lunedì 18 luglio 2016

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Mario Sconcerti, Luigi Garlando e, scusate... Luciano



Questo è un post diverso dai soliti. Non si parla neppure di Inter, se non piuttosto indirettamente.

Si parla di calcio, di modo di intenderlo e leggerlo.

Consideriamolo un diversivo estivo, proprio per chi vuol perdere un po' di tempo a discutere comunque di calcio.

L'idea mi è venuta dalla lettura di un capitolo del volume “Il potere del calcio” editore Limes, scritto (il capitolo) da Mario Sconcerti.

Il volume che in realtà è una raccolta di saggi e di studi documentati su tutto quanto gira attorno al pallone e lo determina, ospita anche alcuni scritti più “tecnici”, come quello appunto affidato a Sconcerti, cioè “L'arte del conquistare spazio, principio e fine del gioco del calcio” oppure “Spagna, il calcio che vince” o ancora “La rivolta dell'Arrigo”.

Quest'ultimo, a mio parere, l'unico francamente stonato, esalta oltre misura i meriti inesistenti dell'Arrigo. È scritto da Davide Assael, noto filosofo, evidentemente tradito dal tifo quando parla di calcio.

Non ho una buona opinione del giornalista Sconcerti: se compare su un teleschermo, quando inizia a parlare di giocatori e squadre, di solito cambio canale.

Perciò mi sono molto stupito quando ho letto che in termini di disputa sulla “teoria calcistica”, scusate i paroloni, il mio pensiero è molto molto simile al suo.

Qualche tempo dopo ho preso visione di un articoletto, molto più breve, su un inserto della Gazza, di Luigi Garlando, che mi ha colpito e per qualche aspetto considero un'integrazione del discorso avviato in precedenza.

Cominciamo dal saggio di Sconcerti.

Il giornalista fiorentino inizia con una ricostruzione rigorosa e interessante dell'evoluzione del calcio dai primordi sino ai tempi moderni.

Secondo lui la tattica in senso moderno (gioco di squadra organizzato) si può dire nasca in Inghilterra con lo “schema di Cambridge” applicato per la prima volta nel 1884 dai Balckburn Rovers.

Tale schema prevedeva una difesa a 2 (i terzini, cioè la terza linea) una linea centrale a tre (seconda linea: i mediani) e un attacco a 5 (prima linea: ali mezze ali centravanti).

I terzini coprivano la loro zona, aspettando le ali, mentre i tre mediani contrastavano il trio centrale, più o meno a uomo.

Tuttavia già allora, come osserva Sconcerti, bastava che una mezz'ala retrocedesse a prender palla o un'ala cambiasse posizione, perché lo schema (teorico) mutasse.

Comunque “Per la prima volta – scrive – si era preso coscienza del grande problema del calcio: l'equilibrio di squadra” (sottolineatura mia).

E ancora: “In sé le tattiche sono un inganno. Non esiste una tattica vincente (...) perché non esistono due squadre uguali (...) la conclusione è che le tattiche sono semplificazioni (...) per tifosi che vogliono giudicare cercando certezze (...) anche perché esistono pure gli avversari (che si dispongono e reagiscono in vari modi, ndr)”.

“(I)n sostanza la tattica non può essere che un principio organizzativo di base, nulla di più”.

E ancora: “la tattica non è uno schema fisso, ma un equilibrio mobile”.

“Quello che conta è che una squadra abbia equilibrio (sottolineatura mia) cioè copra al meglio tutto il campo”, secondo le caratteristiche dei propri uomini e degli avversari, aggiungo io interpretando il suo pensiero.

Questo ha portato inevitabilmente alla concezione della zona: “la zona è lo spazio assegnato a ogni giocatore, dentro la propria zona si marca a uomo”.

“Dall'affermazione del calcio olandese, la novità fondamentale è stata utilizzare gli spazi a ventaglio: vengono ristretti o allargati a seconda se si difende o si attacca”.

E ancora: “il concetto moderno di equilibrio passa sostanzialmente da questo principio di base: almeno sei uomini impegnati a difendere, almeno quattro ad attaccare. È un principio molto elastico, il calcio è un gioco flessibile o non è”.

Personalmente ritengo che la questione sia leggermente diversa, in senso radicale: oggi in fase di non possesso nove uomini sono chiamati a difendere, con qualunque modulo base; in fase di attacco manovrato deve partecipare il maggior numero di uomini compatibile con l'evitare di scoprire la difesa.

