Una settimana.
Tanto è passato dall’esordio in campionato ad oggi.
Un lasso di tempo esiguo ma ricco di spunti e riflessioni, quanto mai divergenti, all’interno di un terreno incerto che la chiusura del mercato ha ben pensato di delimitare, senza lasciare incustoditi i soliti dubbi che accompagnano ogni 31 agosto calcistico.
Una certezza da cui ripartire però esiste: il vice-Milito, figura che ormai stava assumendo dimensioni mitologiche, non è arrivato.
Decisione prevedibile ed in linea con la strategia delineata dalla società, decisa ad abbattere i costi d’ingaggio, ringiovanire la rosa e restare comunque competitiva, cercando col lumicino il profilo adatto/adattabile all’idea di gioco di Stramaccioni e mettendo sul piatto cifre sostanziose soltanto per giocatori su cui la convinzione era massima (di certezze nel calcio ce ne sono davvero poche e sono facilmente confutabili).
Qualche affare in controtendenza c’è stato, è innegabile, ma parlare di presupposti disattesi sarebbe eccessivo.
Altra cosa sarebbe discutere sul ridimensionamento, evidente e fisiologico, sui cambiamenti nell’organigramma (è lecito aspettarsi qualche incidente di percorso in una fase di riassestamento generale?) e sui reali vantaggi che potremmo trarre con i renminbi (quanti?) cinesi.
E proprio la disponibilità (scarsa) di liquidi ha costituito il fattore X della nostra estate, chiudendo la strada ad un investimento di spessore in chiave futura (che si chiami Destro, Lucas, Lazaro o Ntcham), anche se non va dimenticato il lavoro di ''formazione'' del settore giovanile chiusosi in parte con l’addio di Paolillo.
A tal proposito sono immeritate le critiche mosse a Branca e Ausilio per non aver abbassato sensibilmente l’età media della rosa e di non aver gettato nemmeno un pilastro su cui costruire l’undici del futuro.
Portare in Italia Guarin, la cui permanenza non era poi così scontata anche per questioni extra economiche, e Pereira, ad occhio e croce l’unico top 5 nel proprio ruolo ad avere varcato le Alpi in questa sessione di mercato, è, per dirla à la Stramaccioni, tanta roba.
Ancor più in un mercato asfittico e in un campionato italiano sempre più povero.
Una serie A che, sempre restando ai giovani, ha esordito schierando ben 29 calciatori nati dopo il 31 dicembre 1990, di cui due sono già volati in Inghilterra (Nastasic e Battocchio) e ben cinque (Duncan, Coutinho, Livaja, Stevanovic e Faraoni) con i colori nerazzurri tatuati addosso.
Sarà una concomitanza, sarà un caso ma solo la Roma ha saputo fare lo stesso, anche se, ad onor di cronaca, va detto che è stata l’Udinese la squadra con più under22 fra i titolari (3).
Statistiche a parte, l’estate della Beneamata ha avuto senza dubbio degli abbassamenti di temperatura vertiginosi: aldilà delle opinabili modalità di cessione, quelle di Julio Cesar e Maicon sono perdite pesanti tecnicamente parlando.
E stringendo stringendo la chiave di volta della stagione appena iniziata potrebbe essere davvero il mercato in uscita.
Un Inter senza JC e soprattutto senza il Colosso di Novo Hamburgo è un Inter meno competitiva e temibile sia sul palcoscenico europeo che, con qualche riserva, su quello italiano.
E qui il quesito: esiste un giocatore del valore dei due sopracitati, pari o preventivabile, acquistabili a determinate e bilaterali condizioni?
Se la risposta, che non ha pretese di verità assoluta, è no, si capisce gran parte del lavoro certosino e rispettabile fatto in questi ultimi tre mesi.
Non sarà una ciambella col buco ma il sapore potrebbe essere piuttosto gradevole, chissà.
Questo sempre a patto che si accetti la nostra dimensione attuale, che non è quella di costruire per vincere ma per lottare.
Perché si può definire la nostra una rosa di media caratura ma non sminuire il primo Vaslui che passa.
Delle due l’una. O meglio il giusto equilibrio andrebbe ricercato fra il prestigio e il ''potere'' di una scuola calcistica in crisi e la crescita del resto d’Europa, quella minore in primis.
Del resto anche il grande Mou non ha passeggiato contro l’Anorthosis Famagosta.
