Questo è un post diverso dai soliti. Non si parla neppure di
Inter, se non piuttosto indirettamente.
Si parla di calcio, di modo di intenderlo e leggerlo.
Consideriamolo un diversivo estivo, proprio per chi vuol
perdere un po' di tempo a discutere comunque di calcio.
L'idea mi è venuta dalla lettura di un capitolo del volume “Il
potere del calcio” editore Limes, scritto (il capitolo) da Mario Sconcerti.
Il volume che in realtà è una raccolta di saggi e di studi
documentati su tutto quanto gira attorno al pallone e lo determina, ospita
anche alcuni scritti più “tecnici”, come quello appunto affidato a Sconcerti,
cioè “L'arte del conquistare spazio, principio e fine del gioco del calcio”
oppure “Spagna, il calcio che vince” o ancora “La rivolta dell'Arrigo”.
Quest'ultimo, a mio parere, l'unico francamente stonato,
esalta oltre misura i meriti inesistenti dell'Arrigo. È scritto da Davide
Assael, noto filosofo, evidentemente tradito dal tifo quando parla di calcio.
Non ho una buona opinione del giornalista Sconcerti: se
compare su un teleschermo, quando inizia a parlare di giocatori e squadre, di
solito cambio canale.
Perciò mi sono molto stupito quando ho letto che in termini di
disputa sulla “teoria calcistica”, scusate i paroloni, il mio pensiero è molto
molto simile al suo.
Qualche tempo dopo ho preso visione di un articoletto, molto
più breve, su un inserto della Gazza, di Luigi Garlando, che mi ha colpito e
per qualche aspetto considero un'integrazione del discorso avviato in
precedenza.
Cominciamo dal saggio di Sconcerti.
Il giornalista fiorentino inizia con una ricostruzione
rigorosa e interessante dell'evoluzione del calcio dai primordi sino ai tempi
moderni.
Secondo lui la tattica in senso moderno (gioco di squadra
organizzato) si può dire nasca in Inghilterra con lo “schema di Cambridge”
applicato per la prima volta nel 1884 dai Balckburn Rovers.
Tale schema prevedeva una difesa a 2 (i terzini, cioè la terza
linea) una linea centrale a tre (seconda linea: i mediani) e un attacco a 5
(prima linea: ali mezze ali centravanti).
I terzini coprivano la loro zona, aspettando le ali, mentre i
tre mediani contrastavano il trio centrale, più o meno a uomo.
Tuttavia già allora, come osserva Sconcerti, bastava che una
mezz'ala retrocedesse a prender palla o un'ala cambiasse posizione, perché lo
schema (teorico) mutasse.
Comunque “Per la prima volta – scrive – si era preso coscienza
del grande problema del calcio: l'equilibrio di squadra” (sottolineatura
mia).
E ancora: “In sé le tattiche sono un inganno. Non esiste una
tattica vincente (...) perché non esistono due squadre uguali (...) la
conclusione è che le tattiche sono semplificazioni (...) per tifosi che
vogliono giudicare cercando certezze (...) anche perché esistono pure gli
avversari (che si dispongono e reagiscono in vari modi, ndr)”.
“(I)n sostanza la tattica non può essere che un principio
organizzativo di base, nulla di più”.
E ancora: “la tattica non è uno schema fisso, ma un equilibrio
mobile”.
“Quello che conta è che una squadra abbia equilibrio (sottolineatura
mia) cioè copra al meglio tutto il campo”, secondo le caratteristiche dei
propri uomini e degli avversari, aggiungo io interpretando il suo pensiero.
Questo ha portato inevitabilmente alla concezione della zona:
“la zona è lo spazio assegnato a ogni giocatore, dentro la propria zona si
marca a uomo”.
“Dall'affermazione del calcio olandese, la novità fondamentale
è stata utilizzare gli spazi a ventaglio: vengono ristretti o allargati a
seconda se si difende o si attacca”.
E ancora: “il concetto moderno di equilibrio passa
sostanzialmente da questo principio di base: almeno sei uomini impegnati a
difendere, almeno quattro ad attaccare. È un principio molto elastico, il
calcio è un gioco flessibile o non è”.
Personalmente ritengo che la questione sia leggermente
diversa, in senso radicale: oggi in fase di non possesso nove uomini sono
chiamati a difendere, con qualunque modulo base; in fase di attacco manovrato
deve partecipare il maggior numero di uomini compatibile con l'evitare di scoprire
la difesa.