Sconcerti poi prosegue “l'equilibrio serve ad avere un controllo corretto del campo e dell'avversario: ma in funzione di che cosa? Del risultato (sottolineatura sempre mia). Appena una squadra subisce un gol o lo segna, l'equilibrio deve essere riformulato, da entrambe le squadre”.

Chi subisce un gol, per esempio, continua il giornalista, cercherà di attaccare di più, cioè cercherà uno squilibrio (un nuovo equilibrio, secondo me: non a caso ho parlato spesso di equilibri più avanzati. Anche a proposito della seconda Inter del Mancio, dopo quella sparagnina delle prime vittorie consecutive ndr).

Poi un altro passaggio intermedio:

“Liedholm, uno dei più grandi pensatori del calcio moderno, sosteneva che la partita perfetta finirà zero a zero. Nessun gol, nessun errore... anche nelle prodezze di Messi ci sono errori dell'avversario. Più sei bravo, più ne causi”.

Per concludere: “la base del calcio moderno non è mai tattica, ma soprattutto tecnica e fisica (corsa, potenza, intensità, ndr).

La tattica non ha più il significato che le abbiamo sempre dato, cioè quasi militare: una trovata per vincere la partita e i campionati.

La tattica è oggi gestione della gara, minuto per minuto. Ricreare continuamente un equilibrio che qualche avversario spezza. Capire quando serve un giocatore che rompa l'equilibrio o aiuti a ritrovarlo”

“Sempre partendo”, dice ancora Sconcerti, “dall'assunto ‘obiettivo’ per il quale serve un equilibrio di base tra chi difende e chi attacca, in funzione del fatto ormai conclamato che il gol ha la stessa importanza del non gol (idem)”.

Personalmente concordo con il modo di fondo di vedere il calcio fino ad ora espresso.

Non è mai decisivo il modulo: con qualunque modulo si può ottenere un equilibrio di base.

Il 343 può diventare un 5311 in fase difensiva e un 235 (o un 244 o un 253) in fase offensiva manovrata.

Quindi la scelta di un modulo o di un altro è contingente e variabile perché dipende dall'avversario, dal momento della partita, dalle caratteristiche tecniche e fisiche, cioè di duttilità, dei tuoi giocatori.

Aggiungo un'altra riflessione.
Poiché il calcio è un gioco di movimento e applicando la zona ogni atleta deve coprire circa un decimo della superficie del campo, ma anche essere pronto a chiudere lateralmente o in avanti o all'indietro, per restringere o aprire spazi, oltre alla tecnica, l'elemento determinante è l'intensità prolungata.

Questo è uno dei motivi per cui Jovetić, per fare un esempio, non potendo essere una prima punta di sfondamento (unico parzialmente esentato da questo lavoro), diventa un lusso insostenibile ed è il motivo per cui invece Conte agli europei non ha rinunciato quasi mai a una seconda punta come Éder, in difficoltà nell'Inter.

Se concordo con gran parte dell'analisi citata, a me sembra di dover aggiungere che oggi il problema non è tanto il numero di uomini che difendono o attaccano (in pratica solo un attaccante e un paio di difensori vengono esentati dalla duplice funzione) ma la vera differenza sta nel dove difendere, rimanendo sempre corti.

Aggredire alti il portatore di palla o aspettare gli attacchi sulla propria tre quarti?

Nel primo caso si schiacciano gli avversari e si restringono gli spazi. Si sprecano molte energie (è quasi impossibile in condizioni chimiche normali fare pressing alto per più di mezz'ora) e si creano spazi alle spalle della propria linea difensiva.

Nel secondo caso si attira pericolosamente l'avversario verso la propria porta ma, soprattutto col trascorrere del tempo, lo si può sorprendere con le ripartenze.

Dal punto di vista dello spettacolo, come lo intendono la stragrande maggioranza di critici e tifosi (non degli allenatori), è più gradevole la prima soluzione.

Dal punto di vista dell'obiettivo finale per cui si gioca a calcio (ottenere i tre punti)... ognuno può avere la sua idea.

“Il calcio all'italiana, prosegue ancora Sconcerti, non è semplice ‘catenaccio’ come si banalizza.
È invece sapienza nella gestione della partita, cambiare schemi, cioè compiti continuamente.

