Viaggio verso Oriente: dopo Spalato, Vaslui.

Tre avanti e due indietro.
Finora è stato questo il passo dell’Inter in Europa League, competizione che, per quel che possa valere, trova lustro nel dare visibilità a piccole realtà sportive i cui nomi spesso sono in bilico fra il buffo e l’esotico (Xəzər-Lənkəran, Trans Narva e IBV Vestmannæyja, giusto per citarne alcuni).
A questo gruppo di società di scarsa tradizione calcistica può essere accluso il Vaslui, originaria dell’omonimo municipio sito nella Moldavia rumena, fondato giusto dieci anni or sono.
Eppure nonostante la scarna biografia il club del presidente Porumboiu ha tante cose da raccontare sia in patria che in Europa.
In breve: promozione in Liga I nel 2004-05, qualificazione in Intertoto nel 2007-08, torneo poi vinto l’anno successivo, approdo in Europa League nel 2009-10 (arrivando davanti alla Steaua Bucarest) e quest’anno eliminata al preliminare di Champions dopo aver chiuso l’ultimo campionato ad un punto dal vittorioso CFR Cluj.
Insomma, una squadra in crescita costante.
Basterebbe vedere le difficoltà incontrate nel recentissimo passato dal Lille di Hazard, Debuchy, Gervinho e Cabaye o dalla Lazio (doppio pari), che, per chi avesse la memoria corta e non si fosse ancora capacitato della realtà in cui viviamo, è arrivata prima di noi in campionato giusto tre mesi fa.
A sottolineare il buon feeling con l’Italia, l’acquisto da parte del Chievo di Papp e Farkaš, due baldi difensori che hanno fatto le fortune dei nostri prossimi avversari.
Ma qual è la forza effettiva del Vaslui FC?
Gli elementi a disposizione per ben inquadrarli non sono molti ma qualche cosa si può estrarre soprattutto dal duplice match che li ha visti sconfitti, meno nettamente da quello che dice il risultato, contro il Fenerbahce.
Restando soltanto nel computo degli episodi, basterebbe menzionare il rigore fallito dal capitano N’Doye a mezz’ora dalla fine della partita di ritorno, sull’1-1, ovvero lo stesso punteggio con cui si era chiusa la trasferta in Turchia, pareggio per altro acciuffato dai padroni di casa allo scadere.
Insomma, lo scarto finale (5-2 complessivo) mai come in questo caso è bugiardo ma sul gioco dei rumeni torneremo in seguito.
Per quanto sia attendibile solo in minima parte, il ranking UEFA li colloca sullo stesso piano del Viktoria Plzeň, una cinquantina di posizione sopra l’Hajduk Spalato, con cui però condivide alcune soluzioni tattiche.
Infatti anche lo schema di partenza del tecnico Șumudică è un 4-4-2 elastico ma più verticale e solido di quello schierato dai croati.
Davanti a Coman ('79), portiere che bada soprattutto al sodo, una classica linea a quattro composta centralmente dall’esperto cipriota Charalambous ('80) e dal capoverdiano Varela ('87), coppia che lavora spesso di fisico e sul senso della posizione, e ai lati da Milanov ('84), terzino di spinta mancino, e dal più posizionale Sălăgeanu ('83).
A centrocampo N’Doye, classe ’78 ed un buon numero di presenze nella nazionale senegalese, e Cauê ('89), brasiliano formatosi in Portogallo, giocano in linea e fanno scudo davanti la difesa, con il primo che partecipa anche alla manovra, dettando il passaggio o sollecitando spesso il movimento senza palla dell’esterno sinistro Antal (’89) sgusciante e con buona tecnica di base.
E’ proprio Antal, insieme a Sânmărtean (’80), che parte a destra ma che ama accentrarsi per mettere in mostra le sue doti di assist-man, ad alzare la squadra in un 4-2-4 in stile Ventura (nella forma e non nella sostanza), anche se la duttilità del giovanissimo Stanciu (’93 – appetito in passato dallo Stoccarda e pare anche dal Chelsea) permette di trovare quasi sempre un uomo fra le linee e in appoggio all’unica punta Niculae ('81), sicuramente il giocatore di maggior spicco del Vaslui (per il rumeno un discreto bottino di reti internazionali e un passato soddisfacente nello Sporting Lisbona).
Non viene disdegnato il modulo a due punte classiche con l’inserimento,  tendenzialmente al posto di Stanciu (utilizzato pure come esterno alto a destra), di Sburlea ('89), una delle poche bocche di fuoco rimaste al tecnico rumeno dopo la cessione del brasiliano Wesley all’Al-Hilal e il ritiro dell’ex-Bologna Adailton, eccezion fatta per Temwanjera (’82 – Zimbabwe).
Altri uomini utilizzati in questo inizio di stagione sono il terzino sinistro bulgaro Celeban ('85), Costin ('85), versatile centrocampista centrale, Zsiga ('91), gli esterni destri Buhaescu ('88) e Varga, Dias ('83) e il difensore Cordos ('88).