Sconcerti poi prosegue “l'equilibrio serve ad avere un
controllo corretto del campo e dell'avversario: ma in funzione di che cosa? Del
risultato (sottolineatura sempre mia). Appena una squadra subisce un gol o
lo segna, l'equilibrio deve essere riformulato, da entrambe le squadre”.
Chi subisce un gol, per esempio, continua il giornalista,
cercherà di attaccare di più, cioè cercherà uno squilibrio (un nuovo
equilibrio, secondo me: non a caso ho parlato spesso di equilibri più avanzati.
Anche a proposito della seconda Inter del Mancio, dopo quella sparagnina delle
prime vittorie consecutive ndr).
Poi un altro passaggio intermedio:
“Liedholm, uno dei più grandi pensatori del calcio moderno,
sosteneva che la partita perfetta finirà zero a zero. Nessun gol, nessun
errore... anche nelle prodezze di Messi ci sono errori dell'avversario. Più sei
bravo, più ne causi”.
Per concludere: “la base del calcio moderno non è mai tattica,
ma soprattutto tecnica e fisica (corsa, potenza, intensità, ndr).
La tattica non ha più il significato che le abbiamo sempre
dato, cioè quasi militare: una trovata per vincere la partita e i campionati.
La tattica è oggi gestione della gara, minuto per minuto.
Ricreare continuamente un equilibrio che qualche avversario spezza. Capire
quando serve un giocatore che rompa l'equilibrio o aiuti a ritrovarlo”
“Sempre partendo”, dice ancora Sconcerti, “dall'assunto ‘obiettivo’
per il quale serve un equilibrio di base tra chi difende e chi attacca, in
funzione del fatto ormai conclamato che il gol ha la stessa importanza del
non gol (idem)”.
Personalmente concordo con il modo di fondo di vedere il
calcio fino ad ora espresso.
Non è mai decisivo il modulo: con qualunque modulo si può
ottenere un equilibrio di base.
Il 343 può diventare un 5311 in fase difensiva e un 235 (o un
244 o un 253) in fase offensiva manovrata.
Quindi la scelta di un modulo o di un altro è contingente e
variabile perché dipende dall'avversario, dal momento della partita, dalle
caratteristiche tecniche e fisiche, cioè di duttilità, dei tuoi giocatori.
Aggiungo un'altra riflessione.
Poiché il calcio è un gioco di movimento e applicando la zona
ogni atleta deve coprire circa un decimo della superficie del campo, ma anche
essere pronto a chiudere lateralmente o in avanti o all'indietro, per
restringere o aprire spazi, oltre alla tecnica, l'elemento determinante è
l'intensità prolungata.
Questo è uno dei motivi per cui Jovetić, per fare un esempio,
non potendo essere una prima punta di sfondamento (unico parzialmente esentato
da questo lavoro), diventa un lusso insostenibile ed è il motivo per cui invece
Conte agli europei non ha rinunciato quasi mai a una seconda punta come Éder,
in difficoltà nell'Inter.
Se concordo con gran parte dell'analisi citata, a me sembra di
dover aggiungere che oggi il problema non è tanto il numero di uomini che
difendono o attaccano (in pratica solo un attaccante e un paio di difensori
vengono esentati dalla duplice funzione) ma la vera differenza sta nel dove
difendere, rimanendo sempre corti.
Aggredire alti il portatore di palla o aspettare gli attacchi
sulla propria tre quarti?
Nel primo caso si schiacciano gli avversari e si restringono
gli spazi. Si sprecano molte energie (è quasi impossibile in condizioni
chimiche normali fare pressing alto per più di mezz'ora) e si creano spazi alle
spalle della propria linea difensiva.
Nel secondo caso si attira pericolosamente l'avversario verso
la propria porta ma, soprattutto col trascorrere del tempo, lo si può
sorprendere con le ripartenze.
Dal punto di vista dello spettacolo, come lo intendono la
stragrande maggioranza di critici e tifosi (non degli allenatori), è più
gradevole la prima soluzione.
Dal punto di vista dell'obiettivo finale per cui si gioca a
calcio (ottenere i tre punti)... ognuno può avere la sua idea.
“Il calcio all'italiana, prosegue ancora Sconcerti, non è
semplice ‘catenaccio’ come si banalizza.
