Inter Bologna 1-1: un pareggio che non fa (troppo) male

Ancora una volta, come è successo nella scorsa stagione, quando l'Inter sembrava sul punto di potersi insediare in modo definitivo nelle posizioni alle quali legittimamente aspira, uno stop improvviso e imprevisto, nella partita considerata facile, richiama squadra e tifosi alla realtà.

Questa volta però in qualche misura lo stop era prevedibile, è stato accolto con ovvio dispiacere ma non è apparso quasi a nessuno come un segnale di ridimensionamento.

In effetti la squadra dello scorso anno aveva lacune evidenti: non teneva i 90 minuti, aveva una difesa perforabile, faticava ad attaccare le difese chiuse, era lenta nello sviluppare la manovra di centro campo e spesso chiudeva le partite creando non più di una o due azioni da gol, perché aveva un solo realizzatore, facilmente controllabile dalle difese avversarie.

L'Inter è arrivata quarta perché aveva anche qualche valore che era stato inserito nel tempo: Handanovič, Miranda, un buon Brozović, un Medel criticabile e criticato ma alla prova dei fatti di gran rendimento, nella seconda parte della stagione Perišić e appunto Icardi.

Squadra da completare e priva di alternative importanti.

Da lì si è ripartiti.

Joao Mario per sveltire la manovra e dare qualità al centro campo; Banega per dare quella fantasia che è indispensabile a certi livelli; Candreva per avere (con Perišić) due ali che fossero forti contropiedisti ma che aprissero a 180 gradi il fronte d'attacco, soprattutto nelle partite in casa, contro le squadre che si chiudono; Ansaldi per tentare di creare superiorità numerica su una fascia almeno, senza aprire buchi in difesa.

Mancava qualcosa, l'abbiamo detto sempre e soprattutto mancavano le alternative di livello.

In questa stagione sembrano persi Jovetić Brozović e Kondogbia, e, rispetto alle teoriche aspettative questi importanti forfait non sono compensati dalla insperata ma relativa affermazione di due giovani come Senna e il recuperato (sembra) Gnoukouri.

Il mister sta cercando la squadra ottimale per il contesto descritto: un gruppo che possa garantire equilibrio solidità e continuità.

Ma il lavoro è lungo, richiederà integrazioni, soprattutto se proseguirà il processo di auto esclusione di Brozo e Kondo e soprattutto non viene aiutato dal calendario che prevede continuamente partite infrasettimanali, con il carico naturalmente conseguente di infortuni, affaticamenti, minor brillantezza dei giocatori cardine, chiamati ad essere in pratica sempre presenti.

Del resto la juve, che ha due squadre di pari livello, prima della partita di coppa ha stentato paurosamente a Palermo e dopo la partita di coppa, con qualche turn over, le ha buscate proprio da noi.

Non parliamo della discontinuità della Roma e qualche battuta a vuoto l'ha registrata anche il Napoli.

Il Milan è un cantiere aperto, come noi e alterna buoni risultati e battute d'arresto.

Ultimamente sembra aver trovato un certo equilibrio come potrebbe dimostrare il fatto che nelle tre più recenti partite non ha subito gol.

Ma i rossoneri non hanno le coppe (e forse hanno aspettative immediate minori) per cui possono lavorare con tranquillità.

In questo senso la partita contro il Bologna si presentava agevole solo per i più semplicisti, per quelli secondo cui “siamo l'Inter, non possiamo temere il Bologna”.

Che per fortuna non è l'idea dei giocatori e del tecnico e sarebbe la precondizione che avvia a una sicura disillusione.

Il Bologna è squadra forte, ha un solo punto meno di noi, possiede un ottimo allenatore che lavora sul gruppo da tempo, non ha le nostre pressioni, ha meno qualità tecnica alla quale supplisce con la corsa e l'organizzazione tattica.

