sabato 9 marzo 2013

22

Lo strano percorso di Inter e Tottenham.

2 Novembre 2010, Londra, stadio White Hart Lane.
Tottenham batte Inter 3-1. 

 
Quasi due anni e mezzo dopo stesso stadio e stesso verdetto.
Sconfitta dura e senza appello per i nerazzurri.


Come se non fosse successo nulla, bloccati nel tempo come un fossile parziale,un calco di uno scheletro danneggiato, probabilmente il segno lasciato da unalotta impari tanto quanto quella a cui abbiamo assistito l’altra sera.
Due squadre che nonostante tutto appaiono legate da una catena di eventi e di nterconnessioni che va al di là della singola sfida.
Sei gradi di separazione. Sei come le reti subite nelle ultime due (dis)avventure nel tempio degli Spurs.
Tanti, troppi per due realtà storicamente e ideologicamente diverse, ma accomunate da un biennio di lavori in corso non indifferente.


Nel 2010-11 l’Inter era reduce dal capolavoro del Triplete ma già orfana del suo Vate.
Al suo posto Benitez, allenatore poco incline a modellare le proprie idee (e per questo pagò profumatamente i suoi errori), ma assai lucido nel centrare il nocciolo della questione: rinnovare la rosa con cambi mirati ma decisi. In parole povere, 2-3 uomini pronti fin da subito a dare una mano a chi aveva sudato una stagione intera per arrivare in cima al mondo.
Chiese Kuyt e Mascherano (esterno offensivo e centrocampista duttile e disostanza, due profili che tanto hanno agitato i sonni di milioni di tifosi di fede nerazzurra), arrivarono Coutinho e Biabany, mentre il furioso Balotelli prese il primo volo per l’Inghilterra.
Il Tottenham, invece, era approdato alla fase a gironi di Champions dopo il quarto posto soffiato al Manchester City con la vittoria nello scontro diretto alla penultima giornata di Premier League.
Anche per loro non fu un mercato a 5 stelle, visto che Van Der Vaart e Gallas venivano da un’annata poco esaltante e Sandro, nonostante la Libertadores alzata al cielo, era alla prima esperienza europea (Pienaar arrivò solo a gennaio).
Quell’anno l’Inter uscì dall’Europa con le ossa rotte (7-3 nel duplice scontro con lo Schalke), idem il Tottenham (5-0 totale per il Real Madrid), con i primi che con il cambio di allenatore riuscirono a rendere meno dolente il finale di stagione (2° posto in campionato e vittoria in Coppa Italia, ai quali vanno aggiunti Intercontinentale e Supercoppa italiana), mentre gli Spurs si dovettero accontentare di un misero 5° posto con relativa qualificazione alla successiva Europa League.


Nel 2011-12 il pubblico di San Siro prima vide la fuga inattesa di Leonardo e del suo 4-2-fantasia, poi soffrì per il 3-4-confusione di Gasperini , si innamorò per un attimo del 4-4-2 arcaico ma relativamente efficace di Ranieri e infine provò a dimenticarsi tutto con la freschezza di Stramaccioni.
Fu un’illusione fugace.
Finì con un sesto posto in campionato, un amaro ottavo di CL con il Marsiglia e il 2-0 di Napoli in Coppa Italia, che coincise con l’ultima apparizione di Motta con la maglia dei campioni del mondo in carica e l’arrivo di un Palombo fuoriforma e di un Guarin totalmente da ricostruire.
Insomma, un mercato di compromessi (da Nagatomo e Juan Jesus ad Alvarez, fino all’ologramma di Kucka, alla controfigura di Jonathan e al caso Poli, senza dimenticare il trittico Castaignos-Forlan-Zarate) nel segno del vorrei ma non posso.
Di contro Redknapp restò in sella ai Lilywhites in favore di una continuità di lavoro evidenziata anche dai pochi movimenti in entrata (Scott Parker, il prestito di Adebayor e gli svincolati Friedel e Saha) e in uscita (Pavlyuchenko, Keane, Crouch, Palacios).
La strategia non fu vincente e la vittoria in Champions del Chelsea negò ai londinesi pure la possibilità dipartecipare alla massima manifestazione europea (quarti in campionato ad un punto dall’Arsenal furono “retrocessi” in quella che un tempo si chiamava Coppa UEFA).
Insomma, cammini diversi e destini medesimi.


