Il match di domani a San Siro ha un'importanza che va oltre i tre
punti in palio, perché si disputa in un momento cruciale della nostra stagione
e forse del nostro futuro prossimo.
Una parte numericamente importante (in rete assolutamente
preponderante, quasi egemonica) di tifosi sta prendendo sempre più le distanze,
in modo anche drastico, dalla gestione della società e della squadra.
La partita si disputa dopo che l'Inter ha perso la partita
d'andata della semifinale di CI, dopo che ha già assommato un discreto distacco
in classifica da un paio di contendenti nella lotta per il terzo posto, dopo
che la rosa ha mostrato di non essere, forse, adeguata per inseguire con
successo questo obiettivo; a pochissimo dalla conclusione del mercato
invernale, nel quale si erano riposte tante speranze e nel quale sino ad ora si sono concretizzate operazioni
discutibili tecnicamente, come la cessione di Wes (e il prestito di Duncan, che
forse poteva anche rendersi utile) e l'arrivo di Rocchi.
La prospettiva della cessione di Cou e Livaja (quest'ultimo
nell'ambito della trattativa per l'aborrito Schelotto) non sembra
controbilanciata dal sempre più improbabile arrivo di Paulinho.
Non c'è dubbio che se in entrata registrassimo Rocchi e Schelotto
e in uscita Wes, Cou, Livaja, Duncan tecnicmente ci saremmo impoveriti in
maniera disarmante.
Normale quindi che l'attenzione e l'interesse dei tifosi siano più
rivolte alla conclusione del mercato, che all'esito del prossimo match.
Anche perché alla maggioranza dei tifosi le difficoltà finanziarie
non interessano per nulla, non sono problemi loro. E semmai le imputano agli
errori di conduzione societaria.
La polemica è fortissima, ha raggiunto livelli di violenza verbale
estrema e in caso di altri risultati
negativi rischia di diventare inarrestabile.
C'è chi soffia sul fuoco con maggiore abilità malizia e accortezza
e chi si presta con entusiasmo a svolgere il ruolo di truppa d'assalto.
Gli imputati sono nell'ordine Moratti, Branca, Stramaccioni e
alcuni giocatori che hanno il torto di avere un rendimento migliore di altri,
pur essendo avanti con gli anni.
Noi ci sforziamo di tenere una posizione equilibrata e la terremo
anche se le cose precipitassero.
Non sosteniamo che nessuno abbia commesso errori, che ogni
giocatore sia il migliore del mondo, ecc. Facciamo semplicemente i conti con la
realtà. Lasciando perdere il passato.
In passato abbiamo vinto tanto, al prezzo di ingenti disavanzi di
bilancio che si riflettono sull'oggi, sommandosi a una crisi finanziaria che
coinvolge tutto il Paese e, in misura diversa,
tutto il calcio italiano.
Si può considerare il tutto in modo negativo, o accettarlo come un passaggio inevitabile. Entrambe le
posizioni sono lecite.
Resta la realtà odierna, di una situazione in cui operiamo senza
avere i mezzi finanziari per battere la concerrenza non solo di Real o PSG, ma
neppure di squadre appartenenti a Nazioni senza grandi tradizioni calcistiche, come
l'Azerbaigian, l'Ucraina, la Turchia o Cipro. O di squadre dal profilo mediocre
come il Southampton.
Chi avrebbe pensato, solo un paio di anni fa, che una squadra
turca sarebbe venuta a far spesa da noi, prelevandoci il giocatore di maggior
valore tecnico, per di più ancora abbastanza giovane? O che c'era il rischo che
Cou ci venisse strappato dal Southampton?
Ci sono stati degli errori,
che hanno contribuito a questa situazione. Ma c'è stato un problema
oggettivo: lo sforzo immane compiuto per arrivare al triplete; la necessità poi
di rientrare, cedendo qualcuno tra i migliori; la necessità, senza mezzi, di
ricostruire quasi tutta la squadra, giunta all'obiettivo stremata e con un'età
media avanzata.
Gli errori di mercato, compiuti in queste condizioni sono
innegabili. Forse in qualche misura inevitabili, se devi sostituire in poco
tempo 18-20 titolari, chiudendo il bilancio in attivo e utilizzando l'utile per
ripianare, non per nuovi investimenti.
Si può (forse si deve) dare un gudizio negativo sulle operazioni
compiute nel post riplete. Ma non si può sostenere che si sono sostituiti Eto'o
e Balotelli, con Forlan e Zarate. E' semplicemente un falso.
Eto'o e Balo sono stati venduti per far cassa, perché eravamo alla
canna del gas. E così Motta, Wes, forse ora Cou.
Poi, senza poter contare sui soldi incassati, e spendendo il
minimo possibile, dovevamo prendere qualcuno da mandare in campo, perchè
sostituendo i partenti solo con giovani
del vivaio saremmo finiti nelle serie inferiori.
Diciamolo chiaramente: alcune operazioni (Forlan, Zarate, Palombo,
per citare qualche esempio) si sono rivelate sbagliate, senza se e senza ma.
Con Palombo abbiamo perso davvero poco, con gli altri di più. Ma
se avessimo cercato, per acquistarli,
attaccanti affidabili e di qualità, ci avrebbero richiesto cifre fuori
dalla nostra portata e di moltissimo.
