Dov'erano e cosa hanno fatto, S.S. 2011/12: Serie A - Parte II

Marko Livaja (1993, Cesena)

Parcheggiato a Cesena (in Romagna 6 presenze, 3 in Serie A e 3 con la Primavera, poco appariscenti) nell’ambito di operazione lampo in cui l’Inter lo ha strappato al meglio dell’Europa calcistica, Livaja è tornato a casa a gennaio, giusto in tempo per dare una mano decisiva alla conquista della Next Generation Series.
Temperamento balcanico, corporatura interessante ma soprattutto una tecnica al di fuori dell’ordinario ne fanno di certo uno dei fiori all’occhiello delle nostri giovanili.
E dire che veniva da un lungo periodo d’inattività per problemi contrattuali. Se proprio gli si vuole trovare un difetto alla stagione è una certa assenza nel tabellino dei marcatori (di contro grande lavoro di sacrificio in nome dell’equilibrio tattico), lui che nelle nazionali giovanile croate ha sempre mostrato un certo fiuto per il goal.
Potrebbe rimanere nella prossima Primavera visti i pochi mesi di militanza o farsi le ossa in qualche squadra di B, anche se non è mai facile trovare la giusta collocazione e ritagliarsi un posto fisso (ad es. i nostri ’92, eccezion fatta per Bardi, che è comunque un portiere, e Benedetti, hanno visto poco il campo).
Sul piano tecnico e caratteriale i dubbi sono quasi nulli.
Al di là di come andrà la Final Eight in sei mesi ha mostrato gran parte del suo talento e quello degli scout nerazzurri.
Voto: 7-

Mc Donald Wanyama Mariga (1987, Real Sociedad-Parma)

Una stagione divisa in due, fra Liga e Serie A, ma sempre dimostrando le qualità che l’Inter di Mourinho, non una squadra a caso, avevo intravvisto in lui.
In terra basca Mariga si è adattato rapidamente e con buoni risultati ad un calcio totalmente diverso da quello italiano, fattore non da poco per un centrocampista di circa 190 cm e dalle leve lunghe, entrando nelle grazie di Montainer e del suo 4-2-3-1 (ottimo esordio contro il Barcellona), nonostante un infortunio di natura traumatica durante il ritiro estivo, e diventando fino all’inizio di dicembre un elemento indispensabile per sostenere un attacco giovane e piuttosto leggero (Griezmann (’91), Vela (’89) e Ifran (’87) si aggirano sui 175 cm).
Pur essendo sempre fra i diciotto che vedono il campo, lascia la scena in prossimità del mercato di riparazione, probabilmente certo del suo ritorno a Parma per volontà dell’Inter (la società di San Sebastian si era detta propensa al riscatto al termine della stagione).
Chiude l’esperienza in Spagna con 14 presenze e quasi mille minuti sul groppone.
A Parma, nel 3-5-2 di Donadoni ritrova ambiente e posizionamento ideali, dando con la sua forza il la al vincente rush finale dei ducali prima che il cedimento del crociato lo tolga di mezzo.
Sperando in un recupero completo, il keniota resta un patrimonio nerazzurro, sia che resti in rosa (ha fatto fatica in un centrocampo di grande tecnica collettiva, per dirla a la Luciano ma con compiti da mediano può tranquillamente essere uno dei 23-24), sia che vada in prestito, comproprietà o a titolo definitivo.
Le sue doti di lottatore e, all’occorrenza, d’incursore avranno di sicuro tanti estimatori.
Voto: 6,5

Goran Pandev (1983, Napoli)

