La Viola del pensiero (preoccupato)

Effettivamente la partita di oggi con la Viola fa pensare. Anzi, preoccupare.

Ancora di più dopo gli ultimi pesanti infortuni (Chivu, Wes), ma soprattutto dopo il risultato ottenuto ieri dalla juve.

Nel calcio, per fortuna, la proprietà transitiva non funziona: il fatto che la juve abbia distrutto la Roma che aveva da poco distrutto noi e che solo la Viola sia stata capace di frenare i torinesi, dimostrandosi anche superiore, non significa automaticamente che saremo le vittime sacrificali dei toscani.

Però la partita viene nel momento peggiore, per le loro condizioni di forma, per la striscia di risultati conseguiti (o meglio non conseguiti) in casa dalla nostra squadra, per i problemi tattici e di equilibrio ancora clamorosamente aperti.

Partita rischiosissima dunque, ma anche occasione per svoltare, perché un risultato positivo (controprova del derby permettendo) potrebbe davvero dare un altro respiro alla nostra stagione.

Un concetto da cui partire comunque c’è: sembra che anche Zeman, dopo un mercato tra l’altro più oneroso del nostro, con la sua indiscussa bravura e la sua esperienza infinita, se paragonata a quella di Strama, non faccia miracoli.

Un palazzo nuovo va costruito dalle fondamenta, poi viene innalzato pilastro dopo pilastro, mattone dopo mattone.

E se ci sono “pezzi” che si rivelano inadeguati, vanno sostituiti con pazienza.

Non ci sono soluzioni migliori delle altre. Un gioco offensivo e spumeggiante non è sempre meglio di un gioco pratico, fondato su una difesa accorta e ripartenze efficaci.

E viceversa.

Distruggere gli avversari sul piano del ritmo della velocità e dell’intensità per tutti i ’90 minuti è l’unica cosa che dà certezze.

Ma per farlo servono “accorgimenti” di preparazione che a Milano non sono conosciuti o praticati.

Montella invece sembra aver trovato la quadra in poche giornate di campionato, lui sì.

Questo elemento diventa ancora più pericoloso per noi, se si pensa che già a Catania, con una rosa tecnicamente inferiore, la velocità delle sue ripartenze e il movimento frenetico degli attaccanti ci avevano messo in grave difficoltà.

Sinceramente, non sono in grado di dire quale modulo sia più adatto a fronteggiare con successo un simile avversario. So solo che sarebbe necessario trovare equilibrio e compattezza, che poi significano densità in mezzo al campo, coperture difensive attente e, cosa più difficile per noi in questo momento, spietatezza nel colpire.

Loro hanno meno problemi: verranno a giocarsi la partita, con un assetto tattico già collaudato, con i principali giocatori in perfetta efficienza, con la consapevolezza che una vittoria o anche solo una prova convincente, li proietterebbe nell’élite del campionato.

Strama, questa volta, ha un compito davvero difficile. Vediamo come sembra prepararsi, almeno da quanto emerge in conferenza stampa.

Le parole del mister

L’avvio della conferenza, come sempre, è caratterizzato da affermazioni per così dire inevitabili.

Strama sottolinea la difficoltà di affrontare una squadra forte e in un ottimo momento, per cui “servirà la miglior Inter per battere questa Fiorentina".

D’altra parte le difficoltà del match sono ingigantite dagli altri gravosi impegni della settimana, la trasferta a Baku e il derby.

Strama ribadisce in proposito una linea di buon senso: pensare a un ostacolo per volta, programmare, più che i turni di riposo, i cicli di lavoro e utilizzare la giusta cautela nel recupero dei giocatori infortunati.

Più avanti, nel corso dell’intervista, ribadisce la sua stima, abbastanza scontata, per la Viola e per il suo allenatore: “la Fiorentina per le caratteristiche dei giocatori che ha scelto esprime grandi qualità e doti di palleggio, è in salute, motivata. In questo momento è la squadra più in forma della Serie A".