Il calcio all'italiana è metodo, sorpresa.
È aspettare per trovare spazio alle spalle degli avversari.
Calcio verticale contro calcio orizzontale (sottolineature mie)”.

Naturalmente non ha nulla a che vedere neppure con la difesa affannosa e lo sparacchiare palloni in tribuna o in avanti a caso.

Sconcerti pone la nascita del calcio all'italiana (poi evolutosi, naturalmente) nell'Inter di Foni, a conferma del fatto che si tratta di una cultura calcistica e non di un modulo (si fosse trattato del semplice catenaccio, le origini sarebbero da ricercarsi nel verrou della Svizzera di Rappan al mondiale 1954).

La situazione dell'Inter la racconto io, perché l'ho vissuta con la passione di un bambino.

Campionato ‘50-‘51.
Vince il Milan con 60 punti (38 partite) e 107 gol all'attivo.
Seconda l'Inter a un punto, con 107 gol all'attivo.


Campionato ‘51-‘52
Vince la juve con 60 punti (38 partite). 98 gol all'attivo.
Inter terza con 49 punti e 88 gol all'attivo (49 subiti).

Campionato ‘52-‘53
Vince l'Inter con 49 punti (in 34 partite).
46 gol fatti e 24 subiti.

Rispetto all'anno precedente l'Inter vince il campionato realizzando 1,3 gol a partita (contro 2,3 dell’anno prima e addirittura 2,7 del Milan campione nel ‘51); ma subendo 0,7 gol a partita, contro gli 1,3 dell'anno precedente.

Si vinceva il campionato segnando almeno 100 reti.

L'Inter lo ha vinto segnandone 46, meno della metà, ma subendone poche.
Che cosa era successo?

L'Inter pre-scudetto giocava con la difesa schierata a tre: due terzini (Blason e Giacomazzi) e un centrale (Giovannini).
Poi due mediani difensivi (Neri e Fattori).
Però la prima linea era composta da tutti giocatori offensivi (Armano Wilkes Lorenzi Skoglund Nyers). Tra questi una mano in fase di non possesso la dava solo Armano.

Che cosa ha cambiato Foni, per vincere nell'anno successivo?

Due giocatori, in sostanza: Nesti al posto di Fattori e Mazza al posto di Wilkes.

In questo modo però ha dato equilibrio alla squadra sia in fase difensiva sia in fase offensiva.

Quando l'Inter difendeva, Armano scivolava al posto di Blason che a sua volta si piazzava da libero alle spalle di Giovannini.

In mezzo al campo Wilkes, uno dei più grandi talenti della nostra storia calcistica, veniva sostituito dal “modesto” Mazza, che andava a schierarsi fra i due mediani.

In questo modo la fase difensiva dell'Inter creava una sorta di 1333 equilibratissimo nel coprire tutte le zone del campo: c'era un raddoppio solo al centro della difesa, il luogo più strategico

In fase offensiva Armano tornava a fare l'ala destra (4 gol al suo attivo) e Blason scivolava nel suo ruolo d'origine di terzino, creando una difesa a tre protetta da tre mediani. Uno dei mediani, Nesti era anche incursore e aveva un buon tiro da fuori. Quindi si attaccava con 4 uomini + 1.

Fondamentale, oltre al sacrificio di Armano era il ruolo della mediana, filtro sugli attacchi avversari e capace di far ripartire negli spazi Skoglund. Lorenzi e Nyers, implacabili, con armi diverse l'uno dall'altro, in quelle situazioni.

Foni non aveva fatto catenaccio e basta, come riconosce Sconcerti.
Aveva dato il via al gioco all'Italiana, fondato sulla ricerca di equilibri variabili nelle diverse fasi della partita.

Il catenaccio l'ha inventato Rappan; il gioco all'italiana, l'Inter di Foni.

La differenza è enorme e pesa ancor oggi, quando il calcio è cambiato completamente, ma il problema dell'equilibrio variabile è più che mai fondamentale.

“Nacque in questo modo, scrive ancora Sconcerti, una scuola di pensiero calcistico che vive ancora, e costituisce l’alternativa alle intuizioni del calcio olandese, identificabili nelle lezioni di tutti gli epigoni di Guardiola”.

Per Sconcerti, correttamente secondo me, Sacchi non ha inventato nulla: ha avuto un'idea iperpodistica che si è esaurita in un unico esperimento privilegiato (7 giocatori nei primi 10 posti della classifica del pallone d'oro, ndr).
Poi solo fallimenti.

