L'Europa vista da lontano: la seconda giornata di Polonia/Ucraina 2012.

Gruppo A

Grecia - Repubblica Ceca è una sfida senza storia e non solo perché gli ellenici sono sotto di due dopo una manciata di minuti.
Davvero poca cosa la squadra di Santos: senza individualità di spicco, senza un adeguato ricambio generazionale, un gioco, un’idea.
Per questo anche Rosický & Co. restano un’incognita ma sta per arrivare il dentro-fuori con la Polonia e molti dubbi verranno fugati.

Al momento ai cechi basta qualche guizzo di Pilař (’88 - Viktoria Plzeň), mezza punta/esterno mancino vicino al Wolfsburg, e Jiracek (’82), di proprietà proprio della formazione sassone, o la corsa del terzino destro etiope Gebre Selassie (’86 - Slovan Liberec ma accostato in questi giorni alla Roma di Zeman), gli unici poi che si erano guadagnati la pagnotta alla prima uscita.
Più frizzante, invece, la sfida fra i padroni di casa e la favorita del gruppo, la Russia.

Finisce in un pareggio che scontenta un po’ i tifosi giunti a Varsavia ma che, tirate le somme, ci sta tutto, con i polacchi divisi fra letargo e interessanti risvegli e i russi fin troppo vanesi.
Pareggio che poi è anche lo specchio dei reali valori del gironi, dove l’undici di Advocaat è chiaramente la squadra migliore senza però avere la forza necessaria per creare un vuoto ‘’tecnico’’.
Eppure da metà in su è una bella squadra: in mediana un duo che fa da diga e che all’occorrenza si inserisce creando l’effetto sorpresa, due trequartisti rapidi (questa volta gol e poco altro per Dzagoev) e Kerzakhov (’82 – Zenit) che si agita su tutto il fronte d’attacco, aprendo varchi a chi gli è alle spalle.
Lo stesso non si può dire della Polonia che presenta dei volti interessanti (Błaszczykowski, una furia al di là dello splendido gol segnato, Piszczek, meno lucido che all’esordio, Lewandoski, che lotta ma quaglia poco, e l’incontrista Polanski (’86 – Mainz)), una discreta solidità generale ma a cui manca quel quid necessario per stupire davvero.

O addirittura per passare il turno.

Gruppo B

Dopo l’exploit contro l’Olanda, rivelatasi poi fuori forma e senza un gioco valido anche nel secondo match, non ripete il colpaccio la Danimarca, punita oltre i propri demeriti da un bel gol di Varela (’85 – Porto), capace col minimo sforzo di far dimenticare gli errori di un irriconoscibile Cristiano Ronaldo.

Il pareggio, infatti, sarebbe stato il risultato più giusto perché sunto perfetto delle forze in campo e dell’andamento della partita stessa.

I lusitani, tecnicamente superiori, non sono stati capaci di mantenere il doppio vantaggio e col passare dei minuti sono finiti per cadere nella spirale di inconcludenza che ha investito il proprio capitano, soprattutto in mediana.

E’ in quel punto che i Bento boys sono mancati: lenti (a quel ritmo almeno Veloso ha fatto il suo) e con scarse idee (le uniche di tutta la gara nascono dai piedi di Nani (’86 – Manchester United)).

E proprio in quel punto la Danimarca non è riuscita a prevalere se non nel ritmo (Zimling è uscito dopo un quarto d’ora ma il sostituto, Jakob Poulsen (’83 – Midtjylland), non si è per nulla risparmiato), peccando in qualità (in questo senso altra occasione persa per Eriksen) e filtro.
Peccato, poteva essere la sorpresa del girone.
A proposito di sorprese, ma in negativo, ecco l’Olanda.

Sneijder ha sintetizzato bene il problema nel dopo partita: mancano gli automatismi.
Il 4-2-3-1 è un modulo efficace a patto che ci sia la collaborazione di tutti e la squadra sia in salute e conservi le giuste distanze.

Ma in questo momento gli orange sono in una fase di pura involuzione: lunghi, nessuna partecipazione alla fase passiva di gioco, movimenti senza palla ridotti al lumicino.
Van Marwijk ci ha messi di sicuro del suo, tipo lasciare i poveri Van Bommel e De Jong il compito di coprire ogni falla.
I due saranno poco dinamici e tanto ruvidi ma la brutta figura fatta fin qui dai tulipani non è certo da addebitare a loro, gli unici insieme ad un pimpante Sneijder (ingabbiato e costretto a prendere palla a 40 metri dalla porta) a salvare la faccia.

I teutonici d’altro canto impressionano per solidità e completezza di rosa.
Alla fine il modulo di base è lo stesso e le differenze tante.
Due nomi in opposizione: Hummels (’88 – Borussia Dortmund), un bel marcatonio che si fa rispettare anche sul breve, e Müller (’89 – Bayern Monaco), volenteroso ma lontano parente di quello apprezzato fino al 2011.

Gruppo C
Agli azzurri dice male e non certo per la paura di un pari concordato fra Spagne e Croazia (a qualcuno sarà venuto in mente che bisogna almeno battere l’Irlanda segnano almeno tre reti e nel calcio nulla è scontato?).