All’alba della stagione in corso Tottenham e Inter si ritrovano di fronte ad un bivio con molti cartelli stradali in comune: gestire un cambio della rosa necessario ed inevitabile, cercando di restare comunque competitivi.
Stando ai dati offerti dalla rete anche le situazioni economiche non erano assai dissimili: noi sulle spalle ci portavamo da tempo immemore un passivo spaventoso ed avevamo l’esigenza di rientrare, con la pancia piena dalle tante vittorie, nei parametri del FPF (tralascio qui tutti i discorsi sulla gestione delle risorse societarie e sulla controversa applicabilità delle regole imposteda Platini e collaboratori), loro erano alle prese con un progetto tecnico poco fruttifero ed economico (attualmente il monte ingaggi della squadra di Daniel Levy supera i 100 milioni di euro, mica bruscolini) con un paio di elementi di spicco appetiti dai top club europei e altri che inevitabilmente avrebbero portato a minusvalenze consistenti (esempi minori, Bassong e Giovanni Dos Santos, costati complessivamente 15,3 mln di euro, da cui ne sono stati ricavati meno di un terzo).


Certo i contesti non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro e per onestà intellettuale andrebbe fatta un’analisi più profonda e ramificata, ma continuiamo nel gioco dei paralleli.
Siamo ai giorni nostri, faccenda di qualche mese.
Novembre 2012.
L’Inter viaggia a mille. Ha appena violato per la prima volta nella storia lo Juventus Stadium, tallonando proprio i padroni di casa in testa alla classificadella serie A.
Il Tottenham viene da quattro sconfitte nelle ultime 5 partite con nove gol al passivo solo fra Chelsea e Arsenal.
È un attimo, la ruota gira all’improvviso nel verso opposto senza più cambiare marcia, toccando opposti punti cardinali proprio nel match che metterà i due team di fronte.
Da un lato, un pugile in stato di grazia, con guantoni pieni di colpi che vanno a segno.
Dall’altro, chiuso in un angolo, un incassatore modello che assiste alla scazzottata senza nerbo, tanto che i due ganci che arrischia si perdono nel vuoto dell’aria, loffi.
Sembra quasi un fuscello che viene schiacciato al primo tête-à-tête col sacco daboxe, un principiante con poca stoffa che fa quasi tenerezza o rabbia, a seconda dei casi.
Una situazione kafkiana, di immobilismo pratico e mentale.


Nello sport perdere è uno dei finali possibili, ma ci sono pagine di vocabolari per scriverne di migliori.
Noi abbiamo mistificato le parole (prima lottiamo su tre fronti, poi abdichiamo in Europa puntando tutto sul terzo posto) e poi ne abbiamo perduto il controllo, quasi fossimo in balia di una sbronza.


Prendiamo Stramaccioni.
La sua faccia è sconsolata, talmente inespressiva che al confronto Jim Caviezel sembra aver fatto la storia della cinesica.
Nebulosa come il suo cammino su una panchina in cui molti hanno fallito e in situazioni migliori di quella presente.
Lo studio sull’avversario era uno dei suoi fiori all’occhiello.
Negli ultimi cinque mesi ha messo la museruola solo al Napoli (9 dicembre), mentre derby e duello col Catania sono stati regolati in extremis.
Un po’ poco anche a voler tirare in causa tutte le attenuanti del caso.
Si è perso, è indubbio (la difesa a zona sui calci piazzati vista ieri contro i muscolari inglesi è un esempio lampante), finendo per snaturarsi alla ricerca di un compromesso fra le sue idee e le disposizioni societarie e non solo, tradito anche da una serie di sfavorevoli eventi (leggasi infortuni, viaggi faticosi, squalifiche cervellotiche, peccati di gioventù, cattiva sorte, evidenti favoritismi alle due storiche rivali sul suolo nazionale).
Qui occorre portare indietro le lancette dell’orologio e riprendere la comparazione col Tottenham.
In estate, Branca, Ausilio, Moratti e la nuova dirigenza (punto da non sottovalutare nel compunto di una annata travagliata) varano la linea“abbattimento dei costi più intrigante mix fra giovani e vecchia guardia”.  
Senza tante fonti dalle quali attingere, urge ricorrere all’autofinanziamento.
Lo stesso varrà, almeno nei numeri, per gli Spurs.
Vediamo come.


