Dopo Novara: le cause di una disfatta.

Che ci si trovi di fronte a una disfatta, non ci sono dubbi, anche perché non si tratta ormai di un episodio isolato, anzi. Il campo ha dato una serie di responsi che non concedono spazio per i se e e per i ma; tanto meno per analisi buoniste. Come suol dirsi, il medico pietoso fa la piaga verminosa.

Ecco, l'unica cosa da aggiungere sarebbe che noi tifosi non siamo il medico,  attività per la quale servono conoscenze e competenze specifiche. Siamo solo, per continuare la metafora, dei “parenti dell'ammalato” ammessi a verificare dall'esterno l'andamento della terapia. Questo è bene non dimenticarlo mai.

E allora chi è il medico, che dopo aver adottato una terapia che si è rivelata inefficace, ora ha il compito di correggere il tiro per portare l'ammalato in salvo?

Non c'è dubbio, questo compito può essere solo del primario, del capo supremo, cioè di Moratti. Le sue scelte di fondo hanno condotto l'Inter a questa situazione (dopo che per anni aveva ottenuto con le sue cure successi strepitosi, questo non va dimenticato). Il Presidente ha il compito di  tirarcene fuori. E lo farà.

Tuttavia in questo tentativo di analisi delle responsabilità non partirò dal vertice, come sarebbe congeniale alla mia visione dei problemi, ma da quello che tutti indicano, non senza buoni motivi, come il maggior responsabile.

Gasperini

Non c'è dubbio che la scelta dell'allenatore sia stata sbagliata. Anche se questa non è certo una sua colpa. Ne parleremo a proposito dei vertici societari.

In partenza però il Gasp compie un errore di valutazione che farebbe pensare a una insufficiente conoscenza del parco giocatori storico o a una sopravalutazione delle sue personali capacità.

Mi spiego; non è un mistero per nessuno che il tecnico  prediliga una filosofia di gioco offensiva, a trazione anteriore. Si ha un bel pari a dire che la difesa a 3 diventa nei fatti una difesa a 5. Questo vale per Mazzarri.  Ma il  Genoa di Gasp ha sempre segnato molto e subito molto.

Eppure sarebbe bastato chiedere a qualunque tifoso interista storico per sapere che questa squadra non ha gli uomini per praticare un gioco dispendioso e offensivo.

I difensori sono efficacissimi sullo stretto, se protetti, ma lenti e impacciati se impegnati negli spazi, nell'uno contro uno.

I centrocampisti storici hanno un'autonomia limitata: se sostengono l'azione d'attacco poi non rientrano in tempo per proteggere la difesa, la squadra si allunga e sono guai.

Davanti non abbiamo più il fuori classe capace di invenzioni risolutive anche tra più avversari.

Qui il Gasp commette il suo primo errore, di presunzione. Vuole provare a fare il suo gioco preferito (e ha ragione quando sostiene che non si tratta di modulo: si tratta invece di atteggiamento offensivo). Trascura i responsi, abbastanza netti, delle ultime stagioni.

Seguiamo il percorso tracciato dal mister nelle partite che contano.

Pechino: la squadra comincia aggredendo, con spirito offensivo (come lui auspica) fa bene per mezz'ora scarsa, poi scompare e vien fuori il Milan. Ci sono delle attenuanti, ma l'intensità richiesta non viene retta. Forse sarà a causa della preparazione. Si può provare a insistere.

Palermo: è passato qualche giorno, la condizione potrebbe essere migliore. Il tracollo avviene però quando inserisce Alvarez a centrocampo, sul 2-2. Anche qui lo tradisce lo spirito offensivo. Vuole provare a vincere, con le giocate dell'argentino. Che però è inesistente in fase di contrasto. Finisce come sappiamo

Trabzonspor: Gasp non è stupido, si rende conto che non è nelle condizioni di andare all'avventura, sebbene mantenga la preferenza per la sua idea di calcio. Mette una squadra equilibrata, che dà un'idea di solidità. I turchi non creano nessun pericolo. Noi davanti costruiamo poco, ma qualche occasione la creiamo e falliamo. Passano i minuti. Giocando in casa, il mister vuole provare a vincere e si sbilancia, ritorna la sua propensione per il gioco offensivo. Dopo le sostituzioni, che hanno questa impronta, segnano loro.

Roma: si fa tesoro dell'esperienza maturata. Squadra coperta, equilibrata. Centrocampo a  5 con Wes che arretra spesso (perdendo di lucidità e pericolosità in avanti). Buona partita, viste le condizioni generali.