Nello specifico bisogna riconoscere al nostro ultimo avversario nella corsa ai gironi di Europa League tenacia e accortezza tattica e a Stramaccioni alcune decisive attenuanti.
La qualificazione, diciamoci la verità, è stata in bilico in maniera teorica perché i rumeni sono stati più fortunati negli episodi che bravi ad imporre il proprio gioco.
Anzi, paradossalmente, credo che ci siano stati addirittura dei lievi progressi, in particolare nella copertura degli spazi, rispetto alla trasferta di Pescara.
Anche la lettura della partita è stata repentina ed efficace, in relazione agli uomini a disposizione e alla prolungata inferiorità numerica.
La formazione iniziale non era il massimo ma il mister era quasi obbligato a sfruttare quella soluzione tattica, un po’ disordinata ma anche intrigante sotto certi punti di vista (i continui avanzamenti di Jonathan, prova piuttosto positiva la sua, la conferma delle qualità di Juan Jesus e la posizione di partenza di Cou nel cuore della trequarti del Vaslui hanno mostrato un abbozzo di 3-4-2-1 o giù di lui, quanto voluto non è dato sapersi).
Ovviamente errori ce ne sono stati e ce ne saranno come accade a tutte le attività che partono senza la dovuta conoscenza del mercato in cui agiranno.
E noi siamo un po’ come bambini intuitivi al primo giorno di scuola: sappiamo fare bastoncini e cerchietti ma ci manca ancora la scioltezza mentale per fare con le parole frasi di senso compiuto.
Ci attendono tante pagine bianche da riempire andando con braccio e penna verso destra (il sorteggio Uefa ci ha regalato tre scomodi ma affascinanti viaggi verso Est), con la speranza di tornare ben presto nella colonna di sinistra e al rigo più alto possibile.
Ah, e non fate che se il professore proveniente da Roma ci impartisce una bella lezione (sgrat sgrat) siamo già tutti a rischio bocciatura.
Una mezz’ora dietro la lavagna è più che sufficiente e poi tutti di nuovo a testa bassa sui libri che c’è tanto da studiare.
AL82
Nella foto (Inter.it), Álvaro Daniel Pereira Barragán, l'ultimo alunno iscrittosi alla scuola di Stramaccioni.
Tanto è passato dall’esordio in campionato ad oggi.
Un lasso di tempo esiguo ma ricco di spunti e riflessioni, quanto mai divergenti, all’interno di un terreno incerto che la chiusura del mercato ha ben pensato di delimitare, senza lasciare incustoditi i soliti dubbi che accompagnano ogni 31 agosto calcistico.
Una certezza da cui ripartire però esiste: il vice-Milito, figura che ormai stava assumendo dimensioni mitologiche, non è arrivato.
Decisione prevedibile ed in linea con la strategia delineata dalla società, decisa ad abbattere i costi d’ingaggio, ringiovanire la rosa e restare comunque competitiva, cercando col lumicino il profilo adatto/adattabile all’idea di gioco di Stramaccioni e mettendo sul piatto cifre sostanziose soltanto per giocatori su cui la convinzione era massima (di certezze nel calcio ce ne sono davvero poche e sono facilmente confutabili).
Qualche affare in controtendenza c’è stato, è innegabile, ma parlare di presupposti disattesi sarebbe eccessivo.
Altra cosa sarebbe discutere sul ridimensionamento, evidente e fisiologico, sui cambiamenti nell’organigramma (è lecito aspettarsi qualche incidente di percorso in una fase di riassestamento generale?) e sui reali vantaggi che potremmo trarre con i renminbi (quanti?) cinesi.
E proprio la disponibilità (scarsa) di liquidi ha costituito il fattore X della nostra estate, chiudendo la strada ad un investimento di spessore in chiave futura (che si chiami Destro, Lucas, Lazaro o Ntcham), anche se non va dimenticato il lavoro di ''formazione'' del settore giovanile chiusosi in parte con l’addio di Paolillo.
A tal proposito sono immeritate le critiche mosse a Branca e Ausilio per non aver abbassato sensibilmente l’età media della rosa e di non aver gettato nemmeno un pilastro su cui costruire l’undici del futuro.
