La definizione di Doping, secondo il Devoto-Oli è: “La somministrazione
ad un atleta, o l’assunzione volontaria da parte di quest’ultimo, di sostanze
proibite dai regolamenti allo scopo di accrescere artificiosamente e slealmente
il rendimento fisico nel corso di una competizione”; tale definizione è
incompleta, andrebbe integrata aggiungendo alle “sostanze proibite” le
“manipolazioni fisiologiche, chimiche, genetiche proibite”.
Il Doping è vietato, nello
sport, dagli anni ’50. Oggi, il contrasto al Doping, almeno in teoria, si svolge
in ambito sportivo e, in molti paesi, in ambito penale. In ambito sportivo, alla
fine degli anni ’90, venne costituita l’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) che
ha favorito la creazione, nei singoli paesi, di Agenzie Antidoping nazionali.
La novità sarebbe dovuta essere l’assoluta indipendenza ed autonomia non solo della Wada, ma anche delle agenzie nazionali, dai rispettivi governi ed istituzioni sportive. L’uso del condizionale è dovuto alla non completa attuazione di tale intendimento: per esempio, in Italia l’agenzia antidoping denominata Coni-NADO non risulta essere indipendente, bensì strettamente organica al CONI, il che fa dubitare anche della sua indipendenza dai governi…
La novità sarebbe dovuta essere l’assoluta indipendenza ed autonomia non solo della Wada, ma anche delle agenzie nazionali, dai rispettivi governi ed istituzioni sportive. L’uso del condizionale è dovuto alla non completa attuazione di tale intendimento: per esempio, in Italia l’agenzia antidoping denominata Coni-NADO non risulta essere indipendente, bensì strettamente organica al CONI, il che fa dubitare anche della sua indipendenza dai governi…
A livello penale, alcuni paesi,
tra cui l’Italia (l.n°376 del 14/12/2000), si sono dotati di leggi penali
antidoping, altri hanno preferito inserire le sostanze ed i metodi dopanti
nella legislazione antidroga.
Entrambe le legislazioni,
sportiva e penale, si basano su liste comprendenti sostanze e metodologie
vietate, periodicamente aggiornate (in ambito sportivo) dalla Wada, suddivise
in diverse categorie (8 categorie di Doping).
IL
FENOMENO DOPING
La fredda definizione di Doping
non da l’esatta idea di cosa, in realtà, sia stato, a mio parere sia, almeno in
parte, ancora, il “fenomeno Doping”. Il doping non è un problema individuale
dell’atleta, non è un fatto di “buoni e cattivi”, di chi lo pratica e chi no; è
questo, ma è molto molto di più.
Storicamente il Doping è un
SISTEMA a cui le ISTITUZIONI sportive non solo non sono estranee, ma hanno
contribuito ad organizzare, gestire, sfruttare, sia con la
mancanza/inadeguatezza dei controlli, soprattutto con una attività di
promozione dell’uso illecito di sostanze e metodologie dopanti presso gli
atleti, i tecnici, i dirigenti.
UN
PO’ DI STORIA
E’ ormai accertato che, dagli
inizi degli anni ’80, il Doping sia diventato, nello sport italiano di vertice,
SISTEMICO, organizzato, al fine di conseguire “vittorie prestigiose”. Questo
non significa che tutti gli atleti si siano dopati (gli uomini, grazie a Dio,
CONTANO), significa che, all’interno delle Federazioni e del Coni, gli atleti,
specie quelli di punta, avevano la possibilità di, anzi spesso venivano “spinti a”, utilizzare il doping, godendo di
aiuto e protezione istituzionale.
Figura centrale di questa
“gestione” è stato il Prof. Francesco Conconi. La sua “collaborazione”con lo
sport italiano di vertice è durata più di 25 anni, attraversando 4 presidenze
del Coni, Carraro (proprio lui, non un omonimo), Gattai, Pescante, Petrucci; ha
visto il Coni proporlo, purtroppo con successo, al CIO per importanti ruoli di
“lotta al Doping” (ruoli ricoperti anche DOPO essere finito sotto indagine
penale nell’ottobre 1998… SIC!!); abbiamo rischiato che diventasse ministro
(Prodi, 2006, evidentemente essere indagato non costituiva ostacolo); qualche
giornalista, non un buontempone, seriamente, lo propose per il Nobel della
medicina!
Questo biochimico
dell’Università di Ferrara, di cui, da indagato, diventò Rettore (l’Italia…),
sicuramente dal 1981 ha praticato, senza neanche nasconderlo più di tanto,
l’emotrasfusione (già allora VIETATA), associata spesso agli steroidi
anabolizzanti, a molti atleti di punta dell’atletica (mezzofondo-fondo), dello
sci, del ciclismo e di altre discipline.
Nell’atletica rimase esente da tali
pratiche, almeno in quei primi anni, il settore della velocità, per 2 buoni
motivi: il più importante è che “gli uomini contano”; la velocità era guidata
dal Prof. Carlo Vittori, tecnico validissimo, di prestigio e di specchiata
onestà, e nonostante le pressioni (istituzionali) per Conconi non fu possibile
inserirsi; il secondo motivo è che Conconi, molto competente nel suo campo, non
capiva molto di tecniche di allenamento, della specifcità di una disciplina,
per cui nel trasferire metodi del mezzofondo-fondo alla velocità, anche nello
sci, non ottenne i risultati promessi e sperati; non è un caso, a proposito
degli uomini, che, dalla scuola del Prof. Vittori, sia uscito, fra gli altri,
il Prof. Sandro Donati, il più grande oppositore del Doping in Italia e nel
mondo, degli ultimi 30 anni, mentre dalla scuola Conconi è uscito, per esempio,
il Dott. Michele Ferrari, ben noto alle cronache, il quale peraltro,
sorpassando il maestro, si è fatto anche una cultura tecnica delle metodologie
di allenamento.
Successivamente il Prof. Conconi passò all’Epo, si teneva
aggiornato, che sperimentò anche su se stesso; infatti, era un “appassionato”
ciclista amatoriale, amico di un noto politico ciclista con cui talvolta
pedalava; per rendere chiaro cosa dia l’Epo ricordo che Conconi, utilizzandola
su se stesso , il 30-07-1991 scalò in bici lo Stelvio (presente cosa sia?) col
tempo di 1h21’01’’, il 21 settembre successivo col tempo di 1h05’29’’, 16
minuti in meno di 2 mesi prima, un ciclista amatoriale di 56 anni! Peraltro, negli
anni 1993/94 i valori ematici di Conconi arrivarono a emoglobina 20, ematocrito
60%, non è sangue, è colla…
Conconi non lavorava per conto
degli atleti, ma direttamente per le federazioni, Fidal in primis, e per il
Coni; erano infatti le Federazioni, col benestare del Coni, ad inviargli gli
atleti prescelti, ai massimi livelli.
Per capire di chi si parla, a puro titolo
di esempio non esaustivo, indico alcuni “campioni” di cui la magistratura ha
accertato la frequentazione con Conconi e l’uso di sostanze dopanti: Alberto
Cova (atletica, oro olimpico Los Angeles 1984, 10000 metri), Gabriella Dorio (atletica, oro olimpico Los Angeles 1984, 1500 metri), Francesco Moser (ciclismo,
record dell’ora a Città del Messico, il cui sangue prelevatogli in Italia e
congelato, venne trasportato su un Concorde in Messico, con scorta diplomatica
per evitare i controlli), Salvatore Antibo (atletica, argento olimpico Seul 1988), 10000 metri), Alessandro Andrei (atletica, oro olimpico Los Angeles 1984, getto del peso), Daniele Masala (oro olimpico Los Angeles 1984, pentathlon moderno), e negli anni seguenti tanti altri, anche al di fuori
dell’atletica, dall’oro olimpico della marcia Maurizio Damilano, ai ciclisti
Pantani-Bugno-Fondriest-Chiappucci-Cipollini, diversi sciatori fondisti come Albarello e De
Zolt, ma sottolineo la Signora Manuela Di Centa (1993, ematocrito 38,7%, classificatasi (prima di Conconi) non meglio del ventesimo posto... 1994, trattata da Conconi
con Epo, ematocrito che arriva al 54%, oro olimpico a Lillehammer nella 15Km e
nella 30 Km).
