Preparando Inter-Bologna: il giorno di Ranieri.

Il giorno di Ranieri

Inter Bologna è una partita delicata, fondamentale, o una sfida quasi inutile, da utilizzarsi solo come preparazione per l'importante match d'andata con il Marsiglia?

Dobbiamo schierare gli uomini migliori, per cercare di vincerla e avvicinarci alla partita di Cl con un ambiente più tranquillo, che abbia ritrovato un minimo di fiducia, anche se con giocatori  meno freschi atleticamente; oppure è fondamentle recuperare brillantezza (si fa per dire) sul piano atletico?

E ancora: ci sono più chances di avanzare in CL o di tentare un recupero in campionato?

Ogni tifoso ha le sue opinioni, in proposito, ma quali scelte siano più efficaci lo sapremo solo dopo le due partite. E forse neppure allora.

Nella sua conferenza stampa più bella, da quando è all'Inter, il mister non ha dato indicazioni, a me pare. Ma ha dimostrato di essere perfettamente in sella. Consapevole dei problemi, ma combattivo, determinato a lottare, a cercare con la squadra (che a mio parere lo supporta pienamente, cosa di cui avevo in parte dubitato, dopo Roma) di trovare la via di uscita più indolore da una situazione obiettivamente difficilissima.

Fondamentale sarà avere consapevolezza della reale natura della crisi, perchè di crisi si tratta, quando nelle ultime 5 partite (compreso il Napoli in CI) hai ottenuto, se non ricordo male, solo un punto.

E' una questione prevalentemente atletica, sia perché le tossine accumulate nello sforzo di rimettersi in carreggiata dopo l'avvio disastroso, ora si pagano; sia perché non si è fatto un richiamo di preparazione pesante, dopo la pausa invernale, proprio per riprendere bene, essere subito brillanti e provare a tornare in corsa, salvo poi trovarsi “sulle gambe” dopo qualche partita?

O è una questione soprattutto psicologica, perché la squadra, punita oltre i propri demeriti da qualche episodio sfortunato, almeno nelle partite con Napoli, Lecce, Palermo e Novara, ha bisogno soprattutto di ritrovare serenità e autostima, determinazione e convinzione nei propri mezzi. Oltre che, naturalmente, appoggio e fiducia dei suoi tifosi (almeno di quelli - e sono la maggioranza - convinti che si devono sostenere i ragazzi per cui tifiamo, perché il loro  tracollo non porterebbe nulla di positivo anche nel prossimo futuro)?

Conoscere le risposte a questi interrogativi ci darebbe qualche speranza in più di terminare la stagione in modo meno disastroso e con qualche prospettiva di rinascita.

A me pare, dicevo,  che il nostro mister non sia affatto rinunciatario e confuso. Ripartiamo da questo e speriamo che anche la buona sorte si degni di darci una mano, qualche volta.

La conferenza di Ranieri

Dicevamo che è stata la più bella: un Ranieri per nulla rinuciatario, ma combattivo, mai banale, qualche volta caustico. Un mister “cazzuto” se mi si passa il neologismo maschilista.

Ranieri crede ancora che sia possibile avvicinare le posizioni di vertice, complice anche l'andamento altalenante che caratterizza questo campionato: per tutti tranne Milan e juve.

Ha fiducia nella squadra e nel lavoro che si sta facendo.

Sa che non ci saranno altre prove d'appello.

E' arrivato il momento di mostrare con una certa continuità i frutti di un lavoro che lui considera importante.

Sa di essere “sotto esame”, come tutti i giocatori.

Non è affatto rassegnato, ma ha la   consapevolezza  che l'esame lo si può superare solo se tutti insieme reagiranno e daranno il massimo

Le sue parole lasciano pensare che nell' analisi del momento negativo privilegi gli aspetti psicologici:

“La squadra è reattiva sotto l’aspetto fisico, ma  è mentalmente condizionata dalle sconfitte, che  ti pesano, ti mettono tensione e non ti consentono di esprimerti  con naturalezza”.

In questa situazione  i leaders, i più anziani, hanno la personalità e  l'esperienza necessaria per uscirne, o almeno per cercare di  non farsi travolgere. Ma sentono anche maggiormente il peso della responsabilità che grava proprio per questo su di loro. I giocatori meno esperti sono anche “ più sgombri di pensieri”. La soluzione ideale dunque è data dall'assemblamento di un giusto mix.

