Alla ricerca della competitività perduta

La preseason

Il precampionato conta davvero poco, questo lo sappiamo tutti.

Lo scorso anno, per esempio, dopo un precampionato disastroso abbiamo inanellato in campionato una serie di successi lusinghieri.

Tuttavia anche in precampionato è meglio far bene che far male e soprattutto è meglio evitare prestazioni e risultati umilianti, che incidono sul morale, anche della tifoseria, e non giovano alla diffusione del marchio.

E fanno inevitabilmente insorgere dei dubbi sulle dinamiche relative ai rapporti interni a squadra e società

In qualche squadra, nella fase estiva c'è da lavorare di più che in altre, questo è vero e dunque un certo ritardo può essere comprensibile.

Le figuracce in serie sono un po' meno giustificabili.

Anche perché la storia delle formazioni incomplete, delle condizioni di forma precarie, dei continui trasferimenti valgono per tutte le squadre, anche per quelle che ce le hanno suonate.

Dunque mi sembra corretto sostenere che questa serie deludente di partite non ha dato nessun giudizio definitivo ma ha suscitato legittime inquietudini in tutti.

L'organico che si sta costruendo

Abbiamo mancato qualche acquisto importante che ci avrebbe sicuramente consentito un ulteriore salto di qualità.

Inutile fare i nomi perché sono noti a tutti.

Per contro siamo riusciti a rafforzare la squadra senza procedere (almeno per il momento) a cessioni dolorose

Quindi, pur tenendo conto del fatto che la situazione è ancora interlocutoria e che la mannaia del FPF incombe sulle nostre operazioni, non si può non considerare sulla carta Ansaldi più solido di Telles, Banega meglio di Ljajić, Candreva meglio di Biabiany. Forse anche Erkin meglio di Santon.

Un mio amico giornalista, interista, molto competente e soprattutto persona di grande serietà (non è il Pizzi) sostiene che il centrocampo dell'Inter, inteso in senso lato è fra i primi tre d'Europa.

Chi può disporre contemporaneamente di Candreva, Brozović, Medel, Banega, Kondo e Perišić? Assortimento, qualità e quantità, lui sostiene. Tanto che si chiede se davvero abbiamo bisogno di un altro centrale (nel caso, sembra Luiz Gustavo).

Io, naturalmente, non sono d'accordo. Almeno non del tutto.

Il mio ragionamento è questo: Mancio aveva impostato una squadra per il 4231 e De Boer, secondo le prime voci, potrebbe insistere su questo modulo base, tradendo il 433 praticato religiosamente dagli orange.

La linea a tre sarebbe dunque davvero abbastanza forte e competitiva, sulla carta.

Per quanto riguarda la linea a due i titolari con il Mancio sarebbero stati Medel e Kondo, con Brozo prima alternativa senza considerare Melo. Con Frank si vedrà.

In ogni caso nessuno di questi giocatori è completo, al momento  e il lavoro del nuovo mister consisterà (salvo movimenti in arrivo e in uscita) nel farli crescere individualmente e soprattutto amalgamarli meglio per ottenere un reparto equilibrato.

Brozo è duttile e forte, tecnicamente e come dinamismo. Ma come centrale a due è ancora inesperto e soprattutto troppo incostante.

Medel è un incontrista ma non sa costruire gioco.

Neppure Kondo sembra un grande costruttore, almeno per il momento e in ogni caso deve ancora esprimersi ai livelli di un top nel ruolo.

Melo ormai può garantire solo personalità e cattiveria: troppo poco per una squadra che aspira ai vertici.

Luiz Gustavo per me non è il top, anche per questioni anagrafiche, è un altro ventinovenne ed è stato scaricato da tempo dal Bayern.

E' mancino e semmai in teoria andrebbe a competere con Kondo. Partisse Melo e arrivasse lui sarebbe comunque un'ottima cosa. Arrivasse al posto di Brozo dal mio punto di vista sarebbe un'operazione meno convincente.