Sarebbe troppo lungo raccontare, nei dettagli, tutta la storia, ci sono libri che lo fanno molto bene, meglio e con più competenza di quanto potrei fare io; a me preme, per spiegare il ruolo delle istituzioni, evidenziare alcuni punti:
1) Il Laboratorio Antidoping del Coni, in collaborazione con altri tra cui il CNR di Pisa, venne utilizzato per la PREVENZIONE DEI CONTROLLI, ossia gli atleti dopati da Conconi in accordo con le istituzioni, venivano monitorati al fine di evitare che potessero essere trovati positivi.
2) Gli atleti che rifiutavano tali pratiche ed ancora più i loro allenatori federali o meno, venivano sottoposti a forti pressioni di vario tipo.
3) Tre presidenti del Coni, Carraro, Gattai, Pescante, coinvolti nel procedimento penale aperto dal PM Soprani (Ferrara) ne uscirono per prescrizione, ma nella motivazione della prescrizione si legge, nell’esame del rapporto tra Conconi ed il Coni, dell’esistenza di “pratiche di doping sportivo in ambito ISTITUZIONALE”.
4) Tutto questo venne denunciato, in tempo reale, da quei pochi che, soprattutto all’interno delle istituzioni sportive, il Doping provarono a combatterlo realmente, senza riscontri dai vertici fino all’arrivo della Magistratura ordinaria.
Sarebbe troppo lungo raccontare, nei dettagli, tutta la storia, ci sono libri che lo fanno molto bene, meglio e con più competenza di quanto potrei fare io; a me preme, per spiegare il ruolo delle istituzioni, evidenziare alcuni punti:
1) Il Laboratorio Antidoping del Coni, in collaborazione con altri tra cui il CNR di Pisa, venne utilizzato per la PREVENZIONE DEI CONTROLLI, ossia gli atleti dopati da Conconi in accordo con le istituzioni, venivano monitorati al fine di evitare che potessero essere trovati positivi.
2) Gli atleti che rifiutavano tali pratiche ed ancora più i loro allenatori federali o meno, venivano sottoposti a forti pressioni di vario tipo.
3) Tre presidenti del Coni, Carraro, Gattai, Pescante, coinvolti nel procedimento penale aperto dal PM Soprani (Ferrara) ne uscirono per prescrizione, ma nella motivazione della prescrizione si legge, nell’esame del rapporto tra Conconi ed il Coni, dell’esistenza di “pratiche di doping sportivo in ambito ISTITUZIONALE”.
4) Tutto questo venne denunciato, in tempo reale, da quei pochi che, soprattutto all’interno delle istituzioni sportive, il Doping provarono a combatterlo realmente, senza riscontri dai vertici fino all’arrivo della Magistratura ordinaria.
LA
GESTIONE PETRUCCI
Va subito detto che le diverse
inchieste sviluppatesi, i casi di doping accertati durante la gestione
Petrucci, NON hanno portato ad un coinvolgimento diretto ed evidente del Coni
e/o delle Federazioni. E’ tutto cambiato? Non ne sono convinto, intanto perché
ancora per tutta la metà degli anni 2000 ed oltre si è puntato sui “Conconi”,
perché nel 2005 la Signora Manuela Di Centa viene promossa Vicepresidente del
Coni, nonostante fosse accertato dall’indagine della Magistratura l’utilizzo di
sostanze dopanti da parte sua, perché il Coni ha continuato a fare la guerra
agli oppositori del doping, non al doping,
con vessazioni amministrative e sul lavoro di ogni sorta, ma anche con
iniziative giudiziarie, uscendo peraltro sconfitto nelle cause intentate in
Tribunale, nonostante, con denaro PUBBLICO, il Coni si fosse affidato, nelle
cause, a principi e principesse del foro, il Prof. Franco Coppi e l’avv. Giulia
Bongiorno (proprio lei, non una omonima, da Andreotti a Conte e juventus
passando per il Coni). Perché l’Agenzia nazionale Antidoping, Coni-NADO, che
non è indipendente, ha un riscontro di positività pari al 50% rispetto al resto
del mondo (si parla di uno 0,60%, contro un sequestro medio, da parte delle
forze dell’ordine, di 10.000.000 di dosi annue, con una stima di “traffico”
annuo di 370.000.000 di dosi; ad ogni buon conto il Coni non fornisce dati dal
2007), meno di un sesto rispetto alla Commissione Nazionale Antidoping,
peraltro osteggiata ed esclusa dallo sport di vertice con la collaborazione
attiva dei governi di ogni colore, con rare eccezioni, molto lontane tra loro
(dal Min. Ferrero al Min. Storace, subito esautorato da Berlusconi), su questo
ci vorrebbe un discorso a parte… può bastare? Diversamente, andiamo avanti.
Perché è accaduto, forse accade e potrebbe accadere tutto questo? Perché lo
Sport è “strumento politico” (sia politico-sportivo che politico e basta),
nelle dittature e nelle democrazie, per il denaro che conseguentemente è
interessato, per le carriere, i curricula, per salvarsi il posto, perché lo
fanno gli altri, perché il valore
dominante è “LA VITTORIA”.
CONTA
LA “VITTORIA” O CONTA IL “RISULTATO”?
Premessa: l’assunto che nello
sport “l’importante è partecipare”, non mi appartiene.
Lo sport non è, solo, attività fisica, è anche competizione. Se faccio un corso di Pilates non devo competere, posso decidere una modalità rilassata, idem se partecipo, col bimbo in passeggino, alla “camminata non competitiva”, per quanto abbia visto padri paonazzi sprintare spingendo forsennatamente i bimbi ed i passeggini. Se faccio SPORT competo, dunque conta molto il “RISULTATO”. Nell’accezione comune del linguaggio sportivo “risultato” e “vittoria” sono spesso sinonimi o quasi. Non è così, a mio avviso. Intanto ”risultato” evoca lo svolgersi di un percorso, un procedimento; “vittoria” si fissa sull’evento (gara-partita) o persino in un suo attimo (traguardo-fischio finale); “risultato” può avere accezioni educative (risultato scolastico, per es.), “vittoria” è un termine bellico; “vittoria” ha un senso assoluto, presuppone, in contrapposizione, la sconfitta, il “risultato” no, ha una soggettività relativa; peraltro da un certo punto di vista, oserei definirlo etico, ma limitiamoci a meritocratico, il “risultato” varrebbe più della “vittoria”: se io nella gara x vinco ottenendo un buon risultato e nella gara y non vinco, ma ottengo un risultato migliore, evidentemente avrò fatto meglio in y, mentre la vittoria risulterà una variabile indipendente, legata a fattori estranei, gli avversari.
Lo sport non è, solo, attività fisica, è anche competizione. Se faccio un corso di Pilates non devo competere, posso decidere una modalità rilassata, idem se partecipo, col bimbo in passeggino, alla “camminata non competitiva”, per quanto abbia visto padri paonazzi sprintare spingendo forsennatamente i bimbi ed i passeggini. Se faccio SPORT competo, dunque conta molto il “RISULTATO”. Nell’accezione comune del linguaggio sportivo “risultato” e “vittoria” sono spesso sinonimi o quasi. Non è così, a mio avviso. Intanto ”risultato” evoca lo svolgersi di un percorso, un procedimento; “vittoria” si fissa sull’evento (gara-partita) o persino in un suo attimo (traguardo-fischio finale); “risultato” può avere accezioni educative (risultato scolastico, per es.), “vittoria” è un termine bellico; “vittoria” ha un senso assoluto, presuppone, in contrapposizione, la sconfitta, il “risultato” no, ha una soggettività relativa; peraltro da un certo punto di vista, oserei definirlo etico, ma limitiamoci a meritocratico, il “risultato” varrebbe più della “vittoria”: se io nella gara x vinco ottenendo un buon risultato e nella gara y non vinco, ma ottengo un risultato migliore, evidentemente avrò fatto meglio in y, mentre la vittoria risulterà una variabile indipendente, legata a fattori estranei, gli avversari.
Soprattutto il “risultato” mi
costringe a (cercare di) dare SEMPRE il mio meglio, la vittoria no. Per vincere
si può scegliere di non affrontare difficoltà maggiori, una categoria diversa,
una competizione più impegnativa, senza
ottenere, probabilmente, il (proprio) miglior risultato, senza dare il
meglio delle proprie capacità, di se stessi. E’ il risultato ad essere
essenziale nello Sport, è il “motore” dello Sport. Se sono il più forte o tra i
più forti, il mio miglior risultato coinciderà, spesso, con una vittoria,
altrimenti avrò dato ed ottenuto il MASSIMO, il meglio di me stesso. Non è un
concetto astratto, valido solo per lo sport minore o amatoriale; vale sempre.
