Del perché Andrea Stramaccioni non sarà l'allenatore dell'Inter nella prossima stagione.

La mia non è una certezza. Nemmeno una speranza, se è per questo.

 

Si tratta piuttosto di una convinzione del tutto personale che ho elaborato sulla base di elementi fattuali, i risultati della squadra, e ambientali, tra cui le dichiarazioni spesso sibilline dei vari protagonisti della vicenda, che solo il tempo (poco, ormai) potrà confermare o meno. Così come solo il tempo potrà dire se la scelta tecnica che la società Inter, a mio avviso, si appresta a compiere, ossia l’esonero di Andrea Stramaccioni, si rivelerà corretta. Psicologicamente, io la ritengo inevitabile, ormai. Tuttavia, la necessità di una scelta, la sua ineluttabilità, non sempre determina poi la sua giustezza.

Avevo iniziato a porre l'accento su quest’aspetto, insieme con Luciano Da Vite, già dopo l'inutile per quanto "eroica" vittoria della squadra contro il Tottenham.

Continuare a perdere, fallire qualsiasi obiettivo stagionale, anche quello più insignificante come l’accesso alla prossima edizione dell'Europa League, avrebbe avuto delle conseguenze. Per tutti, in primis, com’è usanza nel calcio e non solo in Italia, per l’allenatore.

Inter-Tottenham 4-1, 120 minuti di calcio generoso, ma inutile, ai fini della qualificazione; calcio coraggioso, emozionante e sfortunato; un calcio comunque imperfetto nella forma come nella sostanza.

Quasi un simulacro di una stagione che avrebbe potuto essere differente, con tanti se e tanti ma, tanti distinguo, troppi, forse. È andata invece nel modo che sappiamo tutti, i numeri, i risultati (non) ottenuti sul campo, sono lì davanti ai nostri occhi a dimostrarcelo, impietosamente.

Oltre le tante spiegazioni possibili, gli alibi, reali o presunti, che tutti conosciamo, anche se poi ognuno gli dà il peso che ritiene opportuno dare, infatti, la stagione sportiva 2012-13 dell'Inter di Andrea Stramaccioni (ma non solo sua, comunque, sia chiaro) si è rivelata, a una sola giornata dal termine del campionato, la peggiore dell'era Moratti.

Questo è un dato certo, inconfutabile. Il sorpasso subito dal Catania che con ogni probabilità, a meno di una nostra difficilmente pronosticabile vittoria contro un'Udinese lanciatissima (sette vittorie consecutive e il tassametro corre…) e un pareggio o una sconfitta della squadra etnea contro un Torino già salvo, ci relegherà al nono posto in classifica. Questo dato, se così sarà, sarebbe il triste sigillo definitivo all'annata. Nono posto che significherebbe anche uscire dal gruppo delle otto teste di serie per la prossima edizione della Coppa Italia. Poca roba, è vero, rispetto a tutto il resto che è svanito quest'anno ma tendenza sempre più pericolosamente verso il basso.

L'ambiente attorno e dentro all'Inter appare molto depresso, tra acquisti che sollevano poco l’umore, perché inevitabilmente di compromesso (Campagnaro, Andreolli) o futuribili (Icardi, Laxalt), alcuni peraltro incredibilmente già infortunatisi gravemente nel frattempo (Ruben Botta), e movimenti interni alla dirigenza dai contorni poco chiari, tanto è vero che al momento, stranamente, anche i cosiddetti “meglio informati” sembrano non avere colto pienamente nel segno circa i cosiddetti “giochi di potere” in atto. Il tutto, mentre i media, ovviamente, danzano euforici sulle macerie nerazzurre ancora fumanti e la tifoseria si dimostra sempre più insofferente (eufemismo...) verso in pratica ogni membro della squadra, della società, dell'area tecnica, medica… verso chiunque, insomma, abbia contribuito (e l'hanno fatto tutti loro, sia chiaro anche questo) a una stagione così grigia, anonima, fallimentare.