Dopo un’annata storta in cui è stato costretto a giocare anche da prima punta, con i risultati che tutti conosciamo, sotto il Vesuvio è tornato ai suoi standard.
Non è un’eresia considerarlo il miglior attaccante di scorta della stagione 2011/12.
In buona forma, in una squadra che fa del contropiede la sua arma migliore e attorniato da elementi di assoluto valore, il macedone si è concesso pure il lusso di infiocchettare la Coppa Italia fornendo un delizioso assist (il settimo con la maglia azzurra) per il raddoppio di Hamsik.
Tecnica (segna sei reti una più bella dell’altra) e spirito di sacrificio, poi, non gli difettano.
Nota negativa lo scarso minutaggio nella grande Champions League disputata dai partenopei, terreno in cui si ipotizzava che Goran potesse dare il maggior contributo.
Per sua volontà e per l’ingente ingaggio difficilmente vestirà di nuovo nerazzurro, anche se in caso di complicazioni di mercato potrebbe costituire una gradita soluzione interna.
Probabilmente rientrerà nel paventato affare Lavezzi o si accaserà all’estero (Siviglia?).
Comunque sia una perdita dal punto di vista della qualità.
Voto: 6,5

Emiliano Viviano (1985, Palermo)

Dopo il valzer di comproprietà col Genoa e il grave infortunio al ginocchio sinistro, finisce al Palermo.
Venti partite in cui dimostra che il peggio, fisicamente parlando, è alle spalle.
Bravo fra i pali e con discreti tempi di uscite sulle palle alte può far poco per mettere una pezza all’altalenante 2012 rosanero (il portiere toscano raccoglierà dal sacco ben 36 reti).
Non è uno da grossi picchi di rendimento ma sa essere costante, appariscente il giusto e concentrato, caratteristica quest’ultima che non guasta se giochi in un top club e ti capitano, soprattutto in campionato, giornate in cui si viene sollecitati 2-3 volte al massimo.
Ritrova sul filo di lana la Nazionale anche se dovrebbe essere fra gli esclusi di Prandelli in vista di Polonia-Ucraina.
Ha più volte detto di non sentirsi un numero 12, di sognare Firenze, di sperare che il suo cartellino torni sotto il controllo di un’unica squadra in modo tale che la sua carriera ingrani definitivamente.
Viviano ha ventisette anni (fra l’altro è del mese di dicembre) che possono sembrare tanti ma la maturazione degli estremi difensori è particolare  e diversa dai giocatori di movimento, basti pensare che nell’ultimo campionato fra i titolari nel suo ruolo solo Ujkani (’88) e Consigli (’87) (ho escluso Brkic (’86) che ha diviso la porta senese in maniera equa col trentunenne Pegolo) lo superavano in precocità.
Un dato che da solo potrebbe spiegare il perché l’Inter si sia tenuto per tre anni Viviano, vincendolo comunque alle buste in modo fortunoso, senza mai farlo esordire pur avendo in caso un futuro crack come Bardi (classe ’92!).
Quale il suo futuro?
a) Dal punto di vista tecnico se Julio Cesar dà garanzie di tenuta fisica (si è parlato molto di questo su Interista Sempre ma dopo l’annus horribilis con Benitez, JC su 38 partite di campionato ne giocate 33, con 2 turni di squalifica) non ci sono dubbi su chi possa essere il leader della porta nerazzurra. Ergo, difficile che Viviano accetti il ruolo di vice o che Julione si faccia da parte con i Mondiali in Brasile quasi alle porte, ammesso che l’ex-Chievo abbia ancora speranze dopo le ultime esclusioni. Castellazzi in quel caso sarebbe il terzo, altrimenti, a scalare, il posto finirebbe a Belec, se si vuol dare ascolto a radiomercato.
b) Dal punto di vista economico, quindi di ridimensionamento pro-FPF, questa che è alle porte dovrebbe essere l’ultima finestra di mercato in cui JC possa dirci addio (incassando qualche milioncino che non farebbe male alle nostre casse), per una questione di stimoli o di saudade.
Solo allora Viviano potrebbe guadagnarsi l’onore e l’onere di difendere la porta sotto la Curva Nord.
Certo, sarebbe un passo indietro tecnicamente parlando ma Emiliano è un portiere affidabile, con personalità e non un totale sprovveduto.
Magari sarai lui il prescelto o magari finirà in un altro giro di cartellini, chissà.
L’unica cosa certa, con Bardi che avanza, il ruolo del portiere è quello che al momento ci crea meno grattacapi.
Voto: 6

 

 

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