Nella primavera 2010 quanti
tifosi interisti, quanti addetti ai lavori, sostenevano fosse MEGLIO, per
l’Inter, concentrarsi su un solo obiettivo, per VINCERE? Magari il campionato… troppo
difficile la Champions League, un portaombrelli la Coppa Italia… ma cosa avrebbe significato quella
scelta? Cercare la vittoria, certo, magari per “sfottere” il tifoso avversario,
per l’albo d’oro, chissà per cos’altro ancora; l’Inter, José Mourinho in testa, cercò il
miglior risultato, non la “semplice” vittoria (dedicandoci SOLO al campionato,
arbitri o non arbitri, avremmo dominato, con meno patemi), il risultato
impossibile, l’impresa, mettendo a rischio la vittoria; finì col Triplete, si
rischiò lo “zeroplete” o “zero tituli”. La vittoria non bastava, si voleva il
massimo…
COME
GIUDICARE
Il lavoro, da un punto di vista
“sportivo”, di un atleta, di un tecnico, un dirigente, persino un presidente,
fosse della polisportiva rionale, della grande Federazione, dell’Inter, del
Coni, viene troppo spesso, quasi sempre, giudicato dalle “vittorie”; così i
curricula, talvolta il diritto di parola… ma qui entriamo in un campo criminoso.
D’altra parte la politica, l’industria, per prestigio o denaro, inseguono la
vittoria più, molto più, che il risultato… “contano le medaglie”, frase
risuonata spesso nelle “alte stanze istituzionali” dello Sport italiano. Ecco
che la vittoria diventa il bene, l’unico bene (l’unico che conta… ricorda
qualcosa?), il vero discrimine; in una società dove quello che abbiamo vale
più, molto più, di quello che siamo, il concetto si esaspera all’infinito. Ma è
SBAGLIATO; PERICOLOSO; DANNOSO.
Si dice che lo voglia “il
pubblico”, categoria astratta e plasmabile alla bisogna. A parte che non
cambierebbe nulla anche fosse vero, il “pubblico”è, in buona parte, conseguenza
e non causa; conseguenza di una diseducazione di modelli, mediatica, di
politica sportiva (e politica senza aggettivi…), di (dis)valori. Non tutto il
pubblico, ma quanta parte! Non dico che la cultura del RISULTATO sarebbe la
panacea di tutti i mali, sostengo che la (sub)cultura della VITTORIA rappresenta una tentazione
forte… tanto più forte se affiancata agli interessi economici, che raramente si
curano dell’etica, alle strumentalizzazioni di potere, alle ambizioni
personali, oltre alla ormai imperante (SUB)cultura della SCORCIATOIA, e tutto
diventa accettabile se non “lecito di fatto”.
I
DANNI DEL DOPING
Premessa: il Doping è vietato,
costituisce un illecito sportivo ed un reato penale. Giustamente, a mio avviso,
anzi potrebbe essere sanzionato più severamente; detto ciò il discorso dovrebbe
essere chiuso. Ma, anche in opposizione ad alcune ”teorie minimaliste”,
accennerò ad alcuni danni conseguenti al Doping.
Danni
alla Salute
Che l’utilizzo di sostanze o
metodologie dopanti sia dannoso per la salute è cosa acclarata, indiscutibile.
Eppure si avanzano obiezioni: 1) “Non tutti coloro che si dopano subiscono
conseguenze”. Argomento risibile, esiste un nesso causale tra il Doping e rischi
di patologie, dirette (derivanti dall’utilizzo delle sostanze e/o metodologie),
indirette (derivanti dall’attenuazione/eliminazione di fatica, dolore fisico
etc.). Nesso causale non significa automatismo, vale per tutto: fumo, droga,
alcool, andare a 300Km/h in centro città.
2) “A livello professionistico si parla di atleti che svolgono un lavoro,
consapevoli delle conseguenze potenziali del doping, una sorta di rischio
professionale”. Non credo sia una visione corretta. Se parliamo di rischio
professionale per l’atleta, oltre agli incidenti traumatici connessi alla
disciplina, dovremmo limitarci agli INFORTUNI, al massimo ad una possibile
usura fisica precoce. Non penso che, in altri campi, possano essere rischi
professionali il non rispetto delle norme di sicurezza, o l’inquinamento oltre
le soglie (già discutibili) di legge, o l’amianto… le violazioni di legge o
norme NON sono rischio professionale, ma violazioni.
Il
danno etico
L’esistenza di un danno etico è
lampante; nei confronti degli “altri”, atleti, tecnici, allenatori, dirigenti,
spettatori, interessi economici (sponsor, TV, etc.). Chiaramente dove gli
“altri” non partecipino all’imbroglio doping. Su questo punto l’obiezione
minimalista, riferita in particolare ad alcune discipline, vedi ciclismo e non
solo, è “tutti si dopano”. Per quanto diffusa, tale obiezione è inaccettabile
(anche per motivi che proporrò al punto successivo), non solo perché sarebbe la
RESA, ma soprattutto perché basta uno, uno solo onesto tra i tanti, atleti,
tecnici, allenatori, dirigenti e quanto su detto, perché il DANNO ci sia. Sia
chiaro, non sono MAI tutti, come in ogni campo. Il qualunquismo è pericoloso,
favorisce i disonesti, così fan tutti lo abbiamo sentito a scusante milioni di
volte! Ci sarebbe, inoltre, la ricaduta sociale, diseducativa, di emulazione
negli amatori e nelle giovani generazioni di sportivi… ognuna di queste cose
sufficiente, da sola, a scatenare la ribellione.
Il
danno tecnico
E’ un argomento che mi sta
particolarmente a cuore. Lo Sport non è fatto solo dalla “gara” (il momento
della competizione in senso stretto); la gara è il risultato, ecco che torna
questo termine, di un percorso di lavoro, allenamento, studio; che non è
statico ma dinamico, fatto di innovazione, ricerca, sperimentazione,
sacrificio, delusioni e soddisfazioni, tentativi falliti e tentativi riusciti,
il tutto condito da passione, amore per quello che si fa, a qualunque livello,
alto o modesto. Se tutto questo impegno, quand’anche tutto andasse per il
meglio, porta miglioramenti infinitesimi rispetto ad una pastiglia, una dose,
lo si demotiva, ridicolizza, disperdendo un patrimonio di conoscenza, si
rischia la morte stessa dello Sport, almeno come lo intendo io, quello fatto di
fatica, ricerca, sudore, delusione, gioia, RISULTATI. Ma non di abuso di
farmaci, di sostanze vietate, di cocaina (esiste una connessione nell’uso di
cocaina e doping nello sport), scorciatoie, imbrogli. Anche se si dopassero
tutti, non sono MAI tutti, non sarebbe accettabile, spostare la competizione in
ambito farmacologico, medici al posto degli allenatori, con conseguenze molto
gravi.
Per questi motivi ed altri
ancora, la proposta-provocazione di “legalizzare” o “liberalizzare” il doping,
anche solo nel professionismo, è da respingere in toto. A differenza che per la
“droga” nel doping la quasi totalità delle sostanze utilizzate è già legale,
trattasi di utilizzo/commercio illegale parallelo (anzi, molte sostanze sono
fondamentali in medicina). La produzione è delle industrie farmaceutiche, non
ci sono piantagioni da riconvertire, e l’industria farmaceutica non può non
essre consapevole dell’utilizzo illegale: basterebbe pensare agli studi fatti
per rendere invisibili i farmaci dopanti ai controlli ematici, se utilizzati
solo legalmente che motivo ci sarebbe? Il fatto che la stragrande maggioranza
delle sostanze utilizzate a scopo di doping siano, di per se stesse, legali,
non esclude interessi ed infiltrazioni della criminalità organizzata, anche per
una certa osmosi con alcune droghe illegali, cocaina su tutte.
