Un'estate tra speranze e delusioni. Provvisorie?

I numeri sono impietosi: quattro amichevoli contro squadre forti e in qualche caso più avanti di noi con la prepazione e quattro sconfitte. 

Zero gol fatti e 6 subiti.

Come sempre i numeri non dicono tutto e quella parte del tifo più responsabile che li legge dando loro un peso relativo sembra essere nel giusto.

Oltre al fatto che il calcio di agosto non è quasi mai veriitiero, nella circostanza la squadra nerazzurra ha molte attenuanti  da far valere:

- molti nuovi da inserire in ruoli chiave;

- giocatori già in forza alla società da provare in ruoli nuovi (Kovacic su tutti);

- ritardo nell'arrivo o nel ritorno di alcuni giocatori importanti (Jovetic Medel Miranda Montoya);

- palese incompletezza della rosa, con alcuni ruoli ancora scoperti;

- conseguente ritardo nella sperimentazione e verifica di schemi e atteggiamenti tattici;

Non si tratta di alibi, ma di dati di fatto.

E tuttavia, se vogliamo fare un bilancio di questa prima parte di estate questi dati e queste prestazioni dobbiamo analizzare.

Non possiamo pensare “X gioca male ma fra due mesi giocherà bene”.

Non siamo indovini. Possiamo avere delle speranze, magari anche fondate su considerazioni ragionevoli.

Dobbiamo ragionare su quello che si è visto, pur tenendo nel debito conto gli elementi attenuativi  che prima abbiamo elencato.

L'elemento più preoccupante è senza dubbio la sterilità dell'attacco: quatttro partite senza segnare una rete sono elemento di preoccupazione.

Sicuramente si tratta di una situazione transitoria, perché la capacità realizzativa del reparto, una volta completato e quando tutti (segnatamente Jovetic e Icardi) avranno raggiunto la miglior condizione, è destinata a crescere parecchio.

Personalmente rispetto allo scorso anno ho visto una manovra di avvicinamento all'area avversaria più fluida ed efficace (almeno in alcuni primi tempi).

Ma sono gli ultimi 25 metri ad esserci incredibilmente mancati, tra facili occasioni sbagliate, ultimi passaggi anche troppo ricercati, quando di poteva tentare il tiro diretto, palle messe in mezzo senza che nessuno le sfruttasse.

In particolare il cross su azione manovrata è quasi inutile perché c'è il solo Icardi a saltare con qualche chance, contro, di solito, due marcantoni molto efficaci.

Altra cosa è il cross su calcio piazzato, quando vengono avanti i difensori e segnatamente il Rano (sua una delle poche occcasioni contro i turchi).

È chiaro che contro le difese schierate e affollate non si può rinunciare all'aggiramento sulla fascia con relativo cross, mentre resta sfruttabile, una volta raggiunto il fondo, la palla all'indietro (due buone giocate del guaro contro il gala, che però non sono andate a buon fine).

Stando ai numeri la fase difensiva invece è migliorata (6 gol subiti in 4 partite, di cui due nella ripresa contro il Real, quando in campo c'erano molti giovani).

Nelle altre tre partite un solo gol subito per ogni match, per cui la sconfitta sembra imputabile più all'inadeguatezza offensiva.

Se si pensa che nello scorso campionato sono stati subiti 48 gol in 38 partite, affrontando indubbiamente avversari meno forti, la differenza sembra esserci e in senso positivo.

Tuttavia, sempre a mio modesto parere, sono rimaste, chiunque giochi, le distrazioni individuali, i cui effetti non vengono attenuati da meccanismi difensivi di protezione.

Il sospetto che in parte la responsabilità sia anche del centrocampo mi sembra legittimo.

Più in generale però quello che sembra mancare è l'equilibro complessivo, sono i meccanismi di gioco collaudati e quasi automatici.

Insomma, l'Inter non mi sembra ancora una squadra, ma un gruppo di giocatori faticosamente alla ricerca della quadratura del cerchio.

Opinione che in parte può preoccupare, ma nel contempo consente di aspettare, anche a breve termine, miglioramenti significativi, soprattutto quando verranno colmate le evidenti lacune di organico (terzino sinistro e punta, magari esterna, in primis, con l'eventualità di migliorare ancora qualcosa anche in mezzo, sul piano della sostanza) e quando verrà individuato e impiegato con continuità l'undici titolare.

Inserire un giocatore alternativo al titolare in un undici collaudato, infatti, è cosa ben differente dal dover comporre ogni volta una squadra con variazioni di uomini e/o di ruolo.

Nel complesso quindi se si guarda spassionatamente ai fatti non si può dire che si è trattato di prove incoraggianti, anzi.

Tuttavia non sarebbe neppure corretto desumere dalle impressioni negative, che restano, valutazioni negative e tantomeno definitive sul complesso della stagione che ci attende.

A livello di sensazione secondo me quello che è lecito esprimere per ora è una moderata preoccupazione e una speranza ancora ben viva.