Andrea Stramaccioni è una persona, prima che un giovane allenatore di calcio, che mi piace. Non l’ho mai nascosto e non comincerò a farlo oggi che tutto sembra essere contro di lui, almeno all’Inter e tra parecchi tifosi. Mi dispiace quindi in anticipo per chi si attende, eventualmente, da parte mia ritrattazioni o altro del genere. 

Le due volte che ho avuto modo di parlare direttamente con Andrea e di ascoltarlo, mi ha lasciato questa impressione. Le tantissime volte che ho seguito sul campo il suo modo di allenare la squadra, di renderla competitiva e vincente, non solo con la Primavera, anche in situazioni di oggettiva difficoltà e inferiorità tecnica, me l’hanno confermata e resa salda.

Partite come quelle disputate contro la juventus, a Torino, ma anche in casa, contro il Milan, contro il Napoli e la Fiorentina, all'andata, contro la stessa Lazio, dimostrano che con un'accettabile condizione atletica e con una rosa competitiva, per i livelli dell'Inter attuale, la squadra ha tenuto botta e ha saputo spesso imporsi sull'avversario.

Senza un gioco brillante, certamente, ma sfruttando magistralmente le armi che aveva a disposizione e senza regali da parte di nessuno, anzi.

Fuori dal contesto mediatico "ufficiale", inoltre, Andrea Stramaccioni mi è sembrato un uomo intelligente, determinato e dalle idee chiare, non solo calcistiche, ma anche umile e pragmatico, libero da sterili fanatismi dogmatici legati a moduli, schemi e giocatori.

Non si reputa certo un "genio" del calcio, ma crede fermamente nelle sue qualità di tecnico e nel suo lavoro sul campo. Studia partite e avversari con grande attenzione, consapevole che bisogna sempre crescere e migliorarsi. 

Questa sua prima difficile esperienza in serie A gli avrà confermato che c’è ancora tanto da fare. Sono sicuro che saprà in futuro farne esperienza, altrove, e che riuscirà a fare ricredere tanti dei suoi attuali detrattori.

D’altra parte, in Italia un posto sul carro di chi vince, di chi è amico o che diventa simpatico, prima o poi, si trova sempre, come una spiegazione elegante o una giustificazione suadente ed elusiva a qualsiasi cosa, calciopoli inclusa, perché il revisionismo storico nel calcio sarà anche deprimente, ma il “cerchiobottismo” perpetuato all’infinito non scherza.

I tanti risultati ottenuti a livello giovanile, alla Roma prima, all'Inter in seguito, dicono che Stramaccioni, piaccia o no la cosa, è un tecnico indubbiamente preparato e vincente. E ambizioso, molto. L’alta considerazione che di lui ha un personaggio, sia pure controverso (ma siamo in Italia, chi non lo è?) come Arrigo Sacchi che qualcosa nel calcio ha fatto, condizionando nel bene e nel male intere generazioni di allenatori, testimonia le sue qualità. Che poi queste ultime siano state mostrate solo a tratti in questa stagione, è altra materia ancora. Di certo, Andrea Stramaccioni non è un inetto o un pupazzo, ma è un giovane e preparato allenatore di calcio che merita rispetto, se non altro.

Troppo inesperto per una panchina importante come quella della prima squadra nerazzurra, dicono e scrivono in tanti. Oggi.

C'è anche chi lo descrive come inadeguato, presuntuoso, confuso, pavido, aziendalista, nel senso becero che ormai il termine ha assunto nella concezione di buona parte dei tifosi interisti, esasperati, a torto o a ragione, da due stagioni senza trofei, dopo l’estasi del Triplete targato Mou e degli scudetti del Mancio. Tifosi esasperati soprattutto dalla sensazione, drammaticamente tangibile, di scarsa competitività reale della squadra per il raggiungimento di qualsiasi obiettivo, in Italia come in Europa.

