La scelta: vivere un sogno o accettare la realtà?

La scelta di Strama, lo scorso anno era fatta per sognare: un allenatore giovane, ambizioso, talentuoso, capace dialetticamente di spacciare per offensivista un atteggiamento tattico estremamente solido ed equilibrato: serve anche l'immagine, nella società di oggi, dominata dal conformismo e dal pensiero unico.

Strama può pure praticare il 4-2-3-1, come pensava forse in origine, o il 3-4-3 come ha poi spesso schierato.

Ma esigeva da tutti un lavoro di copertura importante.

Un po' come Herrera con il contropiede fatto da quasi tutti campioni, o come lo stesso Mou, con Pandev e soprattutto Eto'o quasi terzini, per lasciare spazio davanti a Wes, la mente, e Milito, il braccio.

E in effetti Strama forse non aveva avuto tutti gli uomini che avrebbe voluto, ma poteva disporre di attaccanti talentuosissimi come Milito, Palacio, Cassano, Cou, Alvarez; oltre a incursori come Guarin e Cambiasso.

Chiaro che dietro dovevano starci degli incontristi forti, ed ecco spiegato il criticatissimo arrivo, per due lire per altro,  dei Mudi e dei Gargano.

La difesa sulla carta era forte, gli esterni di temperamento e corsa (Pereira) di corsa e qualità offensiva (Guarin e Jona) di sapienza e forza difensiva (Zanetti).

Era una squadra che, con quell'allenatore, poteva far sognare.

E per 5 mesi – da agosto a dicembre -  ha fatto sognare.

Poi il gruppo non ha retto allo sforzo, sono cominciate le “rotture” di elementi fondamentali e gradatamente c'è stato il declino rovinoso.

Il risveglio dal sogno è stato durissimo, come lo era stato, per esempio, quello della Roma di Luis Enrique, o ancora della Roma di Zeman (senza l'alibi degli infortuni e a voler vedere neppure quello degli arbitraggi).

Presa la decisione  di non continuare con Strama (che a parere mio sarebbe invece stata la soluzione migliore, anche per non disperdere il lavoro fatto e l’esperienza accumulata), bisognava decidere se continuare con un altro sogno, o affrontare la prosaica realtà.

Le quinte colonne interne o quasi si sono rimesse al lavoro per rilanciare la prima ipotesi, con un nome di ritorno.

Mancini era disponibile, i suoi rapporti con Moratti sarebbero tornati buoni, secondo i si dice; i suoi avversari di un tempo dopo le sconfitte recenti avrebbero potuto venir silurati.

Mancini in fondo aveva guidato l'Inter al successo, dopo tanto tempo. Mancini poteva ancora essere protagonista del sogno.

C'erano altri nomi, per sognare, questo sì.

Ma Spalletti (che brutto sogno) è inamovibile, Zenga, Blanc e qualche altro non convincono (per fortuna); Bielsa dopo il rifiuto precedente poco proponibile.

Allora si mobilita il fronte dei manciniani.

Comincia la stampa amica a ventilare questa ipotesi.

De Giorgis sapientemente alimenta il tutto dicendo che la cosa non si poteva escludere (con doppio vantaggio: lanciare una candidatura, o comunque forzare la mano e i tempi su altre possibilità contrattuali).

Altre fonti amiche fanno notare come Il Mancio, dopo il suo ritorno al lavoro, ha ottenuto risultati vincenti, cioè opposti a quelli dell'Inter.

Come se le questioni fossero paragonabili, come se vincere un campionato e cannare tutto il resto con una società che gli ha comprato di tutto, fosse la stessa cosa che combattere con una squadra che ha dovuto vendere i migliori per rientrare dal deficit, che non poteva fare contratti superiori ai 2.5 milioni e fare acquisti (rari) superiori ai 10-12 milioni.

Il tutto dovendo ricostruire un complesso che era arrivato, sia pure trionfalmente, al termine della sua corsa.

Sia chiaro, il Mancio resta un allenatore di prima fascia, uno che può anche farti sognare, ma le incognite erano talmente tante, che anche questa ipotesi di sogno è stata lasciata cadere.

Per tornare alla realtà allora le scelte non erano molte.

E io che non amo Mazzarri devo riconoscere che una volta scelto il concreto pragmatismo, non c'erano molte opzioni più convincenti.

