Te la do io l'America!

Nella notte avrà inizio l'avventura americana della nuova Inter di Mazzarri.

Si tratta pur sempre di partite amichevoli, che segnano solo le tappe della preparazione estiva.

Ma per i nostri e per il mister sarà già un test importante, dopo circa 20 giorni di lavoro

Importante, per il valore delle avversarie  che affronteremo e perché per la prima volta incontreremo Mou e una sua squadra.

Solo chi non ha vissuto dall'interno l'epopea del triplete non comprende il peso dei risvolti psicologici di questo incontro-scontro.

Anche prescindendo dall'antica diatriba improponibile (visto il diverso spessore dei personaggi) tra il nuovo allenatore e l'ex.

Dalla notte di Madrid, che ha segnato il punto più alto della nostra storia sportiva, è iniziato un declino ininterrotto che ci ha portato a confonderci nella mediocrità del nostro campionato.

Le cause sono state molte e complesse e hanno indotto gli stessi tifosi a dividersi nell'attribuzione delle responsabilità.

Senza contare che, involontariamente, in proposito qualcosa di giusto ha detto anche un fine pensatore come Conte:  il triplete è stata la conclusione di un lungo percorso di vittorie.

Lui, abituato ad avere quanto chiede, a preparatori spagnoli ferratissimi in farmacologia, a aiuti determinanti dell'ambiente tutto (calcistico, economico e politico), non può capire che quando hai fatto un grandissimo sforzo per arrivare al traguardo con le tue sole forze, poi crolli al suolo distrutto.

Le partite “americane”  dovranno, con tutti i loro limiti cominciare a dare una risposta al quesito che tutti ci poniamo ansiosamente: se è vero che dopo il nero della notte arriva sempre l'azzurro del giorno, sta finalmente spuntando anche per noi una nuova timida aurora?

Il problema sta nel fatto che affrontiamo questo ciclo di partite trovandoci esattamente in mezzo al guado: siamo a metà della preparazione (20 giorni alla spalle altri 20 prima dell'esordio ufficiale), a metà del mercato, a metà della trattativa presidenziale che comunque si concluda determinerà il nostro futuro immediato e prossimo.

Affronteremo la partita contro il Chelsea già con i primi infortunati e in particolare senza il nostro uomo migliore (la preparazione più dura ha fatto vittime senza distinzione di età: Chivu, Samuel, Obi e soprattutto Kovacic, ma anche Knudsen e Colombi, per quel che possono contare).

Con la differenza che per i primi si tratta di malanni, per i tre giovani di infortuni seri.

Speriamo non si debba assistere a un ricatto dei più giovani perché si tengano allenamenti più leggeri.

Si tratta comunque di una partita importante e nulla più, di una semplice tappa.

Solo una prestazione indecorosa (ma non ci credo) potrebbe aprire qualche piccola crepa.

Proviamo a esaminare più analiticamente gli elementi citati in precedenza: condizione della squadra, situazione di mercato, prospettive di cambiamento nella proprietà e nella dirigenza.

La situazione della squadra

Diciamo che alcuni segnali  positivi sono obiettivamente riscontrabili.

L'allenatore sembra avere un sostegno convinto dal gruppo dei giocatori e da dirigenza e proprietà che, pur nelle difficoltà che sappiamo, stanno lavorando per accontentarlo.

A livello atletico abbiamo retto abbastanza bene contro l'Amburgo, squadra di buon livello e molto più avanti di noi nella preparazione.

Nel finale, per quello che ho potuto vedere, mi è sembrato addirittura che fossimo più vivi.

Per quanto concerne l'abitudine all'applicazione del modulo siamo a buon punto, anche perché il modulo a tre è stato la costante nella scorsa stagione e i nuovi sino ad ora inseriti (Andreolli, Campagnaro soprattutto) hanno attitudini  per questo sistema di gioco.

Naturalmente il modulo conta solo in relazione agli automatismi da trovare. Per quanto riguarda gli schemi di gioco, il lavoro da fare per avere l'Inter che vuole (vorrebbe) Mazzarri è inevitabilmente ancora lungo.