Ragioniamo però sugli uomini di cui disponiamo attualmente: c'è da dire che il 4231 non è un modulo obbligatorio e in ogni caso è flessibile.

Voglio dire che in qualunque momento può diventare un 4411. Ma girala e voltala il problema sono sempre i due centrali, cioè i costruttori di gioco.

Con i difensori poco dotati in costruzione (soprattutto Murillo, ma anche gli esterni più bravi a spingere che a dialogare) e con due centrali più di rottura, la transizione offensiva deve seguire vie quasi obbligate: disimpegni semplici per cercare l'apertura sulla fascia, dove entrambi i nostri possono saltare l'avversario.

Banega dovrà scendere sulla linea mediana e farsi dare il pallone per costruire un'alternativa.

Questo centro campo non l'abbiamo ancora visto, ma i due centrali (Medel Kondo) sarebbero gli stessi dello scorso anno. Che hanno lasciato assai a desiderare.

I miglioramenti sarebbero sugli esterni, sul centrocampista/seconda punta (che avrebbe delle alternative importanti, come Éder e Jovetić).

Ma la prima punta rischierebbe di trovarsi ancora isolata.

Ricordiamo che il problema dello scorso anno fu inizialmente nelle difficoltà di transizione offensiva (tante vittorie per 1-0 o comunque con pochissime occasioni costruite).

Quando verso la fine del girone d'andata abbiamo cercato quelli che io chiamo “equilibri più avanzati” abbiamo preso una valanga di gol e il problema principale è diventata la transizione difensiva, senza che per questo le nostre capacità realizzative crescessero in modo adeguato.

In queste partite non abbiamo visto ancora il centrocampo tipo, dicevo, ma senza un'adeguata copertura, la transizione difensiva, con tutte le attenuanti, è stata ancora disastrosa.

Lo scorso anno, dopo un bellissimo girone d'andata, il rendimento di Miranda è calato e quello di Murillo ha avuto un crollo.

Tra gli esterni solo D'Ambrosio si salvava in fase di contenimento: Telles Nagatomo e per quel poco che ha giocato Santon erano deficitari.

Ora con D'Ambrosio e Ansaldi le cose dovrebbero migliorare.

Ma abbiamo due soli centrali affidabili (giocando più partite per l'EL).

A mio parere JJ è più forte di Ranocchia, dunque in mezzo ci saremmo addirittura indeboliti, perché Murillo potrebbe con più esperienza far meglio, ma Miranda avrà un anno in più.

Quindi la difesa avrà ancora bisogno di essere coperta, ma nello stesso tempo la transizione offensiva dovrà migliorare.

E veniamo alla

Questione dell'allenatore

Personalmente quando sento noi tifosi esprimere delle critiche tecniche nei confronti dell'allenatore (non vede il gioco, non sa organizzare la fase difensiva, non ha dato un gioco alla squadra, ecc.) mi viene da sorridere.

Dopo oltre 15 anni di calcio giocato ai massimi livelli, facendo già spesso da allenatore in campo, dopo aver vinto tantissimo da allenatore in Italia, in Inghilterra e in Turchia, il Mancio non vedrebbe situazioni che percepisce tranquillamente il comune tifoso.

Chiedo scusa, ma il problema non mi sembra possa essere questo.

Il problema dello scorso anno era riuscire a trovare un equilibrio di squadra con troppi giocatori che non aveva scelto lui, ma accettato (alcuni all'ultimo momento).

Anche se poi qualcuno di quelli scelti personalmente ha “bucato”

Era creare l'equilibrio con una rosa che presentava diverse lacune, con giocatori che da tempo faticavano a integrarsi e completarsi.

Non fosse stato così, non avrebbero a suo tempo affidato a lui la squadra, dopo anni di delusione e frustrazione.

