Qualche motivo per non disperare

Oggi è il giorno della frustrazione totale, dell'invettiva, della rabbia incontenibile.

Girando per i blog i sentimenti prevalenti (per non dire univoci) tra gli interisti sono chiarissimi.

E, una volta tanto, diciamolo, la delusione è di tutti, lo sfogo anche estremo di molti è comprensibile.

La sensazione è quella di uno sfascio totale, di cui lo sfascio fisico di quasi tutti i titolari diventa una figura emblematica.

Ipotizzavamo in estate un quinto-sesto posto, posizione che ora sembra pura utopia.

Altre squadre come la Roma dell'anti Zeman (calcisticamente dico, perché come uomo tanto di cappello al boemo) e la Viola sembrano aver trovato la quadratura e ci hanno sopravanzato da tempo.

La juve e il Napoli sono di un altro pianeta e si sapeva. Il Milan resiste, con tutti gli aiuti di questo mondo, ma tiene le posizioni.

Noi subiamo il Palermo, come avevamo subito tante altre squadre che classifica e formazioni alla mano, erano considerate modeste.

La verità è che il livellamento del nostro campionato esclude forse 2-3 formazioni e pone tutte le altre in condizioni di equilibrio.

E di volta in volta  diventano decisivi elementi che esulano dal fattore prettamente tecnico.

Diventano determinanti, in ogni partita, fattori quali la condizione atletica, il numero di infortuni, le decisioni arbitrali, qualche volta le scelte tattiche o l'errore di un singolo. Anche le motivazioni.

In questa situazione, ogni partita ha un esito incerto, per tutte le contendenti.

Due anni e qualche mese fa noi eravamo campioni del mondo.

Oggi lottiamo nel gruppo anonimo di centro classifica.

Non ritorneremo sulle cause di questo indiscutibile declino: difficoltà finanziarie, squadra da rinnovare completamente in poche sessioni di mercato, errori numerosi commessi a tutti i livelli.

Tutto questo è indiscutibile: si può essere più o meno indulgenti sugli errori, considerando le condizioni, obiettivamente difficili, in cui si è operato, ma che errori ci siano stati è indubitabile.

Insultare non serve. Continuare a rimestare rancorosamente il passato recente serve a poco, almeno se è un'operazione che compiono i tifosi.

Al contrario, la Presidenza è chiamata ad un'analisi seria delle cause che hanno portato a questo declino tecnico che in una sorta di avvitamento perverso hanno portato anche a maggiori difficoltà finanziarie.

Non servono le escandescenze comprensibili ma viscerali di noi tifosi, per questo.

Chi conosce con esattezza la suddivisione dei compiti (e quindi delle responsabilità) all'interno della società e le difficoltà reali contro cui ci si è scontrati, può e deve fare una valutazione seria e credibile.

Premessa indispensabile per sperare nel rilancio è la fiducia in Moratti.

Chi non ne ha, ha solo una strada: sperare in una vendita. Ma è un'ipotesi poco credibile in tempi ravvicinati.

Chi conserva intatta la fiducia nelle capacità imprenditoriali (oltre che negli indubitabili valori umani) del nostro Presidente può credere ragionevolmente che l'esperienza negativa di questi due  anni abbia raggiunto il limite e che offra motivi sufficienti di conoscenza per ripartire in modo più efficace.

Io non mi aspetto progetti salvifici.

Credo e spero che alcune situazioni siano state messe a fuoco correttamente da chi di dovere e che si possa subito far meglio.

Quanto e in quanto tempo dipende da troppe variabili, che spesso vanno oltre il valore e le capacità degli uomini.

Il punto fondamentale mi sembra questo:

L'Inter in piccolo è l'immagine stessa del nostro Paese

Dopo aver conosciuto i fasti del benessere, sportivo nel nostro caso, utilizzando per questo risorse forse eccessive (oltre che in parte spese male, d'accordo, cioè in modo iniquo se parliamo del Paese, con qualche valutazione se ci riferiamo all'Inter).

Il Paese  e l'Inter hanno conosciuto un improvviso declino.

Che hanno affrontato con un percorso ancora simile: cura d'urto per rientrare dal deficit; investimenti “produttivi” insufficienti, con conseguente effetto avvitamento della crisi.

Diminuisce la base produttiva (la qualità dei giocatori), crescono le necessità finanziarie (nel nostro caso patrimonio giocatori svalutato, mancanza degli introiti di CL, ecc)..

Il Paese e l'Inter sembrano essersene resi conto e oggi appaiono intenzionati a intraprendere  una politica di saggia espansione.