C'è poi il problema degli interpreti, che in definitiva è quello che decide la bontà dei moduli e degli schemi.

I quattro esterni al momento sono Naga Jona Pereira Ibrahima: tutta gente che con diversa qualità e esperienza ha la corsa necessaria per “fare” tutta la fascia.

Ma è chiaro che qui siamo incompiuti, se vogliamo avere qualche ambizione in più.

Si dice che prestissimo arriverà Wallace.

Personalmente ne sarei contento, ma certo non sarà lui ad assicurarci il salto di qualità, al momento.

Il mercato irrealizzato pesa anche sull'organizzazione di centrocampo: ad un Guarin già in grande condizione abbiamo la necessità di affiancare Cambiasso e Alvarez (o Kuz).

Chiaro che con un centrocampo così alla lunga non si andrebbe da nessuna parte.

Anche se il Cuchu sta lavorando per trovare la miglior condizione e Alvarez, nel ruolo insolito, a mio parere  sta facendo discretamente.

Sulla carta, gli inglesi, se avranno già un ritmo ottimale, potrebbero sopraffarci proprio in questa zona strategica.

In attacco, se avremo sufficiente freschezza e se saremo sostenuti da centrocampo e fasce, potremo avere già qualche chance di far breccia nella corazzata di Mou: penso che Icardi (prima punta tradizionale) e Palacio partiranno dall'inizio e sembrano bene assortiti: mancando ancora Milito, Belfodil e il giovane Capello costituiscono alternative interessanti anche se un po' immature.

Con tutti questi problemi, l'Inter dovrà convincere soprattutto sul piano della compattezza, della lotta, della determinazione, della voglia di essere un gruppo.

Tecnicamente e atleticamente dovremmo essere inferiori, anche se non conosco la condizione del Chelsea.

Ma conosco la nostra.

Il mercato

Qui siamo davvero in mezzo al guado, anche se occorre distinguere tra mercato in entrata e mercato in uscita.

Sul mercato in uscita, a mio parere, ci siamo mossi benino.

La cosa più importante è che non si parla più della cessione di un big.

Avere trattenuto, come sembra, Handa, Rano e Guarin  personalmente lo considero un primo successo, anche se questo implica il mancato introito di fondi necessari per chiudere altre operazioni in ingresso

Ci siamo inoltre liberati, senza un bagno di sangue che in queste situazioni è la norma (per esempio la juve ha prestato il deprezzato Melo, per due anni, Melo che aveva pagato 25 milioni, dopo una stagione negativa a Torino).

Deki ha smesso, Gargano non l'abbiamo riscattato, Mudi si, per pochi euro e se sta bene può essere una discreta riserva.

Con Silvestre, comunque si giudichi l'affare, nell'ipotesi peggiore abbiamo ridotto al minimo  le perdite.

Schelo sembra in via di sistemazione: anche qui ci perderemo qualcosa, ma tutti gli errori sulle piccole spese, sommati, non pesano come un acquisto costoso “cannato”.

Sempre a livello di mercato in uscita siamo stati i dominatori indiscussi del mercato giovani: abbiamo tanti talenti e li abbiamo dati in prestito o forse qualcuno lo utilizzeremo parzialmente per arrivare a qualche giocatore troppo oneroso per noi (oggi si parla, ad esempio di una comproprietà di Duncan o Ibrahima per Taider).

Vuol dire che abbiamo lavorato bene in passato (acquisti e formazione)  e stiamo lavorando con oculatezza sul mercato.

I problemi sono, come è ovvio, dove servono fondi consistenti, cioè sul mercato in ingresso.

Di fatto da quando è arrivato Mazzarri si è acquistato solo Belfodil.

Acquisto importante, ma chiaramente insufficiente.

I due acquisti fondamentali, neppure onerosissimi, se considerati in assoluto, erano l'esterno e il centrocampista.

Non è un mistero che i prescelti fossero Nainggo e Isla: circa 25 milioni per entrambi (uno in comproprietà), oltre alla retribuzione.

Diciamo almeno 35 milioni a bilancio.