Con queste poche
considerazioni, rispetto alla vastità del problema, vorrei suscitare curiosità
e dibattito, per chi fosse interessato. Ho cercato di privilegiare
un’angolatura “sportiva”, pur sapendo che molti altri aspetti hanno la medesima
importanza, non condensabile in brevi cenni. Aspetti politici (l’utilizzo dello
Sport, la maggiore o minore volontà politica nel legiferare contro il doping),
l’aspetto dei controlli (serietà, indipendenza, ricerca delle sostanze o
controllo, a priori, dei valori ematici etc.), aspetti economico-industriali
(non solo l’industria produttrice, gli sponsor, i media, l’economia dei grandi
eventi), aspetti medici (cultura del farmaco, approccio patologico, interessi
ed ambizioni personali), l’aspetto giudiziario (la Magistratura inquirente in
primis, dopo anni di buio, ha fatto molto, sia di sua competenza sia in
supplenza degli organi sportivi “dormienti”. Potrebbe fare di più, certo la
situazione generale del pianeta giustizia non aiuta il compito. Aggiungo una
considerazione strettamente personale: se diversi PM, da Soprani a Guariniello
e tanti altri, hanno potuto aprire squarci di verità, è anche grazie
all’indipendenza dal potere esecutivo, diversamente credo che i “freni”
sarebbero stati molto maggiori). E tanto altro ancora, ma ci fermiamo qui.
Enrico Casano
Ringrazio personalmente Enrico Casano (aka Amstaf) per questo suo eccellente contributo fornito al blog Interista Sempre su un argomento così importante e attuale nello sport italiano e mondiale. Infatti, il Doping è certamente una piaga sportiva, ma anche l'idolo incontrastato della subcultura della vittoria ad ogni costo. Doping che ogni giorno o quasi lascia la sua traccia immonda su atleti di ogni sport del globo, anche a livello amatoriale. Tranne che nel calcio, dove si manifesta assai di rado e in modo curiosamente isolato, quasi casuale. Almeno così pare, fino a prova contraria...
Guido Montana (aka Gimon24)
73 commenti:
Grande post,
Ne vorrei altro sull'argomento.
Non ho mai compreso l'ansia nazionalistica alle competizioni olimpiche: non mi è mai interessato granché il numero delle medaglie. Chiunque vinca mi appassiona, perché è emblema delle potenzialità umane. La gara in sé è una festa.
Li scopo del c.o.n.i. Dovrebbe edere quelli di ampliare il più possibile la base di atleti, fare cultura e appoggiare li sviluppo di quelli da "competizione", perché il talento va sempre assecondato.
Il medagliere dovrebbe essere seguito come semplice conseguenza accessoria, non come scopo di una federazione. Poi emergono i casi umani degli schwarzer, che ormai ere giunto a non amare più la sua attività.
Poi, l'anti doping nel calcio è una barzelletta, con giocatori che rifiutano controlli, altri.che accusano creme vaginali...
Il peggio sono i tifosi che vendono la loro morale per sentirsi migliori, grazie alla identificazione con i giocatori.
Io sono me stesso, e non miglioro o peggioro a seconda dei risultato della squadra che amo.
Un bell'articolo che cerca di sviscerare tutti gli aspetti del doping, da quello legislativo a quello umano, per passare da quello sportivo e del traffico criminoso (a vari scopi: puramente economici, politici, di "vittoria a tutti i costi").
Direi che la panoramica è efficace anche se ovviamente de ne potrebbe parlare per mesi.
Comunemente si pensa che un intervento antidoping nel calcio sia politicamente impossibile. Ma a tutti i livelli è chiaro che vi sia un forte ostracismo proveniente dall'alto. Ne consegue che le tecniche antidoping risultino sempre un pochino arretrate rispetto alle novità tecnologiche emergenti. Che a loro volta sono stranamente coperto da un velo di indifferenza.
Faccio un esempio
Il celebre dott. Fajardo, ad oggi sul libro contabile della Juventus come preparatore atletico, i cui legami con Fuente e Nadal si possono reperire nella bibliografia giornalistica, viene definito come il primo utilizzatore della PRT in ambito sportivo.
La Platelet Rich Therapy consiste nel centrifugare sangue il sangue dell'atleta stesso, prelevare la frazione con le piastrine concentrate ed iniettarla nelle zone dove è richiesta una maggior attività rigenerativa (grazie ai fattori di crescita presenti nelle piastrine stesse). E' una tecnica molto potente da utilizzarsi non solo dopo infortuni di vario tipo, ma anche per far crescere tessuti con maggior velocità.
Ora, se Fayardo lo fa, vuol dire che è permesso. Quindi non è doping, mentre l'uso di anabolizzanti lo è.
Certo il materiale iniettato è assolutamente accettato dall'organismo dal quale proviene, il quale però non è esentato dal rischi quali la formazione di trombi. Tuttavia mi ricorda molto da vicino quelle forme di emotrasfusione, in cui l'atleta utilizza in pianura il proprio stesso sangue ossigenato in altura e altre forme di emotrasfusione.
Era solo un esempio di come la tecnologia dopante si evolva velocemente e che forse troppi ostacoli non ne trova...
E chiedo scusa per gli innumerevoli errori...
Non so se rispondo indirettamente a Carlo ma so che negli ultimi anni una nazione che ha ottenuto giganteschi risultati sportivi è la Spagna. Fece scalpore Prodi nel 200 quando disse che la vittoria di un mondiale poteva portare ad un incremento importante del PIL. Non credo che sbagliasse. Figuriamoci se questa nazione ha campioni che fanno girare l'economia anche nel tennis, basket e tanti altri sport. Certo, hanno fatto programmazione ma sorprende come i maggiori scandali vengano proprio da lì. Parliamoci chiaro, lo sport contribuisce a non tenere la Spagna relegata nella periferia europea.
*2006
La PRT se ragioniamo in termini di principio non dovrebbe essere permessa o vietata; come per i farmaci dipende dall'uso. Se la PRT viene utilizzata esclusivamente su un tessuto infortunato potrebbe essere un utilizzo "curativo" del farmaco, se venisse utilizzata su tessuti "sani" ci sarebbe un abuso. Il vero problema è il controllo...la PRT è fortemente utilizzata per la ricrescita dei capelli, forse fajardo è alla juve per quello...
Per quanto riguarda la Spagna, solo nel dicembre 2012 il loro parlamento ha cominciato a "discutere" una possibile legge anti doping; per esempio nel processo a Fuentes l'accusa dovrebbe dimostrare che l'imputato abbia volontariamente messo in pericolo di vita gli atleti...non facile...
AHAHAH Amstaf! Infatti mi sembrava di ricordare che Conte fosse pelato! :)
Complimenti per l'articolo, davvero interessante, soprattutto nella dicotomia tra i concetti di vittoria e risultato.
Non ero a conoscenza di questi "risvolti" della carriera di Manuela Di Centa, mi chiedo quindi se, alla luce di ciò, la rivalità all'epoca (e non solo) con Stefania Belmondo fosse in qualche modo legata ai miglioramenti sportivi della Di Centa stessa grazie alla cura Conconi.
Post straordinario, per profondità di analisi e ricchezza di dati e argomentazioni
merita una riflessione approfondita, che mi propongo di fare con calma.
prima qualche notizia su
Inter Varese giovanissimi nazionali (3-0 : Loris, Mel. Jus)
Inter con
Radaelli
Chiarion Matteoli Granziera Picozzi
Taufer Donna Buglio
Goury Piscopo Vago
Il Varese inizia con gran ritmo, tenendo la difesa molto alta, la squadra corta e pressandoci nella nostra metà campo.
Per quindici venti minuti fatichiamo a imporci, perché dietro loro applicano abbastanza bene il fuorigioco e noi sbagliamo qualche rifinitura decisiva. Intorno al 20° si può dire che ci sia stata un'occasione vera per parte: mostriamo comunque una chiara superiorità tecnica, pur scontando qualche assenza (Cagnano, Merlini, Nouman e soprattutto Opoku).
Poi loro cominciano a calare rispetto al ritmo iniziale insostenibile e noi otteniamo il gol del meritato vantaggio dopo un'azione entusiasmante Buglio Piscopo Vago.