Cambio di allenatore: entrambe le squadre puntano su un tecnico giovane, solo che l’Inter opta per la soluzione interna, più agevole e meno dispendiosa, promuovendo Strama dalla Primavera e alla prima vera esperienza su una panchina “vera” (avvicendamento avvenuto alla fine del campionato precedente, ok, ma in sostanza cambia poco, nonostante il mio arzigogolato gioco di parole), mentre gli inglese scelgono uno dei più talentuosi in circolazione, con un ingaggio superiore ai 4 mln annui, ma con un bel gruzzoletto di trofei già in bacheca.


Rosa a disposizione: Stramaccioni attua un gioco semplice e chiaro.
Quattro difensori, tre centrocampisti e tre uomini offensivi con caratteristiche variabili. Chiede ed ottiene la conferma di Jonathan, autore di un convincente finale di stagione a Parma, e Coutinho, talento pronto finalmente ad esplodere, entrambi in linea con le sue ideetattiche. Gli servirebbero un paio di centrocampisti fra i quali un regista, un esterno per variare il gioco e i sostituti dei partenti. Arrivano due mediani (Mudingayi e Gargano), ma nessun regista o esterno, mentre in attacco l’unico confermato è Milito, il quale viene fiancheggiato da due trentenni, Palacio e Cassano (quest’ultimo simbolo perfetto della “via di mezzo” in cui ci siamo imbottigliati, non senza sfighe di contorno), e un diciannovenne talentuoso e ancora acerbo.
La storia del passaggio alla difesa a tre e relativo passo indietro, con annessa campagna acquisti sui generis (duole citare la cessione di Coutinho per acquistare Kovacic, tenendo in squadra l’inespresso e fragile Alvarez), è cosa risaputa.
Villas-Boas fin da subito adatta il proprio credo al 4-2-3-1 della vecchia gestione e l’ha vinta nel gioco delle figurine (fuori un portiere, dentro un portiere e così via), riuscendo ad inserire nell’undici di partenza giovani scafati (Sigurðsson, Dembèlè, Vertonghen, Lloris), ma senza rinunciare all’esperienza di Parker (classe ’80) and friends, trovando fondi dalle cessioni (Modric in particolare) e mettendo al centro del progetto l’unico top player rimastogli.
Lo stesso non si potrà dire di Sneijder e non certo per colpa del tecnico romano.


Gestione della rosa: incomprensibile la stesura delle liste UEFA dopo il mercato di gennaio, dove il solo Kovacic ha trovato uno spiraglio fra i superstiti (ieri mancavano Nagatomo, Milito, Samuel, Mudingayi, Castellazzi, Obi, Silvestre e con Guarin a mezzo servizio, assenze mica da ridere).
Discutibile la scelta di mettere in disparte Silvestre (400’), Jonathan (222’), Coutinho (346’), Sneijder (382’) e quella di avallare i tempi biblici di alcuni decorsi post-infortunio (a proposito, ma dov’è finito Obi?). Inaccettabile o quasi l’errore Rocchi, sia dal punto di vista tattico (non sarebbe stato più opportuna una punta d’area?) e tecnico (giocatore a fine carriera e in condizione fisiche pietose, che se non finirà per racimolare meno minuti di Castellazzi poco ci manca). Soprassediamo sulla tentazione Carew.
Ammissibili, nonostante il consiste esborso economico, le difficoltà incontrate da Alvaro Pereira che tutto sommato ha avuto il suo spazio e la possibilità dimettersi in mostra.
Un dato però non lascia scampo: in campionato l’Inter ha schierato 32 giocatori, ma solo 13 hanno superato il 50% delle 27 partite giocate (Samuel rientra inquesto gruppo per meno di mezz’ora effettiva) con i restanti diciannove che non arrivano nemmeno al 20% del totale, eccezion fatta per Alvarez, comunque fermo a 562’ su 2430’ (il 23% circa).
Per fare un confronto nel Tottenham superano i 1000’ 15 tesserati su 22 e Parker, Assou-Ekotto e Naughton a breve scavalcheranno, salvo imprevisti, quella soglia.
L’età centra fino a un certo punto: in EL nella formazione titolare schieravano un classe ’71, un ’77 e un ’80 mentre noi andavamo dai 39 anni di Zanetti ai 18 di Kovacic.
Del resto le geometrie di Parker, i gol di Defoe e il mestiere di Gallas hanno ancora un peso rilevante ai fini dei risultati dei londinesi. Si potrebbe aprire un discorso sui ritmi di gara e sulla preparazione atletica in generale, ma richiederebbe un capitolo a parte.