Servono  i “senatori” capaci di guidare sul campo i compagni, di fare da punto di riferimento; affiancati però da atleti  “un po' meno esperti” ma più freschi, mentalmente e forse fisicamente. E qui il mister porta davvero il primo affondo sarcastico, verso le PI e i loro inconsapevoli seguaci.

“Se i giovani non giocano, devono giocare. Se giocano, non sono ancora pronti. Mettetevi d'accordo”. Con voi stessi, aggiungo io. Perché non si può lamentarsi che i giovani non giocano e poi, quando giocano, stroncarli. I giovani sono una risorsa, se utilizzati con cautela e raziocinio e senza caricarli di eccessive responsabilità.

Per dirla con Ranieri, si possono anche lasciare in panca Zanetti e Cambiasso. Ma poi chi supporta in campo  i giovani, che hanno necessità di avere al loro fianco punti di riferimento importanti sul piano  tecnico e agonistico, elementi  di grande saldezza e tempra morale, soprattutto nelle difficoltà? 
Il ragionamento del mister non fa una grinza, naturalmente. Ma noi siamo rassegnati. 
I senatori giocano perché tengono sotto scacco tutti i mister che si avvicendano. Questo dicono le PI e questo credono, con fede religiosa, tanti tifosi. 
Ma poi, quali giovani? Partito Couti, restano Juan, Faraoni, Poli, Obi, Alvarez e Casta. 
Juan, ovviamente non è ancora pronto. Faraoni,  Obi, Poli (da quando sta bene) giocano con una certa regolarità: certo non tutti insieme, per i motivi detti prima. ùAnche Alvarez (non convocato per infortunio) gioca con buona regolarità, pur avendo un concorrente nel ruolo di trequartista che si chiama Wes. Perché il mister conferma che Alvarez è un trequartista. 
Non può essere oggi (e forse mai) il nuovo Motta. Non è lui che può giocare a due tocchi, dare i tempi del gioco, ecc. Ha personalità  e tenta le giocate, ma quando lo fa dieci o venti metri più indietro, diventa un problema. 
Resta Casta, sul quale il mister spende parole di elogio incondizionato e nello stesso tempo lascia capire che proprio non è pronto. E non è una contraddizione, per nulla.

Il mister difende addirittura Zarate, e fa benissimo. 
Maurito non è il nuovo Messi, ma non è neppure la ciofeca che sbrigativamente molti denunciano. 
Può far molto meglio se viene sostenuto, sente fiducia e se si riesce a lavorare “sulla testa”. Un allenatore, finché l'ha nei ranghi, ha l'obbligo di provarci. Un tifoso masochista invece può permettersi di insultarlo.

Forlan, sembra di capire che giocherà: “è pronto per essere titolare”. Ranieri lo vede in progresso di condizione e lo considera una risorsa importante, pur se non decisivo, da solo.

Per concludere la rassegna dei giocatori di cui ha parlato, il Mister  tesse l'elogio della prova di Wes col Novara. 
Personalmente concordo in pieno. Anch'io ho visto finalmente il Wes tosto, determinato, combattivo che aspettavo da tempo. La voglia di strafare e il fatto di trovarsi a predicare nel deserto lo hanno indotto a cercare troppo la soluzione personale. Ma questo è anche un segno che non ci stava ad assecondare l'inerzia negativa del match.

Tuttavia il Ranieri più tosto e pungente lo si è incontrato anche in altri momenti della conferenza: quando ha ridicolizzato, per esempio, le PI che al solito cercavano di creare zizzania con allusioni, neppure indirette (la sciarpa nerazzurra di Pep) a presunti giri di walzer del suo presidente. 
Ranieri può non piacere, come allenatore, ma è una persona seria, uno con il culto del lavoro. 
Non può correre dietro le voci fasulle (altrimenti non avrebbe accettato la panca dell'Inter, perché si sa che il tiro mediatico ai suoi espomenti è lo sport preferito a livello nazionale). 
Il mister, del resto,  sa anche che nel calcio tutto dipende dal lavoro e dai risultati. Se non arriveranno, se non si riuscirà a trasformare l'annata almeno in una stagione di dignitosa transizione, non è questione di MM o di altri. Con qualunque presidente le strade sarebbero destinate a dividersi.