Sarebbe stato avversario ostico comunque, lo è diventato ancor più dopo la rinuncia forzata a Joao Mario, l'uomo preso per ridurre le manchevolezze tecniche del centrocampo e a Murillo, che ha tanti difetti, ma è veloce e può garantire recuperi e chiusure sui prevedibili contropiedi avversari.

L'assenza di Joao si è sentita ovviamente di più rispetto a quella di Murillo, anche perché Banega, il centrocampista deputato a servire gli attaccanti sullo stretto e a proporsi centralmente, non era ispirato (nessun assist, secondo le statistiche ufficiali e una notevole imprecisione al tiro: 2 tiri in porta innocui, 2 conclusioni fuori, due occasioni da gol non sfruttate).

Eppure l'Inter ha dimostrato di essere diversa (migliore) dello scorso anno, nonostante il consueto gol, subito per un errore collettivo (anche di Handa), ma propiziato da una leggerezza inammissibile di quello che doveva essere nelle speranze passate, un perno del centrocampo, Kondo.

La squadra ha dimostrato di essere diversa, non nel risultato, ma almeno nell'andamento del match.

Dopo una mezz'ora iniziale (anche questo è elemento ereditato e spesso ricorrente), i nostri si sono fatti apprezzare per le occasioni che hanno saputo creare, la mole di gioco costruita, anche confusamente e per non essersi fatti bucare frequentemente dalle ripartenze felsinee (ricordo solo la grande occasione di Dzemaili, nel finale, quando per la voglia di provare a vincere, gli equilibri erano saltati).

I nerazzurri hanno tenuto palla per il 61% del tempo di gioco (e questo contro le squadre chiuse accadeva anche lo scorso anno) ma hanno provato ben 20 conclusioni (contro solo 4 dei bolognesi) e per ben sette volte (contro 3) hanno concluso nello specchio della porta.

Ripeto, chi ricorda alcune partite finite quasi senza occasioni, lo scorso anno, non può non notare la differenza.

Non conosco il concetto (forse discutibile) applicato dagli statistici ufficiali per definire le occasioni da gol, ma gli stessi parlano di 18 occasioni a quattro e non credo che per molte partite interne dello scorso anno le cifre si avvicinassero a queste.

Questo per dire che anche mancando Joao, con Jojo Brozo e Kondo relegati ai margini, con Banega in giornata non eccezionale, questa Inter dà garanzie di sostanza che quella passata non poteva fornire.

Il valore aggiunto naturalmente è fornito dalle fasce, che con il completo inserimento di Perišić e la qualità di Candreva sono in grado di minacciare qualunque difesa (in due, 10 cross, 1 gol più 4 tiri parati, 4 tiri fuori, 1 assist e 7 occasioni da gol)

Nel contempo Banega anche quando non è al top è più sostanzioso dei Ljajić, Jovetić ecc che lo scorso anno dovevano rifinire.

D'altra parte però Candreva ha dovuto essere sostituito e Perišić ha terminato il mach visibilmente distrutto (attenzione che il super lavoro può provocare conseguenze spiacevoli, come è stato per Joao).

E ancora: lo stesso Maurito ha lavorato molto più che in passato in occasioni analoghe, anche se non è stato preciso nelle conclusioni (5 volte non ha centrato la porta, ma significa che si era trovato in posizione di tiro) mentre Miranda e Medel hanno lavorato sul loro standard che è sempre notevole.

Buone sensazioni sono venute anche dai giocatori che, senza volerli sminuire, potremmo definire complementari: Santon è alla sua terza prestazione discreta, Ranocchia ha saputo riprendersi da un piccolo sbandamento inizale (ma attenzione, perché già al 5', dopo un malitenso Kondo Miranda ha operato una chiusura determinante, come poi è accaduto più volte nel finale).

Il Rano si è anche trovato a indirizzare a rete di testa a colpo sicuro, proprio allo scadere. Ha messo fuori, colpevolemente, ma lì c'era lui, non altri.