Gioco: al di là delle ideologie calcistiche nazionali, la differenza maggiore fra la squadra di Strama e quella dello Special Two è stata sul piano dell’identità.
Il Tottenham si muove conottimi meccanismi e non era solo l’euforia per il momento d’oro ad oliarli. Senza praticare un fraseggio esasperato e senza basare tutte le proprie risorseoffensive sul contropiede, qualità in cui hanno grandi interpreti, muovevano la palla con precisione, variando direzione e lunghezza dei passaggi, quasi tuttia filo d’erba (con Adebayor scavalcano spesso il centrocampo). In una frase, cambiano pelle meglio di un serpente.
La sensazione che la Beneamata in fase di possesso non sappia cosa farsene della sfera e che quando si tratta di difendere ci siano troppi misunderstanding, ormai è diventata certezza.
Ad essere onesti nemmeno nei due mesi super si è visto estetismi a profusioni. Eravamo aggressivi, equilibrati, tatticamente pronti, ma sul piano della qualità di gioco avevamo le stesse armi di adesso: invenzione di Cassano, esplosività di Nagatomo, sfruttamento dei calci piazzati, inserimenti di Cambiasso e un attaccante che vedeva la porta. Il tutto però condizionato da una condizione fisica insufficiente, qualche forfait di troppo e l’assenza di un attaccantemanovriero che non risponde al nome del pur bravo Palacio.
Non è un caso che da novembre in poi, nel disordine generale, i più in vista siano stati Guarin e Juan Jesus due torelli capaci di spaccare tutto nel bene enel male.
L’alibi degli infortuni in serie non regge. Il Tottenham ha perso per mesi Sandro, Kaboul, Assou-Ekotto e Parker, ma alla lunga ha saputo sopperire alle assenze, grazie a sincronismi che a furia di prove si sono consolidati.
Noi stiamo ancora a chiederci se Alvarez se renda meglio sulla fascia o al centro, a inventarci trenta ruoli per il povero Guarin, a provare una coppia di centrali di centrocampo ogni 3x2, a modificare l’assetto a seconda del Cassano-pensiero, a capire l’ingaggio di tale Carrizo (giocherà mai più di 3partite?), bruciando a conti fatti Belec (non che quest’ultimo fosse un prospetto da prima squadra, ma i soldi per il prestito e l’ingaggio del laziale,volendo dei due laziali, non potevano essere introiettati nel settore giovanile? Non si era detto largo al nuovo che avanza? E non è meglio formaselo in casa?).
Probabilmente è l’amarezza a parlare e la distanza dalla realtà interna allasocietà a favorire qualche critica.
Però è innegabile che gli errori man mano che passavano le settimane si sono palesati con vistosità.


