Il Chievo, il Marsiglia e la guerra di posizione.

Avevo intenzione di scrivere un post di presentazione per Inter Chievo, nella consapevolezza che questa partita rappresenta l'ennesimo e forse ultimo crocevia per rendere l'annata meno disastrosa. Un buon risultato a Chievo infatti ci metterebbe nelle condizioni di affrontare con serenità e fiducia, diciamo con maggior autostima, il ritorno di CL con il Marsiglia.

Dopo quel match potremmo aver raggiunto la salvezza in campionato e la qualificazione in Champions League.

In tal caso termineremmo la stagione sperimentando in campionato qualche ipotesi futuribile mentre in coppa potremmo ancora provare a rivalutarci (e a recuperare qualche altro “spicciolo” per il mercato futuro).

Ma potremmo anche trovarci più coinvolti nella lotta dei quartieri bassi, con una crisi psicologica deflagrante e definitivamente estromessi da ogni possibilità di un riscatto immediato a livello internazionale (anche se poi, su quel piano avremmo sempre fatto meglio di società come MU e City e uguale a società come Arsenal e verosimilmente Chelsea, che pure spendono di più, ma non sono, chissà perché, nell’occhio del ciclone).

Comunque in vista di queste due prove, mi aspettavo l’attacco dei nemici esterni, a livello mediatico, sotto forma di diffusione di voci relative a divisioni nello spogliatoio, tra giocatori e settore tecnico, tra tecnico e società. Nonché come attacchi espliciti all’operato della società stessa. Oppure alla diffusione di notizie propalate ad arte sulla volontà di andarsene di questo o quel giocatore e altri armamentari tradizionali della guerriglia psicologica.

Invece dall’ambiente Inter, inteso come gruppo di coloro che gravitano in società e attorno alla società, come ex dipendenti, come tifosi, mi sarei aspettato un sostegno indiscriminato, uno sforzo di unità per affrontare insieme e in serenità queste prove decisive. O quanto meno un silenzio rispettoso del momento difficile e della situazione complicata che la squadra sta vivendo.

Insomma una specie di “non disturbiamo il manovratore impegnato nell’intervento più difficile”, visto che non mancheranno i momenti più opportuni per le critiche.

Invece non è stato così.

Tralascio il livore ingenuo di chi non vede contraddizione tra l’aver creduto, la scorsa primavera, all’arrivo sicuro di Guardiola (!) e il preteso contemporaneo rifiuto dell’Inter, società infima, da parte del… ben più quotato Bielsa.
Questo naturalmente anche di fronte all’appassionata e vibrante smentita dello stesso Bielsa.

Ma delle incoerenze di tutti noi tifosi, per quanto dannose, si può sorridere.

Dispiacciono maggiormente gli interventi negativi di chi ha vissuto l’ambiente Inter. Uno di questi è l’intervento di Oriali.

Intendiamoci, nessuno può rimproverare al Lele di raccontare la sua verità e di difendere in tal modo la sua professionalità.

A parte il fatto che chi legge dovrebbe avere la maturità per comprendere che si tratta della verità di parte, prodotta dall’interessato.

Ma se non ce l’ha, non si può accusare Oriali per questo.

Il discorso vero è sui tempi. Perché questa uscita che delegittima Branca, i giocatori arrivati in seguito agli ultimi mercati, gli allenatori e tra di essi anche l’allenatore in carica? E infine il presidente, che poi è il responsabile ultimo di tutto.

Cosa sarebbe cambiato se il Lele avesse aspettato due settimane per esporsi, invece di scegliere il momento più delicato? Oriali ha cercato di cavalcare, a suo vantaggio (come è legittimo) il malumore di consistenti frange della tifoseria? Sa che i giochi societari si fanno in questo periodo e ha voluto gettare sul piatto il peso del suo prestigio per spostare la partita a proprio vantaggio?

Tutto lecito, per carità. Stiamo parlando di professionismo.

Ma in me un po’ di amarezza resta. Magari sbagliata, ma gli stati d’animo non si “comandano”.

La conferenza di Ranieri

In questo contesto va letta, secondo me, la conferenza stampa di Ranieri.

Voglio essere chiaro: non sono un ammiratore del tecnico romano.

Lo difendo perché in questo momento è lui che sta lavorando per portare fuori da questa situazione avvilente la mia squadra.

Dunque è mio interesse che riesca in un compito che riconosco gravoso. Poi lo saluterò e spero che venga sostituito al meglio.

La critica, il dileggio, il tentativo di delegittimazione (quello vero, non quello, inventato, della società) di una parte dell’ambiente sicuramente non aiutano.
Bisogna cercare di comprendere le motivazioni vere del suo operato, delle sue scelte e sperare che siano azzeccate. Inventarsi le pressioni del clan dell’asado e altre piacevolezze di sicuro non giova, ora, e crea solo tensione.

