Mondiale U20: il riepilogo di Interista Sempre.

Quasi settantadue ore fa si è conclusa la diciannovesima edizione del Mondiale U20, manifestazione che ha fatto da ponte fra la vecchia e la nuova stagione sportiva offrendo chili di pane agli affamati di calcio giocato.
Pogba ha vinto meritatamente il premio di miglior giocatore del torneo conducendo da capitano la Francia ad una storica vittoria.
Il suo e quello dei galletti, però, non è stato un dominio assoluto, tenendo conto che il fattore fisico (sia come struttura corporea dei convocati sia come stato di forma) ha avuto un ruolo determinante, come evidenziato dall’exploit del Ghana ultima delle terze ripescate e finito sul gradino più basso del podio finale.
Difatti in quasi tutte le 24 squadre partecipanti si è messo in luce almeno un elemento della rosa, segno della qualità delle compagini arrivate fino in Turchia (e mancavano Brasile, Argentina, Germania e Olanda) e della crescita del movimento pallonaro giovanile a tutte le latitudini.
Ecco quelli che maggiormente hanno colpito la nostra attenzione.

In porta il guanto d’oro è andato all’uruguaiano De Amores (’94), estremo difensore del Liverpool di Montevideo dimostratosi più solido dell’esplosivo ed appariscente Aréola (’93 - PSG), perfezionabile per quanto riguarda la padronanza dell’area ma decisivo soprattutto negli ultimi due incontri della Francia.  La lotta per la terza maglia, fra interventi prodigiosi e clamorose leggerezze, è stata accesa. Alla fine l’ha spuntata il colombiano Bonilla (’93 -Atlético Nacional), il meno battuto in assoluto ma una citazione doverosa per il chiacchierato greco Kapino (’94 – Panathinaikos), il croato Zelenika (’93 – Dinamo Zagabria), il messicano Sánchez (94’ nato in America e in passato vicino all’Atletico Madrid e al Chelsea, ora estremo difensore del Tigres UANL) , l’iracheno Hameed (’93 – Al-Shorta) e  il cileno Melo (’93 – Palestino) va senz’altro fatta.

In difesa sugli esterni hanno macinato chilometri e consensi Foulquier (’93 – Rennes), leggermente sgraziato nei movimenti ma attento in fase difensiva e propositivo in avanti come dimostrano i suoi tre assist, Valera, “celeste” classe ’93 appena passato alla corte di Moyes al Manchester UTD e lo spagnolo Manquillo (’94 – Atletico Madrid) a destra; sul lato opposto la sorpresa Adnan (’93 – FC Bagdad), bella stazza, doti balistiche, qualità tattiche e discreto uso del piede debole, il francese Digne (’93 - Lilla), pendolino inesauribile dal sinistro telecomandato, e l’impetuoso Baba, ’94 ghanese con grossi margini di crescita (andrebbe sgrezzato e ricontestualizzato, magari come interno di centrocampo viste la capacità di recupero della posizione e mezzi tecnici più che accettabili) che gioca in Germania nel Greuther Fürth.

Nel cuore dell'area di rigore spiccano l’imponente Zouma, diciottenne del Saint-Etienne arcigno in marcatura e destinato a lasciare la Francia per un top club, il potente e completo Giménez (’95 – Atletico Madrid) che in finale ha giocato terzino destro non facendo sentire per nulla l’assenza dell’acciaccato Varela, il capitano del Cile e nostro conoscente Lichnovsky (’94 – Universidad), il riccioluto Osede Derick (’93 – Real Madrid Castilla), l’unico a farsi apprezzare sul piano tattico nella tecnica ma sfilacciata difesa spagnola e il neo-milanista Vergara (’94), i cui progressi e confidenza con la palla sono costanti (la soglia di attenzione non è ancora accettabile ma l’esplosività è tale da fornire ai cugini ampie speranze di costruirsi in casa un centrale difensivo coi fiocchi). Nell’ultima piazza ex-aequo fra il blues Umtiti (’93 – Lione) e l’iracheno Ali Fayez (’93 – Al Talaba).

A centrocampo, come detto, medaglia d’oro a Paul Pogba: doti da leader e miglior rapporto forza/qualità del torneo. Lo juventino ha gestito le forze meglio del compagno di reparto Kondogbia, partito fortissimo e man mano spentosi fino a raggiungere lo status di assente ingiustificato nella finalissima (non che ai quarti ed in semifinali avesse fatto sfracelli) e dettato intelligentemente il ritmo di gioco dei suoi, tamponando e costruendo con grande continuità. Di assoluto livello anche il mondiale del duo uruguaiano Cristóforo (’93 -  Peñarol) e Acevedo (’93 – Defensor), entrambi bravi nel rompere la manovra avversaria e avviare la propria, con il primo che per nazionalità, grinta e testa infossata nel collo ricorda un Diego Perez con maggiore duttilità e piede.
Da non dimenticare lo spagnolo Suso (’93 – Almeria, di proprietà del Liverpool), imprescindibile per dare consistenza ad un reparto raffinato ma troppo leggero (assoluto emblema di questa specie di ossimoro l’enfant prodige Óliver Torres, ’94 dell’Atletico Madrid) e offrire altre soluzioni tattiche al mister Lopetegui, Robles (’94 – Santiago Wanderers) mastino, all’occorrenza difensore centrale, cileno  e il ’96 ghanese Odjer (Tema Youth) che a furia di sgroppate e contrasti si è fatto preferire al nostro Duncan, rubandogli progressivamente il posto.
In maniera minore hanno mostrato cose interessanti i portoghesi João Mário (’93 – Sporting Lisbona) e Ricardo Alves (’93 – Belenenses), l’uzbeko Turapov (’94 – Olmaliq), il turco Uçan (’94 – Fenerbahçe), il greco Fourlanos (’93 – Bruges), l’interno mancino della celeste País (’94 – Defensor) e il nigeriano Agboyi (dicembre ’94 – Bayelsa United).