Insinuare il dubbio dell’antisportività è un male.
Presuppone malafede e noi siamo gli ultimi a poter aprire bocca su legalità e sana condotta.
Anzi, da un lato sarebbe una giusta punizione e insegnamento.
Giocare sporco alla lunga presenta il proprio conto.
E ormai guardare la Nazionale non provoca emozioni perché siamo una nazione priva di valori, incivile, razzista e prostituita.
E la squadra che la rappresenta non è da meno: illeciti vari, omofobia, ignoranza dilagante, presunzione, omertà, buonismo da quattro soldi.
Tornando al calcio giocato e facendo 2+2 (e pure due a due fra le nostre dirette concorrenti al passaggio del turno), andremo a casa comunque per demeriti nostri.

Qui urge una precisazione: andremo a casa senza aver deluso in toto.
Cosa pagheremo? In primis l’assenza di un attaccante vero, un uomo d’area e in seconda battuta, che poi è una conseguenza diretta del punto 1, una condizione fisica inadeguata.
Guardiamo la Croazia: c’è stata inferiore in tutto ma nel momento del bisogno ha potuto affidarsi a suoi due onesti lungagnoni.
Il nostro 3-5-2 (unici a giocare a 3 dietro) è ben messo in campo ma dura al massimo un’ora, molto probabilmente perché avendo due attaccanti che partono dall’esterno dobbiamo chiedere appoggio continuo ai centrocampisti, cosa che alla lunga stanca.
Vada per Cassano e Balotelli, che come talenti puri non si discutono, vada per Giovinco autore di una bella stagione e adattabile anche sull’esterno e in parte pure Diamanti ma la convocazione di Borini è superflua (lo farà un minuto in tutto l’Europeo?)
Al suo posto ci serviva un bomber che si nutre di scontri fisici con i difensori avversari, profondità, gol e che ti permette di variare il tuo gioco.
In più Nocerino, Balzaretti e Abate avrebbero potuto vivacità, visto che insistere con Giaccherini ti dava sì sacrificio tattico ma non provare una soluzione diversa nemmeno negli venti minuti significa mancare di coraggio.
E senza coraggio e personalità arriva il contentino del pareggio.

Poco da dire, invece, su Irlanda – Spagna.
Troppo il divario fra le due compagini e dire che i campioni del mondo hanno pure affondato poco il colpo.
Il 4-0 gli regala pure la sicurezza del primo posto in caso di ‘’biscotto’’.
Che dire, se ritrovano pure il Torres di Liverpool e con Silva e Iniesta in gran spolvero sono dolori per tutti.

Gruppo D
Più forte del maltempo la Francia, che, con la pazienza di un ragno, tesse la propria tela e imbriglia un Ucraina che ben aveva figurato all’esordio.
Certo, non avrà una difesa di prim’ordine (Rami (’85 – Valencia) e Mexes a volte sembrano in imbarazzo quando devono giocare la palla o la punta avversaria li prende in velocità), un regista che macina gioco (Diarra (’81- Marsiglia) è esclusivamente un frangiflutti) e a sinistra sperimenta senza venirne a capo (il 4-2-3-1 fra Evra-Malouda e Clichy-Ribery non ha trovato la forma ideale anche se con la seconda coppia gli è molto vicino) ma per il resto se la può giocare con tutti.

Merito dell’imprevedibilità dei propri avanti (da Menez a Nasri, che si sono scambiati il ruolo di ‘’grimaldello’’ nelle prime due partite, passando per Benzema e Ribery, le due stelle ancora a secco ma votate ad un importante lavoro di sacrificio) e il duo di destra, composto da Cabaye (’86 – Newcastle), centrocampista da tener d’occhio per come interpreta ad alti giri le due fasi di gioco, e Debuchy, che risponde sempre presente quando si tratta di appoggiare la manovra.
Limitasse qualche errore di posizionamento quando l’avversario ruba palla e verticalizza subito dalla sua parte, il terzino del Lille potrebbe candidarsi benissimo nei panni del nostro nuovo Maicon: piede, forza e ritmo sono da top club.

Si fatica, invece, a trovarne uno di siffatta portata nell’Ucraina, esclusi gli indomabili Tymoshcuk e Shevchenko.
Qualche qualità (vedi Yarmolenko (’89 – Dinamo Kiev) o Konoplyanka (’89 – Dnipro)) affiora ogni tanto ma è da duro rimbrotto il modo in cui ha interpretato il secondo tempo contro la Francia, roba improponibile ai massimi livelli.
Ed è stata giustamente punita.
Se batterà l’Inghilterra all’ultimo turno alla fine meriterà i quarti e l’impresa potrebbe non essere di quelle impossibili, se si considera che la squadra di Hodgson fin qui non ha strabiliato.
Neppure ieri contro una Svezia mai doma ma allo stesso tempo tutto fuorché irresistibile.
Ha inciso l’ingresso di Walcott ('89 - Arsenal) ma per andare avanti servirà qualcosa in più oltre al ritorno dello squalificato Rooney.
Il di più dovrà esserci soprattutto sulle fasce, visto che in mezzo, sia in difesa che a centrocampo, ci si arrangia abbastanza.
In generale mancano i guizzi che possono sbloccarti la partita e/o farti vincere i duelli alla pari.

Per il resto è un gruppo ben delineato.

Basterà per andare avanti?

E chi passerà?

Questo è il mio pronostico senza pretesa alcuna.

Gruppo A

1° Russia

2° Polonia

Gruppo B

1° Germania
2° Danimarca (ma non darei per morta l'Olanda)

Gruppo C

1° Spagna

2° Italia

Gruppo D

1° Francia

2° Inghilterra


AL82

Nella foto Gomez, uno che ha il bello di piacere a pochi e di metterla dentro come pochi.