Che questa stagione sia solo un'isola.

Chiudiamo così come l’avevamo iniziata, in segno di una continuità alla rovescia, una stagione troppe volte sdrucita e altrettante rabberciata, manco fossimo una Penelope in attesa del proprio Ulisse.
E in effetti un po’ lo siamo, così arenati su un’amara sponda italiana a guardare da Sud l’Europa intera coricarsi all’orizzonte, ferri da uncinetto e sesto posto fra le mani, bramando sogni sereni e un passato recente che pare un miraggio.
Il tempo e la realtà, ahinoi, non possono essere ingannati.
Magari placata la tempesta tornerà il sereno ma adesso davanti agli occhi non ci resta che una distesa sconfinata di acqua, sale e speranze ed un puntino nero che si confonde fra l’intenso giallo della luce rifratta sulle onde.
Quel puntino nero è Andrea Stramaccioni.
Un profilo che non ha nulla di greco ma la testa e le movenze paiono usciti da un romanzo epico, dalla fisiognomica dell’insospettabile eroe che giunge nel cuore dell’Odissea, della nostra Odissea, con coraggio e calcolata follia.

Capitano che hai negli occhi
il tuo nobile destino […]

[…] capitano che risolvi
con l'astuzia ogni avventura […]

[…] anche la paura in fondo
mi dà sempre un gusto strano
se ci fosse ancora mondo
sono pronto, dove andiamo? […]

Nove lunghe tappe per sconfiggere i proci (no, questa volta non c’è refuso) intellettuali col sarcasmo, tappandosi le orecchie contro il vociare dei detrattori nascosti dietro il primo stretto in cui purtroppo la nave Inter si è incagliata, per guidare e motivare un equipaggio allo stremo delle forze.
Eppure, nonostante tutto, casa è ancora lontana.
Cambiasso in piedi sulla coffa urla ‘’Terra!’’,  indica un’isola dalle sponde frastagliate, avvolta da nubi funeste e suggerisce di andare lo stesso dritti a vele spiegate.
Oltre il Fair Play Finanziario, oltre il freddo di Makhachkala in cui si è perso Eto’o, oltre le ostinate rotte di Gasperini e quelle sicure ma senza meta di Ranieri, oltre l’ira dei tifosi che usano un solo occhio per giudicare, oltre le tempeste, ultima quella di Roma, che, bisogna farci il callo, sono cicliche per tutti.
Facciamo che questa stagione sia per noi come un’Itaca abbandonata: setacciamola invano a fondo e poi ripartiamo affamati più che mai.
Convinti di avvistare presto una terra amica, spingendoci fieri nel mare magnum della serie A e dell’Europa minore con una ciurma collaudata e capace di alternare braccia nerborute e la sapienza dei vecchi lupi di mare.
Sarebbe già un’affascinante avventura da affrontare.

Lucio Dalla – Itaca  
Album: Storie di casa mia (1971)

AL82

Nella foto, Esteban Cambiasso avvisa il suo condottiero della meta in vista.