Da questo momento non c' è più partita e, nonostante una più che dignitosa resistenza del Varese realizziamo altre due reti e ne manchiamo numerose altre, fallendo di un nulla situazioni di uno contro uno con il portiere ospite
Le valutazioni individuali
Radaelli: mai impegnato su tiri diretti. Nell unica occasione costruita dai varesini la palla attraversa parallelamente la linea della porta, a circa un metro, prima di venir allontanata da Chiarion. sv
Chiarion: si sta puntando sul giovane ex centrocampista di talento per il nuovo ruolo di difensore esterno: prova molto positiva: chiaramente le sue capacità offensive sono fuori discussione; quelle difensive andranno testate in situazioni più impegnative
Mattioli: svolge il suo compito con sicurezza e disinvoltura, ma non è molto impegnato. 6.5
Granziera: Gimon, che ha assistito alla partita al mio fianco, continuava a ripetere "mi sembra di vedere Beckembauer". Esagera un po' ma certo Granziera doma il suo avversario con sicurezza ed esce palla al piede in modo elegante e classico. Anche lui è da rivedere contro una punta dallo scatto secco (per esempio Cutrone) 7+
Picozzi: copre, lotta e spinge. Piede non sensibilissimo, ma accettabile per un difensore. 6.5
Taufer: immenso. Come ci servirebbe in prima squadra uno con queste caratteristiche. E' ovunque sia necessario, nel tempo giusto. Esce con disinvoltura dalle situazioni più complicate. vede il gioco come un...Pirlo qualsiasi e serve assist al bacio. tanto per completare la prestazione si fa trovare al posto giusto anche in zona gol, per la nostra seconda marcatura. Perde una sola palla, a centrocampo. L'avversario si invola verso la nostra porta con tre - quattro metri di vantaggio. Prima che il nostro centrale lo affronti, lui l'ha già recuperato e gli ha sottratto la palla. 8
Donna: una prestazione un po' sotto tono, sbaglia diversi appoggi come di solito non gli capita. da come sempre equilibrio e solidità alla squadra. 6.5
Buglio: buona prestazione condita da una tecnica apprezzabile e da molta iniziative. cala alla distanza e viene giustamente sostituito. 6.5
Goury: prima esterno destro, poi punta centrale, con Piscopo spostato in fascia, è sempre insidiosissimo, con lo spunto si procura diverse occasioni da gol, ma sfiora solo il bersaglio. tecnicamente può progredire. 6.5
Piscopo: Grande lavoro, ottime giocate e bei movimenti: quando arriva al tiro ha sempre una frazione di secondo di ritardo e la botta gli viene in qualche modo murata. 6.5
Vago: grandissimo genio e un pochino di indolenza. Fa delle cose fantastiche che gli dovrebbero produrre gol a grappoli: non sempre ha la necessaria cattiveria e spietatezza nel chiudere con il suo tiro che davvero non perdona. Però, ragazzi, che numeri...7+
nel secondo tempo degni di nota l'Ingresso di jua (una ventina di minuti in tutto, con un gol, alcuni numeri da lasciare senza fiato e almeno tre-quattro occasioni fallite di un nulla)
Degni di menzione anche i minuti giocato dal '99 Russo, con sicurezza, padronanza del ruolo (centrocampista di spinta), passo e qualità tecniche davvero all'altezza della categoria
Cauet: dai questa è una squadra diversa da quella delle prime giornate: adesso tutto si giocherà nei confronti diretti, ma noi ci siamo....
chapeau!
molto interessante, mi auguro che un giorno tu voglia approfondire ancora di più l'argomento.
@luciano
sul post precedente volevo rafforzare il tuo concetto, ovvero il significato da dare alla frase di Moratti, legata al rapporto tra gioco ed ottenimento della vittoria.
Scegliere il gioco (tattica) più utile in funzione delle proprie qualità/difetti ed in relazione ai difetti/qualità dell'avversario fa parte, per me, della logica sportiva di dare/ottenere il meglio da se stessi. Mentre lo "spettacolo" non conta.
Cerco di spiegarmi: una squadra "debole" affronta una squadra "forte", probabilmente perderà. Ma, indipendentemente dalla tattica (gioco) scelta, perdere con uno o quattro gol di scarto non è indifferente, non solo (non tanto) per orgoglio, autostima, quanto perché, se perdi con un solo gol di scarto, ti sei dato l'opportunità sino all'ultimo secondo, anche con un colpo di fortuna, un rimpallo, un "tiro della domenica", di ottenere un pareggio (talvolta una vittoria) e comunque ottenere il tuo miglior risultato.
Questa è una delle rare cose in cui il nostro campionato, per me, è "migliore" della liga spagnola; nell'affrontare il barça a viso aperto, o comunque con una tattica "sfavorevole", perdendo regolarmente con 3/4/5 gol di scarto, non ci trovo niente di "sportivo".
Comunque non vorrei essere sempre il solito ma sottolineo che parlando della signora Di Centa e della sua carriera post-ritiro non si può non citare una parte politica di cui fa parte guidata da un uomo alla guida di una società calcistica ultimamente al centro di voci sul tema. Anche se questa parte politica ha fatto danni peggiori nell'ultimo decennio. Ma qui mi fermo. :D
Esatto, Amstaf. Ma io faccio un passo in più, che probabilmente non condividerai: se una squadra considerata meno forte ha una sola possibilità di ttenere un risultato favorevole (o di limitare i danni) con un atteggiamento tattico che per brevità definirò "speculativo (difesa stretta e ripartenze manovrate, ma in spazi ampi) significa che questo atteggiamento è in linea di massima più produttivo rispetto a quello opposto.
E questa valutazione viene confermata dal fatto che sempre si dice: se ci avesse dato quel rigore saremmo andati in vantaggio e la partita sarebbe cambiata (sottinteso: in senso favorevole a noi che avremmo avuto spazi più ampi...ecc).
Quindi io sostengo che un certo atteggiamento tattico è in linea di massima (sempre che l'avversario te lo lasci praticare) più funzionale rispetto ad altri che hanno maggiori sostenitori tra i "poeti" (brera li chiamava i critici della scuola napoletana, non per disprezzo verso Napoli, ma perché allora proprio un paio di direttori che andavano per la maggiore erano "offensivisti" e venivano da quella splendida città).
Quello che tu dici sulla Spagna, non è cosa da poco. Significa che qui si disputa una manifestazione sportiva (il campionato) là una specie di avanspettacolo, con pochissime partite di spessore agonistico.
@luciano
invece lo condivido. Anche il peggior catenaccio è sportivamente onesto, come gli orazi ed i curiazi o davide contro golia (che poi vince sempre davide, allora mi vengono i dubbi se ho capito bene...). Nel mio idealismo il limite (ipotizzando l'assenza di pratiche illegali a priori) è l'eccesso di simulazioni. Ma nel mio idealismo, la presenza di ISTITUZIONI sane, arbitri, giudici, federazioni, abbinate alla tecnologia eliminerebbe al 99% le simulazioni sleali. Inoltre, nel mio idealismo, una diversa CULTURA sportiva certi comportamenti anche, soprattutto, se provenissero dai propri giocatori. Ma a livello di tattica è lecito, quasi doveroso, cercare la strada più conveniente per dare/ottenere il massimo. Se fosse il catenaccio, bene, se fosse il possesso palla uguale. l'obiettivo è la miglior strada sportivamente onesta per il miglior risultato. Cambiando sport in una finale dei 100 metri, anche se ci fosse un bolt all'ennesima potenza, non si dovrebbe rinunciare a dare il massimo, non solo perché meglio secondi che terzi, ma anche perché il bolt potrebbe incappare in una falsa partenza, in un infortunio...e, sportivamente, dando il massimo non c'è niente di male nel vincere con fortuna. Il male è l'imbroglio, la slealtà, il tarocco. Mai la competizione.
@Vincenzo
per onor di cronaca anche Mennea ebbe una esperienza politica in quei lidi (gli aggettivi li tengo per me). Ma Mennea nello Sport è uomo al di sopra di ogni sospetto, sportivo esemplare per allenamento, sacrificio, "ferocia" in senso positivo. Infatti Mennea uscì dall'esperienza politica senza prebende, e non è un caso che un campione cristallino come lui mai sia stato in qualche modo chiamato dalle istituzioni sportive.
Personalmente non ce l'ho con la Signora Di centa, si è dopata e per me squalifica le sue medaglie (per me), ma non è la sola; è la vicepresidenza del Coni che mi disturba, specie se, ed è così, attorno alla sua figura si è creata una omertà istituzionale.
Tutto il mio discorso ha 2 punti cardine: la cultura e le istituzioni. Dopo possiamo parlare delle singole responsabilità, fare graduatorie, accettare marce indietro...ma una diversa cultura ed una Istituzione degna di questo nome sono cardini irrinunciabili. Anche per poter avere CONTROLLI seri, funzionanti etc.
Grande post, Amstaf.
