condotto senza altri patemi la vettura al traguardo.
Qualche rombo qui e là (la grinta di Guarin, la sicurezza emanata da Ranocchia e Castellazzi), un paio di accelerate, con Nagatomo ancora alle prese con una retromarcia difettosa, e giusto i su e giù, a mo’ di passaggio a livello, di Caprari, Weiss e Quintero a imporre qualche sosta obbligata.
In una frase, l’andatura è ancora blanda ma il motore fa ben sperare.
In attesa, ovviamente, di circuiti più probanti come quelli zemaniani, senza dimenticare l’impegno di Europa League giovedì prossimo, alla luce di quanto visto a San Siro contro l’Hajduk e dell’assenze forzate che imporranno un turn over limitato.
Ma ormai lo starter ha dato il via e non possiamo fermarci a box per un cambio gomme.
Verrà il momento in cui vedremo sfilare gli altri alla nostra sinistra, è nella normalità delle cose.
Il fatto che quattroruote come quelle bianconere e quelle azzurro Napoli siano già rodate non cambia la tabella di marcia.
Noi dobbiamo proseguire di tagliando in tagliando prima di ricevere l’ok definitivo e correre finalmente per il podio.

                                                                      Pagelle

Castellazzi: sveglio nelle poche occasioni che contano, proprio come un portiere di una grande squadra dovrebbe fare. La parate con cui toglie a Cascione la gioia del gol spegne le ultime speranze dei pescaresi. 7
Zanetti: patisce oltremisura Weiss, che è un solista ma sul breve vince nettamente la partita. Alla lunga prende le misure all’avversario e finisce il match in scioltezza. Dal suo lato manca qualche spunto in avanti. Se Maicon deve essere un miraggio, che non lo sia anche la nostra manovra offensiva sulla destra. 5,5
Silvestre: gli manca la dimestichezza per uscire dalle situazioni complicate e spazza al primo pressing avversario insistito come un libero d’altri tempi. Sull’uomo fa la sua onesta figura, anche se Jonathas prima e Abbruscato poi sono poca roba. 6
Ranocchia: libero da particolari marcature offre una spalla dignitosa al suo compagno di reparto e una mano a far ripartire la manovra.
Eleganza, concentrazione e sicurezza (a volte troppa) sono da top player.  Sperando che non sia solo un fuoco di paglia. 6,5
Nagatomo: intimorisce Zanon con le sue numerose sgroppate, allargando la difesa avversaria quanto un’ala, al punto che a volte si dimentica il suo ruolo naturale. Le sue diagonali non sono il massimo ma almeno in grinta ed esplosività, sue grandi doti, c’è. Eccome. 6+

Guarin: da lui ci si aspetta sempre il guizzo vincente, il cambio di ritmo, il mattoncino che eleva un centrocampo un po’ a terra ma come con Hajduk (partita di ritorno) e Vaslui mostra un normalissimo ritardo di condizione. Lotta nervosamente, si sacrifica ed è encomiabile il modo in cui si prodighi nel ricercare l’affondo. La stanchezza gli impone qualche tiro da fuori di troppo. Imprescindibile. 6
Gargano: Stramaccioni lo piazza davanti alla difesa, vista l’assenza di un trequartista nel modulo adottato dal Pescara. Nonostante questo il meglio di sé lo dà nei ripiegamenti difensivi, puntuali soprattutto sul versante destro nerazzurro dove Weiss sfodera una mezz’ora extra-lusso. Corre, tampona e fa girare la squadra senza sosta. Acquisto preziosissimo. 7
Cambiasso: pare in ombra per lunghi tratti della partita e resta il dubbio se sia una scelta tattica precisa (restare in zona e lasciare a Nagatomo, Sneijder e a volte Cassano di impegnare la fascia sinistra per offendere) o la difficoltà a calarsi nel ruolo di interno. Dosa saggiamente le forze (ad es. Nielsen, senza incidere su quel lato, esce dal campo stravolto) e nel finale mette la museruola ad uno stanco ma coraggioso Cascione. 6-

Sneijder: come re Mida trasforma in oro ogni cosa che tocca e come un chirurgo plastico nasconde meglio di chiunque altro le zampe di gallina della squadra. 7,5
Cassano: non aveva i novanta minuti nelle gambe, e si sapeva. La sua capacità nel aprire varchi e imbeccare le punte, però, è immutata. Duetta piuttosto bene con i compagni e si fa preferire nelle scelte del mister nell’interpretare il ruolo di seconda punta mobile. Ed è proprio nella mobilità che deve migliorare. 6+ dove il più sta per il sacrificio che mostra nonostante la scarsa tenuta atletica.
Milito: si muove con minore fluidità del solito ma nel suo genere è talmente unico che per una sera può essere soltanto (?) essenziale. Un gol facile facile, un assist voluto ed uno meno, un errore grossolano. Togli di qui, metti di là il sette è quasi pieno.

Coutinho: la rapidità e la bellezza dei suoi colpi è la solita ma è la franchezza con cui li mostra ad essere diversa. Il risultato acquisito gli consente qualche confidenza di troppo (ma il tacco a volo per Livaja è stato qualcosa di sublime). Goal all’esordio in Europa League, goal alla prima di campionato, sempre partendo dalla panchina e sempre per chiudere la pratica. Pedina sulla quale si può contare. 6+
Duncan: un po’ di emozione la paga ma mostra subito i muscoli con il quale ha trascinato la primavera sul tetto d’Italia e d’Europa. Speriamo per il futuro non solo quello. S.V.
Livaja: sul fisico e la tecnica ci siamo. Sul temperamento un po’ meno ma si farà. Sfiora il gol dopo un assist al bacio di Cou. S.V.

Stramaccioni: la sua mano inizia a vedersi, sia in fase di possesso palla che non.
Qualcosa è da rivedere ma siamo solo all’inizio e finora la fiducia è stata ben riposta.
La sua onestà e chiarezza ai microfoni dei media è una rarità. 7

AL82

Nella foto (Inter.it) Sneijder applaude l’Inter ma senza sorrisone sulle labbra.