Al momento non ci sono i soldi, sembra, e si sta cercando di reperirli (ma, per esempio, se si decide di cedere Duncan quasi tutti, giustamente secondo me, si incazzano).

In effetti la coperta è un po' corta.

Le alternative Wallace e Wellington, a costo ridotto (sembra 2 miliardi in due, almeno per la prima stagione) sono appunto solo alternative, cioè possono partire come riserve.

Altri nomi, come i due olandesi o il brasiliano del Bayern, costano altrettanto degli obiettivi primari e sono meno affidabili.

La situazione non è facile: se si aspetta per risparmiare qualcosa si viene accusati di attendismo. E magari non si conclude comunque.

Se si va su altri, poi è più facile che risultino inadeguati e si verrà criticati per i soldi spesi male.

La squadra titolare del momento, se schierata al completo contro il Chelsea, è in grado di non sfigurare.

Handanovic;

Campagnaro, Ranocchia, Juan Jesus;

Nagatomo, Guarin, Cambiasso, Alvarez, Pereira;

Icardi, Palacio.

Danno già un certo affidamento. 
Evidente che il punto debole resta il centrocampo.

Staremo a vedere.

Il cambio di proprietà (e di dirigenza)

Anche qui siamo in mezzo al guado e l'incertezza che regna sovrana certamente acuisce il nervosismo di tutti gli operatori.

In realtà all'esterno non sa nulla nessuno, delle condizioni reali della trattativa e delle intenzioni dell'eventuale acquirente.

Infatti, si leggono le notizie più contrastanti, da un giorno all'altro, spacciate come rivelazioni di fonti informate, senza alcun pudore.

Se Thohir viene a Milano si scrive che è fatta, siamo ai dettagli, avrà l'80%. 
Cose inventate (nel senso di non appurate), ma plausibili.

Poi, Moratti dice che è andata malino. 

Allora si torna in alto mare.

Ma c'è un nuovo colloquio con Angelo Mario e allora lui diventa il mediatore che ha salvato l'accordo.

Delle cifre e delle percentuali non parliamone: è un balletto.

Poi, Thohir dice che vuole portare l'Inter tra le dieci top (allora è quasi fatta?)

Ma MM ribadirebbe che vuole cedere l'Inter non a un uomo d'affari, per quanto capace, ma a un uomo d'affari capace, paperone e tifoso.

Cioè a dire a uno che non esiste, a parte lui stesso...

Stessa cosa sui dirigenti: Thohir ha già preso Leo.

No, Thohir dice che non risponde neppure a questa voce perché è un'invenzione.

Fra tre anni vuole Mou e Mazzarri è sotto osservazione.

No, Mazzarri piace anche a Thohir.

Metterà subito soldi nel mercato.

No, non ne metterà fino a febbraio.

No, li metterà solo il prossimo anno

Regalerà Nainggolan.

No ora gli piace Taider (ma l'avrà almeno mai sentito nominare?)

Entrerà in società Tizio come socio.

No, entrerà Caio

Angelo Mario vice presidente.

No, resterà Moratti, presidente esecutivo.

No, Moratti presidente onorario.

Tutto il personale dirigente è a rischio.

No, per ora lui non vuole fare modifiche ai settori operativi...

Insomma, non sapendo nulla, si dice tutto e il contrario di tutto.

Ma la cosa certa è che questa situazione non si potrà protrarre a lungo.

Se davvero in America arriverà Thohir a farsi conoscere dalla squadra, sarà già una prima risposta.

Ma probabilmente questa sua intenzione è un'altra invenzione di chi è costretto a scrivere.

Insomma, la trasferta in America apre un periodo cruciale, in tutti i sensi.

Lì ci saranno le prime risposte.

Le altre, conseguenti, non potranno tardare.

Noi aspettiamo, con pazienza.

Intanto, non ci stanchiamo di ripetere: Forza Inter e grazie ancora, Moratti e Mou.

Una volta (parlo di alcuni secoli fa, i tifosi gridavano: sia la sorte azzurra o nera, viva l'Inter, Moratti e Herrera)*.

* si noti: sia nella buona che nella cattiva sorte.

Luciano Da Vite

Nella foto (inter.it), uno skyline nerazzurro.