 E su Montella: "Vincenzo prima di tutto è un amico fuori dal campo - sottolinea il tecnico nerazzurro -, poi un collega, di lui posso solo dire bene. Non avevo dubbi che avrebbe fatto bene ma se devo dire la verità, sta facendo ancora meglio di quanto potessi immaginare. Gli elogi che gli stanno facendo se li merita tutti".

Ma allora, con quali obiettivi l’Inter affronta questo difficile match?

“Gli obiettivi sono due: fare risultato e continuare a crescere”.

Dalle sue parole, per crescere sembra fondamentale raggiungere maggior equilibrio e solidità: “Abbiamo trovato un assetto che consente ai giocatori di esprimersi nel modo migliore, ora però dobbiamo perfezionarci; già nel secondo tempo di Chievo si è vista un'Inter diversa, più solida".

Un’affermazione del mister, poi, non mi trova d’accordo, anche se credo di capire perché si sia espresso in tal modo: “Un risultato fine a se stesso non porta a niente”.

Be’ mister, mi permetta, ma in tutta modestia non mi pare che sia così.

Un risultato, comunque ottenuto, porterebbe tre punti e una situazione di classifica brillante. Consentirebbe a lei di lavorare con molta più tranquillità, magari anche di focalizzare ulteriormente le situazioni su cui intervenire con una consapevolezza importante: se si batte una forte Viola anche senza aver risolto alcuni problemi di fondo, significa che con il lavoro si potrà ottenere moltissimo.

Però io, lo ammetto, sono un cinico assertore del principio che nel calcio il risultato è tutto.

L’allenatore ha giustamente una visione meno schiacciata sul contingente. “Stiamo lavorando per cercare di tornare ai vertici della Serie A. Se sei l'Inter, questo è l'obiettivo. Credo però che non sia utile parlare di obiettivi alla 6^ giornata. Quello che dobbiamo fare è crescere di partita in partita rimanendo agganciati alla vetta”.

E orgogliosamente aggiunge: “Comunque, tenendo conto che noi abbiamo nove punti e loro otto, è uno scontro di alta classifica”.

Ecco, bravo mister: cominciare a vincere facendo in modo che anche il prossimo resti uno scontro di alta classifica. Poi continuiamo a lavorare per il resto.

Si passa quindi a parlare dei singoli: Cassano, Wes, Alvarez, Palacio, Cou e tra gli avversari, Jovetic e cosa implica tatticamente la presenza del fuoriclasse montenegrino.

Su Cassano, dice di essere molto contento delle sue prestazioni e rivendica orgogliosamente di averlo voluto (ma allora qualche voce in capitolo sugli acquisti, l’ha avuta, non è stato un esecutore remissivo e senza personalità? ndr.),

Su Wes, sottolinea l’importanza della sua assenza, ma doverosamente ribadisce di credere nella forza complessiva del gruppo e nel fatto di disporre di soluzioni alternative valide.

Quindi il discorso più interessante, su Alvarez. “Ricky può giocare come terzo di centrocampo, con caratteristiche di sostegno delle due punte. Ha le caratteristiche atletiche e mentali per farlo, è a suo agio. Anche in Argentina lo faceva e qui lo può fare anche a gara in corso”.

Non sono né un esegeta né l’interprete dello Strama pensiero, ma mi pare che le sue parole vadano interpretate così: Alvarez forse più di Wes ha attitudine a rientrare (questa è un’opinione mia) quindi può fare il terzo di centrocampo, nel senso che è uomo adatto a trasformare in fase di possesso una linea 4-3-3 (o 3-5-1-1) in un 4-2-3-1 o 3-4-2-1, senza scoprire troppo la difesa in fase di non possesso.

Il problema è che farlo in Argentina forse è diverso che farlo in Italia. Ma per il momento, se non sbaglio (cosa sempre possibile, per carità, anzi probabile) Strama sembrerebbe pensare a questa come a una soluzione di emergenza, a partita in corso.

Per il rientro di Palacio (che certamente gli manca molto) rimanda tutto al derby, come possibilità più ravvicinata.

Su Cou, ribadita ovviamente la stima e la considerazione, il mister non può evitare di costatare come il nuovo modulo, senza due esterni che siano attaccanti di ruolo, lo penalizzi.