La ricostruzione è sempre difficile, se la devi fare con pochi soldi e con soluzioni raffazzonate lo diventa ancora di più.

Conscio delle difficoltà, il Mancio lo scorso anno è partito con un atteggiamento sparagnino che al momento ha pagato ma che non poteva durare nel tempo.

Quando ha provato a “costruire” di più, la squadra è naufragata.

Per la staticità o il poco dinamismo di alcuni uomini, la leziosità inconsistente di altri, le lacune di troppi, in fase difensiva, se non iper-protetti.

Giocatori che rientravano sempre in ritardo, mettendo in crisi i compagni; che non avevano la forza e le qualità per riproporsi in modo tempestivo ed efficace, ecc.

La squadra disponeva di un tasso tecnico nettamente superiore alla media del campionato italiano, ma riusciva a correre compatta corta e stretta per un lasso di tempo inferiore a quello di quasi tutte le rivali.

Subiva il loro dinamismo

E siccome non credo neppure che fosse un limite del preparatore (ormai i sistemi di preparazione sono universali e semmai la differenza la fa qualche beverone in più), non resta che individuare in quel preciso assemblaggio di uomini una situazione che non consentiva risultati migliori.

Che poi, con tutti questi limiti, in termini di posizione finale secondo me si è ottenuto il massimo, perché chi ci ha preceduto in classifica era più forte e solo la partenza incerta della Roma e il nostro exploit iniziale irripetibile potevano aver illuso del contrario.

I problemi da affrontare quest’anno si dovrebbero ripresentare anche al nuovo allenatore, ma ciò che ha portato al divorzio non sono i risultati (buoni) dello scorso anno, né le questioni tecniche su cui lavorare.

Altrimenti il Mancio sarebbe stato esonerato a fine campionato 15-16.

Invidio molto quelli che da fuori e da lontano hanno certezze indiscutibili che si esprimono con anatemi e insulti verso la “checca isterica” (cit.), verso i suoi comportamenti e atteggiamenti o, peggio ancora verso le sue competenze tecnico-tattiche.

Il Mancio nelle situazioni di difficoltà ha certamente problemi relazionali.

Non credo alla squadra che ti gioca contro, ma probabilmente qualche giocatore che non riusciva a dare il massimo anche per incomprensioni con il mister c’era.

Le questioni però che il mister ha sollevato erano a mio avviso tutte fondate.

Può essere stato sbagliato il modo di affrontarle.

Il Mancio voleva una rosa più forte, per raggiungere gli obiettivi che gli erano stati richiesti: come dargli torto?

La società deve programmare con un respiro più lungo, ma poi deve affidarsi a un tecnico con il quale essere in sintonia sulle scelte di fondo.

La mancanza di fluidità organizzativa, di presenza attiva della proprietà, con la necessità di passare sempre attraverso un estenuante lavoro di mediazione con la ricerca di fasi successive di consenso, in altre parole una mancanza di chiarezza organizzativa (anche comprensibile) mi sembra esserci realmente, anche guardando dal di fuori.

L’avvio di un progetto nuovo e importante, con un tecnico legato solo per una stagione è una palese contraddizione, anche se per il tecnico stesso poteva essere una scommessa orgogliosa: ma si deve sentire la fiducia attorno, altrimenti va in crisi anche il rapporto con la squadra: tutto questo non so se c’era.

Il rapporto si è deteriorato gradualmente, e certo hanno inciso anche alcuni risultati umilianti, anche se in amichevole.

Ma i motivi di attrito erano già presenti dall’inizio dell’avventura cinese e anche se è facile parlare dopo, forse era meglio troncare subito e preparare un mercato con il consenso del nuovo tecnico.

Spero che De Boer abbia la personalità per opporsi alle ventilate cessioni di Brozović e Icardi e che abbia qualche idea per rafforzare ulteriormente le aree carenti.