Si proverà dunque ad allestire una squadra concreta, votata alla solidità difensiva e all'attacco basato sulla qualità individuale di pochi: due punte efficaci, un incursore di centrocampo, due esterni più terzini che ali, però con corsa lunga per poter anche sostenere le ripartenze.

Tutti gli altri solidi e potenti combattenti.

La soluzione può piacere o non piacere, ma non è questo il problema, visto che ormai c'è.

Il fatto è che anche una squadra solida si può fare in diversi modi, secondo il tasso di qualità che possiedono i singoli interpreti.

Un quotidiano che non amo e non leggo, ma che dicono sia abbastanza addentro alle cose nerazzurre, indica un undici  che costituirebbe la base della prossima stagione.

Io ho pensato di confrontarlo con l'undici base pensato per l'Inter di Strama, nel corso  del 2012.

Con questi risultati

Handanovic                      Handanovic

Campagnaro                    Ranocchia

Ranocchia                        Samuel

Juan                                  Juan

Zuniga                               Guarin

Kovacic                             Kovacic

Nainggolan                       Cambiasso

Nagatomo                        Nagatomo

Guarin                               Palacio

                                          Milito

                                          Cassano

Icardi 

Palacio.

La prima è appunto la formazione che, secondo “Libero”, Mazzarri schiererà come undici base.

La seconda quella che Strama avrebbe schierato, senza infortuni (con la variante possibile di Zanetti al posto di Guarin che avanzava ad  escludere una delle tre punte).

 

Sulla carta non credo ci siano grandi differenze di valori e quindi se fosse così realmente, come lo scorso anno ci troveremmo di fronte a una squadra accreditabile di un 5°-6° posto.

Il vantaggio del nuovo gruppo sarebbe di avere qualche senatore in meno nell'undici base (quindi, secondo la vulgata corrente, meno probabilità di infortuni e… possibilità di allenarsi più duramente), ma soprattutto di aver molte partite in meno da disputare: questo si che potrebbe ridurre gli infortuni e potrebbe rendere meno grave la differenza eventuale tra prime e seconde linee.

Anche perché sostituire le partite del mercoledì con gli allenamenti, significa fare una preparazione ben più accurata. Altro che intensità ridotta imposta dagli anziani: se giochi di giovedì e di domenica gli allenamenti sono per forza blandi.

Verosimilmente la nuova formazione potrebbe far meglio in termini di classifica finale, rispetto alla stagione appena terminata, ma non potrebbe alimentare speranze di qualche rilievo.

Eppure si potrebbe (soldi e situazioni di mercato permettendo) formare una squadra anche per le concezioni pragmatiche  e tatticamente definite di Mazzarri, con maggiori ambizioni.

Handanovic

Campagnaro Rano Juan

Zuniga Kovacic Fernando Paulinho Pereira

Palacio (Icardi) X , una punta centrale forte (Milito)

Dove Zuniga e Pereira garantirebbero la corsa sugli esterni, Kova il fosforo, Fernando sarebbe il mastino davanti alla difesa, Paulinho  l'incursore alla Hamsik, Palacio il Lavezzi di una volta e X il Cavani di turno.

Con un undici siffatto sarebbe facile anche cambiare modulo in corsa: si infortuna un centrale e non vuoi sostituirlo?  Abbassi Zuniga, togli Pereira (o Juan), inserisci un attaccante e hai il 433, per esempio.

Già con Basta al posto di Zuniga, Inler al posto di Fernando e Guarin al posto di Paulinho, le cose peggiorerebbero abbastanza, perché, senza entrare nel dettaglio dei singoli, ci sarebbe a mio avviso meno equilibrio e più anarchi.

Certo, il libro dei sogni non si addice al calcio, per realizzare una squadra tipo quella da me indicata bisognerebbe riuscire a vendere a un buon prezzo Guarin e  Alvarez, che potrebbero valere i soldi di Paulinho.

Poi servirebbero i soldi per Fernando (si parla però di circa 8 milioni) e un l'acquisto veramente oneroso : la prima punta forte.

Il mio è un tipico ragionamento da bar, sono d'accordo.

Ma se fosse possibile costruire una squadra di questo livello  qualche sogno in più io lo farei.

Anche con il grigio Mazzarri al posto del talentuosissimo Strama.

Luciano Da Vite 

Nella foto un Moratti assai dubbioso.