È invece sapienza nella gestione della partita, cambiare
schemi, cioè compiti continuamente.
Il calcio all'italiana è metodo, sorpresa.
È aspettare per trovare spazio alle spalle
degli avversari.
Calcio verticale contro calcio orizzontale (sottolineature mie)”.
Naturalmente non ha nulla a che vedere neppure con la difesa
affannosa e lo sparacchiare palloni in tribuna o in avanti a caso.
Sconcerti pone la nascita del calcio all'italiana (poi
evolutosi, naturalmente) nell'Inter di Foni, a conferma del fatto che si tratta
di una cultura calcistica e non di un modulo (si fosse trattato del semplice
catenaccio, le origini sarebbero da ricercarsi nel verrou della Svizzera
di Rappan al mondiale 1954).
La situazione dell'Inter la racconto io, perché l'ho vissuta
con la passione di un bambino.
Campionato ‘50-‘51.
Vince il Milan con 60 punti (38 partite) e 107 gol all'attivo.
Seconda l'Inter a un punto, con 107 gol all'attivo.
Campionato ‘51-‘52
Vince la juve con 60 punti (38 partite). 98 gol all'attivo.
Inter terza con 49 punti e 88 gol all'attivo (49 subiti).
Campionato ‘52-‘53
Vince l'Inter con 49 punti (in 34 partite).
46 gol fatti e 24 subiti.
Rispetto all'anno precedente l'Inter vince il campionato
realizzando 1,3 gol a partita (contro 2,3 dell’anno prima e addirittura 2,7 del
Milan campione nel ‘51); ma subendo 0,7 gol a partita, contro gli 1,3 dell'anno
precedente.
Si vinceva il campionato segnando almeno 100 reti.
L'Inter lo ha vinto segnandone 46, meno della metà, ma
subendone poche.
Che cosa era successo?
L'Inter pre-scudetto giocava con la difesa schierata a tre:
due terzini (Blason e Giacomazzi) e un centrale (Giovannini).
Poi due mediani difensivi (Neri e Fattori).
Però la prima linea era composta da tutti giocatori offensivi
(Armano Wilkes Lorenzi Skoglund Nyers). Tra questi una mano in fase di non
possesso la dava solo Armano.
Che cosa ha cambiato Foni, per vincere nell'anno successivo?
Due giocatori, in sostanza: Nesti al posto di Fattori e Mazza
al posto di Wilkes.
In questo modo però ha dato equilibrio alla squadra sia in
fase difensiva sia in fase offensiva.
Quando l'Inter difendeva, Armano scivolava al posto di Blason
che a sua volta si piazzava da libero alle spalle di Giovannini.
In mezzo al campo Wilkes, uno dei più grandi talenti della
nostra storia calcistica, veniva sostituito dal “modesto” Mazza, che andava a
schierarsi fra i due mediani.
In questo modo la fase difensiva dell'Inter creava una sorta
di 1333 equilibratissimo nel coprire tutte le zone del campo: c'era un
raddoppio solo al centro della difesa, il luogo più strategico
In fase offensiva Armano tornava a fare l'ala destra (4 gol al
suo attivo) e Blason scivolava nel suo ruolo d'origine di terzino, creando una
difesa a tre protetta da tre mediani. Uno dei mediani, Nesti era anche
incursore e aveva un buon tiro da fuori. Quindi si attaccava con 4 uomini + 1.
Fondamentale, oltre al sacrificio di Armano era il ruolo della
mediana, filtro sugli attacchi avversari e capace di far ripartire negli spazi
Skoglund. Lorenzi e Nyers, implacabili, con armi diverse l'uno dall'altro, in
quelle situazioni.
Foni non aveva fatto catenaccio e basta, come riconosce Sconcerti.
Aveva dato il via al gioco all'Italiana, fondato sulla ricerca
di equilibri variabili nelle diverse fasi della partita.
Il catenaccio l'ha inventato Rappan; il gioco all'italiana,
l'Inter di Foni.
La differenza è enorme e pesa ancor oggi, quando il calcio è
cambiato completamente, ma il problema dell'equilibrio variabile è più che mai
fondamentale.
“Nacque in questo modo, scrive ancora Sconcerti, una scuola di
pensiero calcistico che vive ancora, e costituisce l’alternativa alle
intuizioni del calcio olandese, identificabili nelle lezioni di tutti gli
epigoni di Guardiola”.
