Sampdoria-Inter 0-4: una partita emblema di tutto un campionato.

L'Inter torna alla vittoria dopo quattro partite, proprio nella gara in apparenza più difficile, per il valore degli avversari, per le tensioni che hanno accompagnato il match, per la presenza sulla panca doriana di un ex di lusso, che molti tifosi e forse qualche dirigente vorrebbero rivedere in nerazzurro.

Il risultato è larghissimo, ma non dice tutta la verità.

Non si è trattato di una passeggiata e nel corso della gara l'Inter ha evidenziato ancora una volta, e confermato, pregi e carenze che hanno caratterizzato tutta la stagione.

Prima di tutto un paio di constatazioni positive: la principale accusa che i soloni della critica e della tifoseria fanno a questa squadra è la mancanza di  bel gioco.

Forse sarebbe più corretto dire: la mancanza di quello che loro intendono per bel gioco, magari avendo come riferimento partite fra squadre diverse o addirittura di campionati diversi.

Io invece, magari sbagliando, tengo conto della unicità delle situazioni: nessuna partita è confrontabile con un'altra in cui siano in campo uomini diversi, avversari diversi, metodi di gioco differenti. Preferisco confrontare  partita per partita il gioco praticato dalla mia squadra con quello degli avversari. E come criterio di valutazione, non ho l'aspetto estetico. Neppure la storia delle contendenti, il loro blasone, la posizione in classifica. Considero le occasioni da gol create, comprensive di pali, errori di mira, grandi parate, errori clamorosi delle difese, errori arbitrali determinanti.

Da questo punto di vista, pur restando evidenti i limiti della squadra, devo riconoscere che sono pochissime le partite in cui gli avversari ci sono stati superiori.

Sicuramente Juve Napoli e Roma, che hanno organici indiscutibilmente più forti.

Con le altre le cose sono andate diversamente, anche e soprattutto con le squadre, come la viola, che praticano e ricercano, a differenza nostra, il “bel giuoco”.

Abbiamo totalizzato pochi punti in relazione  a quanto prodotto sul campo, questo si, e al netto di sfortunate evenienze (per esempio i molti pali, che quando si ripetono non sono sfortuna ma  imprecisione, oppure le decisioni arbitrali contrarie, in lunga serie) nelle partite che abbiamo perso e pareggiato in molti casi la nostra superiorità di manovra ha prodotto si più occasioni di quelle avversarie, ma non in misura adeguata alla teorica differenza dei valori tecnici.

Così i nostri avversari di turno hanno segnato quanto noi (tredici pareggi) o qualche volta di più (sei sconfitte, ma tre sono venute contro juve, Roma e Napoli).

E' evidente che la classifica risulta deficitaria in virtù dei 7  pareggi casalinghi contro squadre medio piccole, anche se pure le rimonte subite a Torino e Livorno gridano vendetta.

Sarebbe bastato fare punteggio pieno in 5 di queste nove partite per essere in piena corsa per la CL.

E non considero la sconfitta interna con l'Atalanta, perché nell'arco di un campionato un infortunio ci sta.

Non si può neppure dire con certezza che la “pareggite” sia una conseguenza dell'atteggiamento troppo rinunciatario (i tre difensori puri, per intenderci) perché molte volte siamo riusciti ad andare in vantaggio e poi abbiamo subito rimonte incredibili. Magari in contropiede.

Spesso sono stati errori individuali a condannarci.

Probabilmente ci sono stati cali di tensione, non ascrivibili a fattori fisico atletici, perché poi, una volta subito,  spesso siamo tornati a fare la partita.

Più probabile che siano state determinanti le difficoltà a trovare il giusto equilibrio e la  mancanza di uomini con la personalità, il carisma e l'intelligenza tattica per dettare i ritmi dell'incontro senza esporre la squadra a rischi eccessivi.

La classifica mostra che abbiamo il quinto attacco, ma (sorpresa positiva) la terza difesa del campionato.

Se facessimo una classifica degli errori individuali evidenti, che ci sono costati gol al passivo, verosimilmente saremmo primi per distacco.

Se poi calcolassimo il numero di pali colpiti e quello di rigori solari non concessi, saremmo a livello del Napoli, come realizzazioni.

Insomma, è stata un'annata molto particolare, ma sino ad ora non tutto è stato così disastroso, almeno in prospettiva futura, come i risultati sembrerebbero mostrare.

