Roma-Inter: molto più che una sfida tra due mister.

Gli scontri tra le due squadre sono sempre affascinanti, ricchi di interesse e spesso di gol, quali che siano gli allenatori che siedono sulle rispettive panchine.

La rivalità  tra Zeman e Strama, poi, è inventata dalla stampa per motivi mediatici. Questo tema in effetti si dovrebbe porre nello stesso modo ogni volta che un allenatore giovane, praticamente esordiente nel calcio professionistico, affronta uno che ha alle spalle una lunga carriera e un profilo professionale ben definito.

Il calcio che ha in mente Strama non è lontanissimo da quello del mister boemo: diversissime sono invece le condizioni in cui il nostro trainer si trova ad operare.

A Roma oggi c'è una maggiore disponibilità finanziaria, c'è la possibilità di investimenti pesanti (ad esempio, Destro ci è stato strappato anche  perché a loro è stato possibile mettere sul piatto 18 milioni), c'è stata la possibilità di accontentare il mister boemo nella scelta di giocatori funzionali al suo progetto.

Anzi, proprio il “proggetto” è un po' la caratteristica della squadra, il parafulmine, rispetto ai tanti momenti negativi che ne hanno segnato il percorso.

Noi abbiamo avuto frequenti battute d'arresto (tra l'altro gli otto punti in otto partite famigerati e la stessa sconfitta nel match d'andata) eppure loro, affidati a un allenatore assai più esperto, arrivano al confronto diretto  ben sei punti dietro di noi.

Se fossimo noi nella posizione dei capitolini, sarebbe un crucifige senza limiti per il nostro mister.

Loro hanno un gioco spettacolare e noi no. Loro hanno un “proggetto” e noi no. Loro lanciano i giovani e noi no.

Noi però, fino alla vigilia della gara, abbiamo fatto più punti. Nonostante la catena di infortuni, qualche squalifica di troppo e qualche decisione arbitrale “sfortunata”.

Con una squadra di senatori da pensionare, di giovani non pronti, di acquisti che sono solo “mezze figure”.

Delle due l'una: o questa pseudo analisi di tanti tifosi è fasulla, viziata da deliri di onnipotenza, oppure il mister ha svolto un percorso straordinario.

Quale delle due è vera?

C'è del vero in entrambe le ipotesi. 

Nelle condizioni date la dirigenza ha fatto abbastanza bene e nello stesso tempo il mister ha ottenuto nel complesso il meglio da un organico non straordinario.

Per il primo punto é inutile citare gli arrivi di qualità, a prezzi contenuti, che stanno permettendo la ricostruzione: da Handa a Naga, da Rano a Juan, da Pereira al Guaro, da Cou, a Cassano a Palacio.  A questi sono aggiunti alcuni giocatori complementari, che suscitano a volte l'ironia dei tifosi ma che assicurano (quasi tutti) rendimento, sostanza ed equilibrio.

Una macchina in fase di assemblaggio, alla quale mancano dei pezzi, difficili per noi da acquistare nelle condizioni attuali  del mercato.

Ma una macchina che vuole comunque cominciare a correre. Che ci prova. Senza rifugiarsi in un avveniristico “proggetto” sempre di là dal realizzarsi.

E può farlo proprio perché ha un allenatore duttile, non legato  a schematismi ideologici. Che ha una sua idea di gioco precisa, ma è capace di adattarsi pragmaticamente alla situazione contingente. Di ottenere il meglio utilizzando quanto ha a sua disposizione.

Un mister coraggioso, che non soffre condizionamenti di sorta, perché vuole assolutamente arrivare.

E sa che per farlo deve ogni volta ottenere il meglio: dai senatori  imprescindibili come dai giovani che si devono  valorizzare nei tempi e nei modi che il realismo impone.

Uno che ama i campioni, ma che sa accantonare Wes, indiscussa stella della squadra, se non garantisce la stessa sostanza che giocatori tecnicamente più modesti offrono.

Personalmente ho grande simpatia per Zeman.