Prospettive future: nel breve il Tottenham ha serie possibilità di insidiare il Manchester City per la conquista della seconda piazza della Premier League, distante solo 5 lunghezze, ma ancor più arrivare in fondo all’Europa League (personalmente vedo favorito il Benfica).
L’Inter ha scelto di fare all-in sul terzo posto e sulla finale di Coppa Italia(da disputare in casa della Lazio). Scelta dettata più dall’evidenza delmomento che da reali ambizioni.
Servirebbero vittorie convincenti e messe in fila ma noi nelle ultime 16 dicampionato ne abbiamo vinte solo 5 e fuori casa abbiamo portato a casa l’interaposta in gioco una volta su 7.
I numeri non ci sono per nulla amici e recuperare 6 punti al Napoli senza coppe, con lo scontro diretto al San Paolo, è cosa ardua, un Everest per le condizioni in cui siamo.
Guardando più in là il Tottenham partirà con una base solida alla quale dovrà aggiungere qualità in tutti i reparti e velocità nella fase difensiva, checontinuino o meno a giocare con una linea arretrata molto alta.
Nella griglia di partenza partiranno sempre in terza/quarta fila e ancora più indietro in un'eventuale Champions League. Bisognerà poi vedere quale sarà ildestino di Bale, colui che sposta l’asse degli Spurs dal livello medio ad unosuperiore.
Per il resto giovani come Coulthirst, Pritchard, Carroll e Fryers potrebbero guadagnarsi qualche gettone consistente in prima squadra.
Gli stessi che potrebbero incassare, dando per assodata la titolarità di JuanJesus e un altro anno di gavetta per Livaja, Benassi, Kovacic, Icardi (incrociamo le dita) e Duncan, gli unici ad aver dimostrato di avere gli attributi per giocare a questi livelli.
Non è una bocciatura per Crisetig e company, sia ben inteso, ma all’Inter attuale mancano un’ossatura di venticinquenni (o giù di lì) che abbiamo l’impeto e la competitività di chi è vicino alla maturazione umana e sportiva e giovaniche non soffrano il passo del calcio professionistico, il peso di San Siro, i duelli con colossi come Bale, giusto per fare un nome di profilo europeo fatto e finito e in età (il gallese del 1989).
Riassumendo, disegnare la strada e munirsi dei mezzi più adatti per affrontarla, provando qualche effetto a sopresa. Insomma, dai Diamanti non nasce niente o quasi.

Detto questo, non è tutto da buttare (Strama non si è rincitrullito tutto in un colpo, Palacio ha messo in mostra doti invidiabili, Nagatomo si è affermato, Handanovic ha fatto sua un’area di rigore scomoda se si considera la pesante eredità di Julio Cesar, Ranocchia ha recuperato alla grande, Guarin potenzialmente è devastante, Juan Jesus ha stoffa da vendere, Benassi e Duncan stanno dimostrando di poter far parte della squadra del futuro, squadra in cui spiccheranno Kovacic e forse Icardi, senza dimenticare qualche colpo low-cost che non manca mai) ma, come la giri la giri, l’Inter è in evidente fase di transizione e per un motivo e per l’altro il passaggio di consegne è lento e macchinoso. Urge una sterzata decisa, anche a costo di far scivolare ipneumatici ad un centimetro dal guard-rail. Chiamatelo coraggio o avventatezza, poco importa. Quando la strada vecchia è così dissestata, tanto vale provare la nuova. Ad una condizione: dovesse andar male, cari tifosi, abbiate l’accortezza di accettare l’errore e fare mea culpa. Sarebbe un gesto di coerenza e di immensa stima per i colori che dite di amare.

Postilla.
Il pezzo sopra non fa l’apologia del Tottenham, squadra nel pieno delle forze, ma non il massimo dal punto di vista della qualità, tanto meno è teso a distruggere il pianeta Inter, ma prova solo a comparare due realtà che non possono aspirare nel giro di uno-due anni alla testa del campionato e della Champions League.
Il 3-0 subito al White Hart Lane è sincero come pochi ma proviamo a mettere incampo Samuel, Milito, Nagatomo, la metà mancante di Guarin e Palacio, ilginocchio sano di Ranocchia e vediamo cosa succede.
Paghiamo a caro prezzo il naturale processo di impoverimento tecnico edeconomico. Sul piano del singolo incontro possiamo ancora dire la nostra. Dovendo fare una maratona arranchiamo al chilometro 20, 30 massimo. In un contesto più omogeneo e solido ci possono stare pure i Gargano e i Kuzmanovic per quanto in linea di massima sono i Guarin, i Milito di due anni fa a cambiare le sorti di una squadra.