Gli esterni bassi hanno fatto la loro parte con diligenza anche se le cifre non sono così confortanti come l'impressione visiva suggerirebbe: Santon è stato un po' timido, calcolando che giocava nella sua posizione di destro: è andato al cross una sola volta. Ha perso 5 palle e ne ha recuperate solo 3.

Però anche questo dice poco: un conto è perdere una palla alla Kondo, un conto perderla in situazione ininfluente. Comunque Davide non ha dato una sensazione di insicurezza e questo è già molto.

Miangue è andato due volte al cross, ha spinto e osato di più.

Ha perso più palle di tutti (7) ma ne ha recuperate più di tutti (6).

Due volte, questo le statistiche non lo dicono, nel finale si è fatto sorprendere dal taglio alle spalle di un attaccante bolognese e in entrambe le situazioni è stato determinate il salvataggio del Rano: salvataggio difficile ma non impossibile, dice qualcuno: si, a patto di essere proprio lì, nel posto giusto...

Si può dire: “eh, ma Senna è giovane, deve fare esperienza”.

Senza dubbio e considero la sua prova positiva, oltre le previsioni.

Però i fautori dell'impiego dei giovani a prescindere, dovrebbero essere coerenti e valutare la prova, essere giovani non è un'attenuante.

A proposito di Senna voglio dilungarmi un attimo.

La sua buona affermazione è arrivata in modo inaspettato per tutti. Sono abbastanza amico del suo procuratore e posso assicurare che neppure lui si aspettava questo boom.

In estate si pensava a una buona serie B con la speranza di tante presenze.

Solo nell'ultima stagione in Primavera aveva cominciato a fugare dubbi e perplessità legati al rendimento contingente.

Il ragazzo aveva un buon sinistro, tanta potenza e progressione ma anche dei limiti di concentrazione e nella fase difensiva.

Resta comunque confermato che è più facile che arrivi un giocatore dalle buone qualità e dalla debordante fisicità (anche Duncan è un esempio di questo tipo) piuttosto che un giocatore molto tecnico ma un po' lento e fragile.

Molto positiva anche la prova di Gnoukouri.

Ne sono lietissimo.

D'altra parte ricordo che il Mancio lo aveva lanciato quando era di due anni più giovane e se poi l'ha accantonato, non posso credere che fosse per antipatia o per masochismo.

Se non giocava (anche con FDB fino a ieri) è perché il mister riteneva che altri in quel momento potessero dare di più.

A proposito dei facili incensatori di chi lancia i giovani, ricordo che anche DiMa e Bonazzoli sono stati fatti esordire due anni fa (e sono due '97 come Senna).

Se hanno trovato spazio in serie a l'uno (e nell'Empoli, non nell'Inter) e in B l'altro, solo due anni dopo, significa che allora non erano pronti per l'Inter.

Pur essendo due talenti.

Non esiste chi lancia i giovani e chi no.

Esiste chi valuta le qualità dei giocatori a disposizione.

Poi si può sempre sbagliare valutazione, certo.

Auguro a Senna e Gnoukouri una prosecuzione da titolari. Ma è chiaro che al momento Santon Senna e Gnoukouri non possono essere titolari di una squadra con grandi ambizioni.

Tornando alla partita e alla squadra, c'è da dire che a mio parere l'errore del Rano all'ultimo minuto   non è stato casuale. Nulla mai è casuale, tutto è il segno di una situazione complessiva.

Una squadra già costruita con completezza, conscia della propria forza, con quell'occasione o con un'altra avrebbe portato a casa il risultato.

Non esserci riusciti è la dimostrazione che il percorso imboccato è giusto, ma il cammino ancora lungo.

Ci saranno probabilmente in questa stagione altre battute dì arresto inaspettate, altri successi prestigiosi.

Ma la novità sembra essere questa: il tifoso si rende conto che si sta costruendo e accetta i segnali di miglioramento con una certa fiducia, anche quando non sono accompagnati dal risultato sperato e possibile.