Per Sconcerti, correttamente secondo me, Sacchi non ha
inventato nulla: ha avuto un'idea iperpodistica
che si è esaurita in un unico esperimento privilegiato (7 giocatori nei primi
10 posti della classifica del pallone d'oro, ndr).
Poi solo fallimenti.
A questo punto nel saggio viene affrontato il problema del
possesso palla che, “statistiche alla mano, non conta niente”.
Il punto è come tieni palla, a quale velocità con quali
movimenti.
Lo stesso R. Michels invitava a non cercare di imitare l'Ajax,
perché il gioco dei lancieri era possibile solo con quegli uomini.
La prima regola del trainer olandese, sempre secondo
Sconcerti, era che il pallone dovesse passare da un giocatore in movimento a un
altro giocatore in movimento. E il più possibile in modo verticale.
Il giro palla in orizzontale, tra uomini fermi, non porta
invece a nulla.
Tutto ciò è riconducibile al concetto base: il calcio è ricerca
degli spazi (quando hai la palla, aggiungo io; chiusura degli spazi quando non
la possiedi).
Gli Olandesi attaccavano con quasi tutti gli uomini, ma a
turno, avendo giocatori eccezionali sul piano tecnico, agonistico e
dell'intelligenza calcistica: non schiacciavano gli avversari nella loro area
di rigore, per aggirarli con un palleggio insistito e stucchevole (certo, se
poi hai Xavi, Messi e Iniesta, spesso riesci a sfondare anche in una difesa
fitta e organizzata, dopo un lungo palleggio preparatorio...).
E' anche vero che si deve saper attaccare anche in massa e in
modo insistito, se si vuole vincere e si
incontra un avversario che si chiude
(non a caso l'Inter lo scorso anno ha avuto più difficoltà contro avversari
chiusi pronti a ripartire che contro avversari, magari più forti che cercavano
di “fare” la partita) ma in questo caso a decidere sono l'uomo di classe
superiore, l'esterno che sa conquistare il fondo, la torre d'area o il tiratore
da fuori, l'abilità nei calci piazzati, che se attacchi con insistenza sono
inevitabili, più che lo schema di gioco.
E naturalmente, sempre la necessità di mantenere un equilibrio
che non può essere statico.
L'ultimo europeo mi pare abbia confermato nelle linee generali
l'interpretazione che si è cercato di esprimere (ho citato lunghi brani di
Sconcerti, non perché lui sia un'autorità, ma perché ha saputo dire quello che
anch'io penso in modo certo più chiaro).
Le squadre favorite hanno incontrato gravi difficoltà quando
hanno dovuto affrontare avversarie che aspettavano e ripartivano, mentre spesso
l'hanno spuntata quando hanno potuto giocare loro di rimessa.
L’elenco di partite in cui la squadra superiore tecnicamente
ha faticato a imporsi o ha perso perché doveva fare la partita è lunghissimo.
Poi magari la stessa squadra quando ha potuto giocare di
rimessa ha sconfitto chi era più forte.
Il caso del Portogallo è clamoroso.
Ma che c’entra in tutto questo Luigi Garlando?
Lo si capisce già dal titolo del suo articoletto: “allarghiamo
i campi del calcio asfissiato”.
E qui serve una premessa: capisco le esigenze emotive di
premiare lo spettacolo inteso come affermazione della tecnica sulle altre
componenti.
Ma poiché si gioca per vincere, occorre trovare il modo per
favorire l’elemento tecnico e in particolare l’azione di attacco senza entrare
in contraddizione con il raggiungimento dell’obiettivo…
Le regole e le misure attuali pongono invece le due
aspettative in contrapposizione: è più facile vincere giocando di intelligenza
e di intensità che di tecnica.
Da tempo ho sostenuto che se si vuole premiare l’attacco e il
gioco “spumeggiante” si deve cambiare qualcosa.
Ho fatto, solo a titolo di esempio, il caso di un modesto
ampliamento delle porte, da sperimentare.
Con la porta un po’ più ampia è molto meglio tenere il pallone
nelle vicinanze della porta avversaria piuttosto che della tua.
Garlando suggerisce un’altra ipotesi, allargare i campi (o
addirittura ridurre a 10 i giocatori per ogni squadra).