Accanto a queste operazioni sbagliate e a qualche altra, abbiamo
nel frattempo rinnovato una parte della squadra, con giocatori come Handa,
Juan, Rano, Naga, Pereira, Cou, Alvarez, Guaro, Cassano e Palacio.
Abbiamo speso troppo per Pereira? Forse. Bisogna vedere le
condizioni di pagamento e le alternative di mercato, che fossero altrettanto
affidabili – in teoria -con relativi costi e condizioni. Io sinceramente non le
conosco.
Chi sostiene che abbiamo preso troppi terzini e pochi
centrocampisti, e vorrebbe al contempo panchinare Zanetti, dovrebbe dire con
chi giocheremmo oggi: con Bandini e Ibrahima?
Poi ricordo che anche per Naga il primo anno si sosteneva che
avessimo speso troppo. Oggi nessuno lo discute.
Si dice anche che abbiamo preso troppi terzini e nessun
centrocampista.
Direi che abbiamo risposto alla
partenza di Motta, al logorio di Deki e Cambiasso con Guarin, Gargano e
Mudi.
Nonché promuovendo Benassi.
Qualitatitivamente, a parte Guarin e Benassi, si poteva far
meglio. Non so se agli stessi costi.
Ripeto: nessuno nega che siano stati commessi degli errori: il
problema è valutare globalmente le operazioni, tendo conto però della realtà in
cui si è stati costretti ad agire.
Riporto in proposito un brano scritto da Fabio Costantini
(fcinternews) in cui si parla di Oriali e delle sue operazioni.
Da parte mia nessuna polemica per il Piper e, non avendo una
memoria statistica o una conoscenza diretta, non sono neppure certo che tutte
le affermazioni contenute nel passo siano esatte. Ma globalmente, un'idea delle
difficoltà che si incontrano operando sul mercato, il pezzo la dà.
“Massima stima per il Piper, un monumento
nerazzurro da esportare in giro per il mondo, simbolo di fedeltà e correttezza.
Ma il fatto di aver trascorso la stagione del Triplete seduto accanto a
Mourinho non lo rende un uomo mercato più affidabile di Branca e Ausilio. Chi
la pensa così ha la memoria corta. Oriali ha azzeccato diverse operazioni
(Maicon su tutte), ma porta la sua firma lo scambio Seedorf-Coco per cui ancora
ci prendono per il c… Durante la sua gestione è inoltre arrivata gente come
Macellari, Cirillo, Brocchi, Vampeta, Domoraud, Gresko, Padalino, Sorondo,
Hakan Sukur e tutti gli ex juventini pretesi da Lippi e pagati a peso d’oro.
Già, perché rispetto al Branca di oggi, il Piper aveva grossi budget da
investire”.
Insomma,
forse qualche ragione l'hanno coloro che criticano, ma anche quanti stanno
dalla parte di chi invita ad essere meno drastici e semplicisti nei giudizi.
Poi c'è
il problema conduzione tecnica.
Anche
Strama comincia ad essere sotto accusa.
Sarebbe
un pavido, succubo del prestigo dei senatori, incapace di dare un'identità
precisa alla squadra, capace solo di mettere tanti difensori e poi affidarsi al
Cassano o al Palacio di turno, ecc.
A me
pare ch si debba evitare di cadere in contraddizione. Se le campagne acquisti e
il rinnovamento sono stati così disastrosi, qualunque allenatore si troverebbe
in difficoltà.
Oggi
parleremmo bene di Strama se avesse impostato un bel gioco offensivo, senza i
senatori, con tanti giovani e nel contempo, come sarebbe inevitabile, fosse in
pessime posizioni di classifica?
Strama è
un sostenitore convinto del gioco offensivo, del possesso palla, della difesa
alta.
Strama
ama come nessun altro i giocatori di qualità (ha voluto fortemente Cassano, per
esempio).
Ma è
anche realista rispetto alle condizioni in cui versa la società e duttile
nell'adeguare la formazione e il modulo della squadra alle caratteristiche del
gruppo di cui dispone.
Se non
fosse così, a fine gennaio non saremmo ancora in lizza per tutti gli (amiziosi,
per le nostre possibilità) obiettivi stagionali. Terzo posto in campionato,
Qualificazione in EL, lotta per arrivare in finale in Coppa Italia.
Questa
più o meno è la nostra posizione. Forse sbagliata, certamente criticabile.
Degna di
rispetto, speriamo.
Sono
sincero: se è possibile continuare a parlare di calcio, su questo blog,
esprimendo magari idee controcorrente, ma che non infastidiscono nessuno,
continuerò a farlo.
Se
invece esporre queste idee dà fastidio, non avrò nessun problema a levare le
tende.
Però
nessuno dica che non c'è democrazia.
Siamo un
gruppo ristretto di amici unito da un comun denominatore che è espresso
chiaramente nella dichiarazione programmatica, pubblica.
Democrazia
è se può esistere un circolo “amici della caccia” e anche un circolo “la caccia
è un male”
Andare
nel circolo della caccia a fare sempre e solo polemica contro la caccia, a me
non pare democrazia.
Se poi
il circolo “amici della caccia” si vuole che non esista, nessun problema.
Non
continueremo a tenerlo aperto a dispetto dei santi.
Luciano
Luciano
Nella foto un sentimento che dovrebbe unire tutti i tifosi interisti invece di dividerli.
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