Ma lui vuole provare a vincere e fa una mossa che tutti i sapientoni della domenica criticano. Fuori una punta e dentro un centrocampista (l'odiato Muntari), con Wes, cioè il giocatore offensivo migliore, spostato in avanti. In pochi minuti andiamo vicinissimi al gol almeno tre volte.

Dovrebbe trarne le conseguenze. Per i motivi che tutti sappiamo, questa squadra, molto umilmente deve restare bloccata dietro, e attaccare con giudizio, senza scoprirsi troppo.

Novara: invece a Novara prevale una ingenua sottovalutazione dell'avversario. Si ritorna a uno schieramento offensivo (3 punte + Wes). Scelta a priori anche comprensibile (nelle ultime due partite, entrambe a San Siro, zero gol) che però a posteriori si rivela sbagliata. Frutto di un'ambizione non sostenuta dalle necessarie certezze e dall'indispensabile sostanza atletica.

Se questa ricostruzione è abbastanza fondata, Gasp ha fallito, non c'è dubbio, non avendo saputo scegliere e portare avanti con coerenza un'idea di gioco adatta alle condizioni dell'organico. Ci ha provato, anche rischiando in proprio. Il suo tempo è finito, ma io non riesco ad avere sentimenti di odio e gli dico: hai fatto del tuo meglio. Grazie Gasp.

Ah, naturalmente non entro nel merito di altri dettagli sui quali certamente può aver  commesso degli errori (che so, alcune scelte individuali di giocatori, il rapporto con la squadra e la società, la preparazione atletica, ecc.). Ma su questi elementi, per parlare con cognizione di causa, sarebbe stato necessario vivere negli spogliatoi, sui campi di Appiano, negli uffici della società. Oppure raccogliere gli spifferi delle PI

I giocatori

E' difficile individuare le responsabilità dei giocatori (altra cosa sarebbe parlare dei loro limiti attuali, di cui però non sono colpevoli) per uno come me che non si affida alle voci, più o meno maligne e più o meno interessate.

Non so nulla dal vivo del loro rapporto con il mister, non credo che gli giochino contro, non dò credito alle voci assurde e ingrate - e smentite dai fatti - di chi sostiene che i vecchi comandano, nel loro esclusivo interesse. Non conosco i dettagli della preparazione atletica e quindi della condizione fisica

Posso solo constatare che alcuni hanno evidenti limiti dinamici. Altri evidenti limiti di maturità calcistica. Qualcuno ha limiti agonistici e pochi hanno anche limiti tecnici.

Nell'insieme la rosa, come avevo indicato in tempi non sospetti, mi sembra da classifica medio-alta (quinto-settimo posto, per intenderci).

Se i giocatori si impegnano e danno tutto, come credo, sono i meno responsabili. Quello che comunque stupisce e rende increduli è l'enorme quantità di passaggi sbagliati, anche i più semplici. Mancanza di punti di riferimento?  Errori dovuti alla tensione, alla poca sicurezza, alla paura di sbagliare? Io credo a questa componente, simile al cosiddetto braccino nel tennis. Solo che non mi piace discuterne, perché l'esistenza o meno di questo elemento e soprattutto la sua incidenza non è quantificabile se non con un atto di fede.

In assoluto possiamo dire  che il nuovo allenatore dovrà migliorare la condizione fisicia, rassicurare e dare certezze; trovare i punti di riferimento indiscussi, la cosiddetta  spina dorsale (un centrale, due centrocampisti, una punta); schierare la squadra in modo realistico rispetto alla possibiltà effettive, e non nominali,  dei giocatori disponibili

Per esaminare invece le possibili responsabilità del gruppo dirigente, cambiamo registro e partiamo dall'alto.

Moratti

Premetto: Per me il presidente è il vero responsabile di tutto, nel bene e nel male. Nei trionfi che si sono susseguiti e nelle gravi difficoltà attuali. Lui sceglie gli uomini. Quindi se sbaglia il Direttore la responsabilità ultima è del Presidente che l'ha scelto. Se sbaglia l'allenatore idem.

Se i giocatori sono inadeguati la responsabilità è certo di chi li ha scelti (il settore tecnico), ma anche di chi ha scelto chi li ha scelti.

Sono convinto che una società ben organizzata (come è l'Inter) nelle scelte fondamentali opera dopo un confronto di  gruppo, anche se nel gruppo i poteri decisionali sono ben individuabili.