Fino a dicembre 2012, mi è sembrato tuttavia fossero molti di meno, ma non importa.

Può darsi, infatti, che abbiano ragione quelli che puntano sulla sua inadeguatezza in base alla sua scarsa esperienza, io non sono nessuno per fornire altro che la mia semplice opinione da tifoso, come tutti.

Nel farlo, a prescindere dalla mia stima tecnica e simpatia umana per Andrea Stramaccioni, che confermo, cerco di attenermi esclusivamente ai risultati, negativi, anzi pessimi, e soprattutto alle conseguenze di questi ultimi sulla nuova stagione che attende la squadra. Perché c’è sempre una nuova stagione cui pensare, anche dopo quelle così negative come quest’ultima, e non è detto che sarà migliore solo per il fatto di essere nuova. In particolare, se in seno alla squadra e ai vertici della società non dovesse esserci unità e chiarezza d'intenti, oltre alla capacità di resettare, dopo le opportune analisi di cause e responsabilità e i relativi provvedimenti, tutti gli errori della stagione appena conclusa.

In campionato, a una giornata dalla conclusione del torneo, i numeri sono i seguenti: nono posto in classifica con 54 punti, frutto di 16 vittorie, 6 pareggi, 15 sconfitte. 

Gol realizzati: 53. Gol subiti: 52.

Nelle ultime nove partite giocate, dopo Inter-Tottenham di EL, disputata il 14 marzo, la squadra ha raccolto due vittorie, un pareggio e sei sconfitte, di cui tre interne, e bisognerebbe aggiungere la sconfitta interna contro la Roma in CI.

In Europa League, eliminazione agli ottavi di finale appunto contro il Tottenham, nel modo che conosciamo, è vero, ma anche a causa di una partita disastrosa all'andata a Londra che, almeno nel primo tempo, poteva e doveva essere affrontata meglio. 

In Coppa Italia, eliminazione in semifinale subita dalla Roma, dopo un illusorio primo tempo, mezz'ora per essere precisi, in cui gioco e risultato sembravano poter essere a nostro favore. Poi, come quasi sempre nel 2013, al primo ostacolo o gol avversario, sono sopraggiunte la liquefazione della squadra e l'inevitabile sconfitta.

Sono numeri che inchioderebbero chiunque.

E infatti, secondo me, inchioderanno Stramaccioni, anzi lo schioderanno dalla panchina nerazzurra.

Umanamente, se dovesse essere così, mi dispiacerà molto per lui.

Tecnicamente, mi rimarrà il rimpianto di vederlo sulla nostra panchina con una squadra più funzionale alla sua idea di calcio, che Andrea possiede, nessuna facile ironia su questo aspetto, per favore, e che non è certo quella che ci ha mostrato in questa stagione. 

Stramaccioni stesso ne è consapevole e chi, tra quelli che hanno avuto modo di parlare direttamente con lui, vuole ricordarlo, sa perfettamente cosa Stramaccioni pensi in proposito, da uomo onesto e sincero qual è.   

A lui, in ogni caso, andrà il mio saluto, il mio ringraziamento per averci provato sempre, pur in una situazione oggettivamente resa impossibile dagli eventi, non solo dagli infortuni, e il mio rispetto.

Guido Montana

Nella foto, i saluti di Andrea Stramaccioni. 

Un uomo e un allenatore che, comunque vada, meritano rispetto. 

Perché nel calcio si vince e si perde, come in molti campi della vita. 

Stramaccioni all'Inter ha perso e probabilmente pagherà il prezzo dei suoi errori, così come quello di molti altri che forse non pagheranno un prezzo così alto, ossia l’allontanamento dall’Inter. 

Se lo merita?

I meriti non c'entrano in questa storia, direbbe Clint Eastwood, e la realtà del calcio sa essere spietata, proprio come quella rappresentata nei suoi film.