Ranieri  prova anche a rispondere a una domanda che ci facciamo tutti: perché sembra che dall'Inter ci sia una tendenza ad andarsene? 
Risponde con una battuta (“per assecondare... Monti, ostile al posto fisso”). 
In realtà è chiaro che al momento l'Inter, in crisi finanziaria e di ambizioni, non è un polo di attrazione per giocatori che siano prime scelte. E questo non può che dispiacere. 
Ma il discorso del mister sul fatto che chi non ha stimoli non può essere trattenuto, ancora una volta scagiona completamente la società, che sul caso Motta ha agito col consenso (rassegnato) del mister. E non contro il mister.

Ma dove Ranieri ha raggiunto livelli quasi... Mouriniani è stato a proposito delle lamentele di Conte. Se protesta lui, questo il concetto esplicitato, cosa dovremmo dire noi? 
Ranieri, lascia intuire,  questa volta implicitemente, che secondo lo stile arrogante connaturato  ai prepotenti (il mister testaccino lo sa bene, perché ha conosciuto l'ambiente di persona, a Torino) la juve cerca di condizionare gli arbitri e i loro dirigenti. 
Mafiosamente, il parrucchinato suggerisce loro di ricordare chi li ha scelti e nominati, chi ne governa la carriera. E li richiama all'ordine. 
E il nostro mister sembra rilanciare: è il momento di vedere chi si fa condizionare da chi. E' il momento di dimostrare se c'è davvero un po' dell'auspicabile  autonomia e indipendenza dai poteri forti.

Quale formazione?

Per tutte le considerazioni che abbiamo svolto all'inizio, non è davvero facile immaginare la formazione e Ranieri, che è sempre piuttosto criptico in conferenza, questa volta lo è stato ancor di più.

Ci sarà qualche giovane, ma ci sarà qualche senatore, indispensabile in una partita di grande tensione psicologica, soprattutto se le questioni non dovessero volgere subito al meglio (e il mister giustamente ha ricordato il buon curriculum del felsinei in trasferta, il probabile schieramento prudente e la capacità di far male dei loro uomini migliori, davanti, da Di Vaio e Ramirez).

Comunque sembra che JC ci sarà e che davanti dovrebbero giocare Pazzini e Forlan, con Wes, unico trequartista disponibile, alle loro spalle. 
Rientrerà anche Maicon e sono cinque giocatori che dovrebbero essere certi. 
Possibile che si risparmi Lucio, che avrebbe qualche problemino di salute. In questo caso Rano e Cordoba sarebbero i centrali. A sinistra, Naga potrebbe essere preferito a Chivu. 
Mancano i tre giocatori di centrocampo: Deki sembra essere il prescelto per il ruolo di vice Motta, ma contro il Bologna non è stato convocato. 
Visto che Cambiasso ormai gioca stabilmente interno, il sostituto  di Deki dovrebbe essere Palombo. Cambiasso e Zanetti potrebbero alternarsi e in questo caso il terzo centrocampista sarebbe Poli. Resterebbero fuori Obi e Faraoni, che però sono anche i due che hanno più velocità e sono in grado di allargare minimamente il gioco sulle fasce, che poi è anche la nostra lacuna maggiore di quest'anno. 
Insomma, sapendo che non ci azzeccherò assolutamente, prevedo questa formazione:

JC;
Maicon, Rano, Cordoba, Naga; 
Poli, Palombo, Cambiasso (nel 2° tempo: Zanetti, Palombo, Poli);
Wes; 
Pazzini, Forlan.

Vincere sarebbe fondamentale, per il morale prima che per la classifica. 
Poi a Marsiglia dovremmo ritrovare Lucio  Milito e Deki e potremmo avere gli altri senatori abbastanza freschi e carichi. 
Sperare non costa nulla. 

Luciano 

Nella foto, Diego Forlan e Giampaolo Pazzini festeggiano dopo il gol del Pazzo su assist del Cacha nella partita d'andata a Bologna, vinta per 3-1 dall'Inter.