Chiaro che l'annata è tutta ancora da giocare: battere il Parma, contenere almeno il ritorno di Milan e Lazio negli scontri diretti e magari far bene col Napoli, darebbe alla stagione un segno ancora accettabile.

Fallire questi obiettivi significherebbe ripartire dalla situazione disastrosa dello scorso fine campionato.

La partita

In questo match, dicevamo,  abbiamo rivisto tutte le situazioni che nel corso dell'annata ci hanno fatto sperare e disperare, in modo alternato (più spesso la seconda situazione, per la verità).

Noi andiamo in difficoltà contro le squadre che si chiudono e ripartono con veloci contropiedi,

Tutti soffrono queste situazioni (basterebbe rivedersi Atletico Barça, per restare a una gara recente), ma noi paghiamo anche quando il differenziale di valore tecnico dovrebbe in qualche modo porci al riparo da sorprese

Se entrambe le squadre giocano per vincere, spesso andiamo in vantaggio, ma poi abbiamo difficoltà a mantenerlo.  E così è successo anche  a Genova.

Questa è la differenza fra una grande squadra e una con lacune tecnico-atletiche e caratteriali, nonché  tattiche probabilmente.

Quando la situazione si ripete con questa costanza, non può esserci casualità.

Anche con la Doria abbiamo ottenuto il vantaggio con una bella rete e poi  è come se fossimo usciti dal campo: il rigore, almeno tre strepitose parate di Handa ci hanno salvato e non abbiamo creato più nulla per tutto il primo tempo  anche se avevamo in campo un uomo in più.

Avessero segnato il rigore, o in una delle altre occasioni, la partita sarebbe stata a forte rischio, si per le problematiche tattiche, sia perché  loro non avrebbero avuto quel nervosismo che li ha portati a disputare parte del match in 10.

Nel secondo tempo la musica è cambiata, probabilmente perché la Samp, che aveva speso molto, soprattutto sul piano nervoso, provando generosamente a rimontare si offriva con troppa disinvoltura ai contropiede articolati dei nostri.

Sono venuti altri gol e una larga vittoria in trasferta (anche questa una costante in situazioni simili: Sassuolo, Catania, Udine, oltre alla Samp ne sono l'esempio).

Se invece il risultato resta in bilico, finisce che soffriamo troppo (Cagliari Torino, Chievo, Livorno).

A Genova avevamo per la prima volta dall'inizio a centrocampo  il trio “piedi buoni”: Kovacic Cambiasso Hernanes (anche se non si può trascurare l'abilità col mancino di Alvarez, per cui i tre piedi buoni li abbiamo visti altre volte).

Chiaro che qualcosa si paga in termini di ritmo e capacità di contrasto, soprattutto quando gli avversari vanno in pressione: d'altra parte con questo trio più due punte e degli esterni soprattutto offensivi come Naga e Jona un certo squilibrio ci sta, anche se dovrebbe essere compensato dalla presenza di tre difensori centrali.

A Genova è andato tutto bene, anche perché Kovacic è apparso migliorato proprio in fase di contenimento e dietro Rolando ma  soprattutto Samuel e...Handanovic hanno disputato una grande prova.

Le verifiche ci saranno prestissimo e anche per questo il finale di stagione si presenta molto interessante proprio sul piano delle risposte di prospettiva.

La partita di Genova richiede a mio parere anche un breve commento di natura non tecnica, ma, come dire, etica.

Abbiamo letto e sentito di tutto sul gesto dell'orecchia compiuto da Icardi, in un festival dell'ipocrisia davvero deprimente.

Premesso che secondo me se un pubblico ti massacra ogni volta che tocchi palla, festeggiare un gol in quel modo non dovrebbe neppure essere da ammonizione, in quanto il giocatore non ha offeso assolutamente nessuno  (perché ad esempio il reverendo Porcile, un nome che è tutto un programma, invece che scatenarsi contro Icardi, chiedendogli scuse pubbliche per il suo gesto “vergognoso”, non si è scatenato contro il giocatore della Samp che ha urlato a Maurito frasi oscene, quelle si veramente indegne e offensive?),  premesso questo, dicevo, vorrei capire che differenza c'è tra usare violenza verbale verso un giocatore per il colore della sua pelle, è usarla per questioni private che non hanno alcuna attinenza col calcio.

