Primavera di sera, scudetto sulla maglia si spera.

Questa sera i ragazzi di Bernazzani si giocano davvero tutto.
Dopo una stagione strepitosa, in cui nessuno ancora ci ha messo sotto (sgraat), perché abbiamo vinto la NGS e siamo stati eliminati solo ai rigori dalla Viola in CI (giocando gran parte di entrambe le partite in 10) e sempre ai rigori dal Parma a Viareggio, questo gruppo è arrivato alle soglie della leggenda.

Oggi si decide se entri nella leggenda o rientri in un'aurea normalità.

Perché nessuno di noi ricorda, credo, le squadre che sono arrivate alla finale del campionato primavera, perdendola, che so, negli ultimi 10 anni.

Tutti noi invece ricorderemmo per sempre una squadra che ci ha regalato il titulo, dopo la NGS.

Esagero molto, lo so, ma

Di Gennaro Pecorini Splendlhofer Kysela Mbaye Romanò Crisetig Duncan Bessa Longo Livaja

potrebbero diventare, sia pure molto in piccolo come

Sarti Burgnich Facchetti Bedin Guarneri Picchi Jair Mazzola Peirò Suarez Corso

oppure

Zenga Bergomi Ferri Mandorlini Brehme Bianchi Berti Diaz Lothar  Matteoli Serena

oppure

JC Maicon Lucio Samuel Chivu Pandev Zanetti Deki (Motta) Cambiasso Milito Eto'o.

L'impresa compiuta dai ragazzi contro il Milan ricorda l'impresa dei più grandi col Barcellona.
Ma senza Madrid, anche Barcellona sarebbe meno viva nei nostri ricordi.

Lo so che il confronto è davvero esagerato.
Per tutti ma non per me, che soffro quando sono in campo i nostri colori, sia che si tratti di pulcini sia che si tratti della prima squadra.

Per assurdo forse quando si tratta dei giovani ancora di più, perché ho vissuto abbastanza da vicino il loro processo di formazione, le speranze, i progressi, la crescita tecnica e atletica, le ambizioni.

Non conosco bene la Lazio, ne parlerà più diffusamente AL82, nella seconda parte del post.

Ma alcuni dati, per quanto formali impressionano: ha battuto nettamente la Roma data per favorita da tutti, tranne che da Sergio, che stravedeva per la ''sua'' juve (spero che mi sia concessa la battuta).

Ha dato dodici gol in due partite al Palermo, che noi abbiamo sconfitto non senza difficoltà (lo so che la proprietà transitiva nel calcio non funziona, ma faccio gli scongiuri perché continui a non funzionare).

Infine, se non sbaglio, è una squadra che schiera sì un '95 (come il Milan con Cristante) ma anche un '91 e cinque o sei '92.

Insomma è una squadra costruita per vincere quest'anno, con l'esperienza e con la forza.

Per noi le assenze di Di Gennaro, Pecorini e Bianchetti significa perdere qualcosa, oltre che in bravura, proprio in peso atletico.

Rispetto al Milan recuperiamo Livaja e la speranza è che nonostante l'importanza decisiva del match, tutti, anche quelli di carattere più impulsivo, sappiano tenere i nervi a posto.

Inutile dire che l'assenza più grave è quella di DiGe, portiere fuori categoria soprattutto per la personalità.

Bianco viene sostituito ormai da tempo in modo ottimale da due centrali di assoluto affidamento. Anzi, nella negatività, il suo infortunio ha permesso di scoprire uno Splendly dal grande futuro.

La mancanza di Pecora pure un po' la pagheremo, perché Alborno è meno esperto nella fase difensiva e eventualmente Bando ha più piede ma meno fisicità.

Tuttavia i sostituti danno assolute garanzie, per cui in ogni caso non ci attaccheremo a queste assenze.

Come non ci attaccheremmo a un altro fattore, che pure ha una certa importanza: i laziali hanno riposato un giorno in più, oltre a non aver disputato tiratissimi supplementari.

I grandi giocatori sono tali anche perché riescono a superare pure qualche contrattempo e qualche difficoltà.

E i nostri devono dimostrare ancora una volta di essere grandi giocatori, ai loro livelli di età.

Piuttosto un'opinione diffusa, tra i commentatori, anche di siti interisti, non mi è piaciuta affatto: l'idea che il Milan abbia cercato maggiormente la manovra, mentre noi ci siamo affidati alla soluzione personale.

Io non so che partita abbiano visto questi ''critici'' ma so che i nostri gol sono venuti tutti su azioni corali mentre due dei loro (la percussione verticale di Innocenti con tiro da fuori e lo spunto vincente in fascia di Hottor, che ha procurato il rigore) sono venuti appunto su iniziative di singoli.