In posizione più avanzata il principale talento è stato Quintero, ’93 colombiano ex-Pescara appena atterrato ad Oporto con un biglietto di sola andata per lo stadio do Dragão (7 mln per l’acquisto e clausola rescissoria da 40). Percorso mondiale migliore ma un gradino sotto ma il n.10 dei cafeteros il ghanese Aboagye (’95 dal prossimo anno al Granada via Udinese), autentica “zanzara” della trequarti, il diciannovenne uruguaiano de Arrascaeta che gioca in patria nel Defensor, il nigeriano Ajagun (’93 – Dolphins), autore di 3 reti ed un assist, i giochi di gambe del turco Çalhanoğlu (’94 – Amburgo), il cileno del Manchester Utd Henríquez (’94) e due gioiellino precoci come Tariq (’96 - Al Quwa Al Jawiya), che si adatta anche nel ruolo di ala, e l’australiano De Silva, mobile tuttocampista del ‘97(!) tesserato dal Perth Glory e che secondo la stampa d’oltremanica farebbe gola a tanti club europei fra cui l’Inter.

Nel reparto offensivo, in un ipotetico top 11 ai fianchi della punta centrale troverebbe posto il francese Thauvin (’93 – Lilla), discontinuo nelle giocate e piuttosto egoista ma con notevole cambio di passo e tecnica in corsa, e il ghanese Acheampong, ’93 pescato dall’Anderlecht in Thailandia e firma della vittoria dei belgi nell’ultimo Torneo di Viareggio. Entrambi devono stare attenti alla concorrenza di Bruma (’94 – Sporting Lisbona), Rebic (’93 – RNK Split), Jesé (’93 – Real Madrid), Kolovos (’93 – Panionios), Bahebeck (’93 – Valenciennes), Aminu Umar, nigeriano appena maggiorenne che gioca con i turchi del Samsunspor e Deulofeu (’94 – Everton ma in prestito dal Barcellona), quest’ultimo però sotto i suoi standard.

Alla voce bomber non si possono non citare il capocannoniere della rassegna, il ghanese Assifuah (’93 – Liberty Professionals Accra), Sanogo (‘93), passato di recente all’Arsenal utilissimo nel far salire ed equilibrare la squadra, Nico López (’93), uno dei colpi del ds Sabatini sacrificato nell’affare che ha portato Benatia alla Roma, Castillo (’93 – Universidad), uno che pare sempre un po’ svagato ma che non si tira mai indietro quando bisogna mettere la gamba e soprattutto timbrare il cartellino, il nigeriano Kayode (’93 - ASEC Mimosas), uno dei più completi visti in Turchia, l’ariete dell’Olympiakos Diamantakos (’93), l’uruguaiano Avenatti (’93 – si vocifera che sia stato bloccato dal Cagliari), macchinoso ma castigatore della Spagna ai quarti, il colombiano Jhon Córdoba (’93 - Dorados de Sinaloa), il messicano Bueno (’94 – Pachuca).

Insomma, ce n’è stato per tutti i gusti.

Gli interisti

L’infortunio di Alborno ha ridotto a sole tre unità la batteria di nerazzurri al mondiale U20 ma due di questi arriveranno a Pinzolo medagliati: Laxalt e Duncan. L’esterno della celeste si è guadagnato la pagnotta a suon di corse sfrenate, recuperi e ordine tattico. Ha resistenza, tecnica in corsa e spirito di sacrificio. Deve mettere su qualche chilo, migliorare il suo gioco di squadra e non dovrebbe patire il salto dal Sudamerica all’Europa calcistica. Non ha nel repertorio il colpo risolutore ma può fare una carriera di spessore.
Colpo che avrebbe Duncan. Avrebbe perché in Turchia non si è visto, finendo col passare delle partite in panchina a causa di una condizione fisica scadente e di un gioco troppo ricamato per l’agonismo disordinato dei ghanesi.
Livaja, invece, è rimasto il solito: mezzi straordinari, continuità di rendimento meno. A volte lo prenderesti metaforicamente a schiaffi per come interpreta la gara ma bene o male finisci per il perdonarlo perché dai suoi piedi possono nascere autentiche perle.
Speriamo che ne sforni a sufficienza per meritarsi il ritorno ad Appiano.


Nello "AL82" Luciano

Nella foto il trofeo del Mondiale U20 alzato al cielo da Pogba.