Aniello "Nello" Luciano (aka AL82)

Nella foto, Moussa Dembélé, esempio di giovane aiutante e adatto al calcio moderno.

22 commenti:

Guido ha detto...

Inter Empoli 2 a 0 alla Nike cup. Il toro ha battuto 3 a 1 il Napoli.

Des ha detto...

Milan-Roma e Inter-Torino...le quattro squadre più forti della categoria, semifinali di alto livello (peccato con tempi da 20')...

Cisco ha detto...

Milan Giovanissimi Nazionali in finale, 1-0 alla Roma (imbattuta in campionato). Rete di Agnero. Milan in 10 per l'espulsione del grande Cosimo La Ferrara.

La vostra semifinale è iniziata da 10 minuti e pare stiate perdendo 1-0.

Cisco ha detto...

2-0 Torino

Everybody Hertz ha detto...

Visto il primo tempo col Brescia, la Primavera mi sembra la copia carbone della prima squadra: lenta, spuntata, senza grosse idee e fisicamente tutto fuorché debordante.
È cresciuta negli ultimi 6'-7' ma un solo tiro vero in porta e tanti contrasti persi contro la squadra forse più piccoletta del girone.

AL82

Marin ha detto...

Ecco, l'eventuale arrivo di Dzeko insieme a Icardi mi farebbe molto piacere. Anche so sono anni che non vedo una squadra schierare due centravanti (adesso mi viene in mente la Croazia agli europei con mandzukic e jelavic.

Unknown ha detto...

Non sono d'accordo Al. La squadra mi è piaciuta escluso l'attacco. Hanno giocato con personalità, controllato sempre e dominato fisicamente. Purtroppo negli ultimi 15 metri non siamo cattivi. Colombi, ahimè, non è al livello ma anche Garri, a parte giocate larghe davvero superiori, vicino la porta è poco cattivo. Gabbianelli fa un lavoro incredibile lontano dalla porta mettendo fantasia e tecnica. Mi è piaciuto M'baye in questo ruolo anche se nell'impostazione lascia a desiderare, naturalmente. Tassi è incredibile. Forse dovrebbe avere ancora più coraggio. Ma ha personalità da vendere, corre a testa alta e non ha sbagliato un solo passaggio. La difesa incredibilemte forte. Claudio, tuo figlio è un folletto niente male in fase offensiva. Anche lui dovrebbe prendersi qualche rischio in più e osare. Dietro sempre una sicurezza. Quanto mi piace Pasa. Davvero incredibile. Un ibrido tra impostatore di cc e centrale difensivo e fa tutto bene. Splendy un'altra categoria. Mi è piaciuto anche Alborno che di solito non mi fa impazzire. Infine Dige. Io non vorrei essere nei panni dlel'allenatore del futuro nel scegliere tra lui e Bardi

Marin ha detto...

Io in Pasa vedo un po' Cuchu, un po' Motta, volendo anche Xavi.

Di Gennaro sara' sicuramente un portiere di Serie A, a meno di nuovi infortuni.

Spendlhofer va trattenuto e provato in prima squadra. Se lo merita. Secondo me non farebbe peggio di Chivu, anzi. Poco ma sicuro.

Tutto sommato questa Primavera non entusiasma granche' ma paradossalmente ha un numero elevatissimo di potenziali giocatori 'da Inter'. Di Gennaro, Bandini, Ibrahima, Pasa, Tassi, Olsen, Spendly potrebbero un giorno far parte dell'Inter dei grandi. Garritano francamente non mi sembra destinato a fare una grande carriera in questo momento, ma come ben sappiamo, il ragazzo e' un gran lottatore e sapra' smentirmi.

Unknown ha detto...

Grazie Vincenzo.
Riferirò il tuo commento ad Andrea quando rientra.
Oggi partita difficile a causa delle tossine fisiche e mentali, accumulate in questo periodo.
Il risultato è buono principalmente per questo motivo.
Bando sr

Unknown ha detto...

Leggo anche il commento di Marin. Ribadisco quanto detto poco sopra.
Bando sr

Cisco ha detto...