In particolare mi è sembrato strepitoso per coralità proprio il gol di Romanò: sulla fascia destra scambiano Lorenzo-Duncan-Lorenzo.
Apertura per Romanò che trovandosi chiuso dà indietro a un compagno, sempre sulla destra.
Questi cambia campo  e trova Garritano che di tacco libera Alborno verso il fondo, cross millimetrico e Romanò, che aveva partecipato alla fase iniziale, prende il tempo giusto per realizzare.

Stessa cosa per le altre reti, e notiamo che sia in quella di Romanò che nella seconda di Samu, era tutto così frutto di un'azione personale che si sono trovati nella condizione di concludere, centralmente, ben due giocatori, liberatisi a seguito della manovra collettiva.

Cento di queste giocate personali, allora,  e se si potesse incominciare oggi non sarebbe male.

Resta da dire che la formazione sembra in pratica fatta.
I dubbi possono riguardare Sala o Cincilla in porta  e al limite un posto di esterno basso.
Poi Garri sarà pronto a subentrare a Daniel, quando le fatiche del doppio match cominciassero a farsi sentire.

A meno che non si sia, a quel punto, in netto vantaggio (come sarebbe bello!) e la scelta potrebbe essere più conservativa, chiamando in causa Benassi.

Tutto questo naturalmente nel caso che la battaglia col Milan non abbia lasciato strascichi sul fisico di qualcuno.

Ma in queste occasioni nessuno rinuncerebbe alla partita dell'anno.

                                                   L'avversario

La Lazio non è un outsider checché se ne dica.
O meglio lo è in base ai pronostici della vigilia ma non come livello di squadra.
Basterebbe dire che in tre incontri contro la favoritissima Roma non ha mai perso, anzi si è permessa pure di batterla con un doppio scarto in semifinale di campionato.
Ma ci sono altri fattori che inducono a trattare la squadra della capitale con rispetto.
Innanzitutto i pochi gol subiti, 20 in tutto il campionato, che ne fanno la regina di tutte le difese.
Un bottino niente male anche a voler considerare le difficoltà minori del gruppo C.

La forza maggiore degli aquilotti non sta infatti nelle individualità (che comunque ci sono) ma nel collettivo che è solido, non solo fisicamente parlando.
Merito anche di questa compattezza di squadra se i ragazzi di Bollini hanno perso solo 2 volte in campionato (alla terza giornata a Catania con un gol al 93° e all’ultima, quando la qualificazione era certa e contro un Napoli che in casa si giocava le ultime carte per raggiungere i play-off), sfiorando quasi quota cento nella casella dei gol all’attivo (ad es. ben 12 rifilate fra andata e ritorno al Palermo, seppur si riferisce a partite un po’ datate, visto che l’ultima volta che queste due squadre si sono scontrate, ovvero al Viareggio, è finita in pareggio).

Negli altri trofei sono usciti, a differenza nostra, sconfitti sul campo ma con la juve in Coppa Italia (mi riferisco alla partita di andata, decisiva ai fine della qualificazione bianconera) c’erano solo 4 degli 11 scesi in campo nel derby capitolino dell’altra sera e al Viareggio la Fiorentina (3-1) l’ha spuntata ai supplementari dopo che i viola avevano agguantato il pareggio al 94°.

In breve è una compagine basata su un folto gruppo di ’92 che gioca con un 4-3-3 in cui le fila sono serrate, muscolari e allo stesso rapide.
Proprio per questo si esaltano negli spazi larghi, agendo di rimessa, ma la combattività di Rozzi, Onazi e Barreto risulta utile anche contro difese più arcigne e squadre piuttosto bloccate, anche se hanno faticato quando si sono trovati mediane con tanti uomini, forse per la scarsa elasticità tattica.
Entrando nel dettaglio, invece, scopriamo chi sono i nostri rivali.

Portieri.

Benchè Mosciatti e Scarfagna abbiano complessivamente 20 presenze all’attivo, il titolare è Berardi, il terzo portiere della prima squadra, dopo che Tare ha respinto tutte le richieste provenute dalla serie B (in primis quelle di Cittadella e Grosseto).
Classe ’91, Berardi nelle poche apparizioni in Primavera e nelle due partite di Final Eight si è dimostrato molto elastico fra i pali, sbagliando qualcosina al di fuori dell’area piccola.
In generale è un portiere che si esalta ed è uno spettacolo per i fotografi dietro porta.

Difensori.