L'estate dei singoli

Handanovic: sembra quello dello scorso anno, quando viveva inquietudini... contrattuali. Diversi grandi interventi e qualche errore. Difficile trovare di meglio.

Montoya: gli va riconosciuto, come agli altri nuovi, il diritto di acclimatarsi e di comprendere un gioco molto diverso da quello a cui è abituato. Senza esprimere un giudizio prematuro si deve riconoscere che fino ad ora non ha entusiasmato, né nella fase difensiva, né in quella offensiva (clamoroso l'errore ripetuto due volte nel finale contro il Gala). Ma l'errore ci sta, la timidezza nell'affondare un po' meno.

Santon: si conferma giocatore con qualche risorsa, soprattutto di passo, e notevoli lacune in fase difensiva. E' un buon giocatore da squadra di metà classifica. Nell'Inter non alza certo il livello medio, ma adeguatamente coperto, ci può stare.

Nagatomo: tra i terzini è l'unico che attacca creando pericoli, per il suo scatto breve e la rapidità di movimenti. Peccato che in fase difensiva si confermi un mezzo disastro.

D'Ambrosio: tra i nostri terzini è quello che preferisco e non a caso la società aveva provato prima di lui a vendere Santon. Almeno è roccioso, caparbio, reattivo. Certo chi si era abituato a Maicon non può apprezzarlo ed effettivamente dal punto di vista tecnico i suoi piedi non sono da squadra ambiziosa. Come sostanza, invece, c'è.

Juan Jesus: è uno di quelli che in questa fase il tifoso medio si diverte a sbeffeggiare. Lui gioca dove lo metti, centrale o terzino sinistro, si impegna sempre al massimo, fa anche fallo quando è necessario. Ha potenza e progressione ma gli manca lo scatto breve e spesso assume posizioni errate. Se sogniamo solo fuoriclasse, anche lui, come gli altri terzini, non è da Inter. Però la mia impressione è che se non arriva uno davvero bravo, lo vedremo spesso in quel ruolo.

Dimarco: grande sorpresa di questo inizio di stagione, anche per me che lo conoscevo bene. Ad esempio l'ottimo tiro scoccato nel finale contro il Gala (forse l'unico pericoloso in tutta la partita), sapevo benissimo che è nelle sue corde. Il problema non è la spinta ma la copertura, nella quale faticava anche in Primavera. Pur essendo muscolarmente possente, quando è attaccato con rapidità paga lo scotto di una formazione ancora non completata.

Secondo me per ora in una squadra con ambizioni può fare solo il quinto. Ma crescerà.

Miranda: ha giocato troppo poco (tra l'altro dopo essersi allenato solo con la Primavera) per un giudizio attendibile sulle sue qualità nel contesto delle nostre esigenze di gruppo. Per lui al momento fa fede la carriera.

Murillo: un errore grave contro il Real, ma tanti salvataggi miracolosi e un'abnegazione, una grinta, fuori dal comune. Esplosivo e potente, rispetto a Cordoba, per esempio, sembra più educato anche con i piedi.

Già uno dei più positivi.

Ranocchia: altro bersaglio fisso dei tifosi, il Rano si è formato anche caratterialmente proprio affrontando la contestazione. Non è certp Samuel, commette qualche errore ma non è facilissimo trovare uno più forte. Come dimostra il fatto che sia nella rosa della nazionale. In questa stagione è partito concentrato e deciso, si giocherà il posto con i nuovi arrivi.

Andreolli: ha iniziato benino, come aveva finito. Poche presenze ma sempre un rendimento sufficiente. Giocatore non eccelso, ma abbastanza affidabile. Se resta può rendersi utile. Come Rano e JJ soffre un po' gli avversari dotati di scatto rapido.

Popa: pochi minuti che sono stati sufficienti a dimostrare che può avere un buon avvenire. Quale? Lo sapremo  fra 2-3 anni.

Brozovic: per me ha confermato in queste partite le buone indicazioni dello scorso anno. Elemento tecnico, non velocissimo ma dotato di ritmo mobilità e intensità nel nostro centrocampo attuale è un giocatore prezioso. Penso anche che abbia molti margini di crescita, soprattutto sul piano della potenza.

Guarin: odiato dalla maggior parte dei tifosi, di lui conosciamo pregi e difetti e in queste poche partite li ha confermati tutti. Mentalmente non è un giocatore di primo livello perché continua ad essere troppo istintivo e a sbagliare numerose giocate. Però dal centrocampo in su, a parte Mateo che parte da dietro, è l'unico che salta l'uomo agevolmente, l'unico che si propone cento volte con accelerazioni continue, l'unico che sa svariare in fascia pericolosamente come si richiede a una mezz'ala del rombo. Contro il Gala nel primo tempo il binario di destra costituito da lui e Santon ha creato diversi pericoli. I tifosi esteti lo odiano, ma gli allenatori lo mettono quasi sempre in campo.