Purtroppo nelle ultime scelte degli allenatori, per cause non imputabili alla società, si è dovuto scegliere in situazioni di emergenza, tra soluzioni che non potevano convincere del tutto. La scelta di Gasp. Conoscendo le sue inclinazioni e i limiti della rosa è stata indubbiamente un errore.

Resto un sostenitore convinto del nostro Presidente, per quello che ha dato all'Inter, al calcio in generale, con i suoi comportamenti ineccepibili in un'epoca che premia il banditismo e l'immoralità. Perché utilizza il calcio come strumento per operazioni di straordinaria solidarietà sociale (gli intercampus), che rendono nobile e amato il nome dell'Inter in tutto il mondo.

Questo non significa che anche lui non commetta errori, come abbiamo visto. E alcuni gravidi di conseguenze.

Non posso fargli i conti in tasca e giudicare la politica di ridimensionamento finanziario indubbiamente in corso. Non so quanto dipenda dal FPF e quanto dalle vicende delle sue imprese, o dei suoi conti personali.

Faccio un'ipotesi, però. Che il “rientro” dal deficit sia determinato in parte dall'eccessiva sovraesposizione personale e in parte davvero dalla preoccupazione per il FPF.

Il progetto (tanto deriso da molti) era chiaro: mettere a posto i conti e nello stesso tempo cercare di restare abbastanza competitivi e di preparare il futuro con alcuni giovani interessanti.  E in questa direzione ci si è mossi con chiarezza, ma con gli inevitabili errori nelle scelte singole.

Ci può essere stato anche un minimo di sopravalutazione affettiva della rosa, per senso di riconoscenza. Ma non credo che MM non si sia reso conto del pericolo connesso all'invecchiamento di alcuni campioni e alla cessione di altri.

Ecco, la mia opinione, ma lo dico da incompetente e da “inconoscente” è che si è spinto troppo sul risanamento, che forse poteva essere più graduale, a beneficio del mantenimento di una maggior competitività tecnica.  Insomma, forse con i cento milioni risparmiati dalla vendita di Eto'o, anziché spenderne una decina per Forlan se ne potevano spendere una cinquantina (tutto compreso) per Sanchez, alleggerendo comunque il deficit e garantendo il livello tecnico. Ma è solo un esempio.

Quello che mi preoccupa è il fatto che ora si dovrà comunque rimettere mano al portafogli, ma aggiustare è peggio che costruire: sapendo delle tue necessità ti prenderanno per il collo e forse alla fine chi arriverà non sarà comunque una prima scelta. Se poi, come probabile, non si arriverà in CL, la perdita finanziaria sarebbe pari a quella di un acquisto (con ingaggio) oneroso, quindi di qualità.

Ma questo conti, se li ho fatti io, li avrò fatti anche il Presidente. Speriamo.

Marco Branca

E' il bersaglio più facile, dopo Gasperini. Può essere che anche lui abbia fatto il suo tempo.  Non lo so.

Per giudicare gli ultimi mercati, dovrei conoscere il budget su cui si poteva muovere. Non è riuscito a vender bene alcuni giocatori superflui, ma questo è nelle cose. Tutte le altre grandi nelle stesse condizioni hanno avuto la stessa difficoltà. Tra un giocatore discreto con contratto di due milioni e uno dello stesso livello, emergente, animato da volontà  di affermazione e non deluso da una carriera ormai in discesa, che tra l'altro si accontenta di 1.5 milioni o meno, chiunque sceglie l'emergente.

Nel finale di mercato ha preso tre giocatori, per coprire ruoli scoperti, spendendo 8 milioni in tutto. Certo, Suarez era meglio di Forlan; Lucas  meglio di Zarate e Casemiro meglio di Poli.

Ma se lui poteva spendere solo 8 milioni per tre  possibili titolari, ha fatto un capolavoro. E questo io non lo so (anche se ho qualche sospetto...)

Insomma a me spiace molto, ma la situazione mi sembra davvero compromessa e la via di uscita ardua. Il rilancio è possibile, anche con uomini nuovi, come dirigenti, come allenatore, come calciatori. Ma a una condizione (necessaria e non sufficiente) che si reperiscano gli  ingenti mezzi finanziari  necessari.

Altrimenti, mi sa che si potranno fare aggiustamenti, piccole migliorie, ma tutti, tutti, dovremo prepararci a un  periodo di sofferenza più o meno marcata, rinfoderando per il momento le nostre ambizioni e disponendoci a sostenere la squadra anche nelle difficoltà, che purtroppo non mancheranno.

Luciano

Nella foto (Getty Images), il presidente Massimo Moratti, letteralmente inorridito, all'uscita dal campo ieri sera a Novara.