Il brasiliano non può certo fare l’esterno di un centrocampo a cinque e nello stesso tempo se giocasse dietro l’unica punta (che tra l’altro è Milito, non Cavani o Ibra) avremmo poco peso offensivo.

Insomma, sembra di capire che il suo lancio definitivo, come elemento cardine del gioco interista, sia purtroppo ancora da rimandare.

Sulla presenza di Jovetic Strama doverosamente afferma: “ l'Inter va sempre in campo per fare la partita e vincere. Il rispetto per l'avversario è giusto ma cambiare gli interpreti per un giocatore avversario no, non per un singolo”.

Come non condividere? Anche se poi, magari qualche piccolo indispensabile accorgimento per cercare di limitare questo fondamentale terminale offensivo viola, il mister la escogiterà…

I convocati e il possibile schieramento

Portieri: 1 Handanovic, 12 Castellazzi, 27 Belec;

Difensori: 4 Zanetti, 6 Silvestre, 23 Ranocchia, 25 Samuel, 40 Juan Jesus, 42 Jonathan, 44 Bianchetti, 55 Nagatomo;

Centrocampisti: 11 Alvarez, 14 Guarin, 16 Mudingayi, 19 Cambiasso, 20 Obi, 21 Gargano, 31 Pereira, 41 Duncan;

Attaccanti: 7 Coutinho, 22 Milito, 88 Livaja, 99 Cassano.

Due sono i dubbi principali, almeno per me, da osservatore esterno e da dilettante di calcio parlato: conferma della difesa a tre, contro un attacco che non ha punti di riferimento, ma solo giocatori di movimento, e presenza o meno di Cambiasso.

Sul primo dubbio mi pare che Strama abbia dato indirettamente una risposta: non si cambia modo di giocare in funzione dell’avversario o del suo uomo più pericoloso. Si cerca l’equilibrio migliore e si prova a fare la partita.

E Strama è convinto che, pur con necessari miglioramenti da apportare, lo schieramento di Chievo abbia dato prova di equilibrio.

Quindi penso che lo confermerà, disponibilità di giocatori chiave permettendo.

D’altra parte al momento non abbiamo gli uomini per giocare a tre davanti, perché abbiamo visto che gli eventuali esterni (Cassano, Cou e/o Alvarez) non puntano il vivo dell’area (lasciando Milito troppo isolato) e nello stesso tempo non assicurano copertura adeguata.

Sul secondo dubbio, non conosco le condizioni di Cambiasso, ma sono portato a credere che anche con la minima incertezza, non giocherà dall’inizio.

Allora, proviamo a partire dai presumibili punti fissi.

Davanti Milito e dietro di lui Cassano

Esterni di centrocampo Naga e Pereira

Difensori centrali: qui c’è il primo dubbio (mio) tra Silvestre e Samuel. Samuel è la concretezza, Silvestre potrebbe consentirmi di schierare in mezzo Rano, che ha più piede di Samuel, a far ripartire l’azione.

Penso che il mister sceglierà Samuel.

In mezzo al campo, se non gioca il Cuchu, c’è il terzo da scegliere, oltre a Zanetti e Guarin. La scelta sembra ristretta a Gargano, Mudi, o Alvarez. Come mediano è sempre possibile che giochi Obi (eventuale alternativa anche a Pereira). E io continuo a coltivare il sogno di vedere Duncan.

Azzardo Alvarez, nonostante l’affermazione del mister sul suo possibile utilizzo a partita in corso, perché altrimenti mi sembra un centrocampo troppo povero di classe, senza essere incontenibile sul ritmo: e la capacità di far correre tempestivamente la palla sarà importantissima, oggi.

Onestamente con Alvarez in mezzo al campo si rischia. Ma potrebbe essere un rischio calcolato...

Non esprimo nessun auspicio o augurio, per superstizione.

Luciano

Nella foto (Inter.it): Strama sull'attenti, non vuole che i suoi si facciano trovare impreparati di fronte all'ennesimo avversario in visita a San Siro.