E non potrebbe essere altrimenti per chi ama il calcio pulito, lontano dal doping e dagli intrallazzi, spesso dal malaffare, del potere 

 Anche la Roma non mi è antipatica, aldilà di certi eccessi del suo ambiente, di qualche protezione politica e mediatica  di troppo, dell'influenza debordante  che qualche suo “monumento” sa esercitare in campo, sugli arbitri.

In fondo, non dimentico che sono stati i nostri competitors (quasi sempre soccombenti) in tutti i più recenti successi.

Le partite della Roma sono sempre ricche di incognite: loro possono travolgere chiunque, ma possono esporsi in modo clamoroso alle ripartenze altrui.

Non è dunque nel doppio confronto (quadruplo, quest'anno, per via dei due scontri di coppa) che si valuta una stagione.

Eppure per noi, che non viviamo di “proggetti”, queste due partite in tre giorni vogliono dire molto. 

Perdendo oggi andremmo a cinque punti dal terzo posto (comincerebbero a essere troppi) e vedremmo il ritorno di altri concorrenti che avevamo distanziato; se perdessimo in coppa, poi, cominceremmo a dire addio a un titulo per il quale vorremmo  competere sino alla fine.

La nostra macchina è assemblata con pezzi non tutti autentici, non tutti di marca. Qualche pezzo è un po' logoro, qualche altro difettoso,  di qualche altro si sta aspettando con ansia l'improbabile arrivo.

Ma vogliamo provare a lottare per il podio e dove possibile a vincere, anche così: la partecipazione avente come obiettivo il rodaggio per i prossimi gran premi, la lasciamo ad altri.

Oggi vivremo una sfida difficilissima, importante per la nostra classifica e per le nostre ambizioni. Una specie di pit stop pericoloso che influenzerà, ma non deciderà l'esito del nostro gran premio.

La conferenza di Strama

Il nostro mister presenta così la partita:

“Credo che per l'Inter sia passato il momento critico, il campionato è molto equilibrato, ogni gara richiede attenzione, ma noi da qualche partita a questa parte abbiamo un'identità spiccata, andiamo in questa direzione consapevoli che quello di domani sarà uno scontro diretto importante. Una gara da tripla, una di quelle belle da giocare".

E aggiunge:

“La Roma attacca coinvolgendo tutti i giocatori e, pur avendo noi grande rispetto nei loro confronti, andiamo all'Olimpico per giocarci la partita e dovremo quindi essere molto concentrati senza dimenticarci di avere di fronte una squadra che in casa propria ha segnato otto gol contro Milan e Fiorentina e ha recuperato tutti i giocatori del reparto offensivo. Non sarà una partita decisiva, ma una gara importante che noi non vogliamo sbagliare, ma ripeto non credo che il risultato di domani sarà decisivo per la classifica finale".

Quando gli viene chiesto se l'Inter  farà una gara d'attesa, visto l'atteggiamento tattico della Roma, che attacca con tutti i giocatori ed è spesso incontenibile nella prima mezz'ora, Strama  risponde che andremo in campo per giocarcela, essendo difficile fare una gara di puro contenimento anche solo per una parte del match.

Noi ormai abbiamo un'identità precisa e a quella ci affidiamo, aldilà del singolo che verrà prescelto per questo o quel compito.

Rispetto alla gara d'andata, proprio questo della identità di gioco finalmente acquisita dovrebbe essere l'elemento su cui puntiamo per ottenere un risultato diverso.

Dopo aver sostenuto che non crede in una fase di flessione della Roma, perché l'ha vista tonica e determinatissima anche nel recente scontro di Coppa Italia con la Viola, Strama riconosce che la nostra partita col Bologna, con tanto di supplementari,  ha lasciato degli strascichi importanti (basti citare l'assenza  di Cassano ndr). Anche il Guaro e Juan hanno terminato la partita in condizioni  precarie e le tossine per lo sforzo alla lunga potrebbero farsi sentire, ma questo vale per entrambe le squadre.

Sui singoli, dopo aver un po' glissato a proposito della questione Wes, non senza aver ricordato che un eventuale arrivo di qualità sarà conseguente a una cessione importante, il mister si spende in grandi elogi per Cassano, Guarin e Pereira (difficile fare il massimo nei primi mesi di permanenza all'Inter).