Kovacic: una delle grandi incognite dell'estate, inizialmente. Non certo per le sue qualità tecniche, che erano e sono fuori discussione, ma per la sua adattabilità a fare il play basso. E' un po' troppo giovane per prendere in mano il centrocampo e dunque la squadra (non ne faccio una questione anagrafica ma di cultura del play (che si acquisisce) e di carisma.

I tifosi stravedono per lui, i tecnici nel valutare lae sue prestazioni si dividono. Ho letto elogi e critiche, non tutte faziose, di gobbi o milanisti.

La mia posizione è intermedia: ha fatto nettamente meglio di quanto mi aspettassi, lasciando chiaramente intendere che può diventare un grande play, cosa che ancora non è.

Può solo crescere, soprattutto quando avrà al suo fianco il vero Kondo e magari un altra mezz'ala completa. Che non può essere Melo, a meno di una profonda trasformazione negli ultimi anni.

Gnokouri: conferma di saper stare in campo con una tranquillità e una disinvoltura che alla sua età e con un passato solo nelle giovanili sa di splendida incoscienza. Secondo me cresce di partita in partita ed è abbastanza duttile da poter giocare in tutti i ruoli del centrocampo. In una squadra ambiziosa non può essere cosiderato titolare o prima alternativa, in partenza (poi magari si conquisterà i galloni). Ma ha confermato di essere giocatore interessantissimo.

Kondogbia: non è al meglio della condizione e si vede. Inoltre gli manca l'abitudine a giocare con i compagni, a inserirsi negli schemi, il ritmo e la continuità. Giocatore che non si può discutere ha comunque lasciato già intravedere qualità fuori dal comune.

Hernanes: secondo me non è tanto lento nella corsa, quanto nell'avviare l'azione, nel decidere la giocata. È cresciuto molto rispetto alla prima mezza stagione con noi e ha qualità. Tuttavia gioca in un ruolo decisivo, dove servirebbe uno con qualcosa in più. Il trequartista che opera dietro due punte costringe gli attaccanti a un grande lavoro in sua vece e quindi a uscire a turno dalla zona calda.

Tutto questo ha un senso se il trequartista inventa 3-4 giocate per partita potenzialmente decisive.

È anche vero che, o si cambia modulo, o non è facile trovare un trequartista forte e completo

Palacio: il solito generoso encomiabile Palacio, certo uno dei migliori come rendimento. Nello stesso tempo questa valutazione (insieme a quella di Hernanes) segna un po' il limite dell'attacco interista. Perché lui gioca sul tempo e sulla rapidità iniziale, ma non è uno sfondatore, uno che spacca con la potenza o lo scatto bruciante. Pur non essendo un'ala mi sembra più adatto a un attacco a tre, senza trequartista, insieme a una punta di scatto e a una di potenza. Allora lui potrebbe taglire e sul tempo bruciare le difese avevrsarie.

Icardi: se dovessimo giudicare da questo inizio di stagione dovremmo essere preoccupati. Per fortuna negli anni passati... qualche gol lo ha fatto e non può avere disimparato. Fisico massiccio anche se non particolarmente imponente, forse deve lavorare di più per giungere al top. Poi essendo un attaccante che finalizza il gioco dei compagni, risente particolarmente dei meccanismi della squadra ancora in costruzione. Comunque per il campionato è una certezza.

Longo: se ne va in presito dopo un'estate con qualche presenza (a me è piaciuto abbastanza  contro il Gala, quando si è mosso bene, con determinazione e ha creato qualche fastidio agli avversari). Ha 23 anni, ma va aspettato ancora.

Baldini: giocatore che non mi ha entusiasmato in passato, per la tendenza al “venezianismo “ esasperato. Però sa fare buone giocate in velocità. Nelle apparizioni estive l'ho trovato molto migliorato. Vedremo quale sarà la decisione della società su di lui.

Jovetic: grande attesa su di lui, ma naturalmente impossibile dare un giudizio su una prova di pochi minuti con una preparazione visibilmente carente e senza nessun affiatamento con i compagni. Elemento fondamentale nel senso che se azzecca la grande stagione ci può aiutare a fare il salto di qualità. Ma qualche incognita obiettivamente resta.

Mancini: fa quello che può, tra nuovi arrivi (probabilmente non tutti erano sue prime scelte, come accade in quasi tutti i mercati), arrivi in ritardo, lacune non ancora colmate.

Si dice che se arrivasse Parisic e si passasse al 433, magari con il ritorno di Mateo a mezz'ala, sarebbe un mese di lavoro buttato. Non lo credo perché è chiaro che con tanti nuovi e alcuni che cambiano ruolo le esperienze diverse completano: il quadro complessivo e i singoli giocatori coinvolti.

Luciano Da Vite

Nella foto, un apparentemente perplesso Roberto Mancini assiste in panchina alle evoluzioni in campo della sua Inter durante l'amichevole di prestigio contro il Bayern Monaco in Cina.