A questo punto nel saggio viene affrontato il problema del possesso palla che, “statistiche alla mano, non conta niente”.

Il punto è come tieni palla, a quale velocità con quali movimenti.

Lo stesso R. Michels invitava a non cercare di imitare l'Ajax, perché il gioco dei lancieri era possibile solo con quegli uomini.

La prima regola del trainer olandese, sempre secondo Sconcerti, era che il pallone dovesse passare da un giocatore in movimento a un altro giocatore in movimento. E il più possibile in modo verticale.

Il giro palla in orizzontale, tra uomini fermi, non porta invece a nulla.

Tutto ciò è riconducibile al concetto base: il calcio è ricerca degli spazi (quando hai la palla, aggiungo io; chiusura degli spazi quando non la possiedi).

Gli Olandesi attaccavano con quasi tutti gli uomini, ma a turno, avendo giocatori eccezionali sul piano tecnico, agonistico e dell'intelligenza calcistica: non schiacciavano gli avversari nella loro area di rigore, per aggirarli con un palleggio insistito e stucchevole (certo, se poi hai Xavi, Messi e Iniesta, spesso riesci a sfondare anche in una difesa fitta e organizzata, dopo un lungo palleggio preparatorio...).

E' anche vero che si deve saper attaccare anche in massa e in modo insistito,  se si vuole vincere e si incontra un avversario  che si chiude (non a caso l'Inter lo scorso anno ha avuto più difficoltà contro avversari chiusi pronti a ripartire che contro avversari, magari più forti che cercavano di “fare” la partita) ma in questo caso a decidere sono l'uomo di classe superiore, l'esterno che sa conquistare il fondo, la torre d'area o il tiratore da fuori, l'abilità nei calci piazzati, che se attacchi con insistenza sono inevitabili, più che lo schema di gioco.

E naturalmente, sempre la necessità di mantenere un equilibrio che non può essere statico.

L'ultimo europeo mi pare abbia confermato nelle linee generali l'interpretazione che si è cercato di esprimere (ho citato lunghi brani di Sconcerti, non perché lui sia un'autorità, ma perché ha saputo dire quello che anch'io penso in modo certo più chiaro).

Le squadre favorite hanno incontrato gravi difficoltà quando hanno dovuto affrontare avversarie che aspettavano e ripartivano, mentre spesso l'hanno spuntata quando hanno potuto giocare loro di rimessa.

L’elenco di partite in cui la squadra superiore tecnicamente ha faticato a imporsi o ha perso perché doveva fare la partita è lunghissimo.

Poi magari la stessa squadra quando ha potuto giocare di rimessa ha sconfitto chi era più forte.
Il caso del Portogallo è clamoroso.

Ma che c’entra in tutto questo Luigi Garlando?

Lo si capisce già dal titolo del suo articoletto: “allarghiamo i campi del calcio asfissiato”.

E qui serve una premessa: capisco le esigenze emotive di premiare lo spettacolo inteso come affermazione della tecnica sulle altre componenti.

Ma poiché si gioca per vincere, occorre trovare il modo per favorire l’elemento tecnico e in particolare l’azione di attacco senza entrare in contraddizione con il raggiungimento dell’obiettivo…

Le regole e le misure attuali pongono invece le due aspettative in contrapposizione: è più facile vincere giocando di intelligenza e di intensità che di tecnica.

Da tempo ho sostenuto che se si vuole premiare l’attacco e il gioco “spumeggiante” si deve cambiare qualcosa.

Ho fatto, solo a titolo di esempio, il caso di un modesto ampliamento delle porte, da sperimentare.

Con la porta un po’ più ampia è molto meglio tenere il pallone nelle vicinanze della porta avversaria piuttosto che della tua.

Garlando suggerisce un’altra ipotesi, allargare i campi (o addirittura ridurre a 10 i giocatori per ogni squadra).

Sono ipotesi da studiare, ce ne possono essere altre meno traumatiche ma è chiaro che se si vuole favorire l’ottenimento del risultato attraverso il “bel gioco” qualcosa va fatto.

Garlando inizia il suo scritto sostenendo che l’europeo ha confermato l’esistenza di un pericolo “che potrebbe guastare a breve la credibilità del gioco più bello del mondo, l’asfissia tattica.

“Squadre come Albania, Islanda, Romania, Polonia (anche Italia, secondo lui, ndr) hanno dimostrato che con una buona organizzazione e un’alta resa atletica si possono colmare divari tecnici importanti.”