Nel  caso della proprietà interista la riprova è fornita dalla ricerca di nuovi partner, di uno stadio “privato”, di un rilancio degli introiti commerciali.

Il quadro deve essere completato dagli investimenti per tornare in CL.

Il paragone tra il Paese e l'Inter però non si ferma qui, almeno per alcuni, che rivendicano la liquidazione di coloro che sono ritenuti responsabili delle recenti disavventure.

E come il Paese è ripartito da Re Giorgio, sebbene alcuni lo ritenessero corresponsabile degli insuccessi, così l'Inter ripartirà da Moratti, avversato, spero, da una minoranza.

Re Giorgio ha imposto il cambio di alcuni uomini della squadra di governo, Moratti ridisegnerà il gruppo dirigente, senza assurde e sommarie liquidazioni, ma distinguendo le responsabilità.

In definitiva proviamo a indicare i motivi di speranza:

·         La proprietà Moratti, quella stessa che ci ha fatto stimare nel mondo (persino all'ONU) per i risultati sportivi e umanitari, è ben salda e determinata a restituirci ai fasti che ci competono.

·         Moratti ha constatato che è vitale riprendere a investire e reperirà la risorse necessarie, anche se certo in misura minore di quanto sia possibile per grandi potenze finanziarie mondiali.

·         Il Presidente  si è sicuramente reso conto che il gruppo dirigente necessita di qualche integrazione e probabilmente di qualche cambio.

·         Da quanto si dice potrebbero essere indiziati i medici, e forse anche Branca. Secondo me Branca è bravissimo, ma non è l'unico al mondo con queste caratteristiche e se si giudica che indipendentemente dalle qualità è giusto cambiare, questo potrebbe essere il momento (con mio dispiacere, ma con rassegnazione).

·         Meglio ancora, per me,  se Branca restasse e arrivasse davvero Leo (anche se la cosa importante in un team è che poi non si facciano concorrenza)

·         Moratti sembra invece abbastanza convinto di ripartire da Strama: la sua sostituzione sarebbe dannosa, a questo punto, anche perché il mercato estivo è in pieno sviluppo (sono già arrivati 5 giocatori) e le linee di altre trattative sono state concordate col mister.

·         Penso che cambierà il preparatore, forse il gruppo dei preparatori.

In ogni caso, anche se restassero gli attuali, avranno un oneroso materiale su cui riflettere per non reiterare gli errori commessi.

·         Comunque  la rosa sarà ringiovanita, i giocatori saranno meno logori e dovranno disputare al massimo 45 partite (non credo più all'Europa League, perché siamo a pezzi anche numericamente e abbiamo un calendario impossibile, già da domenica a Napoli).

·         Non si dovrà partire da zero: qualche tassello è stato messo:

Handa

Rano

Juan

Guarin

Kovacic

Palacio

Icardi

Se qualcuno di questi dovesse partire, sarà sostituito da uno almeno di pari valore (be' questa è una speranza, non una certezza).

Poi ci sono giocatori che ci possono stare nella rosa: Campagnaro, Andreolli, Naga, Pereira, Cambiasso, Milito, Gargano, forse Kuz e forse Alvarez.

Poi ci sono giovani che saranno più maturi e se verranno temporaneamente ceduti sarà solo per arrivare ad altri al momento più forti (sperando che non si ripeta il caso Schelo Livaja, ma è quasi impossibile che su un mercato consistente non ci siano errori): cito Duncan, Benassi, Longo, Bardi, Ibrahima, e qualche altro che nel frattempo avrà fatto un ulteriore salto atletico tattico, perché la qualità ce l'ha.

E poi Laxalt e Botta e magari uno o due altri arrivi giovani ancora di questa caratura (per altro da verificare).

Mi pare di poter dire che disputando solo campionato e CI, abbiamo già una rosa che può competere con le 16-17 non di primissima fascia. Dunque non si parte da zero.

Per competere subito con tutti servono secondo me un grande attaccante, un grande centrocampista, un grande esterno.

Anche due soli, per il momento, ma che siano di quelli che cambiano una squadra da buona a molto forte.

Si può fare. Io ci credo, anche perché  penso,  nelle valutazioni dei nostri giocatori, di essere abbastanza equilibrato, come dimostrano i pronostici delle ultime due annate.

Sursum corda, tifosi dell'Inter dopo la notte torna la luce.

Speriamo solo che non sia una notte polare.

 Luciano Da Vite

Nella foto (Inter.it) la disperazione di Javier Zanetti.