Portare in Italia Guarin, la cui permanenza non era poi così scontata anche per questioni extra economiche, e Pereira, ad occhio e croce l’unico top 5 nel proprio ruolo ad avere varcato le Alpi in questa sessione di mercato, è, per dirla à la Stramaccioni, tanta roba.
Ancor più in un mercato asfittico e in un campionato italiano sempre più povero.
Una serie A che, sempre restando ai giovani, ha esordito schierando ben 29 calciatori nati dopo il 31 dicembre 1990, di cui due sono già volati in Inghilterra (Nastasic e Battocchio) e ben cinque (Duncan, Coutinho, Livaja, Stevanovic e Faraoni) con i colori nerazzurri tatuati addosso.
Sarà una concomitanza, sarà un caso ma solo la Roma ha saputo fare lo stesso, anche se, ad onor di cronaca, va detto che è stata l’Udinese la squadra con più under22 fra i titolari (3).
Statistiche a parte, l’estate della Beneamata ha avuto senza dubbio degli abbassamenti di temperatura vertiginosi: aldilà delle opinabili modalità di cessione, quelle di Julio Cesar e Maicon sono perdite pesanti tecnicamente parlando.
E stringendo stringendo la chiave di volta della stagione appena iniziata potrebbe essere davvero il mercato in uscita.
Un Inter senza JC e soprattutto senza il Colosso di Novo Hamburgo è un Inter meno competitiva e temibile sia sul palcoscenico europeo che, con qualche riserva, su quello italiano.
E qui il quesito: esiste un giocatore del valore dei due sopracitati, pari o preventivabile, acquistabili a determinate e bilaterali condizioni?
Se la risposta, che non ha pretese di verità assoluta, è no, si capisce gran parte del lavoro certosino e rispettabile fatto in questi ultimi tre mesi.
Non sarà una ciambella col buco ma il sapore potrebbe essere piuttosto gradevole, chissà.
Questo sempre a patto che si accetti la nostra dimensione attuale, che non è quella di costruire per vincere ma per lottare.
Perché si può definire la nostra una rosa di media caratura ma non sminuire il primo Vaslui che passa.
Delle due l’una. O meglio il giusto equilibrio andrebbe ricercato fra il prestigio e il ''potere'' di una scuola calcistica in crisi e la crescita del resto d’Europa, quella minore in primis.
Del resto anche il grande Mou non ha passeggiato contro l’Anorthosis Famagosta.
Nello specifico bisogna riconoscere al nostro ultimo avversario nella corsa ai gironi di Europa League tenacia e accortezza tattica e a Stramaccioni alcune decisive attenuanti.
La qualificazione, diciamoci la verità, è stata in bilico in maniera teorica perché i rumeni sono stati più fortunati negli episodi che bravi ad imporre il proprio gioco.
Anzi, paradossalmente, credo che ci siano stati addirittura dei lievi progressi, in particolare nella copertura degli spazi, rispetto alla trasferta di Pescara.
Anche la lettura della partita è stata repentina ed efficace, in relazione agli uomini a disposizione e alla prolungata inferiorità numerica.
La formazione iniziale non era il massimo ma il mister era quasi obbligato a sfruttare quella soluzione tattica, un po’ disordinata ma anche intrigante sotto certi punti di vista (i continui avanzamenti di Jonathan, prova piuttosto positiva la sua, la conferma delle qualità di Juan Jesus e la posizione di partenza di Cou nel cuore della trequarti del Vaslui hanno mostrato un abbozzo di 3-4-2-1 o giù di lui, quanto voluto non è dato sapersi).
Ovviamente errori ce ne sono stati e ce ne saranno come accade a tutte le attività che partono senza la dovuta conoscenza del mercato in cui agiranno.
E noi siamo un po’ come bambini intuitivi al primo giorno di scuola: sappiamo fare bastoncini e cerchietti ma ci manca ancora la scioltezza mentale per fare con le parole frasi di senso compiuto.
Ci attendono tante pagine bianche da riempire andando con braccio e penna verso destra (il sorteggio Uefa ci ha regalato tre scomodi ma affascinanti viaggi verso Est), con la speranza di tornare ben presto nella colonna di sinistra e al rigo più alto possibile.
Ah, e non fate che se il professore proveniente da Roma ci impartisce una bella lezione (sgrat sgrat) siamo già tutti a rischio bocciatura.