“Anche per questo è stato l’Europeo dell’equilibrio e delle sorprese (…) dei gol arrivati allo scadere o in pieno recupero quando la fatica ha zavorrato le gambe e si sono aperti più spazi”, e delle numerose partite conclusesi con poche occasioni da gol, aggiungo io.

“L’esasperazione tattica e fisica ha globalizzato l’equilibrio”.

“Il calcio per garantirsi un futuro deve liberare spazi per consentire agli spettatori di ammirare (...) le opere d’arte di cui è capace (dribbling, galoppate, imbucate, cross, tiri, gol…)”

“Forse” dice ancora il giornalista, “il campo è diventato troppo piccolo per le risorse tattiche e atletiche di oggi”, dove evidentemente per tattica si intende l’organizzazione dinamica e non il modulo.

E di seguito: “vale la pena ragionarci in fretta perché l’Europeo ha lanciato l’allarme: il calcio rischia di sparire nelle sabbie mobili della tattica”.

Garlando conclude: “ora, dopo aver celebrato i nostri eroi di quella partita, possiamo dircelo: Italia-Germania, bloccata, con poche emozioni prima dei rigori è stata una partita orrenda”.

Io capisco e arrivo a condividere il problema: se la gente vuole il virtuosismo facile che si ripete con frequenza perché non ha seri ostacoli, bisogna darglielo.

E realizzare uno dei cambiamenti che renderebbero possibile il ritorno a queste situazioni (i 107 gol a campionato, ricordate…?).

Personalmente, da infima minoranza, perciò con opinioni di nessuna rilevanza, penso che invece Italia-Germania sia stata una partita stupenda, la migliore degli europei.

Le poche occasioni nascono dalla grande qualità collettiva che ha reso difficile la realizzazione della giocata spettacolare e risolutiva.
Mi scuso, ma a me entusiasmano anche l’organizzazione, le chiusure difensive, le diagonali fatte bene e risolutive, i raddoppi predisposti sul portatore di palla, le ripartenze, l’intensità.

E il gol ottenuto con fatica grazie alla propria abilità che ha consentito di superare uno sbarramento solido e davvero impegnativo.

Insomma, per me l’1-1 con poche palle gol di Italia Germania è stato molto più avvincente, per esempio, di Francia Islanda 5-2, oppure di Germania Slovacchia 3-0 o anche di Ungheria Belgio 0-4. E non perché giocasse l’Italia.

Altre bellissime partite sono state Polonia Portogallo 1-1 (prima dei rigori) e soprattutto Francia Portogallo 0-1

Il Portogallo, che ha battuto in finale la Francia favorita, quando ha dovuto fare la partita, nei gironi, ha ottenuto tre stentati pareggi contro squadre tecnicamente inferiori.

Qualcosa vorrà dire.

Luciano Da Vite



Nella foto (bauscia.it): l’Inter ’52-’53 scudettata sotto la guida di Alfredo Foni.

229 commenti:

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luciano ha detto...

Condivido molto il pensiero di matteo, meno quello di Avvocheto.
ieri sera ho avuto un colloquio importante con persona al corrente di persona e non per sentito dire della natura e dei termini del confronto in atto fra il mancio e la società magri farò un post breve proprio su questo argomento, tanto per spezzare il "peso" di questo post che ha superato i 200 commenti. Ci inserirei qualcosa anche sui giovani, ma complice la chiusura estiva di Interello, so veramente poco.
Comunque tornando alla prima squadra ora ho le idee abbastanza chiare. naturalmente non potendo citare le fonti non pretendo assolutamente che nessuno resti convinto. Diciamo che dal mio punto di vista è una chiave di lettura del momento abbastanza convincente.
Nulla di sconvolgente o rivoluzionario, eh... solo le cose rimesse in ordine

carlo ha detto...

Tra l.altro. vendere Icardi al Napoli significherebbe perdere quel piccolo vantaggio acquisito su di loro dopo la questione Higuain.
Sarebbe una difficoltà ulteriore verso la cl e gli introiti derivanti.

Quindi il prezzo per Icardi al Napoli non può essere inferiore agli 80-90 milioni.
Al di sotto di questa cifra sarebbe la beffa oltre il danno.

