E adesso, povera Inter?

Il precampionato è finalmente giunto al termine.

Adesso comincia il calcio vero.

Il precampionato non è attendibile per molti motivi, ma quando sette otto partite forniscono indicazioni univoche non si può liquidare tutta una fase di lavoro fingendo che proprio non ci sia stata.

O che sia stato un incidente di percorso.

Anche le altre squadre si stavano preparando alla stagione che conta, ma hanno fornito prestazioni quanto meno altalenanti.

E hanno potuto raccogliere indicazioni confortanti, insieme all'evidenziarsi di qualche situazione da correggere.

Parte Mateo e noi siamo tutti più che dispiaciuti.

Ma l'Inter ha fatto male con e senza Mateo.

La presenza del croato non avrebbe cambiato le sorti e il destino di questa squadra, sarebbe servita solo a fornire al tifoso l'illusione e la speranza di un futuro migliore, magari ravvicinato.

Magari quando tutti avranno raggiunto la migliore condizione  e l'inserimento dei nuovi si sarà completato, faremo un po' meglio, ma al momento i problemi sono chiaramente di tipo strutturale.

L'unico reparto probabilmente migliorato è la zona centrale della difesa. Anche se c'è da dire che il centrocampo, senza Mateo e senza Hernanes le offre anche maggior copertura.

Ma per il resto i problemi sono sempre più evidenti.

Immaginando di conservare  il 4312 come schema base, vi sono lacune da tutte le parti.

Con questo modulo se non hai terzini bravi ad attaccare rinunci a sfondare sulle fasce.

I nostri terzini difendono male e attaccano peggio. D'Ambrosio  JJ  Santon  per limiti tecnici, Montoya per inconsistenza complessiva.

Al momento il migliore nella fase offensiva è Naga, che però risulta imbarazzante in copertura.

Siccome non abbiamo neppure le ali (altrimenti non giocheremmo con il 4312) le fasce dal punto di vista offensivo non esistono e creano problemi anche difensivi, perché le nostre mezze ali devono preoccuparsi molto di raddoppiare sulla fascia  di competenza, dove si spingono terzino ed ala avversari.

La dimostrazione sta nel fatto che i due che possono creare qualche pericolo da posizione esterna (a parte Naga) sono Guarin, con la sua secca progressione e Palacio con il suo movimento ad uscire.

Purtroppo le iniziative dei due raramente vanno a buon fine per l'estemporaneità nelle giocate del colombiano e per la mancanza di potenza del Trenza.

Gli avversari sanno quindi che è sufficiente fare densità davanti alla loro difesa per limitare molto la pericolosità dell'Inter.

Anche perché non è che centralmente non esistano problemi.

Partito Mateo i centrocampisti sono Medel Guarin Brozovic Gnoukouri e Kondogbia.

Manca il regista, l'uomo che detta i tempi alla squadra, che decide le accelerazioni e i rallentamenti, che sa far ripartire l'azione con efficacia.

Medel non ha queste caratteristiche e Gnoukouri, splendida sorpresa, non può fare il salvatore della patria.

Con questi uomini il centrocampo copre forse di più, ma fatica a inventare gioco, tanto più in spazi necessariamente ristretti per la mancanza di sbocchi sulle ali.

Kondo crescerà, lasciamoci almeno questa certezza, e le cose potranno un po' migliorare, ma anche davanti alla linea dei tre ci sono problemi.

Né Hernanes né Brozovic possono assolvere al compito di trequartista in modo ideale.

Il brasiliano per la lentezza e la discontinuità, il croato perché il suo pregio principale è nel dinamismo che sorregge una tecnica discreta, non certo nella genialità delle invenzioni, nelle giocate risolutive e illuminanti.

Chi deve creare gioco non può neppure basarsi sulla presenza di punte devastanti, alle quali basta far giungere la palla perché poi ci pensano loro.

Davanti non c'è Ibra, non c'è Tevez, non c'è neppure Higuain. O una seconda punta dallo scatto secco e bruciante, dalle conclusioni fulminee.