Una mezz’ora dietro la lavagna è più che sufficiente e poi tutti di nuovo a testa bassa sui libri che c’è tanto da studiare.
AL82
Nella foto (Inter.it), Álvaro Daniel Pereira Barragán, l'ultimo alunno iscrittosi alla scuola di Stramaccioni.
14 commenti:
Kenneth la verità stava nel mezzo, il Derby pare fosse oggi e non domani come mi avevano detto ed è finito 0-0.
Noi abbiamo vinto 3 partite su 4 e faremo la finalissima contro l'Atalanta. Voi dovreste fare la finalina 9-10 con il Toro.
AH no rileggendo il messaggio che mi avevano mandato era oggi alle 20.30 il Derby... Sorry!
Bel post, AL. Solo una piccola nota, da rompic*****: Battocchio non è andato a giocare in PremierLeague, bensì al Watford, in Championship, di proprietà di Pozzo assieme ad altri 4 ex compagni dell'Udinese.
Sul Bilan di stasera: gli è andato tutto bene, diciamo che hanno compensato il po' di sfortuna avuta contro la Samp. Gioco zero, solo iniziative individuali, Pazzo bravo e fortunato ma non per questo da rimpiangere (come già leggo in giro...mah). Mi ripeto: faranno sempre molta fatica contro squadre che si chiudono.
Per quanto riguarda i giovani, l'Inter Primavera è l'unica squadra del girone B a punteggio pieno dopo due giornate.
E' un risultato parziale e sofferto (però Atalanta e Chievo sono squadre di valore) ma iniziare col piede giusto fa sempre bene.
Mettiamo la vittoria dei Cerro boys e direi che la giornata è positiva (peccato per i 2000).
@Giuseppe:
Hai fatto bene a dirmelo. Correggo subito perché mi piace essere preciso ma purtroppo è difficile esserlo sempre.
A proposito di precisione volevo correggere un commento, credo di giudik, sul post precedente.
Il Vaslui ha bloccato la Lazio in un doppio pari ma non l'ha eliminato.
I biancocelesti sono passati comunque secondi nel girone, venendo poi sconfitti ai sedicesimi dall'Atletico Madrid, poi vincitore.
AL82
Ottimo post, come sempre, Ale. Ormai sei un professionista affermato...
Ale e Guido, vi ho spedito il post su Inter Roma e intervista a StraMou. Pubblicalo quando vuoi. Nel nostro mod artigianale di stare in rete, può capitare di avere più di un post da leggere o di non averne per qualche giorno...
Interessante dichiarazione di Turnes, vice del River.. leggete il pezzo su Alvarez...
"River se convirtió en un buen vendedor. Así como estando en la B vendimos a Lamela en 14 millones de euros mientras que un Vélez campeón vendió a Ricky Alvarez en 6, ahora vendimos a Ocampos en 8 millones mientras que el Boca que peleó la triple corona vendió a Mouche por 3 millones...”, comparó el vicepresidente primero las transferencias del 70% de la ficha del delantero al Kayserispor turco (Boca se quedó con el 30% restante) con la del juvenil volante, quien ayer firmó un contrato por cinco años y fue presentado en el Monaco francés acompañado de Daniel Passarella."
Capt Cambiasso: l'avevo letto e volevo commentare circa l'oggettività delle cifre di acquisto e ingaggio che per alcuni è assoluta. Ma tant'è.
Le cifre sono le cose meno credibili, nel calcio come in altri settori. Ognuno, nessuno escluso, dà credito a quelle che gli fanno comodo per la sua tesi aprioristica.
Così come per le dichiarazioni. Si riesce sempre a trovare una dichiarazione a sostengo della tua tesi...
@Luciano:
ho appena visto il tuo post fra la posta elettronica perché c'è stato un mega temporale e mi è saltato internet.
Provvedo subito
i'm sorry
Al Carlin's Boys premiato come miglior portiere Feleppa e come miglior giocatore Palazzi
Luciano poi ieri sei riuscito a farti forza e ad andare a osservare il Milan allo Scirea?
Per fortuna no, perché il risulto conseguito dai berluscones mi è stato molto indigesto: che siano diventati improvvisamente così forti?
E' online un nuovo post di Luciano che anticipa il posticipio serale che ci vedrà opposti alla Roma di Zeman.
AL82
Occhio Luciano che quest'anno i '98 del Milan sono ancora più tosti...
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