Le cose sono due, o la società ha dato mandato a Wanda di trattare ( e allora le offerte attuali di dela sono un insulto) oppure il Napoli andrebbe denunciato.
Terzo non dato.

Intanto sono vicino a cambiare lavoro e sono dispiaciuto, spaventato. Enormemente grato per quello che ho ricevuto in questi anni.

Fasi della crescita.
Spero di evolvere.

luciano ha detto...

Un grandissimo in bocca al lupo, Carlo

Wustber ha detto...

ricordo chi e' arrivato quando c'era Mazzarri e chi e' arrivato con Mancini

io resto convinto che all inter i famosi progetti non esistono e non li puoi fare

gia immagino il traghettatore per un anno sarebbe pura follia per non parlare di De Boer non arriverebbe neanche alla 5 giornata

e Mourinho che voleva Deco e R.Carvalho??? penso che il Mancio sa quello che manca alla squadra giustamente faccia di tutto per cercare di sistemare la rosa

Mancini vuole giocatori forti voi che volete ???

Unknown ha detto...

Anzitutto ..forza Carlo e speriamo in novità positive !

@Wubster

io vorrei una Società che non dipenda troppo dagli allenatori ,ma che abbia una traccia ben dfinita ....ed in questo senso ,spiace scriverlo, a Torino sono bravi.
Naturale cercare di assecondare l'allenatore ,ma le linee guida le traccia la Società.
Hai citato Mourinho.....infatti non sono arrivati quei due ed abbiamo visto che si è vinto egualmente.

Unknown ha detto...

Problema Icardi

A mio avviso ,il pericolo maggiore derivato da una sua vendiota è quello "virtuale" di immagine, nel senso di una Socuetà che vende i giocatori migliori ( o presunti tali ).
Lo stupore è nel fatto che il Napoli continua imperterrito nel suo corteggiamento che, stando a quel poco che sappiamo, sembra gravemente scorretto.....salvo ci siano accordi diversi con i ns dirigenti.
Resto comunque assolutamente convinto che di fronte ad un'offerta superiore ai 65 ml. si possa lasciarlo partire...la butto lì, da diklettante allo sbaraglio : o tutto cash o una soluzione per tamponare il problema attaccante 65ml. + il prestito di Gabbiadini con diritto (non obbligo ) di riscatto.
Con il liquido cercherei di prendere Joa Mario ( o Candreva) e Gabigol (o altri).
La mia opinione è che counque Icardi è un gran goleador,ma non è certo un giocatore vhe fa reparto da solo e quindi condiziona molto il nostro gioco offensivo....basta vedere le ultime stagioni....ritengo Icardi un" Trezeguet" e per una squadra che vuole essere grande questo è un lusso.

Unknown ha detto...

Sono curioso di leggere le indiscrezioni raccolte da Luciano.....,ma , al momento, la mia stima per Mancini ( per quel nulla che conta...) è ai minimi storici.

Earl ha detto...

Vorrei sapere da luciano se corrisponde al vero l'intenzione della società di affidarsi a certi procuratori che ovviamente utilizzerebbero L'inter per fini speculativi.

in bocca al lupo Carlo.

luciano ha detto...

Mi spiace Earl non so risponderti. O meglio: ogni società lacora a stretto contatto con alcuni procuratori di fiducia. Senza alcuni dei principali nn arrivi a nessun big

luciano ha detto...

Due soli esempi: senza un rapporto privilegiato con branchini non veniva Ronaldo; senza un rapporto privilegiato con Raiola non veniva Ibra

Unknown ha detto...

Salve, ho letto un po' i commenti precedenti, nonostante l'atteggiamento di Mancini, possa sembrare dall'esterno, piuttosto irritante, non mi sento di dargli colpe particolari: non sono arrivati, ad oggi investimenti sulla prima squadra di nessun tipo, ne giocatori affermati e ne tantomeno giovani fenomeni; c'è una nuova proprietà, con notevoli mezzi finanziari che se la sta prendendo molto comoda e finora non ha compiuto investimenti sul "core business". Va bene la fiduciosa attesa, il progetto giovani ecc ecc, capire la dimensione calcistica, ma si diano una mossa! Perché questa crisi ridicola si poteva tranquillamente evitare con un po' più di tempismo e comunicazione. Stessa cosa valga per Mancini, a questo punto prenda una decisione, sempre qualora questa crisi sia come ci viene raccontata dai media.... Perché proprio, non ce lo meritiamo.

Unknown ha detto...