Scusate se non ho più aggiornato ma iniziava la Primavera. Avete perso 2-1, finale Milan-Toro.

Unknown ha detto...

Sai perchè Claudio? Non sono nessuno per fare un commento del genere ma vedo che i giocatori predestinati a grandi carriere non per forza nelle giovanili erano così avanti ad altri ma nel salto nel professionismo hanno affrontato le partite con strafottenza e incoscienza. Un giocatore come Andrea che i numeri ce li ha, se si autoconvince che lo stadio avversario è vuoto, che gli ultrà del Sansiro sono tutti amici e che i rivali sono birilli o zolle di terra da saltare può essere davvero uno dei migliori prospetti degli ultimi anni della primavera.

Everybody Hertz ha detto...

@Vincenzo 7:
Anche questo è il bello di questo sport. Le fatiche accumulate si sono fatte sentire ma nei primi 35' di gioco non ho visto tanta differenza fra le due squadre, intendo in termini di pericolosità e manovra non di qualità generale.
Il Brescia ha uno dei peggiori attacchi del girone ma non è tanto squilibrata. L'unico pericoloso, Valotti, è un fuscellino e in generale non hanno dei marcantoni (poi mancava pure N'Tow). Ho intravvisto delle qualità in Gullotta, Lancini e nel portiere poi non ho visto elementi di spicco. Loro avevano quattro o cinque '95 e l'unico '93 era Tassi entrato nel finale. Colombi non mi dispiace in generale ma non mi sembra uno col killer instinct. Garri mi è piaciuto più di Gabbianelli mentre ho trovato non esaltante la prova di Mbaye: a me sembra molto involuto. A centrocampo avevamo bisogno più di qualità che di peso e non appena è entrato Olsen la musica è cambiata. Tassi ha la fisionomia del campione: lasciamolo crescere con calma. In difesa con Splendly sembriamo più solidi ma, devo ammetterlo, c'è qualcosa in Pasa che non mi convince. Almeno su Bandini e DiGe siamo d'accordo :-D

AL82

Everybody Hertz ha detto...

Ma nessuno fa gli auguri a questa stupenda squadra milanese con la maglio nera ed azzurra?
Amala, pazza Inter amala!

AL82

Avvocheto ha detto...

Grazie Cisco, dove sei riuscito a seguire le partite? Peccato comunque, penso che un derby in finale avrebbe rispecchiato maggiormente il valore delle squadre...anche se ovviamente noi senza Justice per il resto della stagione, perdiamo moltissimo

Cisco ha detto...

Avvocheto conosco qualche genitore e mi aggiornavano via sms!
Altrimenti col cavolo che avrei avuto notizie, competizione mediaticamente indecente.

Avvocheto ha detto...

Concordo Cisco, ed é veramente un peccato

Unknown ha detto...

"la Società deve essere più pronta,più viva ...." queste parole pronunciate dal Presidente mi lasciano sperare che ci siano le intenzioni per dare un'impronta più forte ed incisiva alla Società .

carloboi ha detto...

Al sei un fenomeno, post spettacolare.

Unknown ha detto...

Ho spedito il post.
Concordo sulla valutazione di Ichnusa riguardo ad Al
Meno con quella di Nabucco: quando non si raggiungono gli obiettivi, mi sembra abbastanza scontato che le responsabilità siano di tutti: squadra, tecnico e società.
Mi spiace per la sconfitta dei '98, ma era abbastanza prevedibile, in una stagione maledetta in cui si infortunano tutti gli attaccanti decisivi, nelle nostre varie squadre (ricordo braidich oltre a Jus).Comunque siamo più forti del Toro, avremmo dovuto farcela ugualmente.
Oggi vedrò un paio di partite oltre al Bologna, e riferirò.

Cisco ha detto...

Il Torino personalmente non l'ho mai visto giocare, ma i genitori del Milan mi hanno riferito di una squadra molto bella da vedere!

Però (so che spesso non è indicativo) per le ultime amichevoli col Belgio non avevano convocati...

Everybody Hertz ha detto...

Online post di presentazione di Inter-Bologna.

AL82