Il doping è qualcosa di osceno, ma la cosa che più mi fa rabbia è l'utilizzo che se ne fa a livello amatoriale. Tempo fa frequentavo una palestra, che dopo 4 mesi ho lasciato, dove il più 'pulito' tra i bodybuilder assumeva quantita' abnormi di creatina prima di cominciare ad allenarsi.
Antognoni però si dice convinto che l'Inter sta covando nelle proprie giovanili un talento che esploderà negli anni a venire: "Un nome per il futuro? Dico Federico Bonazzoli dell'Inter, un attaccante di sedici anni che è destinato a grandi palconscenici".
@giuseppe
la cosa ridicola è che assumere quantità abnormi di creatina serve poco più che a nulla. A parte doverla eliminare, affaticando il fisico...poi magari prendeva altro. C'è gente che prende robe inutili, anche lecite, perché cerca la scorciatoia. Anziché allenarsi seriamente, cosa che, posso assicurarlo, garantisce il raggiungimento di qualunque obiettivo compatibile col proprio fisico.
Vi segnalo che domani inizia il Torneo Carnevale di Gallipoli, dove saremo impegnati sia noi che voi con le rispettive squadre 2000.
Questo il calendario: http://torneocarnevaledigallipoli.capodileuca.org/it/torneo/47/calendario.html
Le partite sono anche visibili TUTTE in streaming (altro che il Viareggio...) qui: http://www.betitaly.tv/it/?cat=1&area=0
Illuminante caro Amstaf.
Illuminante.E al contempo inquietante.
Grazie.
Un abbraccio agli amici.
Bella la notizia di Cisco ma è un peccato che il Benevento abbia rinunciato all'ultimo a partecipare al torneo, visto che fra le sue fila che un ragazzo che teniamo d'occhio.
Brutto, anche se risaputo, quanto emerge dal post di Amstaf (complimenti e benvenuto in casa Luciano). Potrebbe essere un buon promemoria per tutti quelli che davanti a Guariniello dicevano "ora non ricordo".
AL82
Grazie Cisco....;)
Ricambio il saluto a Narya.....
@ Seu Jorge. Non so quanto siano reali le voci dell'Inter su Cristoforo, certo che è stato davvero un protagonista a questo Sub20. Ha giocato davanti alla difesa, mi pare buono come letture anche con capacità di costruzione. In più sarebbe pure comunitario
Grazie mille Carlo. Mi sembra un'operazione più che interessante e spero che le voci siano fondate, che dirti...
Complimenti ad Amstaf per il post, molto illuminante, purtroppo :)
Bellissimo post Amstaf complimenti sinceri ,molte delle cose che hai raccontato non le conoscevo spero che molti leggano il tuo post davvero molto educativo.
Intanto vorrei ringraziare tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere le mie considerazioni.
Non ho voluto, deliberatamente, parlare di calcio; se lo avessi fatto avrei finito per dover parlare di moggi e di juve (qualcuno, come sgrigna, lo sa...). Sarebbe stato "facile" ed anche divertente...ma per me questo è un argomento terribilmente serio, le mie priorità sono l'atteggiamento culturale e le istituzioni, non un taglio da "tifoso".
Però in questi giorni, sul web, dopo l'esonero di Zeman sono ritornati, non solo in "ambienti" juventini, insulti e derisione. Non sono un fan del tecnico boemo, ma rispetto molto l'uomo, per me gli uomini contano più dei "tecnici", quindi farò una eccezione.
Prima dello scoppio di moggiopoli Zeman venne invitato a tenere una singola lezione ad un corso per allenatori (di alto livello nell'atletica) alla scuola dello sport. Zeman, all'epoca, allenava il Lecce.
Il CONI mise il veto alla sua partecipazione (la notizia è rintracciabile, per esempio, nella Gazzetta dello Sport del 18/05/2006). Forse per il CONI, come per lippi, Zeman non doveva/poteva parlare perché "non aveva vinto niente". In quel periodo, per la cronaca, pare che moggi fosse di casa negli uffici del CONI...
Non so chi, o perché, mise il veto, se su richiesta o meno di qualcuno.
Quello che so è che tra quella persona e Zeman io STO con Zeman, tutta la vita.
Inter, bloccato il baby Miangue: arriva a giugno
Si muove l'Inter, a caccia di giovani talenti. Lo scouting nerazzurro, capitanato da Pierluigi Casiraghi, ha bloccato il difensore del Beerschot Senna Miangue, classe '97. L'Inter ha anticipato la concorrenza di Manchester United, Arsenal e Anderlecht. Un'operazione in prospettiva, Miangue - congolese di nazionalità belga alto 1,92 m - si legherà ai nerazzurri per tre anni e arriverà a giugno. Un colpo della cantera interista per il futuro.
Ma in primavera che succedeva? Gli sparavano col mitra dagli spalti? alla fine quanti infortunati? Spero niente di grave.
Sono felice che Tassi abbia più spazio. Se inizia a giocare quest'anno con più continuità l'anno prossimo potrebbe anche avere un percorso simile a Benassi. Chi lo sa.
Bellissimo Amstaf, complimenti davvero.
Sarebbe bello non fosse l'unico post scritto da te in futuro.
Soprattutto vorrei sapere da te, che nel settore sei senza dubbio competente, con che spirito vedi gli sport in TV, se ti emozioni ancora nel vedere una grande performance atletica, o se le esperienze passate ti portano a vedere del marcio dietro ogni grande impresa sportiva (o quasi).
In più, non in tutte le discipline il doping ha lo stesso peso.
Ad esempio, suppongo che l'influenza che ha nel calcio sia diversa da quella che assume nel ciclismo.
Vorrei farmi un'idea della reale diffusione del fenomeno ad alti livelli, per capire con che percentuale di dubbio vedere le vittorie della Spagna, del Barcellona o della juve.
Lo so, non basterebbero libri interi per trattare l'argomento in modo completo, ma anche solo un tuo commento di risposta mi va bene :)
Bravissimo Amstaf, complimenti davvero.
Spero che in futuro continuerai a trattare questo argomento molto delicato.
Qualcuno sa darmi notizie di Knudsen? Grazie
@ibreed
come guardo lo sport...intanto dipende dagli sport, non è che guardo tutto.
Diciamo che nel calcio il tifo, l'amore, mi fa persistere, in altri casi mi godo dove possibile il gesto atletico e/o tecnico, senza esaltarmi troppo per tempi stratosferici.
Non mi piace in linea di massima fare classifiche su "quanto incida" il Doping. Incide e tanto basta. Certo negli sport individuali ne dopi uno, in quelli di squadra devi doparne tanti.
Per la Spagna il discorso è legato all'assenza di leggi, anche penali, è zona franca. Quindi è chiaro che il fenomeno può liberamente espandersi, infatti sono più i dubbi che le speranze, se parliamo di calcio non mi fermerei al barça, abbiamo appena saputo della real sociedad, ci giocava xabi alonso...
Nel calcio italiano certamente non è stata solo la juve ad essere al limite ed oltre il limite. Il problema juve è la costante presenza nei loro quadri di figure almeno sospette, perlopiù slegate dal calcio, provenienti da altri sport e finite, come mai, tutte a torino senza colore. Ai casi, quando ci sono di mezzo queste faccende, è difficile credere. Nessuno, a parte l'inchiesta Guariniello, ha "prove" sulla juve, ma questa continua presenza puzza non poco.
ho deciso la mia formazione, punto sulla tecnica.
4-4-2
Handa
zanetti, ranocchia, jj, naga
benassi, cambiasso, kuz, kov
cassano, milito
Interessante la notizia su Miangue, pare un prospetto importante...qualcuno lo conosce? Ho letto che sarebbe un centrale o terzino sinistro (anche se, data la statura, immagino giochi piú in mezzo)...qualora fosse piú un terzino, potrebbe essere l'indice dell'intenzione di portare stabilmente piú avanti Di Marco?.
Per chi ha visto l'U. 21 l'altro giorno, come hanno giocato nella Germania Jung e Kirchoff (anche se quest'ultimo ha firmato per il Bayern)?
Miangue so solo che gioca per il Belgio U15/U16 con regolarita'. E di questi tempi e' un bel biglietto da visita.
@Luciano
hai novita' su Seid Visin?