I compiti del nuovo tecnico

L’olandese trova davanti a sé una mole di lavoro enorme e tanti problemi da affrontare e risolvere al meglio.

Detto che l’obiettivo finale resta almeno il terzo posto, c’è da valutare in tempi brevi la rosa e inquadrarla al meglio; ci sono scelte da rifare, in ordine al modulo base e alla scelta degli interpreti.

Magari qualche giocatore verrà rivalutato e qualche altro perderà terreno.

Io non sono un amante del bel giuoco, non credo che il mister debba dare un gioco che non c’era, ma mi aspetto dei bei…risultati.

I risultati verranno attraverso il gioco (non il bel giuoco) cioè attraverso l’equilibrio in campo e le capacità dei giocatori prescelti di interpretare al meglio il ruolo loro affidato contribuendo nel contempo alla creazione di un complesso armonico ed efficiente.

Ci sarà sicuramente una maggior insistenza nel possesso palla, questo è quasi scontato, ma di per sé non è detto sia un bene.

Ho segnalato tre problemi che il nuovo mister dovrà affrontare:

conoscere il calcio italiano

conoscere la rosa e le sue potenzialità

tenderà a portare nella squadra la mentalità olandese, che personalmente considero deleteria.

Sono tutti problemi che si possono affrontare e risolvere con lo studio e l’intelligenza, con la duttilità e l’umiltà di voler apprendere.

Il mago venne in Italia e mise Zaglio, un attaccante, a fare il libero, ma in realtà lo proiettava in avanti a creare scompiglio. Rocco lo infilò in contropiede con il modesto Padova. Lui capì al volo la lezione e sostituì Zaglio con Picchi, difensore puro. Trovato l’equilibrio, vennero i trionfi.

Oggi la situazione è diversissima, ma il problema è sempre quello di trovare un equilibrio che consenta la massima funzionalità nelle due fasi.

Non nascondo che la scelta di De Boer mi lascia qualche perplessità.

Da tifoso, mi sarei orientato diversamente, ma seguirò il suo lavoro con speranza, con fiducia e con simpatia.

Forza Frank, ce la puoi fare e se ce la farai tu, ce la farà l’Inter.

Per questo ora si deve abbandonare ogni distinguo e ogni recriminazione ed essere tutti al tuo fianco.

PS: due ulteriori considerazioni:

come non comprendo le accuse sguaiate al Mancio, non condivido neppure i catastrofismi interessati (la speranza?) di chi vede il cambiamento come l’avvio verso lo sfascio.

E non condivido gli insulti rivolti a chi (ET) viene considerato il giustiziere del Mancio.

Si apre una fase nuova, problematica ma interessante. Vediamo di accordare fiducia e sostegno a chi ci sta provando.

La seconda considerazione è relativa al bel giuoco.

Per anni abbiamo letto esaltazioni sfrenate della bellezza ed efficacia del calcio olandese.

Peccato che da anni quel calcio conti poco a livello internazionale, pur con il suo “meraviglioso metodo” capace di trasformare quasi ogni giovane in un fenomeno.

La nazionale non si è neppure qualificata per gli europei, nelle coppe gli olandesi non incidono da tempo.

A conferma del fatto che quando nascono i campioni ogni metodo è valido, nei periodi di carestia produttiva non c’è metodo che tenga.

E nel calcio si va a cicli.

Che un giovane arrivi in prima squadra nel campionato olandese più facilmente che da noi è un fatto, ma un fatto che dice poco.

L’Ajax lancerà anche in prima squadra dei giovani, ma poi perde il campionato all’ultima giornata, pareggiando in casa non con la Roma o il Napoli, ma con il De Graafschap (?) terzultimo in classifica.

Per dire che forse il livello generale non è eccelso.

Luciano Da Vite

Nella foto (Inter.it): Roberto Mancini da quelle che sembrano essere le ultime indicazioni del suo secondo regno all'Inter, dopo poco più di un anno e mezzo.