Conferma di aver voluto la permanenza di Deki, sul quale puntava, come regista, e afferma che erano tutti  ben consapevoli del ritardo di condizione di Rocchi, al momento dell'acquisto, ma si è ritenuto che potesse comunque, in breve tempo, dare un contributo importante.

Infine un'ammissione importante: si sta comunque lavorando per acquisire in sede di mercato qualche “tassello” che non sarà sconvolgente, ma potrà integrare la rosa, là dove appare carente.

I convocati e la possibile formazione

Portieri:  Handanovic,  Belec,  Di Gennaro;

Difensori: Zanetti,   Ranocchia,  Chivu,  Pereira,  Mbaye,  Juan, Jonathan, Bianchetti,  Nagatomo;

Centrocampisti:  Guarin,  Mudingayi, Mariga,  Cambiasso,  Obi,  Gargano,  Benassi,  Duncan;

Attaccanti: Palacio,  Rocchi,  Livaja,  Bessa.

Come sempre il mister non fa capire le sue intenzioni e questa volta prevedere le scelte è particolarmente difficile.

Ho consultato le “probabili formazioni” di vari media e come supponevo ho trovato indicazioni contrastanti.

Il punto di partenza potrebbe essere una considerazione per cui in queste partite il mister non ama correre avventure. Questo discorso dovrebbe, in pura teoria, escludere giocatori come Duncan, Benassi Livaja e Bessa.

Non sappiamo molto, però, sulle condizioni reali di alcuni  (Pereira, gli stessi Guarin Gargano e Juan) che alla fine giocheranno. Obi sembra  pronto, più probabile però che venga rischiato in Coppa, anche se il suo dinamismo potrebbe risultare importante.

Il problema fondamentale sembra essere come fronteggiare un attacco che ha ritrovato i suoi tre titolari e che è spesso assistito dagli inserimenti sulle fasce e persino dei centrocampisti centrali.

Se si giocherà con il 451, gli esterni dovranno presidiare la fascia e al contempo garantire un raddoppio sulle loro punte laterali che altrimenti sarebbero impegnate in uno contro uno pericolosissimi, viste le loro qualità tecniche.

La soluzione del 451 sembra obbligata, anche se il mister parla di identità trovata e ha sempre detto di voler disporre di almeno tre giocatori offensivi.

Ma oggi abbiamo un solo attaccante affidabile, al quale può aggiungersi con compiti offensivi il Guaro. Se ne dovrebbe dedurre che il terzo incursore, se non sarà Obi, può individuarsi solo in Cambiasso.

Ma questo ci porterebbe a indicare in Chivu (preferito a Silvestre) il terzo difensore.

Insomma potrebbe sembrare possibile una formazione del tipo:

Handanovic

Rano Chivu Juan

Zanetti (Naga)  Gargano Mudi (Benassi)   Naga (Pereira)

Guarin Cambiasso

Palacio.

 Con i singoli dieci metri più indietro o dieci metri più avanti

Ma è una semplice ipotesi.

Fondamentale risulterà comunque la marcatura di Totti (con frequenti raddoppi e senza falli al limite) e il non lasciare mai solo Chivu contro Osvaldo (rischio che si corre quando la difesa a tre deve fronteggiare tre attaccanti).

Dal punto di vista offensivo, molto dipenderà dalla capacità di organizzare le ripartenze sull'asse Chivu Cambiasso e dalle capacità degli esterni di sostenere tempestivamente i cambiamenti di fronte. Il Guaro dovrà cercare di spaccare la partita e Palacio, libero da compiti di copertura, dovrà avere la lucidità per sfruttare le rare occasioni che verosimilmente gli si presenteranno.

Perché ragionevolmente, considerando le assenze fondamentali davanti, andremo a giocarcela, ma è difficile pensare di assistere a una nostra prestazione di tipo  in prevalenza offensivo.


Luciano


Nella foto (Inter.it): Andrea Stramaccioni firma autografi sorridente all'evento romano "Wivi l'Inter". Lo aspetta un ciclo di partite delicate, speriamo che ne emerga con la stessa espressione!