Così come non credo, possiamo meritarci di sottostare ai ricatti di una Signora un po' volgare e dai gusti pacchiani, nonché moglie (mi auguro) di un nostro ex capitano. Spero si aprano buone opportunità da questa cessione, ke possa essere la più danarosa possibile. Purtroppo essendo cresciuto con Capitani come Beppe Bergomi ed Javier Zanetti, non mi riconosco in certe mancanze di serietà.

Unknown ha detto...

Però ti chiedo Dino : juve a parte, ti sembra che le ns. avversarie stiano acquistando giocatori a mani basse ? Potranno piacere o meno ,ma Banega,Ansaldi ,Erkin e ,forse , Candreva non mi sembra che equivalga ad immobilismo...da quello che si legge sembra che sia stato fatto un tentativo importante su Joa Mario......certo anche gli attriti con Mancini non aiutano ad operare con decisione.

Earl ha detto...

Grazie lo stesso Luciano. Purtroppo ultimamente si legge di tutto ma proprio di tutto.

Riccardo Anelli ha detto...

"....solo le cose rimesse in ordine"... Luciano non tenerci sulle spine !

surf74 ha detto...

Luciano novità dal l'amichevole di oggi a Brunico. Magari una distinta?

Ivan.fab ha detto...

Alla fine gli prendono Candreva al prezzo che voleva la Lazio e si calma.

Unknown ha detto...

La situazione è comunque difficile.....il rischio è alto, ma considerato che De Laurentiis è tarantolato come immaginavo, io se il Napoli si spingesse fino a 65/70 + il prestito gratuito con diritto di riscatto di Gabbiadini...beh io lo lascerei andare ....non so se un'occasione simile ci ricapita ancora.
Considerando ,naturalmente ,che Icardi avrebbe senz'altro grossi problemi con l'ambiente nerazzurro.

luciano ha detto...

Kouamè al Cittadella. Mi dispiace

luciano ha detto...

Ho ultimato il post ma sono in dubbio se inviarlo, perché la prima parte è molto polemica (ma convinta) rispetto agli atteggiamenti "normali" dei tifosi e io non amo gli scontri, neppure quelli verbali. Forse certe considerazioni è meglio che le tenga per me...

luciano ha detto...

J. Mario come Icardi (e come tutti). Ricevuta un 'offerta di contratto molto più alta chiede al suo club di rinnovare il contratto subito o cederlo

Lou ha detto...

Ma l'Inter non è lo Sporting, caro Luciano ....

Lou ha detto...

Detto questo....forte di un contratto (rinnovato l'anno scorso) con scadenza giugno 2019, è l'Inter che deve decidere qual è la scelta migliore per la società e per la squadra. Abbiamo ceduto Ronaldo e Ibra e siamo rimasti in piedi... anzi

luciano ha detto...

Non vedo la differenza fra le due squadre, dal punto di vista della normativa, e delle carte che società e giocatori possiedono per risolvere in modo conveniente per loro la questione.
Inter e Sporting possono decidere di tenere un giocatore scontento. E possono decidere a che cifra può eventualmente essere pagata la loro rinuncia alle sue prestazioni.
Mandare uno forte in tribuna e poi perderlo a zero non è una gran trovata né dal punto di vista tecnico né da quello finanziario.
Cedere vuol dire deludere i tifosi (grave per una nuova proprietà ambiziosa, che si è molto esposta sulla non cessione) e incontrare difficoltà, a questo punto, nel trovare un sostituto all'altezza. Anche con qualche lira da spendere.

Unknown ha detto...

Dai Luciano ..invia il post.....un pò di discussione animata,ma civile non può che fare bene...;)

luciano ha detto...

Bah, Marco, vuol dire che ...ti riterrò responsabile degli insulti che riceverò

bayle ha detto...

Online il post di Luciano!

Unknown ha detto...

Ok Luciano....me li accollo io...insultate me ragazzi....;)

Unknown ha detto...

Un'Inter piacevole fino alla mezz'ora...poi siamo calati ed abbiamo subito un gol fotocopia di quello subito con il Psg ,su calcio da fermo.
Devo dire ancora un buon Jovetic , che ha iniziato bene la stagione ,con il piglio giusto.
Infine confermo il mio giudizio : Mancini si sta comportando da bambino viziato..non capisco chi difende una persona ( ?) che per i suoi capricci sta pregiudicando un'intera stagione.

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