Sono ipotesi da studiare, ce ne possono essere altre meno
traumatiche ma è chiaro che se si vuole favorire l’ottenimento del risultato
attraverso il “bel gioco” qualcosa va fatto.
Garlando inizia il suo scritto sostenendo che l’europeo ha
confermato l’esistenza di un pericolo “che potrebbe guastare a breve la
credibilità del gioco più bello del mondo, l’asfissia tattica.
“Squadre come Albania, Islanda, Romania, Polonia (anche
Italia, secondo lui, ndr) hanno dimostrato che con una buona organizzazione e
un’alta resa atletica si possono colmare divari tecnici importanti.”
“Anche per questo è stato l’Europeo dell’equilibrio e delle
sorprese (…) dei gol arrivati allo scadere o in pieno recupero quando la fatica
ha zavorrato le gambe e si sono aperti più spazi”, e delle numerose partite
conclusesi con poche occasioni da gol, aggiungo io.
“L’esasperazione tattica e fisica ha globalizzato
l’equilibrio”.
“Il calcio per garantirsi un futuro deve liberare spazi per
consentire agli spettatori di ammirare (...) le opere d’arte di cui è capace
(dribbling, galoppate, imbucate, cross, tiri, gol…)”
“Forse” dice ancora il giornalista, “il campo è diventato
troppo piccolo per le risorse tattiche e atletiche di oggi”, dove evidentemente
per tattica si intende l’organizzazione dinamica e non il modulo.
E di seguito: “vale la pena ragionarci in fretta perché
l’Europeo ha lanciato l’allarme: il calcio rischia di sparire nelle sabbie
mobili della tattica”.
Garlando conclude: “ora, dopo aver celebrato i nostri eroi di
quella partita, possiamo dircelo: Italia-Germania, bloccata, con poche emozioni
prima dei rigori è stata una partita orrenda”.
Io capisco e arrivo a condividere il problema: se la gente
vuole il virtuosismo facile che si ripete con frequenza perché non ha seri
ostacoli, bisogna darglielo.
E realizzare uno dei cambiamenti che renderebbero possibile il
ritorno a queste situazioni (i 107 gol a campionato, ricordate…?).
Personalmente, da infima minoranza, perciò con opinioni di
nessuna rilevanza, penso che invece Italia-Germania sia stata una partita
stupenda, la migliore degli europei.
Le poche occasioni nascono dalla grande qualità collettiva che
ha reso difficile la realizzazione della giocata spettacolare e risolutiva.
Mi scuso, ma a me entusiasmano anche l’organizzazione, le
chiusure difensive, le diagonali fatte bene e risolutive, i raddoppi
predisposti sul portatore di palla, le ripartenze, l’intensità.
E il gol ottenuto con fatica grazie alla propria abilità che
ha consentito di superare uno sbarramento solido e davvero impegnativo.
Insomma, per me l’1-1 con poche palle gol di Italia Germania è
stato molto più avvincente, per esempio, di Francia Islanda 5-2, oppure di Germania
Slovacchia 3-0 o anche di Ungheria Belgio 0-4. E non perché giocasse l’Italia.
Altre bellissime partite sono state Polonia Portogallo 1-1
(prima dei rigori) e soprattutto Francia Portogallo 0-1
Il Portogallo, che ha battuto in finale la Francia favorita,
quando ha dovuto fare la partita, nei gironi, ha ottenuto tre stentati pareggi
contro squadre tecnicamente inferiori.
Qualcosa vorrà dire.
Luciano Da Vite
Nella foto (bauscia.it): l’Inter ’52-’53 scudettata sotto la guida di
Alfredo Foni.
229 commenti:
«Meno recenti ‹Vecchi 201 – 229 di 229 Nuovi› Più recenti»Condivido molto il pensiero di matteo, meno quello di Avvocheto.
ieri sera ho avuto un colloquio importante con persona al corrente di persona e non per sentito dire della natura e dei termini del confronto in atto fra il mancio e la società magri farò un post breve proprio su questo argomento, tanto per spezzare il "peso" di questo post che ha superato i 200 commenti. Ci inserirei qualcosa anche sui giovani, ma complice la chiusura estiva di Interello, so veramente poco.
Comunque tornando alla prima squadra ora ho le idee abbastanza chiare. naturalmente non potendo citare le fonti non pretendo assolutamente che nessuno resti convinto. Diciamo che dal mio punto di vista è una chiave di lettura del momento abbastanza convincente.
