Saranno Famosi? Oggi, Luciano racconta... Yago Del Piero.

Yago Del Piero

(Vitoria (Espirito Santo, Brasile), 14/01/1994 - centrocampista centrale-regista, Squadra Juniores Berretti)

Dopo Gianmarco Gabbianelli, è  la volta di Yago Del Piero, che con la consueta disponibilità e cortesia ha acconsentito ad offrire ai lettori del nostro blog qualche possibilità di conoscere più da vicino la personalità di uno dei nostri giovani più talentuosi.

Ecco il resoconto del colloquio, spero abbastanza fedele, anche se affidato solo alla mia fallace memoria.

Cominciamo dalle origini, come al solito: dove hai cominciato a giocare a calcio?
In Brasile, giocavo calcio a cinque, la tipologia che ancora oggi mi piace di più. 


Perché si corre di meno e si fa meno fatica?
(ride) Eh sì, proprio per quello… (poi torna serio): no, perché è un gioco fondato soprattutto sulla tecnica.

Quindi tu sei nato in Brasile, ma un tuo genitore è italiano e l'altro brasiliano?
No, sono entrambi brasiliani, mio nonno era veneto.

 Hai doppio passaporto, comunque.....e potresti giocare nelle nostre selezioni.
Certamente.

In quale stato del Brasile hai avuto la prima formazione calcistica?
Nello stato di Espirito Santo.

Poi sei venuto in Italia, con la famiglia e hai subito cominciato a giocare a calcio nel Treviso?
No, ho giocato per sei mesi in una squadra di dilettanti. Il Treviso mi ha visto, mi ha fatto giocare un torneo e poi mi ha tesserato.

Per quanto tempo sei stato nel Treviso?
Per tre anni. Quindi è arrivata l'Inter. Nel frattempo infatti avevo compiuto l'età necessaria per uscire di regione.

Chi è stato l'osservatore che ti ha segnalato?
Ausilio.

Allora non è vera la voce che gira, secondo cui Ausilio sarebbe un grande dirigente amministrativo, ma non un esperto talent scout? 
(ride) Almeno nel mio caso sembra di no. Per la verità credo che mi abbia segnalato anche Mereghetti.

 (ndr: a me risulta che Mereghetti in una telefonata a Cerrone si sia complimentato a suo tempo per l'acquisto, dicendo che si trattava di un giocatore fortissimo). Riporto questa indiscrezione a Yaya e lui: 
 Eh, a quei tempi sì, ero forte (ride).

 Come è andata la prima stagione a Milano? Non hai giocato molto…
E' stato molto difficile. Noi brasiliani siamo molto legati alla famiglia e trovarmi a vivere lontano da casa, in una situazione in cui tra l'altro giocavo poco...

Come mai ?
Un po' è stato anche colpa mia, non è che mi allenassi al massimo. Poi qualche infortunio. Comunque il mister non mi vedeva tanto.

Però poi sei entrato nella finalissima e hai segnato il gol decisivo, come per altro ti avevo preconizzato un giorno all'Annovazzi, quando eri particolarmente demoralizzato.
Sì, indubbiamente quel gol mi ha dato morale. 


L'anno successivo il salto, dagli allievi regionali sei stato titolare quasi inamovibile. 
Sì e ho cominciato a cambiare posizione in campo, giocando più arretrato.

A proposito, quale ritieni sia il tuo ruolo ideale?
Non importa tanto il ruolo, devo sentirmi nel vivo del gioco, giocare più palle possibile.

Poi hai avuto mister Gatti e adesso Zanetti. Tralasciando l'ultimo mister, in tutta la tua esperienza di calciatore chi pensi ti abbia dato di più?
Senza dubbio Tomasoni, un allenatore eccezionale, completo. Mi ha aiutato a crescere in ogni senso tatticamente, atleticamente e come persona.

Eppure si dice che ancora oggi qualche problema comportamentale freni in parte la tua ascesa. Anche in Ucraina è successo qualcosina...
Piccole cose. Ora mi sono messo in riga, in tutti i sensi.

Non è che qualche volta torni tardi al college, la sera?
No, rispetto gli orari. Al venerdì se giochiamo di domenica possiamo rientrare alle due.

Si dice che al college ci sia un angolo buio, cioè dove le telecamere di sorveglianza non arrivano. Scavalcando in quel punto si può uscire e rientrare di nascosto. L'hai mai fatto?
(ride) No assolutamente... (esita) ... un paio di volte, ma  negli anni scorsi.

Sei disposto a mettere un po' da parte le ragazzine, per dedicarti principalmente al calcio e rimandare a periodi più lontani quel tipo di interessi? 
(ride) Ma sei matto?!?

Come ti sei trovato all'Inter?
Dopo l'ambientamento, molto bene. Con i compagni e con la società.

Chi è il  compagno di squadra che secondo te ha più possibilità di fare carriera?
Senza dubbio Pasa.

Che gioca un po' nel tuo ruolo, dunque è un concorrente...
No, non c'è rivalità. Siamo troppo amici! Lui a Treviso abita vicino a casa mia, ci conosciamo da tempo.

Ma in squadra c'è qualche caso di giocatore che accusa un po' un senso di rivalità verso qualche compagno concorrente?
Eh, si. Qualche caso  ci può essere. Come ovunque.

Qual è il calciatore in attività che ammiri di più.
Senza dubbio Kaka. Anche se ora non è più lui. Ma il Kaka dei primi anni in Italia era inimitabile. 


Con il tuo cognome, immagino che sarai juventino...
No, sono milanista. Ho cominciato ad avere simpatia per i rossoneri proprio al tempo di Kaka, quando c'erano lui e altri brasiliani...

Sei molto legato al Brasile. Ci torni spesso?
Sì, sono legatissimo. Al mio Paese e soprattutto al calcio che vi si gioca. Purtroppo non ho spesso occasione di tornarci.

Qual è la tua massima ambizione, come calciatore?
(ride) Giocare nella nazionale brasiliana.

Quella di Yaya è una battuta, detta appunto sorridendo ma anche con un velo di autoironia. Nello stesso tempo rivela pure il carattere simpaticamente estroverso e un po' guascone di un ragazzo che vive nel presente e guarda al futuro con fiducia e speranza.

In bocca al Lupo, Yaya: che tu possa raccogliere almeno il doppio dei successi calcistici del tuo omonimo meno simpatico...

Luciano

Link Youtube Gol di Yago Del Piero al torneo "Città di San Bonifacio" del 2010, Inter-Manchester City.

Nella foto, Yago Del Piero riceve il premio di miglior giocatore della manifestazione al torneo internazionale “Città di San Bonifacio” Trofeo Ferroli del 2010, vinto con gli Allievi Regionali dell'Inter, allora allenati da Mister Paolo Tomasoni.