@Avvocheto 35:
ho visto la partita e sulla base della stessa posso esprimere parere positivo su Jung, anche se all'intervallo è stato sostituito e Insigne gli ha dato un bel po' di lavoro da fare. Ha personalità e quando avanza sa il fatto suo. Kirchoff è uno che sa dirigere la difesa ma mi è sembrato un po' macchinoso ed in difficoltà con i brevilinei e di sicuro al momento non così superiore ad un Bianchetti, che fra l'altro è più giovane di 3 anni rispetto al tedesco. In generale mi aspettavo qualcosa di più da tutta la Germania. Certo se gli aggiungi almeno Gotze, Draxler, Schurrle, Gundogan e Holtby acquistano altra fisionomia.
AL82
Al, a noi mancavano Balotelli(ho questo dubbio da mesi...è '90 o '91?), El Sharawy, Florenzi, Verratti, Marrone, Santon, Destro, De Sciglio e aggiungo anche Viviani e Crisetig che al livello U21 mi piacciono molto
@Avvocheto: credo che in questo momento investire sui giovani calciatori belgi sia garanzia, o quasi, di qualità. Le Nazionali giovanili fanno bene, la Nazionale grande può annoverare giocatori giovani ma forti come Hazard, Fellaini, Vertonghen, Witsel, Dembelè, De Bruyne, Nainggolan, Lukaku...tutti under 25, segno che si sta lavorando bene.
@Marshall:
So che fra gli eleggibili ci fossero anche Balotelli, Verratti e gli altri che tu hai menzionato.
Non volevo dire che la Germania fosse poca cosa perché mancavano i ventenni aggregati alla nazionale maggiore e quindi la nostra Under è risultata vincente per questo, anzi, l'esatto opposto, ovvero che talvolta guardiamo in casa d'altri quando abbiamo dei prospetti nostrani di prim'ordine.
Comunque sia Balo è un '90 come Paloschi, Immobile, Marrone, Kirchoff, Jung, Arslan e via dicendo, quindi va per i 23, età che il nostro Donati e Romagnoli, presenti in Italia-Germania dell'altro giorno, ha già compiuto essendo dei primi di febbraio. Il punto semmai è vedere dei '90 in una squadra chiamata Under 21.
AL82
Grazie a tutti per le risposta.
Prima partita a Gallipoli e vittoria per 1-0 contro Los Aramos con gol di Merola
@Giuseppe:
oppure è soltanto una questione generazionale o al massimo di maggiori politiche di integrazione (Witsel, Benteke, Chadli, Lukaku, Fellaini, Kompany, Mboyo sono figli di una società multietnica).
Io tutta questa differenza di valori con i nostri under25 non ce la vedo. L'under 21 belga è stata eliminata nei gironi di qualificazione arrivando dietro Inghilterra e Norvegia e facendo pochi punti in più dell'Azerbaigian.
AL82
@Al
Questione generazionale? Ci credo poco. Kompany e' un '86, Lukaku ad esempio, che per inciso non mi e' mai piaciuto per niente, e' un '93. Intercorrono 7 anni tra loro due, sono praticamene 7 generazioni. Che sia frutto di puro caso che tutte e 7 queste generazioni sono forti?
Maggiori politiche di integrazione? Si', un po', ma non troppo. Cioe', il Belgio non e' una societa' multietnica da ieri (ma e' magari diventata piu' aperta nei confronti degli ''stranieri'' anche se pure prima c'erano i Mpenza e via dicendo ma non erano forti) e al contempo sbocciano talenti autoctoni come Hazard, De Bruyne, Praets, Verthongen, Vermaelen, Alderweireld, Courtouis, Mignolet ecc.
Entrambi i fattori esaminati sono importanti, ma a mio giudizio e' stato il buon lavoro a fare la differenza.
Detto questo l'attuale leva calcistica italiana non la scambierei con nessuno (1990-1992), ma va detto che il Belgio ha 11 milioni di abitanti e l'Italia ne ha circa 60.
@Marin:
Il discorso richiederebbe tempo per i molteplici scenari che si aprirebbero. In breve, direi che non ci piove che l'Italia sia un passo indietro rispetto a tante, troppe realtà europee ma non credo che sia un fatto di popolazione, tanto è vero che negli ultimi anni a livello giovanile la Svizzera ha fatto molto bene.
Sul talento, invece, credo sia anche una questione di caso. Se uno è bravo lo è indipendentemente dal luogo in cui nasce. Magari all'estero si forma meglio (ma è da vedere) e prima (qui direi che è un fatto conclamato) però se prendi quella fetta temporale fra Kompany ('86), Verthongen-Fellaini-Mertens-Dembele-Pocognoli-Mirallas ('87), Mignolet-Defour-Naingollan ('88), Chadli-Anderweireld-Witsel-Vossen ('89), Benteke-Boyata ('90) De Bruyne-Hazard-Bruno ('91) Courtois-Musonda ('92) Lukaku ('93) e i nostri a mio parere ci difendiamo benone. Comunque sia si va anche ad annate. Non per niente negli ultimi anni il Belgio ha ottenuto i suoi migliori risultati con la generazione fra gli '84 e gli '87 che persero la semifinale degli europei U20 nel 2007 (con Drenthe miglior giocatore del torneo) e l'anno dopo arrivarono 4° alle Olimpiadi battendo 3-2 i vari Aquilani, Giovinco, G.Rossi, Montolivo, Viviano, Criscito, Candreva ecc. con una sciagurata gestione della partita di Casiraghi.
AL82
Secondo me la differenza sta che negli ultimi 5-6 anni in Belgio sono nati talenti più fulgidi e riconosciuti a livello mondiale che in Italia. Bisogna poi vedere se tale stima valga per tutti i giocatori che abbiamo menzionato o nasconda un po' di esterofilia o sopravvalutazione (non mi riferisco a te ma in generale). Ad es. imho Ranocchia e Ogbonna hanno poco da invidiare sul piano tecnico e tattico ad un Vertonghen.
AL82
@Al: io non ho fatto un confronto con i talenti nostrani, anzi non ho fatto un confronto con nessuno. Però è indiscutibile che negli ultimi tempi, che sia un caso (non credo) o meno, in Belgio sono cresciuti diversi ottimi calciatori: per questo secondo me in questo preciso momento storico pescare in quel Paese non è sbagliato.
Domandina, domandella: ma fuentes seguiva solo atleti stranieri? Qualche nome spagnolo non viene fuori?
Adoro la Spagna, la lingua, la cultura, le donne... ma questa cosa mi disgusta.
Sirigu
De Sciglio-Ranocchia-Ogbonna-Santon
Florenzi-Marrone-Verratti
Insigne-Balotelli(Destro)-El Sharawy
Io la vedo una nazionale nettamente superiore al Belgio, ed ho escluso veterani e altri talenti in erba.
Comunque mi ha reso felice questo itorno di Santon in nazionale,dimostra che la società non ha avuto un minimo di pazienzo con lui
che l'italia sia complessivamente piu' forte del belgio non ci piove, pero' il belgio per numero di abitanti equivale sostanzialmente alla lombardia. ne consegue che i belgi attualmente tirano fuori dai loro settori giovanili piu' giocatori di qualita' rispetto all'italia in relazione al numero di abitanti cioe' alla popolazione totale del paese.
Santon si sta riprendendo, pero' al momento non lo scambierei con Nagatomo.
Intanto scoppia lo scandalo cipollini. Ma il nome di cipollini non è nuovo,l'ho scritto persino io, solo che l'omertà dello "sport" ha fatto finta di niente...
Faccio un giro in rete e trovo, sul "caso", che si chiede un parere a francesco moser...il quale, per non sbagliare, non è garantista ma quasi negazionista.
Post eccezionale, grazie davvero per la completezza e la leggibilità! E' possibile avere qualche indicazione bibliografica circa i libri sull'argomento cui si accenna nel testo?
@Giuseppe 47:
So che non hai fatto confronti, infatti dicevo la mia sulle argomentazioni di Marin. A scanso di equivoci, non dico che non ci siano giocatori validi in Belgio o di origine belga (cito ad es. Fellaini). Anche all'Inter nel recente passato sono stati associati giovani di questa nazione come il fratello di Lukaku o l'ala del Genk Limbombe. Per restare in tema di miracoli sportivi, domani il Burkina Faso si gioca da imbattuta la coppa d'Africa contro la Nigeria.
AL82
Devo aggiungere che il Belgio nel 2007 è arrivato in semifinale negli europei U17 e di quella spedizione facevano parte Hazard e Benteke.