Crescenzi e Sbraga, entrambi ventenni, formano la coppia centrale.
Il primo è appena rientrato da un lungo infortunio (frattura del perone) patito a Gennaio dopo un gol segnato al Palermo ed è stato sostituito egregiamente, pur non avendone la stessa personalità soprattutto con la palla al piede, da Vilkaitis, nato nel 1993, nazionale lituano, Under 21, 190 cm d’altezza e 3 reti in quindici partite da titolare.
Sbraga, un altro che come i suoi compagni di reparto si fa apprezzare per la prestanza fisica, è meno pubblicizzato di Crescenzi ma contro la Roma non ne ha sbagliata una, mostrando concentrazione, buone doti nell’anticipo e nel palleggio.
Ai lati della difesa, invece, si disimpegnano Ilari (’94) a destra, terzino solido, con buona corsa e senso della posizione (in semifinale ha patito sul piano tecnico Pettinari ma gli ha concesso il fondo poche volte) e il piccolo rumeno Marin (’95), il cui punto di forza è la fase offensiva.
Ben 18 presenze, invece, per Sperperi (’94) e addirittura 20 per l’ex-Roma Salustri (’93), due riserve molto duttili (il primo basso a destra o al centro, il secondo in più posizioni a sinistra, ultimamente come interno a centrocampo) e capaci di abbinare qualità e quantità.
Completa il quadro dei convocati il terzino destro Fagioli (’93).

Centrocampisti.

Il trio di partenza sarà, da destra a sinistra, Onazi-Zampa-Cataldi.
Onazi (’92) è una mezz’ala dinamica che sa rompere l’azione e costruirla, puntando sia l’avversario diretto palla al piede che verticalizzando (7 gol quest’anno per il nigeriano). Dispone anche di un buon tiro dalla distanza.
Zampa (’92) ha già assaporato il clima della prima squadra (ha esordito proprio contro di noi all’Olimpico) e delle nazionali giovanili e da capitano detta i tempi della Primavera, come il più classico dei play bassi ma con la tenacia di un mediano di contenimento.
Cataldi (’93) dei tre è quello più tecnico e votato alla fase offensiva: velocità di gambe e di pensiero.
Quattordici presenze e ben 3 reti, tutte da vero opportunista.
Gli altri convocati: Cilfone (altro ’92 e altro ex-giallorosso), che ha giocato spesso e volentieri in mezzo al posto di Zampa o da interno e mette in mostra un buon fisico e fiuto per il gol, e i fin qui poco utilizzati De Francesco (’94) e uno dei big degli allievi nazionali, Crecco (’95).

Attaccanti.

Perso per strada il bomber del girone d’andata, il ’92 Ceccarelli, passato a gennaio alla Juve Stabia, e non ancora regolarizzata la posizione di Keita, proveniente dalla cantera blaugrana, il tridente d’attacco è presto fatto.
L’uruguayano Barreto (’92) parte solitamente a destra.
Per maturazione corporea la categoria gli sta strettissima e non solo perché è il capocannoniere della squadra (19 reti in 23 presenze).
Difficile da tenere negli spazi per l’impeto con cui macina la fascia, si esprime molto bene anche in posizione centrale, da prima punta, proprio per le sue qualità fisiche.
Forse non è una gioia degli occhi ma è molto efficace e tatticamente importante per mister Bollini.
Sull’altro lato agisce Emmanuel, baricentro basso e guizzi in velocità.
E’ in testa alla classifica marcatori della Final Eight insieme a Longo, segno che il nigeriano classe ’92 attraversa un periodo di forma.
In stagione 11 marcature, alcune delle quali partendo dalla panchina.
Al centro il più conosciuto del gruppo, Rozzi.
L’attaccante romano a dispetto dei suoi anni ha una personalità fuori dal comune, tale da colpire Edy Reja e concedergli in più di un’occasione il palcoscenico della serie A e dell’Europa League.
Parte fissando la porta avversaria ma è una punta che svaria molto (si scambia spesso di posizione con Barreto), lotta su ogni palla, un po’ come il nostro Longo ma con meno tecnica (il suo repertorio è meno vario, pur essendo dotato di un rispettabile sinistro) e più potenza.
Non si lascia intimorire dai duelli corpo a corpo, anzi sono il suo pane quotidiano.
Se fra una botta e l’altra riesce a metter dentro pure 14 palloni, si capisce quanto sia da tener d’occhio.
Ultimi ma non ultimi, Vivacqua (’94), esterno destro slanciato e dai piedi educatissimi, Monteforte (’93), prima punta tutta sinistro, e dalla Romania Tira Catalin (’94), anch’egli attaccante centrale.

Probabile formazione:

Berardi
Ilari Crescenzi Sbraga Marin
Onazi Zampa CataldiBarreto Rozzi Emmanuel


Luciano & AL82 aka Everybody Hertz

Nella foto (Inter.it) tutti in fila per lo scudo Primavera.