La conferenza di Ranieri è di una semplicità disarmante.

Il mister non dice, d’abitudine, nulla di sconvolgente.
Espone solo ragionamenti sensati, persino ovvi.

Per natura e forse anche, in questo momento, per attutire le polemiche, per cercare la serenità necessaria dell’ambiente, per preservare lo spogliatoio dalle polemiche.

Il mister afferma, e non poteva essere altrimenti, che quello col Chievo oltre a essere un match importante in sé sarà anche un test probante in vista del Marsiglia, considerata la forza e la buona condizione dell’avversario.

A domande specifiche sembra escludere la presenza di Alvarez a Verona ma non ne esclude il recupero contro i francesi. Poi ribadisce la sua fiducia in Wes e Pazzini, due giocatori fondamentali, che devono ancora esprimersi al meglio e se lo facessero nel momento più delicato darebbero un contributo determinante.

Assicura poi che la condizione psicologica del gruppo è buona, rafforzata anche dal recupero di due reti nell’ultima partita. E ribadisce che il gruppo è unito. Anzi, di più, moralmente “stupendo e determinato”.

Su se stesso glissa gentilmente, anche con un po’ di ironia.

Anche sui moduli sorvola. Non c’è un modulo ideale. Ci sono sistemi di gioco che la squadra attualmente può meglio sostenere: non dice quale, ma tutti pensano a un rombo con Wes dietro due punte, di cui una almeno impegnata anche a tornare. E dietro ovviamente ci dovrebbero essere due centrocampisti di corsa e uno più di posizione. In ogni caso, sostiene ancora, l’importante è avere la possibilità di variare il modulo secondo necessità.

Ribadisce quindi di volersi giocare le sue chance fino in fondo, in questo scorcio di stagione e di non essere preoccupato per le voci sui nuovi allenatori: in Italia questo è normale.

Infine , negando che a Milano ci sia più pressione che in altre città italiane (Roma per esempio), concorda sul fatto che comunque in generale la pressione ambientale in Italia è eccessiva, come pure il dispendio nervoso, in relazione all’alto numero di partite che le squadre maggiori disputano (convocazioni in nazionale dei big comprese).

Su Cambiasso, spende solo parole di elogio e non poteva essere altrimenti, ma come sempre fa ,non si esprime in merito a un eventuale utilizzo a Chievo o alla concessione di un turno di riposo (dice testualmente “deciderò” e non “deciderà Cambiasso”, come alcuni pretenderebbero, alludendo a un ruolo di supplenza del Cuchu).

I convocati e il possibile schieramento

Portieri: J C, Castellazzi, Orlandoni;

Difensori: Zanetti, Lucio, Maicon, Samuel, Chivu, Faraoni, Nagatomo;

Centrocampisti: Deki, Wes, Palombo, Poli, Cambiasso, Obi;

Attaccanti: Pazzini, Forlan, Milito, Zarate.

Eliminando Orlandoni, restano 19 giocatori: difficile immaginare l’ulteriore escluso.

In porta dovrebbe esserci JC

In difesa verrà probabilmente testato, magari non per tutto il match, Maicon: a sinistra c’è il dubbio tra Naga, Chivu e Zanetti. La scelta degli esterni bassi e di centrocampo sarà decisiva perché il Chievo ha nelle fasce la sua forza. In mezzo ci sono solo Lucio e Samuel e speriamo in bene. Altrimenti l’alternativa sarebbe Chivu, anche in vista del Marsiglia….

Davanti farei giocare un tempo ciascuno al Pazzo e a Milito, lasciando sempre in campo Forlan.

Con il rombo, penso a Deki centrale basso (magari da alternarsi con Cambiasso, un tempo ciascuno) con ai lati Poli e Obi e davanti Wes.

Siccome però Poli e Obi dovrebbero spesso allargarsi, in fase difensiva, per raddoppiare le fasce, sarebbe necessario che Wes e Forlan si impegnassero in un improbo e faticoso rientro centrale, almeno a turno.

Che poi, questo schieramento potrebbe facilmente diventare un 4411, se Wes o più probabilmente Forlan giocassero da quarto di sinistra: ma in questo caso faraoni sarebbe più adatto di Poli a fare l’esterno. Poli potrebbe in quel caso essere il centrale: ma sinceramente dubito che tre dei quattro centrocampisti possano essere contemporaneamente Fara Poli e Obi.

Comunque sono tutte chiacchiere per il piacere di discutere di Inter, perché è chiaro, come sempre, che solo il mister conosce le vere condizioni atletiche dei singoli ed è in grado di operare le scelte più ragionevoli.

Che saranno ritenute tali, in caso di risultato positivo; disastrose, senza controprova, in caso contrario.

Luciano

Nella foto (inter.it), Claudio Ranieri durante la conferenza stampa di presentazione alla partita. Settanta giorni di vera Inter, ha dichiarato il mister. Magari...