Situazioni di gioco

Il pressing attuato dal Vaslui non è stato dei più asfissianti ma nella sua coralità risulta piuttosto efficace, avendo impedito in più di un’occasione ai centrali turchi di far partire l’azione da dietro con tranquillità.
Il gol del vantaggio nella partita di andata è figlio di questo atteggiamento.
In fase passiva i rumeni mantengono buone distanze fra le due linee di quattro: i mediani, entrambi sufficientemente dinamici, spesso si alternano sia come posizione sia nel ruolo di primo assalitore sul portatore di palla.
 

(Alex, con il movimento alle sue spalle di Cristian che sfrutta la mancata copertura dell'esterno sinistro rumeno, ha tutta la libertà di scegliere la giocata migliore)

I problemi in fase difensiva nascono per lo più sulla sinistra (figura 1 e 2), in cui Sânmărtean mette in mostra tutti i suoi difetti tattici, patendo le sovrapposizioni avversarie, e al centro, soprattutto quando il meccanismo di scambi fra i centrali di centrocampo si inceppa e uno o più uomini si fanno trovare liberi fra le linee per mirare la porta o provare l’uno-due rapido.
 

(Kuyt riceve palla in posizione centrale e serve sulla corsa il liberissimo Gökhan Gönül il quale, arrivato sul fondo, servirà l'accorrente Caner Erkin per il vantaggio turco)

Non eccellenti sui calci piazzati nel posizionamento sull’uomo e nei tempi di uscita dall’area, ad es. sui corner corti, cosa che Stramaccioni fa utilizzare molto ai suoi.
Qualche errore di impostazione con la squadra in risalita ha innescato pericolosi contropiedi, vuoi per limiti tecnici (anche se a N’Doye, pur non essendo un regista puro, la palla fra i piedi non scotta ad ogni tocco), vuoi per la ricerca costante del fraseggio a discapito del lancio lungo.
 

(Varela, spesso chiamato in casa per dare avvio alla manovra, pesca Stanciu in ripiegamento)        

(Lo stesso Stanciu appoggia all'indietro a N'Doye che di prima prova ad imbeccare Antal, mossosi senza palla alle spalle dell'avversario diretto)

Nella costruzione del gioco, infatti, l’opzione più abusata è quella del dai e vai, dove una delle due punte viene in appoggio mentre l’esterno si muove senza palla (figura 3a e 3b) o cerca col palleggio l’uomo libero (figura 4a e 4b).

            
(Dopo una serie di scambi nello stretto la palla giunge a Stanciu che punta l'area e, una volta attiratosi addosso un paio di avversari, scarica per Niculae)

(Sânmărtean si smarca a sinistra ma Niculae, complice il movimento di Stanciu ad allargarsi, proverà la conclusione personale, fra l'altro molto insidiosa)

In alternativa si cerca la via centrale con Sânmărtean che si guadagna il centro e cerca di mettere il compagno davanti alla porta (figura 5).
              
(Antal verrà pescato in leggerissimo fuorigioco, nonostante l'ottimo taglio fra i due centrali turchi)

In definitiva si potrebbe dire che il livello dell’avversario, com’è giusto che sia, si è leggermente alzato, nonostante sia un undici base nuovo per metà.
Tenuta fisica a parte, bloccando le vie centrali per il passaggio sulla punta che indietreggia per l’appoggio ed impedendo il gioco di rimessa non dovrebbero esserci problemi ma, come l’Hajduk insegna, distrazioni, cali di tensione, ritmi bassi e andamenti poco lineari non sono ammessi.
Nemmeno in Europa League.


AL82

Legenda:
- - - - > linea di corsa
→ passaggio
X punto in cui il giocatore si libera della palla

Nella foto (©Cristian Preda, Gazeta Sporturilor), in primo piano, Liviu Antal uno dei giocatori più insidiosi del Vaslui.