Nulla di sconvolgente o rivoluzionario, eh... solo le cose rimesse in ordine
Tra l.altro. vendere Icardi al Napoli significherebbe perdere quel piccolo vantaggio acquisito su di loro dopo la questione Higuain.
Sarebbe una difficoltà ulteriore verso la cl e gli introiti derivanti.
Quindi il prezzo per Icardi al Napoli non può essere inferiore agli 80-90 milioni.
Al di sotto di questa cifra sarebbe la beffa oltre il danno.
Le cose sono due, o la società ha dato mandato a Wanda di trattare ( e allora le offerte attuali di dela sono un insulto) oppure il Napoli andrebbe denunciato.
Terzo non dato.
Intanto sono vicino a cambiare lavoro e sono dispiaciuto, spaventato. Enormemente grato per quello che ho ricevuto in questi anni.
Fasi della crescita.
Spero di evolvere.
Un grandissimo in bocca al lupo, Carlo
ricordo chi e' arrivato quando c'era Mazzarri e chi e' arrivato con Mancini
io resto convinto che all inter i famosi progetti non esistono e non li puoi fare
gia immagino il traghettatore per un anno sarebbe pura follia per non parlare di De Boer non arriverebbe neanche alla 5 giornata
e Mourinho che voleva Deco e R.Carvalho??? penso che il Mancio sa quello che manca alla squadra giustamente faccia di tutto per cercare di sistemare la rosa
Mancini vuole giocatori forti voi che volete ???
Anzitutto ..forza Carlo e speriamo in novità positive !
@Wubster
io vorrei una Società che non dipenda troppo dagli allenatori ,ma che abbia una traccia ben dfinita ....ed in questo senso ,spiace scriverlo, a Torino sono bravi.
Naturale cercare di assecondare l'allenatore ,ma le linee guida le traccia la Società.
Hai citato Mourinho.....infatti non sono arrivati quei due ed abbiamo visto che si è vinto egualmente.
Problema Icardi
A mio avviso ,il pericolo maggiore derivato da una sua vendiota è quello "virtuale" di immagine, nel senso di una Socuetà che vende i giocatori migliori ( o presunti tali ).
Lo stupore è nel fatto che il Napoli continua imperterrito nel suo corteggiamento che, stando a quel poco che sappiamo, sembra gravemente scorretto.....salvo ci siano accordi diversi con i ns dirigenti.
Resto comunque assolutamente convinto che di fronte ad un'offerta superiore ai 65 ml. si possa lasciarlo partire...la butto lì, da diklettante allo sbaraglio : o tutto cash o una soluzione per tamponare il problema attaccante 65ml. + il prestito di Gabbiadini con diritto (non obbligo ) di riscatto.
Con il liquido cercherei di prendere Joa Mario ( o Candreva) e Gabigol (o altri).
La mia opinione è che counque Icardi è un gran goleador,ma non è certo un giocatore vhe fa reparto da solo e quindi condiziona molto il nostro gioco offensivo....basta vedere le ultime stagioni....ritengo Icardi un" Trezeguet" e per una squadra che vuole essere grande questo è un lusso.
Sono curioso di leggere le indiscrezioni raccolte da Luciano.....,ma , al momento, la mia stima per Mancini ( per quel nulla che conta...) è ai minimi storici.
Vorrei sapere da luciano se corrisponde al vero l'intenzione della società di affidarsi a certi procuratori che ovviamente utilizzerebbero L'inter per fini speculativi.
in bocca al lupo Carlo.
Mi spiace Earl non so risponderti. O meglio: ogni società lacora a stretto contatto con alcuni procuratori di fiducia. Senza alcuni dei principali nn arrivi a nessun big
Due soli esempi: senza un rapporto privilegiato con branchini non veniva Ronaldo; senza un rapporto privilegiato con Raiola non veniva Ibra
Salve, ho letto un po' i commenti precedenti, nonostante l'atteggiamento di Mancini, possa sembrare dall'esterno, piuttosto irritante, non mi sento di dargli colpe particolari: non sono arrivati, ad oggi investimenti sulla prima squadra di nessun tipo, ne giocatori affermati e ne tantomeno giovani fenomeni; c'è una nuova proprietà, con notevoli mezzi finanziari che se la sta prendendo molto comoda e finora non ha compiuto investimenti sul "core business". Va bene la fiduciosa attesa, il progetto giovani ecc ecc, capire la dimensione calcistica, ma si diano una mossa! Perché questa crisi ridicola si poteva tranquillamente evitare con un po' più di tempismo e comunicazione. Stessa cosa valga per Mancini, a questo punto prenda una decisione, sempre qualora questa crisi sia come ci viene raccontata dai media.... Perché proprio, non ce lo meritiamo.