Capisco che sia più facile punire uno che risponde (tra l'altro piuttosto civilmente, cioè in modo ironico) che punire una folla di migliaia di persone che provocano e insultano.

Ma questa ipocrisia non significa altro che l'abbandono definitivo di qualunque proposito di educare i sostenitori di calcio a un tifo caldo, propositivo e positivo, anziché a un sostegno che si traduce in aggressione e intimidazione dell'avversario.

Almeno, io la penso in questo modo, e non perché Icardi è dell'Inter.

Per conto mio chi paga il biglietto non acquista il diritto di insultare l’avversario (nemmeno il proprio giocatore, eh).

Acquista il diritto di sostenere la propria squadra e se la prestazione non gli è piaciuta di manifestare il suo dissenso in termini i civili, come può essere anche una fischiata di massa, al termine della gara.

Ma probabilmente sono un “retro” un residuo fastidioso di un’epoca in cui alcune cose contavano.

Tornando al calcio giocato, la partita di Genova è a mio parere troppo anomala per consentirci  entusiasmi smodati anche in chiave futura.

Per lottare contro le squadre davvero forti e competere sul lungo periodo serve ben altro. Servono, come abbiamo scritto tutti più volte, alcuni giocatori di grande classe, che abbiano anche forza fisica carisma ed esperienza.

Il nostro centrocampo è stato travolto per alcune decine di minuti da una squadra in dieci; gli esterni hanno pregi e difetti: questi ultimi ancora incidono troppo.

Rano stesso, pur non giocando male ha commesso un errore  di pura ingenuità, inammissibile in un giocatore di 25 anni, che poteva costarci carissimo.

Però, l’impressione è che la squadra non sia allo sbando e che un gruppo su cui lavorare ci sia. Speriamo che le prossime partite non ci smentiscano

Le prestazioni individuali

Handa: salva la partita con alcuni interventi strepitosi nei momenti decisivi del forcing doriano. 9

D’Ambrosio: sembra in crescita. Assicura vigore, qualche buon recupero e anche qualche incursione. 6

Rolando: un’altra prova positiva: autorevole e solido. 6.5

Ranocchia: è in condizione migliore rispetto al passato e si vede, ma certe ingenuità (vedi rigore causato) sono incomprensibili. 6-

Samuel: splendido: vedendolo giocare così si capisce perché voglia fare ancora il calciatore. Il problema è quante partite può giocare. 7.5

Naga: il solito discorso: spinge bene e copre male. Ci vorrebbe un meccanismo di interscambi per compensazione che però funziona solo a tratti 6

Kovacic: finalmente un prova da campione e non da promessa. Positivo soprattutto nei contrasti e nella caparbietà dei ripiegamenti. Senza perdere naturalmente le sue doti tecniche. 7

Cambiasso: dirige l’orchestra, come sempre con sapienza anche se con i suoi ritmi e il suo vigore atletico non proprio eccezionali. 7

Hernanes: il profeta non è al massimo, spero che possa dare molto di più. Se questo fosse il suo top ci sarebbe da preoccuparsi, perché il suo apporto non può ridursi all’impegno e a qualche rara giocata. 6

Palacio: il gol  per me è  un  piccolo capolavoro. Fatica molto per la squadra. Certo quando è la punta di riferimento ha più palle da sfruttare, ma il suo contributo resta fondamentale. 7

Icardi: una grande prestazione in una situazione ambientale difficilissima. Attaccante di razza, col fiuto del gol. A me ricorda un po’ Bonimba  per il fiuto del gol. Il bello è che mostra ancora lacune emendabili. Se dopo aver ceduto Destro, Balotelli, Coutinho cedono anche lui e/o Kova, possiamo rassegnarci alla mediocrità. 8

Alvarez: prova molto positiva, sembra in netta crescita. Abbiamo bisogno anche di lui. 6.5

Milito: si dà da fare.sv

Taider: rivisto con piacere. Sta a vedere che lavorando riemerge anche lui? Sv

WM: secondo me ha gestito bene la partita, non credo gli si possa imputare il calo di tensione della seconda parte del primo tempo. Magari non avrà meriti neppure nel diverso atteggiamento della squadra nel secondo. 6.5

Luciano Da Vite

Nella foto (Inter.it): uno dei miracoli di Samir Handanovic, quello sul tiro di Soriano. Le prodezze del portierone sloveno sono una delle tante cose che sono mancate troppo spesso all'Inter di quest'anno.