La guida tecnica sembra seguire una direzione che, giusta o sbagliata lo dirà solo il tempo, è però frutto di una convinzione ben radicata e a quanto sembra inflessibile.

La squadra sembra rendersi conto che un'era può cambiare e questo porterà probabilmente alcuni fuori dal “progetto” ma quelli che si integrano risulteranno più convinti e coesi.

Il problema fondamentale resta la pressione: se facessimo bene ma finissimo ancora quarti (non voglio pensare al peggio) forse sarebbe ancora un dramma, non tanto finanziario viste le disponibilità della nuova proprietà, ma di immagine, di convinzione, ecc.

Per questo, a costo di ripetermi e di farlo per tutte le partite che restano fino a gennaio, continuerò a ribadire che l'occasione non va sprecata.

Nel mercato invernale si dovranno colmare altre lacune di organico con l'innesto di qualche pezzo importante.

Prestazioni individuali

(sintetiche, perché dei singoli in qualche modo abbiamo già parlato)

Handanovič: qualche responsabilità sul gol. Poi si riscatta su Dzemaili.

6

Santon: giocando a destra è più sicuro nelle chiusure. Ancora un po' timido nel cercare il fondo

6+

Miranda: la solita prestazione quasi impeccabile. Chiunque gli gioca accanto trova beneficio dalla sua guida

6.5

Ranocchia: una buona prestazione contro tutto e contro tutti. Imbattibile di testa, inizia con qualche tentennamento sulle palle basse (ma già al 5' risolve una situazione intricata per il malinteso tra Miranda e Kondo) nel finale salva il risultato con alcuni tackle scivolati efficaci: Meriterebbe il gol.

6+

Miangue: prestazione di tutto rispetto. Perde tanti palloni (non sanguinosi) ma ne recupera tanti. Tiene la fascia senza spavalderie ma in modo accorto. Deve solo confermarsi a questi livelli e possibilmente migliorare in personalità

6.5

Kondogbia: sbaglia l'approccio mentale alla gara. FDB gli rimprovera di non averlo ascoltato (probabilmente quando gli ha detto di essere più rapido nel liberarsi della palla). Io da tifoso sprovveduto ho l'impressione che non ne sia capace. Agilità destrezza e semplificazione non sono nelle sue corde.

5

Gnoukouri: ordinato, un po' scolastico ma molto sicuro nell'appoggio e positivo nel contrasto. Speriamo sia un giocatore ritrovato, ne abbiamo bisogno.

6.5

Medel: si conferma elemento fondamentale, direi imprescindibile. Ritmo continuità capacità di avviare il pressing. Senza di lui non c'è equilibrio.

7-

Banega: lavora tantissimi palloni ma sbaglia più del solito, non appare lucidissimo e ispirato.

In squadra non c'è comunque un'alternativa, anche se io, sempre da tifoso naturalmente, anziché con Éder lo avrei sostituito con Jovetić, che pure non è certo un giocatore da me prediletto

6

Éder: forse il mister sperava in una sua accelerazione o in un tiro da fuori. In realtà non riesce a incidere minimamente

5.5

Candreva: finché ne ha, fa davvero la differenza, imperversando su quella fascia. Repertorio completo e importante.

7

Barbosa: troppo poco tempo per giudicarlo, ma non riesce mai a liberarsi. Aspettiamolo con pazienza e fiducia.

sv

Perišić: il migliore, sicuramente. Non solo corsa ma anche numeri di alta scuola e determinazione feroce. Ignorato qualche volta di compagni. Splendido il gol.

Finisce stremato

7+

Icardi: non timbra e questo è contro le sue abitudini.

Però si sbatte molto, tira spesso, ha qualche occasione.

Non sempre può andar bene, ma lui conferma di esserci.

7--

FDB: in relazione agli uomini disponibili compie le scelte più opportune, anche se quasi obbligate.  La squadra è viva e lo segue.

6-7

Luciano Da Vite

Nella foto (Inter.it): Ivan Perišić esulta dopo aver siglato il pareggio contro il Bologna.