Così come non credo, possiamo meritarci di sottostare ai ricatti di una Signora un po' volgare e dai gusti pacchiani, nonché moglie (mi auguro) di un nostro ex capitano. Spero si aprano buone opportunità da questa cessione, ke possa essere la più danarosa possibile. Purtroppo essendo cresciuto con Capitani come Beppe Bergomi ed Javier Zanetti, non mi riconosco in certe mancanze di serietà.
Però ti chiedo Dino : juve a parte, ti sembra che le ns. avversarie stiano acquistando giocatori a mani basse ? Potranno piacere o meno ,ma Banega,Ansaldi ,Erkin e ,forse , Candreva non mi sembra che equivalga ad immobilismo...da quello che si legge sembra che sia stato fatto un tentativo importante su Joa Mario......certo anche gli attriti con Mancini non aiutano ad operare con decisione.
Grazie lo stesso Luciano. Purtroppo ultimamente si legge di tutto ma proprio di tutto.
"....solo le cose rimesse in ordine"... Luciano non tenerci sulle spine !
Luciano novità dal l'amichevole di oggi a Brunico. Magari una distinta?
Alla fine gli prendono Candreva al prezzo che voleva la Lazio e si calma.
La situazione è comunque difficile.....il rischio è alto, ma considerato che De Laurentiis è tarantolato come immaginavo, io se il Napoli si spingesse fino a 65/70 + il prestito gratuito con diritto di riscatto di Gabbiadini...beh io lo lascerei andare ....non so se un'occasione simile ci ricapita ancora.
Considerando ,naturalmente ,che Icardi avrebbe senz'altro grossi problemi con l'ambiente nerazzurro.
Kouamè al Cittadella. Mi dispiace
Ho ultimato il post ma sono in dubbio se inviarlo, perché la prima parte è molto polemica (ma convinta) rispetto agli atteggiamenti "normali" dei tifosi e io non amo gli scontri, neppure quelli verbali. Forse certe considerazioni è meglio che le tenga per me...
J. Mario come Icardi (e come tutti). Ricevuta un 'offerta di contratto molto più alta chiede al suo club di rinnovare il contratto subito o cederlo
Ma l'Inter non è lo Sporting, caro Luciano ....
Detto questo....forte di un contratto (rinnovato l'anno scorso) con scadenza giugno 2019, è l'Inter che deve decidere qual è la scelta migliore per la società e per la squadra. Abbiamo ceduto Ronaldo e Ibra e siamo rimasti in piedi... anzi
Non vedo la differenza fra le due squadre, dal punto di vista della normativa, e delle carte che società e giocatori possiedono per risolvere in modo conveniente per loro la questione.
Inter e Sporting possono decidere di tenere un giocatore scontento. E possono decidere a che cifra può eventualmente essere pagata la loro rinuncia alle sue prestazioni.
Mandare uno forte in tribuna e poi perderlo a zero non è una gran trovata né dal punto di vista tecnico né da quello finanziario.
Cedere vuol dire deludere i tifosi (grave per una nuova proprietà ambiziosa, che si è molto esposta sulla non cessione) e incontrare difficoltà, a questo punto, nel trovare un sostituto all'altezza. Anche con qualche lira da spendere.
Dai Luciano ..invia il post.....un pò di discussione animata,ma civile non può che fare bene...;)
Bah, Marco, vuol dire che ...ti riterrò responsabile degli insulti che riceverò
Online il post di Luciano!
Ok Luciano....me li accollo io...insultate me ragazzi....;)
Un'Inter piacevole fino alla mezz'ora...poi siamo calati ed abbiamo subito un gol fotocopia di quello subito con il Psg ,su calcio da fermo.
Devo dire ancora un buon Jovetic , che ha iniziato bene la stagione ,con il piglio giusto.
Infine confermo il mio giudizio : Mancini si sta comportando da bambino viziato..non capisco chi difende una persona ( ?) che per i suoi capricci sta pregiudicando un'intera stagione.
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