C'è un centravanti bravissimo che vuole la palla sul piede (o sulla testa) da buttare dentro e sa fare al meglio questo esercizio.

Ma che non si libera mai al gol su iniziativa personale.

Icardi farebbe benissimo nella Roma con due esterni vincenti come Salah e il miglior Gervinho e con Totti dietro a inventare calcio.

O nel Napoli, con Mertens, Callejon, Insigne, o Gabbiadini  (per non parlare di hamsik) che creano continuamente superiorità numerica e quindi occasioni propizie per la punta centrale.

In questa Inter, così strutturata, fa quello che può (che comunque, dati dello scorso anno alla mano, è molto).

Palacio resta il più positivo.

Al momento mi sembra più concreto di Jovetic, il quale però ha enormi margini di crescita atletica.

Almeno spero.

Individualmente, i componenti la rosa, ciascuno con i propri pregi e le proprie lacune, non sono così male.

Quattro o cinque sono certamente da top club, gli altri possono stare benissimo in squadre di livello medio alto.

Persino quelli più insultati, derisi, umiliati dai tifosi possono presentare un curriculum per nulla disprezzabile e/o sono stati oggetto anche di recente di trattative con squadre che al momento hanno una caratura superiore alla nostra.

Parlo di Rano e di JJ, di Medel e di Guarin, di Hernanes e persino di D'Ambrosio.

Anche Montoya, a ben vedere ha qualche merito pregresso.

Il problema, secondo me sta nell'assemblamento poco riuscito e nella mancanza di alcune figure chiave.

Vado indietro nel passato,  era un calcio non paragonabile con quello multimiliardario di oggi, ma ricordo che in certe situazioni è bastato mettere un uomo giusto (non eccezionale) al posto giusto per cambiare una squadra.

Penso a cosa è stato Manicone nell'Inter di Bagnoli, o Frustalupi in un'Inter ancora più antica.

Sono convinto che il lavoro del Mancio farà migliorare anche questa Inter piena di lacune, ma mi sembra certo che il salto di qualità potrà avvenire solo se arriveranno un regista e due esterni.

Al limite un esterno alto e un terzino, purché completi.

Accantonerei persino il problema del quarto attaccante: Manaj  può assolvere a questo compito e poi forse, più avanti, potremmo ritrovare Biabiany.

Mancano i soldi e la determinazione che viene dal saperti forte, anche societariamente.

Fossimo andati sino in fondo per Salah (al posto di Jovetic) e avessimo preso Perisic, come ci accingeremmo a fare, oggi avremmo un'altra squadra.

E anche un regista almeno decente forse non sarebbe stato impossibile da trovare.

Si è sbagliato tanto non c'è dubbio e quando si sbaglia il responsabile ultimo è sempre il presidente, o meglio il proprietario.

Però tutto questo  era quasi inevitabile.

Basti pensare a quanto ha sbagliato inizialmente Moratti che conosceva l'ambiente del nostro calcio e non aveva (o quasi) vincoli di spesa.

Già domenica con l'Atalanta si può migliorare, a patto che chi non ama la squadra, indipendentemente dalle sue difficoltà, resti a casa.

Tifosi solidali, lavoro del Mancio e dello staff, qualche nuovo tassello da inserire nel posto giusto, magari qualche nuova fonte di finaziamento.

E soprattutto la fierezza di essere l'Inter: non deve più accadere che si scappi davanti alle minacce di una Fiorentina, di uno Schalke, di uno Standard.

Il futuro comincia domani, anzi domenica.

Ed è ancora tutto da scrivere.

Chi non ci crede, chi non è disposto a soffrire con la squadra, chi tifa solo dopo le vittorie, stia a casa, lo ripeto.

E anche chi scambia la critica con l'insulto.

È nelle difficoltà che si vedono gli amici (i tifosi).

Luciano Da Vite

Nella foto (Inter.it): il primo giocatore accosciato da destra, Mateo Kovačić, non farà più parte del gruppo. Restano gli altri più, forse, qualche nuovo volto e avranno il non semplice compito di provare a rilanciare le sorti del club.