AL82
Mi riprometto sempre di commentare il post, davvero esemplare, di Amstaf, ma poi mi accorgo che c'è poco da aggiungere, e nulla da obiettare almeno per un inesperto come sono. Qualche leggera divergenza, più sull'aspetto semantico (per esempio la dicotomia netta, quasi l'antitesi etica, tra i concetti di "vittoria" e di "risultato") che su quello dell'analisi storica politica e sociologica del fenomeno, potrebbe anche esserci, ma l'articolazione di quel discorso sarebbe per me complicata e forse risulterebbe poco interessante.
Ci rinuncio, almeno per il momento e aggiungo solo un cosa: chi dice che è doping quando ci sono le prove giuridiche, secondo me si rende un po' complice. Il carattere abnorme di certe prestazioni, di certi percorsi di crescita spesso è evidente.
E anche chi commenta certe prestazioni fingendo di ignorarne una componente importante, è perfettamente integrato nel sistema.
Non mi pronuncio invece, per chiara incompetenza, nella discussione, interessante, sui movimenti giovanili di Belgio e Italia.
Da buon nazionalista (anche se non lo sono per nulla, anzi..), dico solo che non credo che in Belgio ci siano sistemi di formazione superiori a quello delle più accorte società italiane. E come parametro di valutazione, il numero di giocatori che si affermano, anche in relazione alla percentuale sul numero di abitanti, non mi convince.
Tornando all'Inter, ieri ho visto quasi integralmente la prima partita dei duemila al torneo di Gallipoli.
Prestazione nel complesso deludente. La vittoria è scaturita da un tiro casualmente deviato, anche se la nostra supremazia è stata totale.
Probabilmente nella partita d'esordio i ragazzi erano piuttosto nervosi, tesi, contratti. A questi livelli è comprensibile l'importanza di tali fattori.
Vedremo se si sbloccheranno nel prosieguo.
A parte questo, determinante è stato il fattore tattico-agonistico. Gli avversari, giocavano stando regolarmente tutti undici oltre la linea del pallone. Di conseguenza noi ci siamo trovati in difficoltà a costruire la manovra e spesso abbiamo sbagliato l'ultimo passaggio.
La squadra è apparsa comunque equilibrata; con due difensori centrali potenti (se ho visto bene in streaming, il biondo era il nuovo arrivo dal Lumezzane) Rizzo ha spinto molto sulla sinistra, pur con un piede ancora da educare. Centrocampisti e attaccanti hanno confermato le loro qualità potenziali, fuori dal comune. Merola si è trovato un po' chiuso, tra tanti avversari e non ha potuto esprimere al meglio le sue doti, tecniche e di fromboliere
Credo molto in questa squadra e spero proprio che non mi deluda.
Oggi vedrò i giovanissimi regionali e gli allievi. Nel primo pomeriggio conto di spedire il post su Inter Chievo e a pomeriggio inoltrato i report sulle due partite.
Un grande e sincero in bocca al lupo a Felice Natalino!
Per stasera sono ottimista: con difficoltà, soffrendo non poco, ma alla fine porteremo a casa i 3 punti. Io me la giocherei con Palacio-Milito, difesa a 4 e centrocampo a rombo. Daje Stramaccioni.
Mi unisco a Giuseppe, che mi ha preceduto, in un grande abbraccio a Nata!
Un saluto a Felice: che possa esserlo di fatto, oltre che di nome.
leggo solo ora che le voci su Natalino sono purtroppo confermate. A Nata un abbraccio e il più grande incoraggiamento di tutti coloro che amano il calcio, interisti e non
Monza Inter Giov. regionali 0-0
@luciano
la dicotomia semantica può essere quasi una "scusa"; quello che mi interessa è la differenza tra il "vincere" in termini assoluti ed il competere sempre, dando il meglio di se, anche quando vincere fosse tecnicamente quasi impossibile o proprio impossibile.
Negli sport individuali a tempo o punteggio è più facilmente intuibile, esiste il "record personale"...negli sport di squadra può apparire più sfuggente ma credo si possa comprendere. A questo aggiungo che la valutazione di un risultato, almeno per gli addetti ai lavori, dovrebbe avere una connotazione in parte assoluta (la vittoria, laddove fosse "possibile"), in parte relativa.
Mi unisco all'abbraccio metaforico dedicato a Natalino.
AL82
Perfetto, Amstaf. hai detto in una frase quello che a me avrebbe richiesto tre pagine.
Se vado in una finale olimpica dei 100 e batto il mio record personale ma arrivo secondo posso rallegrarmi per il mio competere: ho dato il mio massimo.
Se gioco una finale di CL vuol dire che se sono arrivato sin l^ posso vincere (dipende da una quantità enormemente più ampia di fattori). A quel punto se perdo e ho disputato una buona gara sono disperato.. Lì conta vincere (in modo onesto), non competere.
@nicolino-berti
la bibliografia sul doping è sterminata, se vai su Google (bibliografia sul doping) trovi di tutto e per tutti i gusti, da analisi mediche anche incomprensibili per i non medici.
Personalmente ti consiglio i 2 libri del Prof. alessandro Donati, "Campioni senza valore" (quasi introvabile, ma si riesce a scaricare qualcosa da internet) e "Lo sport del doping", ed. gruppo abele, € 16,00, recentissimo, a cui mi sono molto ispirato.
E' molto comprensibile, abbastanza sconvolgente, specie per chi non è avvezzo.
Eh, luciano
se perdo la finale di CL sono disperato, ma a freddo quando valuto tecnicamente la stagione non devo, se sono un responsabile della società, ragionare come un tifoso...perché il lavoro va valutato nel complesso. Magari si perde per un episodio, ma si è lavorato bene. Certo vincendo, anche per un episodio, si sarebbe lavorato benissimo. E' umano, anche giusto. Anche la fortuna talvolta conta.
Si, ma lì conta solo vincere. Questo io sostengo. E se hai allestito una squadra per vincere, con spese ingenti, conta solo vincere. Non credo che la Roma seconda regolarmente dietro di noi negli anni scorsi, fosse contenta per aver lavorato bene...
In realtà conta vincere anche per il Chievo: solo che per loro vincere vuol dire restare in serie a. ma se hanno giocato un buon campionato e retrocedono, non credo siano contenti.
Per questo penso che l'eventuale discordanza sia più semantica che di sostanza.
PS ho spedito il post. ora via con gli allieivi...
Stasera mi sa che Strama mette il tridente, ma io non sono convinto.
Al momento vedo più adatto il 4-4-2
La cosa fondamentale è che nè Pereira nè Schelotto vedano il terreno di gioco, a meno che Nagatomo proprio non ce la faccia, nel qual caso meglio Pereira di Schelotto, incomprensibile acquisto (costato ahimè! la metà di Livaja, che da solo vale tre volte tanto Schelotto e due volte Pereira).
Voglio vedere in campo invece i bei due acquisti Kov e Kuz.
Parlando di mercato gli affari Pereira e Schelorro sono stati due affari completamente sballati, soprattutto Schelotto che faticherebbe a trovare spazio in B, mentre azzeccatissimi gli acquisti di Kov (secondo me pagato anche poco, vale un paio di M di più), e Kuz, due tipologie di giocatori che servivano.
Handa
Zanetti, Ranocchia, JJ, Naga se sta bene (altrimenti Pereira con sofferenza sulla fascia e senza azioni di attacco efficaci da quella parta
Benassi, Cambiasso, Kuz, Kov, se strama mette Gargano, sarà dura battere il CHievo, serve tecnica da big, non corsa da mezza clsassifica.
Cassano, Milito
@luciano
io non mi sono focalizzato su una squadra.
Converrai che valutare una squadra è un discorso, il lavoro quadriennale di un Ente istituzionale come il CONI un altro. Perché il CONI, per esempio, è un milione di cose che nulla hanno a vedere con le vittorie olimpiche etc. Se tutto si riduce alle medaglie si ricorre ad ogni mezzo. Dovrebbe essere diverso, per cultura e per rispetto dell'Istituzione, soprattutto da chi, l'Istituzione, la occupa "pro tempore".
Tornando al calcio di casa nostra, Schelotto non è un grande giocatore, certo, ma bocciarlo come da B in 45', peraltro giocati male da tutti, è eccessivo.
Non è che lichtcoso fosse un fuoriclasse, ma un discreto (più che discreto, a volte) lavoro lo fa.
Online il post di Luciano di presentazione della gara di stasera!
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